Blu petrolio
di
Nora Phoenix
genere
dominazione
"Hai visto le mie unghiette nuove? Le ho sistemate questa mattina!" Mise le mani in alto per fargliele ammirare. Erano stesi sul letto , uno di fianco all'altra, freschi di doccia dopo il rientro dal mare, lui volse lo sguardo verso quelle mani, ne prese una e se la portò più vicina al viso.
"Figata! Ma che colore è?"
"Petrolio."
"Sono davvero bellissime, le hai tenute più lunghe questa volta. E sono pure più a punta."
"Sì, di solito le faccio cortissime e arrotondate ma oggi mi andava di lasciarle così..." Si volta su un fianco, verso di lui, si sorregge la testa con la mano sinistra e pianta le unghie lucenti della mano destra sul suo sterno. Affondano appena nella pelle tenue sopra le ossa. Dopo un impercettibile sussulto lui la guarda negli occhi e non può fare a meno di sorriderle, quel suo sorriso aperto e radioso, il sorriso di un bimbo un po' discolo, quel tipo di sorriso al quale non si riesce a resistere. Lei sicuramente sapeva di non poter resistergli. Era un segnale.
Affondò ancora un po' di più le unghie, lui continuava a sorriderle ma si morse il labbro. I loro occhi erano inchiodati gli uni agli altri. Aumentò ancora la pressione, sentì la pelle quasi cedere, lui strizzò gli occhi in una smorfia di dolore. Allentò un po', lo sentì respirare di nuovo. Lenta e inesorabile cominciò a far scorrere la mano lungo il suo petto. Immediati i solchi assunsero un colorito rosato sulla sua pelle. Lui aprì la bocca e sgranò gli occhi, trattenne il fiato fino a quando lei arrivò inesorabile e lenta al suo ombelico, sempre con la stessa pressione; le strisce erano definite e omogenee nel loro percorso, qua e là nella strada segnata apparivano minuscole stille rosse.
"Cazzo... bello! Fa male, brucia da cani, ma bello!"
"Eh, vedo che ti è piaciuto." Gli sorride sorniona indicando con lo sguardo il suo pube. Sotto il telo da bagno si notava un vistoso rigonfiamento.
Ritornò il sorriso sulle labbra di lui, quasi imbarazzato, abbassò lo sguardo e aggiunse a bassa voce: "Lo sai che non posso farci niente, mi piace quando mi fai male."
"Miss..."
Il sorriso scomparve di botto. Si fece serio.
"Sì... Miss, mi piace quando mi fai male."
"Adesso togli il telo e voltati a pancia sotto." Immediatamente rimosse il telo dal bacino, la sua erezione svettò per un attimo prima che si voltasse come richiesto, schiacciandola fra il suo corpo e il materasso.
Lei si sistemò a cavalcioni sulle sue natiche. Piantò entrambe le mani in alto sulla schiena abbronzata e profumata di vaniglia, affondò di nuovo le unghie nella sua carne, ci mise più forza, ci spinse sopra il peso del suo corpo. Lo sentì lamentarsi appena. Alleggerì di nuovo la pressione di pochissimo e tirò gìù le mani, velocemente, di scatto. Lui urlò più per la sorpresa che per il dolore. Qualche secondo dopo lo investì anche il bruciore dei nuovi graffi.
"Ssshhh, non urlare, che ci sentono dal balcone!" Lo sgridò, ma sorrideva soddisfatta, gli piaceva sentire i suoi gemiti, che fossero di dolore o di piacere poco le cambiava.
"Scusami Miss, mi è scappato, non volevo." Le disse trattenendo a stento quel sorriso birbante.
"Adesso mi costringi a punirti." Piantò gli artigli lucenti poco sotto le ascelle, ad afferrare i dorsali da entrambi i lati. Lo sentì irrigidirsi, per il dolore ma anche per trattenere i lamenti. Strinse più forte, sentì le unghie conficcarsi nella pelle e lacerarla. Non si fermò, strinse ancora...
Fra i denti riuscì a pronunciare frasi sincopate. "Miss... Ti prego Miss... Non riesco di più..." Staccò le unghie dalla sua carne. Dalle dieci piccole ferite sgorgarono perle rosse. Ci passò sopra un dito, come ad unire i punti con una linea color porpora.
"Devo stare attenta a non macchiare il lenzuolo, altrimenti poi ci fanno pagare il sovrapprezzo." sorrideva beandosi della vista di quella schiena segnata da lunghi solchi rossi. Era la sua tela, doveva solo decidere che altri segni aggiungere al disegno. Posizionò le unghie della mano destra sotto la scapola, allineò le quattro dita e usando il filo delle unghie come una sola lama aggiunse un lungo segno trasversale fino al fianco opposto. Poi intersecò un altro segno a questo, creando una grande X. Unì i due indici delle mani e con le unghie tracciò lenta un grande cuore che prese tutta la schiena. Ci ripassò sopra più e più volte. Lui sotto i suoi artigli gemeva ad ogni passaggio.
"È venuto un bel lavoretto, sai?" Si allungò verso il comodino e afferrò il cellulare per scattare una foto della sua opera. Gliela mise davanti al viso.
"Cazzo! Miss... bellissimo! È un capolavoro!"
"Già, questa volta mi sono superata!"
"Sei soddisfatta Miss? Oppure vuoi aggiungere qualche altra pennellata?" Anche se era voltato lo sentiva sorridere, il tono era canzonatorio nonostante sapesse che a lei non piaceva affatto quel tono. Ma lui adorava sfidarla, il tanto giusto.
"Va bene così. Tirati su e fai attenzione a non sporcare il letto. Mettiti in ginocchio." Gli disse alzandosi e andando verso la sedia dove aveva poggiato una sacca nera. Trafficò un po' e poi si voltò verso di lui con qualcosa fra le mani. Il suo sguardo si illuminò: "ecco, ora capisco perchè hai insistito tanto per avere la stanza con il letto a baldacchino..."
Dopo avergli sistemato un harness attorno al petto lo fece sedere sul bordo del letto. Gli piegò la gamba destra facendogli mettere la pianta del piede a contatto con l'interno coscia dell'altra gamba, iniziò un futomomo tenendo la gamba aperta verso l'esterno. Era ben saldo e usò il resto della corda per fissarla dietro la schiena così da impedire alla gamba di spostarsi in avanti.
"Tirati su."
Lui la guardò stupito.
"Devo stare su una sola gamba Miss?"
"Sì. Dovresti essere capace no?"
Il volto di lui si illuminò, aveva compreso quale era il suo intento. Si sollevò piano. La gamba rimaneva ferma verso l'esterno. Lei velocemente ancorò una corda all'harness del petto e la fece passare in alto, sulla cornice del baldacchino.
"È solo un piccolo sostegno di sicurezza, non devi penzolare... Con tutte le lezioni che hai preso non dovrebbe essere un problema, no?"
"No Miss... "
Passò davanti a lui e gli unì le mani a preghiera poi le fissò con due giri di corda e un nodo. Gli tirò su le braccia e le assicurò al baldacchino, tirando un po' di più così che rimanessere ben tese.
Si allontanò di un passo per ammirare la sua opera.
"Sei proprio un bell'alberello... "
"Grazie Miss..." La posizione era comoda, si sentiva sostenuto dalla corda, ma tentava comunque di stare in equilibrio.
"Ah, ma gli alberi mica parlano!" Prese un'altra corda e gliela avvolse sulla bocca con più giri a mo' di bavaglio, il resto andò a coprire gli occhi.
Dalla veranda di fronte al letto la luce del sole calante cominciava a farsi più calda, si voltò ed aprì le tende per farla entrare. Lui percepì il calore sul corpo nudo. Lo ammirò per qualche secondo: segnato, immobilizzato, in equilibrio instabile, si notava lo sforzo per mantenerlo, percepiva la sofferenza e la vide materializzata nel suo cazzo eretto. Una goccia trasparente gli impreziosiva il glande, come un piccolo diamante. Avvicinò l'indice e con l'unghia sparse delicatametne quella goccia tutta intorno. Lo sentì sussultare al tocco, continuò a graffiarlo piano con le unghie scure e affilate, sentiva il suo respiro affannato e fra le corde che gli tenevano aperta la bocca cominciò a colare della saliva.
"Adesso fammi vedere quanto sei bravo... Vediamo quanto riesci a resistere prima di venire. Se sarai abbastanza bravo magari dopo ti cedo il posto al comando..." Rise e sentì che anche a lui scappò una risata soffocata dalle corde di iuta. Sapevano entrambi che non era mai riuscito a resistere quanto lei avrebbe voluto... anche perchè lei sapeva essere particolarmente stronza.
"Dai... voglio davvero essere buona. Solo trenta questa volta. È davvero pochissimo, non sono mai scesa così tanto. Ce la puoi fare sì?" Lui annuì vigorosamente.
"I primi dieci..." Afferrò saldamente il suo cazzo, lo strinse fra le dita e lui rispose alla presa con un breve sussulto.
Iniziò a masturbarlo velocemente e con forza, pur contando lentamente: "Uno. Due. Tre..."
Erano di nuovo stesi sul letto, uno fra le braccia dell'altra, dalla finestra arrivavano profumi salmastri portati dalla leggera brezza, il sole ormai era tramontato e il crepuscolo accendeva il cielo con sfumature cremisi. Lui posava la testa sul petto di lei e stava giocando pigramente con un suo capezzolo fra le dita. Le mani di lei seguivano alla cieca i solchi lasciati dalle corde sulla sua schiena e di tanto in tanto si fermavano a ispezionare le piccole crosticine lasciate qua e là dalle sue unghie color blu petrolio.
"Prima o poi ce la farò a prendere il controllo..." Disse lui in un sussurro, quasi parlando fra sè e sè.
"Ma sì, prima o poi... Forse..."
"Ma anche se non ci riesco... ci divertiamo lo stesso."
"Già, il bello di essere due switch."
Sorrisero entrambi, con gli occhi chiusi, continuando ad accarezzarsi.
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