Amore o Follia? -9-
di
Mr.Goodbye
genere
etero
Alessia osservò quello strano, buffo giocattolo rigirandoselo tra le dita. Ne avevano parlato, tanto tempo prima, ma lei era poco interessata e, alla fine, l'argomento era caduto nel vuoto. Spostò lo sguardo su Samuele, la stava guardando sorridendo.
"E... come funziona esattamente?"
Lo osservò mentre tirava fuori il telefono, lo sbloccò e gli fece mostrare un'app.
"Si controlla da qui. Una volta acceso si può regolare l'intensità della vibrazione."
Alessia si sentiva stranita, specie pensando all'uso che ne avrebbe fatto Samu.
"Dovrei metterlo... adesso?"
"Certo."
Lo osservò ancora un momento poco convinta.
"Sei proprio sicuro?"
"Hai detto tu che sei disposta a giocare."
Il tono di Samuele era già cambiato. Alessia provò un brivido di angoscia. Per un attimo pensò che il loro rapporto si basasse solo su quello... sul sesso. Possibile che quel piccolo affare di silicone avesse il potere di mettere in discussione il loro stare insieme? Per un attimo pensò che, forse, tutto il suo attaccamento a Samuele fosse sbagliato.
No. Non poteva essere così.
Posò una mano su quella di Samuele e l'accarezzò con delicatezza.
"Sì amore, sono disposta a giocare. Ho sbagliato a darti per scontato senza darti lo spazio che meritavi. Voglio rimediare. Però... è la prima sera insieme dopo che ci siamo lasciati."
Fece una pausa cercando le parole giuste da dire.
"Non corriamo, prendiamoci i giusti tempi. Anche l'attesa può essere un piacere."
Samuele la guardò, affatto convinto.
"Certo..."
Quel tono le provocò una fitta al cuore.
"Non ti sto dicendo di no... vorrei solo che ci godessimo la cena, io e te."
"D'accordo, lo capisco."
Si allungò vers di lui, gli posò un bacio su una guancia e gli sussurrò a un orecchio.
"Dopo possiamo andare a bere da qualche parte. E ti prometto che l'avrò indossò."
Si guardarono negli occhi. Le fu chiaro la delusione di Samuele, ma decise di ignorarla. Erano lì, erano insieme, non si sarebbe lasciata abbattare. Era certa che lui avesse paura che questo ritorno si dimostrasse nulla più che una copia della loro precedente relazione, ma non era così. Non lo avrebbe permesso, ma non voleva che questo nuovo episodio della loro vita insieme partisse esclusivamente dal sesso.
"Va bene Ale, ti capisco. Andiamo a cena."
Nel tragitto fino al parcheggio chiacchierarono come se non si fossero mai lasciati, con Samuele che, quando il traffico lo permetteva, si girava verso di lei e le sorrideva. E lo sguardo gli cadeva sui seni, o sulle gambe. Sapeva di piacergli anche quando indossava la tuta, ma vedere che non sapeva resistere le faceva tremendamente piacere.
Nel tempo che le ci volle per scendere dall'auto lui le era già accanto. Prima che si potesse chiedere cosa stesse facendo le aveva posato le mani sui fianchi e l'aveva baciata.
"Stasera sei bellissima."
Lo guardò male, fingendosi corrucciata.
"Vuoi dire che di solito non lo sono?"
Cercò di baciarla ancora, ma questa volta si fece indietro. Lui rise.
"Certe volte sei proprio sciocca. Lo sai che ti trovo sempre bellissima, ma questa sera sei..."
Gli si fece vicino e lo guardò con amore.
"Cosa sono?"
Samuele esitò, come se non trovasse le parole. Gli brillavano gli occhi.
"Questa sera non sembri vera."
Ci fu un attimo di silenzio prima di baciarsi con passione.
"Andiamo a cena" disse Samuele prendendola per mano. In verità lei, in quel momento, aveva voglia di tutto tranne che di andare a cena. Gli sorrise accondiscendente.
"Ma quella cerniera... quella della gonna... è vera o è solo per bellezza?" le chiese dopo pochi passi.
"In che senso?"
"Magari è finta..."
"No no, è vera."
La fermò, si girò verso di lei e la baciò ancora. Lo sentì muovere e troppo tardi si rese conto che le stava aprendo la gonna. Sentì il cuore battere all'impazzata e il panico impradonirsi di lei.
"Amore cosa fai? Fermati!"
Cercò di fermargli le mani, con scarsi risultati.
"Voglio che ti vedano. Voglio che ti guardino. Voglio che ammirino la fidanzata più bella e sensuale che un uomo possa desiderare."
"Ma così si vede l'orlo..."
"Lascia che vedano, lascia che guardino, lascia che si eccitino pensando a te."
Era un'idea perversa e conturbante, vergognosa ed eccitante allo stesso tempo.
"Amore... mi vergogno."
"Sarai ancora più bella con le guance rosse."
Alessia doveva riconoscere che l'idea l'eccitava. Le piaceva l'idea di avere gli sguardi addosso mentre aveva il suo accanto, pronto a difenderla se mai ci fossero stati problemi. Eppure, dall'altra parte, non voleva farsi la reputazione della "poco di buono".
"Davvero è quello che vuoi?"
"Sì amore mio" rispose Samuele senza alcuna esitazione.
---
Alessia cede alla richiesta di Samuele di lasciarsi slacciare la gonna?
1) No, assolutamente, si vergogna troppo.
2) Accetta, ma tiene un comportamento riservato e timido, cercando di esporsi il meno possibile.
3) Accetta. In fondo questo gioco le piace e si comporta come se nulla fosse, forse persino assecondando Samuele.
"E... come funziona esattamente?"
Lo osservò mentre tirava fuori il telefono, lo sbloccò e gli fece mostrare un'app.
"Si controlla da qui. Una volta acceso si può regolare l'intensità della vibrazione."
Alessia si sentiva stranita, specie pensando all'uso che ne avrebbe fatto Samu.
"Dovrei metterlo... adesso?"
"Certo."
Lo osservò ancora un momento poco convinta.
"Sei proprio sicuro?"
"Hai detto tu che sei disposta a giocare."
Il tono di Samuele era già cambiato. Alessia provò un brivido di angoscia. Per un attimo pensò che il loro rapporto si basasse solo su quello... sul sesso. Possibile che quel piccolo affare di silicone avesse il potere di mettere in discussione il loro stare insieme? Per un attimo pensò che, forse, tutto il suo attaccamento a Samuele fosse sbagliato.
No. Non poteva essere così.
Posò una mano su quella di Samuele e l'accarezzò con delicatezza.
"Sì amore, sono disposta a giocare. Ho sbagliato a darti per scontato senza darti lo spazio che meritavi. Voglio rimediare. Però... è la prima sera insieme dopo che ci siamo lasciati."
Fece una pausa cercando le parole giuste da dire.
"Non corriamo, prendiamoci i giusti tempi. Anche l'attesa può essere un piacere."
Samuele la guardò, affatto convinto.
"Certo..."
Quel tono le provocò una fitta al cuore.
"Non ti sto dicendo di no... vorrei solo che ci godessimo la cena, io e te."
"D'accordo, lo capisco."
Si allungò vers di lui, gli posò un bacio su una guancia e gli sussurrò a un orecchio.
"Dopo possiamo andare a bere da qualche parte. E ti prometto che l'avrò indossò."
Si guardarono negli occhi. Le fu chiaro la delusione di Samuele, ma decise di ignorarla. Erano lì, erano insieme, non si sarebbe lasciata abbattare. Era certa che lui avesse paura che questo ritorno si dimostrasse nulla più che una copia della loro precedente relazione, ma non era così. Non lo avrebbe permesso, ma non voleva che questo nuovo episodio della loro vita insieme partisse esclusivamente dal sesso.
"Va bene Ale, ti capisco. Andiamo a cena."
Nel tragitto fino al parcheggio chiacchierarono come se non si fossero mai lasciati, con Samuele che, quando il traffico lo permetteva, si girava verso di lei e le sorrideva. E lo sguardo gli cadeva sui seni, o sulle gambe. Sapeva di piacergli anche quando indossava la tuta, ma vedere che non sapeva resistere le faceva tremendamente piacere.
Nel tempo che le ci volle per scendere dall'auto lui le era già accanto. Prima che si potesse chiedere cosa stesse facendo le aveva posato le mani sui fianchi e l'aveva baciata.
"Stasera sei bellissima."
Lo guardò male, fingendosi corrucciata.
"Vuoi dire che di solito non lo sono?"
Cercò di baciarla ancora, ma questa volta si fece indietro. Lui rise.
"Certe volte sei proprio sciocca. Lo sai che ti trovo sempre bellissima, ma questa sera sei..."
Gli si fece vicino e lo guardò con amore.
"Cosa sono?"
Samuele esitò, come se non trovasse le parole. Gli brillavano gli occhi.
"Questa sera non sembri vera."
Ci fu un attimo di silenzio prima di baciarsi con passione.
"Andiamo a cena" disse Samuele prendendola per mano. In verità lei, in quel momento, aveva voglia di tutto tranne che di andare a cena. Gli sorrise accondiscendente.
"Ma quella cerniera... quella della gonna... è vera o è solo per bellezza?" le chiese dopo pochi passi.
"In che senso?"
"Magari è finta..."
"No no, è vera."
La fermò, si girò verso di lei e la baciò ancora. Lo sentì muovere e troppo tardi si rese conto che le stava aprendo la gonna. Sentì il cuore battere all'impazzata e il panico impradonirsi di lei.
"Amore cosa fai? Fermati!"
Cercò di fermargli le mani, con scarsi risultati.
"Voglio che ti vedano. Voglio che ti guardino. Voglio che ammirino la fidanzata più bella e sensuale che un uomo possa desiderare."
"Ma così si vede l'orlo..."
"Lascia che vedano, lascia che guardino, lascia che si eccitino pensando a te."
Era un'idea perversa e conturbante, vergognosa ed eccitante allo stesso tempo.
"Amore... mi vergogno."
"Sarai ancora più bella con le guance rosse."
Alessia doveva riconoscere che l'idea l'eccitava. Le piaceva l'idea di avere gli sguardi addosso mentre aveva il suo accanto, pronto a difenderla se mai ci fossero stati problemi. Eppure, dall'altra parte, non voleva farsi la reputazione della "poco di buono".
"Davvero è quello che vuoi?"
"Sì amore mio" rispose Samuele senza alcuna esitazione.
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Alessia cede alla richiesta di Samuele di lasciarsi slacciare la gonna?
1) No, assolutamente, si vergogna troppo.
2) Accetta, ma tiene un comportamento riservato e timido, cercando di esporsi il meno possibile.
3) Accetta. In fondo questo gioco le piace e si comporta come se nulla fosse, forse persino assecondando Samuele.
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