Erika

di
genere
bisex

Avevo iniziato a frequentare una ragazza di nome Erika. Carina. Mora, molto alta un pochino sovrappeso con grosse gambe ciccetta sui fianchi e soprattutto grosse poppe.
Quelle belle tettone a pera che dondolano sotto alla maglietta ad ogni passo che sembrano dire fottimi fottimi.
Erika non era una facile, tanto più che era ancora vergine anche se ero certo che la cosa non sarebbe durata a lungo.
Infatti dopo circa un mese che ci frequentavamo tra un bacio, una palpatina e una carezza finalmente una sola soli a casa sua accadde.
Non pensavo sarebbe successo così presto anche perchè fu lei a prendere l'iniziativa.
In pratica, dopo circa un oretta che ce ne stavamo a farci le coccole sul divano mi chiese se avevo ancora sete. La Coca Cola sul tavolino era finita e lei preso il
vassoio andò in cucina per portarne dell'altra.
Quando tornò era uno spettacolo. Aveva si il vassoio in mano ma non era quello che fissavo.
Già perchè la cara Erika ora era completamente nuda. Nuda col vassoio in mano.
Fu uno spettacolo stupendo. Quei tettoni che ballonzolavano ad ogni passo, quella fichetta pelosa che faceva capolino mentre si avvicinava.
Insomma ce l'avevo durissimo.
Senza fare complimenti sbottonai la patta e feci saltar fuori il mio fratellino. La vidi strabuzzare gli occhi mentre mi calavo i pantaloni. Un conto è dire ad una
donna di avere un cazzo di trenta centimetri un altra sbatterglielo davanti.
Erika si avvicinò e chinandosi poggiò il vassoio sul tavolo mentre io approfittando della posizione lesto le afferrai una tettona palpandola voglioso. Erika mi scivolò di fianco sul divano e avvicinai le labbra. Affamato come un lattante presi a succhiarle i capezzoli lasciandoli indurire pian piano mentre lei sospirava di
piacere. Scesi con la lingua un centimetro alla volta le leccai la pancia, l'ombelico e infine arrivai al culmine introducendo la lingua nella sua calda fessura. A quel punto presi a leccarla con una certa tecnica già affinata in anni di leccate di passera e trovati i punti di maggior stimolo la feci venire quasi subito. Erika cacciò un urletto soddisfatto mentre la sua fica mi colava in bocca il suo dolce nettare.
Ho sempre bevuto volentieri il succo di fica e Erika non fece eccezione. La prosciugai per quanto succhiavo avido.
E venne il momento di ricambiare. Lentamente ma con decisione mi alzai e mi sdraiai di fianco a lei porgendole il cazzo dritto in faccia. Capì subito cosa volevo e non si fece pregare.
Fu un fantastico 69. Per quanto la boccuccia di Erika fosse ancora inesperta ci metteva tutto l'impegno per succhiarmi l'uccello mentre io continuavo a lapparle la fica con gusto. Non era abbastanza da farmi venire e sborrarle in bocca ma la sensazione della sua lingua sulla cappella era inequivocabilmente piacevole.
Ormai lei era un lago pronto ad essere profanato e io avevo il cazzo di granito.
Non desideravo altro che fotterla e lei non aspettava altro che essere infilzata.
L'unico problema era che la ragazzina era ancora vergine. Sicuramente avrebbe perso un po di sangue nella penetrazione ma viste le dimensioni del mio attrezzo qui ci si poteva anche far del male.

Non desideravo che sua madre o suo padre si trovassero il bel divano del salotto chiazzato di sangue così coll'uccello dritto proteso in avanti presi per mano Erika e ci trasferimmo nella sua camera da letto.
Quando arrivammo di sopra lei non ne poteva più. Si gettò sul letto divaricando le gambe e con due dita si spalancò le piccole labbra della fichetta. “Fottimi dai fottimi” implorava.
Non potevo certo deluderla.
Spinsi piano, praticamente la prima chiavata fu solo poco più della mia cappella che si dimenava avanti e indietro. Non le feci male e riuscii persino a farla godere.
anche se io dovevo trattenere a forza l'istinto di pomparglielo dentro fino ai coglioni e aprirla come una cozza. Quando, oltre un ora dopo, fu chiaro che la ragazza era stata saziata di cazzo lo sfilai e con qualche rapido colpo di mano, venni copiosamente sulle sue tettone soddisfatto.
Non insistetti. Non quella sera. Sapevo di avere tempo.

2
Non resistette a lungo. Ora che aveva assaggiato la mia medicina ne era diventata golosa. Due sere dopo eravamo di nuovo soli a casa sua, nel suo letto a pompare come pazzi.
Stavolta la penetrai per bene. Una bella scopata lunga con la mia asta che andava avanti e indietro dai coglioni alla cappella mentre lei perdeva il numero degli orgasmi che provava.
Perse altro sangue per la dilatazione ma la rassicurai che ora non avrebbe più avuto questi inconvenienti. “Le lenzuola dell'altra sera le ho fatte sparire” mi disse “se mia madre le vede mi uccide”.
“Bhe lo saprà che non giochiamo a monopoli no?”.
“Ma chi mia madre? Ma scherzi bacchettona com'è”.
Non feci commenti ma a me la signora Angela era parsa tutto fuorchè bacchettona. Bionda, piccolina begli occhioni azzurri molto ben tenuta per la sua età e soprattutto, ogni volta che la vedevo, con degli abitini molto corti e molto scollati. Una volta poi la vidi con una mini nera, calze a rete e tacchi a spillo altissimi. Non certo gli abiti di una bacchettona o di una casalinga. Anzi mi venne persino duro guardandole le cosce. Tenni per me le considerazioni sulla mammina e mi rilassai sborrandole ancora sulle tettone.
La terza scopata la facemmo in macchina, sul cofano della macchina in realtà.
Parcheggiati in un bosco tranquillo Erika si sdraiò a 90 sul cofano e io le calai piano jeans e slippini quindi messa bene in posizione mi attaccai saldo ai suoi fianchi e inizia a pomparglielo dentro da dietro. La pecorina doveva stimolarle qualcosa perchè iniziò a godere più forte e la fica a colarle decisa orgasmi a ripetizione. Al momento giusto feci appena in tempo a sfilarglielo dalle cosce farla voltare e spararle succo di cazzo su faccia e tette. Era la prima volta che le venivo in faccia e non le dispiacque affatto.
Fu anche la prima volta che osai spiegarle che io, di solito, mi facevo almeno tre schizzi di fila prima che mi venisse molle. Infatti nelle precedenti occasioni senza farglielo pesare dopo essere uscito da casa sua mi ero quasi subito fatto un pippone per placare l'ardore che avevo ancora in corpo.
Stavolta no. Stavolta col cazzo ancora duro mentre lei si ripuliva la faccia dalla mia sborra la tenni in ginocchio di fronte a me e glielo ficcai in bocca. “Non muoverti sennò ti faccio male” le dissi con premura e quindi iniziai ad usare la sua boccuccia come una fica supplementare ondeggiando dentro e fuori... la stavo fottendo in bocca.
Con le mani strette fra i suoi lunghi capelli godetti l'orgasmo completo schizzandole in gola come un fuoco.
Naturalmente la ricambiavo con altrettanta moneta. Se lei non aveva problemi ad ingozzarsi di cazzo io non ne avevo a consumarle la fica con la lingua anzi si può quasi dire che a causa di questa mamma sempre in mezzo ai coglioni il sesso orale era quanto di più pratico e veloce potessimo praticare per saziare le nostre voglie. A volte bastava che sua madre sparisse per qualche minuto e noi già ci stavamo provando. Una volta ad esempio stava uscendo in giardino per bagnare i fiori e non era nemmeno sulla porta che Erika aveva già calato i pantaloni elasticizzati della sua tuta.
La porcellina non aveva nemmeno messo le mutande. Le feci un lavoretto di lingua mentre mamma bagnava i vasi in cortile e per fortuna di vasi da bagnare ce n'erano parecchi.
Un altra volta fece lei un lavoro a me riuscendo a succhiarmi l'uccello in tutta forza mentre la mamma era chiusa in bagno a far pipì e riuscendo a farmi venire contemporaneamente allo sciacquone del water.
Cosi seppure le scopate fossero due massimo tre a settimana ci si poteva beare di questi rilassanti momenti di porcaggine che tanto soddisfavano il mio cazzo e la mia anima.

3
Le cose con Erika si stavano facendo serie. Sua madre mi accoglieva in casa come uno di famiglia e suo padre mi parlava col tono che usa un suocero col futuro genero.
Insomma poteva anche diventare una relazione seria e duratura. Va detto che il babbo di Erika era messo molto bene. Ora era in pensione ma era stato un dirigente di alto livello in una banca e non se la passavano affatto male. Una bella villetta, tre auto nuove un conto in banca solido.
Potevo anche attaccare cappello sposare Erika, scoparmela ogni sera e farmelo succhiare ogni giorno.. in più farmi viziare dal paparino.
L'unica cosa che mi dispiaceva era che la poverina si sarebbe irrimediabilmente trovata con la testa piena di corna perchè era già in preventivo che scopare solo Erika per tutta la vita non sarebbe mai bastato. Anche in quel periodo di fidanzamento nonostante tutto bazzicavo un altra troietta e giusto il giorno prima di montare Erika sul cofano della macchina mi ero ripassato nella stessa posizione una tardona conosciuta per caso in un bar.
Insomma di questa cosa bisognava ancora parlarne un po pensavo.

4
Ad un mese dalla prima chiavata la convinsi a concedermi l'ultima sua verginità.
Lei era un po' restia e in effetti dietro la mia mazza le avrebbe fatto male davvero ma io la convinsi a farlo piano piano per gradi.
Così una sera che i suoi erano usciti (per fortuna uscivano spesso) la scopai mentre con un dito umido le allargavo piano piano l'anellino anale, Dopo più di un ora di dai e spingi mentre lei concentrata a godersi il cazzo davanti non badava al dolore del dito dietro riuscii a dilatarglielo fino a infilarci tre dita assieme.

Non era una situazione permanente, il culo si sarebbe richiuso appena finito ma fu sufficiente per infilarle piano piano una bella porzione di cazzo nel culo.
Il resto avvenne piano piano. Lenti ma decisi colpi di cazzo lo facevano entrare pian piano nel suo sfintere e si alternavano a delicati momenti in cui la palpavo e la baciavo lasciando che si abituasse al mio uccello nel culo. Con estrema delicatezza in un oretta glielo infilai tutto fra le chiappe facendola nel contempo godere della stupenda sensazione del gioco anale. Accertato che ora non le faceva più male con pochi colpi secchi venni e le inondai il culo.
“per un paio di giorni avrai un po di diarrea ma non preoccuparti è normale amore” la tranquillizzai.
Col culo operativo ebbi finalmente la soddisfazione di potermi fare delle belle chiavate complete. Due volte a settimana ce ne andavamo in macchina in un posto tranquillo e complice la calura estiva, stendevamo una coperta in terra e ci facevamo un bel sessantanove seguito da una lunga e appagante scopata quindi col cazzo colante sborra ma ancora duro la facevo girare da cagnolina e sfogavo nel culo l'orgasmo successivo.
Onde evitare gravidanze indesiderate è sempre una pessima idea fottere col cazzo ancora pieno della sborra precedente. Basta una goccia di troppo per aver sorprese nove mesi dopo. E nessuno di noi due le voleva.

Secondo me sua madre sospettava qualcosa. Lo si capiva da come ci guardava quando tornavamo a casa dalle nostre gite. Non lo disse mai apertamente la glielo leggevo in faccia.
E gli leggevo anche qualcos'altro....

Va detto che il papà di Erika cinque anni prima aveva subito un operazione ai testicoli e, per quanto avevo dedotto da allora il cazzo gli era servito solo per farci
la pipì. Fantasticando una sera mi immaginai sua madre che si faceva da sola in bagno per consolarsi. Non sarebbe stata ne la prima ne l'ultima cinquantenne che si sparava grilletti.
Invece era peggio. La beccai quasi sul fatto una volta che arrivai a casa di Erika troppo presto. Sua madre era in cucina sentendo aprile la porta era balzata di colpo in piedi e mi guardava tenendosi stranamente una mano all'altezza dell'inguine. Era tutta rossa in viso come uno che ha appena fatto una corsa o sollevato pesi “Erika non è ancora arrivata” mi disse con gli occhi sbarrati come se avesse visto un fantasma.
“Bhe Angela ti spiace se l'aspetto qui?”.
“No qui no” scattò lei secca per poi subito correggersi “Cioè volevo dire vai pure in salotto a guardarti la tv che io ti faccio un caffè. Lo vuoi un caffè?”.
“Si grazie” dissi io facendo finta di niente.
Ma ero troppo curioso di sapere e così, aiutandomi con lo specchio del mobile la spiai mentre mi allontanavo e vidi chiaramente che appena voltato si era sfilata qualcosa di sotto la gonna.
Mi portò il caffè, lo bevemmo assieme ed ora pareva più calma. Chiacchierammo tranquillamente finché non le chiesi di poter andare in bagno.
Ma non ci andai.
O meglio ci andai dopo essere passato dalla cucina.
Già mi immaginavo di trovare un vibratore mal nascosto da qualche parte o chissà che altro ma con delusione non vidi nulla. Solo alla fine con un occhiata data per caso vidi cosa c'era nell'immondizia. Uno zucchino. Uno zucchino intero.... con un preservativo sopra.
La porca!

Angela si fece di colpo molto gentile.
Ovvio ero lì a guardarla con lo zucchino in mano ancora unto della sua sbroda.
"A volte una donna ha bisogno di... Mio marito tu capisci....".
Posai l'ortaggio. "Ma figurati ti capisco benissimo, io se non faccio sesso per più di due giorni inizio ad impazzire" solo pochi istanti dopo mi resi conto che non era una bella frase da dire alla madre della propria ragazza.
Lei però contrariamente al solito atteggiamento molto serio e distaccato abbozzò un sorriso "lo so, lo so... Vi sento stai tranquillo".
"Scusa non credevo aveste le pareti così sottili".
"Ma figurati. Tu sei un uomo lei una donna è normale che facciate ciò che volete.
Anzi, a sentire le urla di Erika mi pare tu sia molto bravo...".
Arrossii con un pò di imbarazzo.
"Non sempre un uomo è così attento alle esigenze della compagna. Ci sono maschi che ti entrano dentro 4 pompate, sborrata e via. Non gliene frega niente che anche una donna voglia godere oltre a essere goduta".
"Che io ricordi non ho mai avuto una donna che non venisse mentre facciamo sesso".
"Bhe ora ne hai conosciuta una" abbassò gli occhi lei.
"Intendi dire che tuo marito...".
"Nei tempi migliori, quando abbiamo concepito Erika per intenderci, sette minuti erano il record. Sette minuti, una veloce sudata e aveva fatto. Se era propio in serata faceva il bis. E questo parlando di quando era giovane e forte, figurati ora che non si alza neanche col vento a favore".
"Mi spiace. Non ti biasimo se usi la zucchina".
"Grazie. Naturalmente spero che questa cosa resti fra noi due. Non credo mia figlia capirebbe" mi strizzò l'occhio in cerca di complicità.
"Non ti preoccupare Angela. Sò essere una tomba quando serve" le sorrisi.
Intanto le fissavo le gambe. La gonna aveva uno spacco vertiginoso sul davanti e mi pareva quasi di poter scorgere quel che vi era sotto. Non ci voleva un genio per capire che se si era sfilata la zucchina non aveva le mutande.
L'idea stessa che sotto quei pochi centimetri di tessuto vi fosse la sua gnocca pelosa me lo faceva pulsare duro come una trave.
Lei dovette notarlo perchè mi disse "Cerca di non farle male. Con quella cosa intendo".
Il bozzo sui pantaloni era così teso che se non fossero stati Jeans li avrei sfondati.
"Scusami. Sai l'idea di quello che facevi mi ha fatto effetto e... Senti ti spiace se vado in bagno prima che Erika arrivi e pensi male".
"Con la mano?" rise lei.
"Si. Non ho ancora avuto il tempo di farmi levare due costole per farmi le pompe da solo". Rise alla battuta.
Stavo già andando verso il bagno quando mi disse "Senti potrei.... vederlo? Sembra grosso".
"Si una trave. Figurati guarda pure" e senza esitare calai i jeans lasciandolo sbucar fuori rigido e pulsante.
"E' il più grosso che... Enorme.... Ma Erika non le fai male?" balbettava fissandomi l'uccello.
"Se lo usi bene dà solo piacere" le sorrisi e facendo un passo verso di lei mi trovai a farle il solletico alla gonna appena sopra l'inguine.
"Sai quella cosa che dicevi prima..." le sussurrai.
"Cosa?".
"Quel discorso sulla discrezione. Cioè volevo dirti che io sono uno che le cose sà tenersele per se. Tutte le cose capisci?".
"Cioè tu dici..." annuì lei mordicchiandosi nervosamente un labbro.
Le presi piano la mano e la portai sul mio cazzo "Dico che resterebbe il nostro piccolo segreto Angela”.
"Piccolo segreto" sussurrò lei mentre la mano iniziava a muoversi su e giù... su e giù.....

5
Quando ci spostammo in camera da letto le avevo già sfilato camicetta e reggiseno svelando una bella terza abbondante con dei capezzoli duri come chiodi. Un seno
bianco e immacolato desiderabilissimo.
Ci sdraiammo sul letto e mi posai dritto con la testa fra le sue gambe. Scostai la gonna, le accarezzai un pò il nylon delle calze autoreggenti e quindi presi a salire.
Angela intanto muoveva la mano sempre più svelta e non passò molto perchè sentissi i suoi capelli solleticarmi le gambe. Il suo fiato caldo sul mio petto. La sua bocca sempre più vicina finchè non lo inghiottì.
Era brava a fare i pompini e io non volevo essere da meno così presi a leccarla con pazienza e tenacia.
La mia futura suocera doveva essere così ingrifata che mi venne in bocca appena le solleticai il punto G. Nonostante l'età aveva una fica davvero bella. Grandi labbra chiare, pelo rado e morbido e soprattutto un delizioso gusto dolciastro quando mi inondò la bocca della sua sbroda.
Sapeva un pò di albicocca. E io adoro l'albicocca. Non le leccavo semplicemente la fica, la succhiava ingoiando ad ogni boccone le labbra della sua vulva e tirando di gola lunghe succhiate che la facevano impazzire.
Quando mi voltai pronto a prenderla era così eccitata dall'orgasmo appena provato che si mise con le gambe rizzate fin sopra la testa neanche stesse facendo yoga.
Le entrai dentro con un colpo secco e lei mi accolse con un urlo di gioia "Oddio ma questo è il paradiso".
Non volevo deluderla ovviamente.
Facendo perno sulle ginocchia presi a pompare come un martello pneumatico badando di sentirla aprirsi ad ogni colpo. Lei inarcava la schiena e contraeva la vulva raddoppiando il piacere per entrambi.
Andammo avanti qualcosa come mezz'ora prima che esausto non mi lasciassi andare. "Vengo".
"Fai fai pure non ci sono rischi" annuì lei e si godette anche la colata calda nella vulva prima di crollare esausta sul materasso.
Era passata un ora dal mio arrivo.
Facemmo appena in tempo a rifare il letto, rivestirci e dare un pò di spray in camera di Angela per coprire l'odore di sesso quando arrivò Erika.
Doveva aver fatto dei pensierini umidi anche lei porcellina perchè salutata al volo sua madre mi trascinò direttamente in camera sua.

Era così vogliosa che si tolse la maglia già a metà scala restando coi tettoni ballonzolanti per il resto del tragitto.
Solo a vedere quello spettacolo arrivati in camera sua ero di nuovo operativo.
Chiuse la porta a chiave, si sfilò la gonna e il perizoma restando con le sole calze bianche e si sdraiò sul letto. "C'ho una voglia" sussurrò mentre
accendeva lo stereo ad alto volume per coprire il rumore.
Io non mi tirai certo indietro. Incurante di avere ancora la sbroda di sua madre spalmata sul cazzo e sulla lingua inizia a scoparla a tutto spiano.

6
Quella fugace sveltina consensuale divenne ben presto una consuetudine. Già il giorno dopo, pur non essendo accaduto nulla perchè Erika era sempre presente appena uscito da casa loro mi vidi un bigliettino sul vetro dell'auto.
Era di Angela.
Lo aveva certamente messo mentre io ed Erika eravamo di sopra da soli.
La donna andava dritta la sodo "Aspettami all'incrocio per il cimitero" un ordine preciso senza firma.
Naturalmente la attesi. Sapevo cosa voleva fare e non mi spiaceva affatto. Strano che, nella casualità di tutti i posti che poteva scegliere per un'avventura avesse puntato allo stesso boschetto dietro al cimitero dove poco tempo prima le avevo montato la figlia.
Quando arrivò era uno splendore.
Si era truccata bene e pettinata e indossava un abitino nero intero davvero corto e scollatissimo.
Bastò vederla scendere dall'auto per eccitarsi a fissare le sue lunghe gambe perfette fasciate in una calza di nylon nera.
Anche quegli alti tacchi neri la facevano sembrare molto vacca.
Ci mettemmo comodi sul sedile posteriore della mia auto e dopo un rapido giro di lingua nella sua fica e della sua sul mio cazzo mi sedetti comodo al centro dell'auto e lei mi si mise in braccio.
Mi afferrò il cazzo con la mano se lo guidò dentro mentre si sedeva su di me.
Solo a profanarla già gemeva di piacere.
Poi prese a cavalcarmi come una furia selvaggia. Io rilassato le avevo poggiato la bocca sui seni e succhiavo alternativamente i suoi grossi capezzoli mentre la sentivo saltellare su e giù sulla mia asta di carne.
"Dio che bello. Dio che paradiso" ululava Angela iniziando anche a farmi temere che qualcuno venisse a vedere cosa stava accadendo.
Dopo un pò venni ma lei era così lanciata nella sua cavalcata che non mi diede nemmeno la pausa per riprendermi. Il cazzo ebbe appena il tempo di smollarsi un pochino che già aveva ripreso a rizzarsi dentro di lei.
Quando, alla fine, smise di pompare cadde sul sedile accanto a me svuotata di ogni energia "E' tutta la vita che sogno una scopata così" sussurrò a mezza voce accarezzandomi il volto in segno di gratitudine...
"Anche tu sei molto brava" le sorrisi.
"Per star bene avrei bisogno di questi incontri almeno tre volte a settimana lo sai" ridacchiò lei.
"Anche quattro se vuoi" dissi io e tanto per farle capire che non mi stavo sopravvalutando le infilai una mano sulla fica bagnata e inizia a masturbarla delicatamente.
Pochi minuti e stavamo scopando di nuovo.
Stavolta si era messa a pecorina. La testa sul lunotto posteriore in ginocchio davanti a me col culo dritto.
Io dietro, puntellato di schiena ai sedili anteriori chinato a infilarglielo dentro.
Mentre la fottevo le carezzai più volte le piccole chiappe mollicce valutando anche il diametro del suo buchetto posteriore. Lei non disse niente e si lasciò esplorare la cavità anche se non spinsi molto perchè era dannatamente stretta.
Mentre la facevo venire ancora una volta e lei lodava le mie doti scopaiole già fantasticavo su come le avrei aperto il culo.

7
Iniziai a farmi 20 e passa scopate a settimana tra madre e figlia. Quasi ogni
pomeriggio mi vedevo con Erika in camera sua (e a volte ne facevamo due di fila) o in auto oltre a quando la portavo in giro tipo il sabato dopo il cinema prima della buona notte. Poi c'era Angela. Lunedì, mercoledì e venerdì. Alle dieci in punto dietro al solito cimitero. Due ore di sesso selvaggio per stimolare l'appetito a mia suocera che non si accontentava mai di una botta e via.
Dopo una ventina di giorni di questa fantastica combinazione mamma-figlia feci a Angela la proposta anale.
Lei esitò un pò non era l'idea di prendersi un cazzo nel culo a spaventarla ma le dimensioni della mia trave a preoccuparla.
"Con una trave così mi esci dalla bocca" disse.
Eravamo sdraiati nudi sul suo letto, lei mi teneva la mano sul cazzo e lo menava lentamente su e giù. Io come nulla fosse le dissi "Guarda che nel culetto di Erika ci è entrato tutto".
Capii di averla sconvolta. Di colpo lasciò andare la mano e mi guardò storto "Vuoi dire che hai infilato questo albero nel culo alla mia bambina?".
"Bambina mica tanto ormai è una donna fatta e poi è un buon modo per venirle dentro senza metterla incinta ti pare".
"Sei un vero porco" sbottò lei alzandosi dal letto: Mi mollò da solo e sparì.
Probabilmente l'idea che le sodomizzavo la figlia per lei era troppo.
Mi pentii di averglielo detto. Temevo che turbata per quanto accaduto non mi si concedesse più ma sbagliavo.
Dopo circa un quarto d'ora tornò. Aveva messo le calze a rete nere (quelle che sapeva mi eccitavano di più) e teneva in mano una bottiglia di tequila e nell'altra
un panetto di burro ancora incartato.
"Il burro per tè la bumba per me" disse.
Così mentre si ubriacava scolandosi tutta la bottiglia le unsi il culo piano piano facendo sciogliere tutto il burro col suo calore anale. Facevo piccoli pezzettini e glieli infilavo nel buchetto spingendoli dentro come supposte. Mentre spingevo infilavo anche il dito sempre più a fondo. La sentivo contrarsi ma ad ogni colpo la resistenza era sempre minore.
Alla fine quando fu brilla più che mai e unta come una padella d'olio lo feci.
Senza ritegno, senza controllo. Solo due lunghe spinte per infilarlo tutto fino ai coglioni.
Lei fece una resistenza molto passiva ma era ovvio che gli piaceva. Così presi a pompare a tutta forza fra i suoi gridolini misti di dolore e piacere finchè non raggiunsi l'orgasmo.
Una non bastò. Le sborrai nel culo ma l'uccello mi rimase duro per un soddisfacente bis. Una lavanda anale allo sperma come Angela non ne aveva mai provati in vita sua.
Alla fine esausti ci sdraiammo sul letto.
Si massaggiava il buchetto che le bruciava da morire pur sforzandosi di non darlo a vedere.
Mi fissò, mi accarezzò il viso delicatamente e con la sua voce vellutata mi sussurrò "Giusto perchè tu non pensi che la madre è da meno della figlia".

8
Come per Erika, da quel giorno anche prendere il culo a sua madre divenne pratica abituale. Era talmente bello che a volte bastavano cinque minuti da soli in cucina per sollevarle la gonna, sbatterla contro al lavandino e ficcarglielo dentro alla veloce per quattro pompate soddisfacenti.
Ma stavamo esagerando. Ormai passavo ogni notte con Erika chiavandola a più non posso ma poi mi alzavo andavo in bagno a pisciare e sua madre mi attendeva già nuda sulla tazza. Col cazzo ancora pieno della sbroda di Erika lo ficcavo in bocca ad Angela e lei lo succhiava in fretta per farlo indurire ancora. Poi si chinava, mani poggiate sulla tazza del cesso e culo eretto in fuori e si godeva la sua dose di cazzo.
Mi svuotavo in fica o culo della madre, pisciavo e tornavo a letto. Erika nel frattempo era pronta per un altro giro in giostra.
Io appena svuotato dalla madre glielo mostravo molle e impotente e lei per tutta risposta mi faceva sdraiare sul letto sventolandomi quei grossi tettoni in faccia si prodigava in fantastici pompini.
Non che la cosa fosse sgradita. L'uccello per fortuna funzionava bene e bastava poco per convincerlo a fare gli straordinari ma ero un po' imbarazzato a guardare la ragazzina che mi leccava l'uccello appena uscito dal culo di sua madre. Mi domandavo se fosse possibile non ne sentisse l'odore o almeno l'aroma. Certo mi creavo più problemi del dovuto,. Lei probabilmente aveva così voglia di fottere che non se ne sarebbe accorta neanche se la madre mi avesse cagato sulla cappella.
Certo però era strano. Strano e rischioso pensavo.
E non sbagliavo.
Passò poco tempo e Erika mi beccò.
Con le mani nel sacco.
O meglio il cazzo nel culo.
Eravamo in cucina. Erano le sei del mattino e ne Erika ne suo padre si alzavano mai prima delle sette. Io invece ero già sveglio e Angela mi stava preparando la colazione. Bevvi il caffè tranquillo ma quella donna era così porca che quando si chinò verso di me la camicia da notte nera si spalancò di colpo facendo sbocciare tutto. Passera e tettone.
Mi tolsi anche io le braghe del pigiama.
L'uccello era già durissimo e pronto.
Ancora seduto sulla sedia Angela mi si mise in braccio.
Io la cingevo da dietro massaggiandole le tettone lei mi aveva afferrato il cazzo e se lo stava guidando nel culo senza esitazioni.
Prendemmo a fotterci in quella strana posizione mentre lei inarcava le ginocchia mimando dei saltelli che la facevano sodomizzare sempre più a fondo e io facendo perno mi muovevo per infilarglielo tutto dentro un colpo dietro l'altro mentre contemporaneamente le baciavo il collo quando Erika apparve sulla porta.
Era lì a fissarci inebetita.
Non disse nulla, non ce ne fu bisogno.
Angela arrossì come un pomodoro e lesta si sfilò il cazzo dal culo e si mise affannosamente a cercare la sua vestaglia da notte per coprissi.
Erika mi cercava ancora come in cerca di una spiegazione ma io avevo ben poco da dirle tanto più che la scopata interrotta aveva lasciato il segno.
Fece un passo in avanti. Aveva una camicia da notte rosa da cui si vedevano benissimo i tettoni e la cosa mi bastò per completare l'opera. Era a dieci centimetri da me con il viso arrabbiatissimo e mi squadrò malissimo “Sei un vero porco lo sai”. Io annuii. Riuscivo a fare solo quello. Annuire prima che il mio cazzo ormai al culmine facesse esplodere una sborrata che eruttò verso l'alto inondando in un sol colpo il pavimento, il tavolo e il viso della mia ragazza.
Di solito non sono un tipo che si trova a corto di parole ma quel giorno riuscii solo a sborrarle in faccia.

Erika scappò in camera sua, si vestì in fretta e poco dopo scese di corsa, scappò fuori casa, balzò in auto e scappò via.
Avrei voluto inseguirla ma il casino che avevamo fatto aveva svegliato Pietro il padre di Erika e marito di Angela.
Non potevo certo farmi trovare dal mio futuro suocero col birillo fuori in cucina.
Così Angela mi fece sgattaiolare in fretta nel bagno di servizio mentre afferrato una straccio puliva più in fretta che poteva tutto lo sperma che avevo eruttato.
Pulì appena in tempo perchè lui non se ne accorgesse poi mentre faceva colazione io come un gatto scappai su per le scale e andai a rivestirmi.
Scesi fingendo indifferenza deciso a salutarlo come nulla fosse per poi scappar fuori a cercare Erika quando lui mi bloccò.
"Bravo proprio tè cercavo".
"Me?".
"Si. Oggi disdici qualunque impegno che andiamo a pesca assieme".
"Come scusa"
"Ti porto con me a pescare" dichiarò il vecchio.
"Proprio oggi?".
"Perchè cosa hai da fare la domenica?"
"Io veramente dovevo uscire per una... una...".
"Commissione -intervenne Angela- gli avevo chiesto io di farmi una commissione ma posso pensarci anche ad sola" mi strizzò l'occhio la donna facendomi intendere che avrebbe pensato lei ad Erika.
"Perfetto allora tutto è risolto. Su beviamoci il caffè e poi usciamo".
Afferrò la tazzina ancora piena sul tavolo non sapendo che era quella che Angela aveva preparato per mè.
Io notai che nello schizzare qualche gocciata di sperma era finito anche nella tazzina ma non dissi nulla.
Lo lasciai bere. "Freddo -commentò- forse ci avete messo troppo latte".
"Era panna" disse Angela trattenendo a stento la risata.
"Tu peschi ragazzo?".
Non l'avevo mai fatto in vita mia.
Ancora una volta fu Angela ad intervenire "Ma certo mi ha detto Erika che gli ha visto in mano dei salmoni lunghi così e con le mani mimò giusto la lunghezza del mio uccello.
"Cosa erano tinche? Carpe?" chiese lui.
"Anguille".
"Ma dai. Le anguille non le ho mai pescate. Oggi però si va sul sicuro, ti porto in un laghetto che conoscono in pochi. Un laghetto dove pullulano le trote sei contento ragazzo?".
"Raggiante" dissi io mentre Angela già s'era vestita e si preparava ad uscire in cerca di Erika.

9
Stavamo pescando da un pò quando il vecchio mi chiese a bruciapelo "Senti
posso farti una domanda personale?".
"Dimmi".
"Tu ce l'hai molto grosso vero?".
"Bhe non mi lamento" minimizzai io.
"Dai non fare il modesto. Ti ho visto coi pantaloni del pigiama. Hai un bozzo che fa paura. Mi ero anche preoccupato pensando che piantavi quella trave tra le gambe di mia figlia ma poi ho capito che è proprio ciò di cui aveva bisogno". Stavo per aggiungere che anche sua moglie ne aveva un bisogno disperato ma mi trattenni per educazione.
Lui come niente fosse si calò i pantaloni e le mutande "Io vedi ho solo questo" disse quasi a volersi giustificare.
Essendo un super dotato non sono molto adatto a giudicare la lunghezza dei peni altrui ma era davvero piccolo.
L'uccello di cicciobello pensai.
"Dopo che mi hanno operato al cuore non viene nemmeno più duro" singhiozzò.
"Magari con lo stimolo giusto...".
"Si magari... Senti mi fai vedere anche il tuo".
"In che senso scusa?".
"Niente vorrei solo vederti il cazzo. Ti ho mostrato il mio e vorrei ricambiassi".
La cosa stava diventando divertente. Chissà che faccia avrebbe fatto sapendo che era ancora impregnato della fica di sua moglie pensai e meccanicamente mi spogliai dalla vita in giù.
"Superbo!" esclamò lui appena glielo misi davanti.
"Da duro cresce ancora" gli garantii io.
"Allora facciamolo venire duro no" disse lui e prima che potessi ribattere mi aveva già messo una mano sul cazzo e mi stava masturbando per bene.
Io me ne stavo lì a culo nudo sul lago con quel vecchio che si avvicinava sempre di più. Il corpo maschile non mi aveva mai detto nulla ma era innegabile che sapesse far bene le seghe perchè era davvero piacevole.
Poco dopo si chinò e aprì la bocca.
In un secondo la sega divenne un pompino.
Succhiava davvero bene, quasi bravo quanto sua moglie pensai divertito notando che si stava anche segando quel minuscolo attrezzo che aveva fra le gambe.
Evidentemente si stava arrapando.
In effetti quando si alzò gli si era gonfiato un pochino. Era sempre un bonsai ma almeno ora era dritto e lo faceva godere. Non perse più tempo in convenevoli. Si gettò a quattro zampe davanti a me piazzandomi in bella vista il suo culo peloso e brufoloso. Una schifezza a dir la verità ma mi divertiva l'idea che con lui avrei chiuso il cerchio. Trombare la famiglia al completo. Così sforzandomi di non guardare mi guidai la mano sul suo buco del culo che sorprendentemente era molto aperto segno che doveva già essersi fatto dei servizi anali con degli oggetti.
Presi ad incularlo a tutta forza mentre lui si stritolava il pisello in mano in una frenetica sega che lo faceva gemere quasi peggio di una troia donna.
Lo soddisfai fino in fondo e alla fine lo sentii colare gocce di sperma soddisfatto sull'erba mentre io mi svuotavo velocemente nel suo culo.
Ci sedemmo l'uno accanto all'altro. Eravamo ancora semi nudi ma lui doveva farmi un discorso serio.
“Mi piace il cazzo. Ho un vibratore nascosto e mi faccio quando mia moglie dorme. E' questo il mio segreto. Oggi tu mi hai accontentato e mi hai dato la conferma. Non ho mai goduto tanto come ora. Insomma la fica di mia moglie non me lo smuove neanche ma appena mi hai messo il tuo ucccellone in mano....
Cristo questo si che è un problema”.
“Di che problema stai parlando?”.
“Bhe penso a mia moglie. Come posso andare a dirle che mi piace farmi inculare?”.
“Semplice non dirglielo”.
“Non posso. Ormai sono anni che non la faccio godere. A volte l'ho sentita e spiata in bagno. Si spara dei grilletti che pare si voglia strappare via la vulva. Ha voglia di cazzo. Il problema è che ne ho voglia anche io. E poi ultimamente la vedo diversa, più rilassata. Credo che si sia trovata uno o che si stia preparando a farlo”.
“Bhe io... Non saprei che cosa...” balbettai.
Lui mi fissò raggiante “Ma certo certo tu. Hai ragione figliolo è questa la soluzione. Ora andiamo a casa e tu ti dai da fare. Io vi lascio soli e tu le metti questo coso in mano. Se la conosco bene non esiterà due volte. La prendi, la trombi e la fai godere tu”.
“Cioè vuoi che io ti monti la moglie?”.
“Lo considererei un favore personale. Da genero a suocero”.
“E se lei non volesse?”.
“Fidati lo vorrà. Un uccello da cavallo come il tuo lo vorrà di certo. E noi prenderemo i classici due piccioni con una fava. Tutta la settimana mi tieni buona la moglie dandogli abbastanza cazzo da non indurla ad andare fuori casa a far cazzate e la domenica saremmo liberi di venire qui al lago a farci le nostre cosucce. E' perfetto, perfetto” esclamò.
Mai visto un uomo tanto contento che gli chiavassi la moglie. Chissà che faccia avrebbe fatto sapendo che lo facevo già da due mesi.
“Resta il problema di Erika” dissi.
“Bhe Erika non deve sapere nulla ovviamente. Il modo migliore per non creare sospetti è che tu continui a darti da fare con lei come se nulla fosse. Non sia mai che sospetti di noi. Poi bisognerà anche che vi sposiate in fretta così saremo tutti più tranquilli che ne dici?”.
“Se va bene a voi”.
“A me sembra un accordo perfetto” sorrise lui mettendosi ancora una volta a pecorina.
Io mi misi alle sue spalle, gli infilai l'uccello nel culo un altra volta e consolidammo il nostro accordo.

10
Sulla via del ritorno ci fermammo in una pescheria e lui acquistò quattro trote fresche. Erano il nostro alibi visto che non avevamo avuto tempo di pescare un tubo.
Lui era tutto raggiante, io un po' meno. Avevo ancora in testa la scenata di Erika di quella mattina quando mi aveva beccato a fottere sua madre e temevo fosse una cosa insanabile.
Farglielo accettare mi pareva un impresa impossibile.
Così mi stupii non poco di vederla tranquilla a casa.
Mangiammo i pesci che avevamo pescato e dopo qualche ora suo padre ci lasciò soli per andare a vedere la partita di pallone al bar con gli amici.
Era l'occasione perfetta per far pace con Erika o almeno chiarirci.
Lei doveva avere le stesse intenzioni perchè mi affrontò di sopra di fronte alla camera da letto.
“Ho parlato con la mamma”.
“Si lo so”.
“Lei mi ha fatto capire molte cose”
“Meglio così”.
“Ho deciso di perdonarti”.
“Cosa devo fare?”.
“Solo farti perdonare” disse lei e in un secondo tolse gonna e maglia restando completamente nuda.
Le mani sui fianchi, le tettone dure puntate su di me.
“Forza entra a farti perdonare”.
Eccitato non chiedevo di meglio. La porta si aprì.
Nel letto c'era Angela nuda anche lei e mi fissava.
Mi avvicinai.
La donna mi fece mettere accanto a lei ed Erika scivolò dal mio fianco libero.
Le mani di madre e figlia si giunsero in un unica stretta sul mio cazzo duro.
“Abbiamo deciso che ne hai abbastanza per tutte e due” disse Angela.
“però quando vieni ricordati di centrare la fica giusta altrimenti invece di un figlio mi fai un fratellino” sorrise Erika che già si stava eccitando con la mia mano fra le cosce.
Scopammo. Prima la madre, poi la figlia, poi la madre, poi ancora la figlia. In fica, nel culo, in bocca.
A pecorina, in piedi, di sotto, di sopra.
Le due donne avevano una grande complicità e continuavano a leccarsi a vicenda fiche e seni mentre il mio cazzo incrollabile trapanava tutto quello che trovava sulla sua strada.
“Ora dobbiamo solo stare attenti che tuo padre non ci scopra” disse Angela allarmata.
“Non preoccuparti ho parlato con lui oggi. Finchè vado con lui a pesca credo continuerà a lasciarci fare. E' così contento di pescare con me che non pensa ad altro”.
“Allora bisognerà che lo accontenti” disse Erika.
“Si, lo accontenterò ogni domenica stai tranquilla amore. Abbiamo anche parlato di matrimonio. Lui insomma vorrebbe che ci sposassimo. Il più presto possibile”.
“E tu sei d'accordo tesoro mio?” chiese la ragazza.
“Io non chiedo di meglio” le sorrisi e la bacia sulla bocca con grande trasporto
mentre Angela mi succhiava il cazzo.

11
Sei mesi dopo sposai Erika con una grande festa.
Il suocero aveva fatto le cose in grande, ristorante per 300 persone, limousine americana bianca per portare la figlia in chiesa, viaggio di nozze in Egitto. Ci aveva anche fatto ristrutturare una villetta a meno di un chilometro da casa sua.
Un modo come un altro per tenerci a bada. Questa almeno era la scusa. In realtà mi ritrovavo quasi ogni giorno la suocera fra i coglioni ansiosa di una massiccia dose di cazzo.
Mentre Erika si stava specializzando all'università con un master, il mio lavoro di scrittore e romanziere decollava piano piano. Il mio nuovo libro aveva superato le 50 mila copie. E io, solo di diritti d'autore sulla prima edizione mi ero comprato la Mercedes nuova di pacca. Ora si parlava di edizioni estere in Francia, Germania e Regno Unito e il mio editore reclamava a gran voce una seconda avvincente avventura del mio alter ego letterario. Il mio primo romanzo narrava di un ragazzo
super dotato che si scopava la suocera il suocero e la moglie in tutti i modi immaginabili. Nessuno sapeva fosse una storia auto biografica.
L'unico problema era che a me piace lavorare al mattino in silenzio e soprattutto da solo mentre mi ritrovavo regolarmente la cara suocera fra i coglioni.
Non che mi dispiacesse comunque. Era sempre un bello scoparla ma stavo meditando di insegnarle ad accucciarsi buona buona sotto la scrivania in modo che lavorasse di bocca mentre continuavo a scrivere in pace.

La domenica ovviamente ero precettato per la pesca con mio suocero che si concludeva sempre con la solita pecorina.
In fondo il vecchio era sempre stato buono con me e non volevo deluderlo in nessun modo.

Pochi mesi dopo ed Erika rimase incinta e neanche a farlo apposta poco dopo ci restò anche Angela. Ma ormai nessuno ci faceva più caso.

Il padre sapeva di essere cornuto ed era felice così con in braccio la figlia che avevo concepito io, la madre aveva ritrovato la sua giovinezza e venne fuori che il marito le aveva detto che a lui andava benissimo se si faceva chiavare da me.
Erika era madre a sua volta di una bimba e faceva la mano a tempo pieno e le andava bene così anche se sapeva che oltre a sua madre mi facevo un altro bel po di vacche in giro per il mondo e non solo perché aver saltato il fosso con mio suocero mi aveva aperto nuovi orizzonti e inchiappettavo volentieri anche i maschietti senza troppi problemi...e ci andava bene così.
di
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2020-01-19
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