Chi si rivede

di
genere
sentimentali

Nora guarda nervosamente il grande orologio bianco appeso alla parete. L’amministratore delegato si sta dilungando nella sua riunione improvvisa. Parole che si affollano senza senso nella mente di Nora, ancora cinque minuti di chiacchiere e perderà l’ultimo autobus per tornare a casa, non ha proprio voglia di spendere dei soldi per chiamare un taxi. Si guarda intorno, sono rimasti in pochi e quelli che ci sono o non li conosce o li conosce troppo bene per chiedere un passaggio. Non riesce a trattenere un ondeggiamento impaziente della gamba accavallata.

Finalmente vengono rilasciati, mentre gli altri si affrettano ad avvicendarsi nelle leccate di culo di rito, Nora saluta cortesemente e cerca di schizzare via verso il suo ufficio per recuperare velocemente le sue cose. Nell’andito incrocia lo sguardo della segretaria, la guarda con sollievo, come la stesse cercando da ore.
“Giusy non ora ti prego, sono in ritardissimo, perdo l’autobus e sono nella merda!”
“Nora ma quelle carte…”
“Domattina te lo giuro, Giusy domattina!” Nora le sfreccia accanto e si butta nella sua stanza, richiude velocemente il notebook e lo ficca al volo nella borsa mentre nel contempo si infila il soprabito, lancia alla rinfusa occhiali cellulare e borsellino dentro le tasche e nella borsetta, si avvolge velocemente la sciarpa attorno al collo proprio quando sta varcando la sua porta.
“Dottoressa Lucchesi*! Non mi sono ancora complimentato con lei” Nora riesce a scorgere la mano del AD che le si fa incontro con un grande sorriso. La prende al volo e si pianta con il corpo davanti a lui.
“Ah la ringrazio, spero di essere all’altezza del compito”
“Io non ne dubito, non è stato difficile scegliere lei. La lascio andare, è venerdì sera e una giovane donna come lei avrà sicuramente una serata di divertimento che l’aspetta”
“La ringrazio davvero, spero di vederla presto…” Nora si sgancia e a passo controllato ma incalzante raggiunge l’ascensore.

I piani sembrano infiniti, sono solo sette ma le sembra davvero che tutto remi contro, se perde quell’autobus dovrà chiamare un taxi.
Riesce ad uscire dallo stabile, vede in lontananza la fermata, circa centocinquanta metri. L’autobus si è appena fermato, salgono due persone. Nora inizia a correre facendo un gesto con la mano libera dalle borse. Alcune persone la fissano con sguardo indifferente dai grandi finestrini. È circa a metà della distanza quando il mezzo riparte, Nora cerca di accelerare per raggiungerlo ma l’autobus si allontana lento lasciando Nora alla fermata, ansante e stupita sotto gli occhi indifferenti dei viaggiatori che continuano a guardarla senza reagire. Un solo secondo di smarrimento e poi Nora alza il dito medio nella loro direzione perché lo vedano bene.

“Fanculo!” La parola esce forte e liberatoria dalle labbra, a pieni polmoni nonostante lo scatto da centometrista. Si butta nella panchina sotto la pensilina, sguardo imbronciato, nervi a fior di pelle e recupera il cellulare.
“Nora… Quanto tempo! Non ti ricordavo così scurrile… ti serve un passaggio?”
Una voce ovattata le si rivolge con tono canzonatorio e vagamente familiare. Alza lo sguardo, ancora aggrottato e infuocato. Mette a fuoco la figura davanti a sé.
“E tu chi cazzo sei?” Sibila con rabbia Nora.

Davanti a Nora si presenta una moto blu, un uomo con casco chiuso le parla, la voce arriva attutita. L’uomo toglie il casco e si rivela con un sorriso sfacciato e luminosissimo.

Probabilmente non ho ben compreso la scena: credevo fosse solo trafelata. Gli occhi di Nora si stringono in due fessure luccicanti pronte a sparare non so cosa. Sono immediatamente certo però chi sia il destinatario: io.
“Sono io… Il cinema, il sidecar, la cena…il resto della notte… sono riapparso al momento giusto a quanto vedo. Lo vuoi un passaggio?”, agitando tra le mani un casco integrale.


“MA VAFFANCULO PURE A TE!!! FRANCO!” Nora è paonazza, si alza in piedi e si dirige verso Franco con fare minaccioso, il suo sguardo non promette niente di buono. Franco si tira un po’ indietro intimorito.
“Ma che cazzo di fine hai fatto?? Sei sparito ad agosto! AGOSTO, FRANCO!!! Te ne rendi conto?? Ti ho scritto messaggi su messaggi, ho provato a chiamarti, telefono disattivato, sei sparito nel nulla Franco, NEL NULLA!!! Ma che cazzo di modi sono?? Eh?? CHE MODI SONO??”
Nora è un fiume in piena, gesticola e si protrae con tutto il corpo verso Franco che ora si fa serio e ascolta la ramanzina senza fare un cenno.
Il silenzio. Nora si quieta per un attimo. Lo sguardo ancora severo a un palmo dal viso di lui. Sbuffa indispettita e subito dopo lo abbraccia.
“Mi sei mancato, stronzo… “, stringendolo forte.

“Anche per me è un piacere vederti Noruccia e sì, merito tutta la tua aggressiva veemenza. Molto meglio dell’indifferenza. Sai che dai vaffanculo nascono le migliori amicizie? Non rimangiartelo eh…”, cercando di indossare al meglio il vaffanculo e l’altrettanto apprezzato abbraccio. E’ piacevole tornare a stringere la ragazza con la quale ho condiviso momenti di folle allegria e leggerezza. Devo spiegarle…

“Sono uno stronzo ma ho la spiegazione: ho cambiato tutto nella mia vita. Lavoro, continente, stato civile e ora mi aspetta l’impegno più difficile: mettere la testa a posto. Divento papà! Manca poco. La mail che ho letto a casa tua era della mia fidanzata…dal Belize. Ora vivo, viviamo là…”, le lascio assorbire le parole e colgo il suo sguardo sciogliersi nel comprenderle.

Avrei potuto dirle che appena poggiato il culo a Milano ho cominciato a bazzicare dove lavorava sperando di intercettarla, che spesso durante i mesi di silenzio la mente mi è tornata alla nostra avventura benedetta anche da una cassiera del cinema multisala. Avrei potuto dirle anche che ero felice di rivederla ma so che lo dicono a sufficienza i miei occhi…

“Adesso riporti le borse in ufficio, raccogli il soprabito in vita, ti infili il casco che ti accompagno a casa. In moto Nora!”, mi guarda sorridendo, non riesce a trattenere le labbra che si stendono e scompare l’iniziale furore.

Ancora lì abbracciati ed indifferenti agli sguardi attoniti delle altre persone sotto la pensilina, sguardi che so essere rivolti a questa coppia strana che passa dall’insulto all’abbraccio come ne fosse la naturale prosecuzione…

“Ehi Nora, per non deludere il pubblico o mi dai uno schiaffo o un bacio…io propendo per il secondo eh…”, appoggiando leggermente le mie labbra alle sue.

“Franco… mamma mia, ti faccio fare un incidente, lo so… non so starci tranquilla…” Nora è in piedi a fianco alla moto, il casco in testa, Franco in sella la guarda di sbilenco senza riuscire a nascondere un sorriso divertito.
“Norina, devi solo tenerti a me, stretta stretta, fammi sentire bene sulla schiena quelle belle tette ahahah!”
Nora gli assesta uno schiaffone sul casco.
“Senti eh! Non farmi pentire di averti perdonato!”, anche lei trattenendo a stento una risata.
“Va bene, monto…”
“Monta monta Nora…dai, che sei brava… me lo ricordo bene…”
“Smettila Franco!! Il momento è molto serio! Potremmo morire a brevissimo!” Nora sale in sella e si sistema arpionandosi alla vita di Franco, ridendo di gusto.
“Sei pronta? chiudi il casco dai che si va… vado piano pianino eh, giuro… ”
“Devo proprio? Posso lasciarlo aperto?”, chiede timidamente Nora
“Ma certo che puoi lasciarlo aperto”

In pochi minuti eccoli, Nora e Franco che girano per le strade di una Milano crepuscolare, una giornata clemente di fine Febbraio. Nora riesce anche a godersi la fresca brezza che le carezza il viso e la vista delle strade che si avvicendano fra rettilinei e curve. La stretta diventa un abbraccio morbido e fra le pochissime parole che si urlano a vicenda nel vento Nora ha il tempo di pensare a quanto le sia mancato questo mattacchione di Franco e quanto sia felice di averlo ritrovato anche se dopo così tanti mesi.

“Franco… non ho più toccato quella bottiglia di Zacapa, da agosto quando me l’hai fatta aprire… Ti va una pizza e un po’ di compagnia?”
“Ah non so… ho un po’ paura di rientrare nel tuo marasma di scatole”
“Oh dai, le ho sistemate proprio quel sabato, sai?! Mi hai fatto sentire troppo in colpa per quel casino!”
Salgono in automatico le scale, lentamente, chiacchierando e scherzando come non fossero passati tutti questi mesi. Nora apre la porta e lascia entrare Franco.
“Ma… ma! Nora, è un castello questa casa?!”
“Scemo!! è solo libera di scatoloni ora… È una bella casetta no?”
Franco si aggira nell’ampio soggiorno, sfiora con una mano quel divano che li aveva accolti per primo mesi fa, sorride al ricordo di quella notte.
“Già… è proprio carina Nora. E… per la pizza…”, si guardano in silenzio per qualche istante. Nora rompe l’imbarazzo.
“Franco, ho un deja vu, mi è già capitato di vivere una storia con un uomo in procinto di diventare padre. Quella storia mi ha insegnato che è meglio non insistere davanti a certe situazioni, soprattutto con il sesso. Sono molto cambiata da allora. In entrambi i casi ho aspettato pazientemente. In entrambi i casi vi volevo moltissimo nella mia vita ma in modalità diverse. La differenza fondamentale fra lui e te è che lui non è più tornato a cercarmi mentre tu sei qui. E io non ho intenzione di farti più andare via Franco, perché mi piaci troppo e non voglio passare altri mesi a chiedermi che fine hai fatto se stai bene, se stai male, se sei vivo o cosa. Perché mi sei piaciuto da subito, c’è tantissima affinità fra te e me, perché siamo simili e complementari e perché mi fai ridere anche quando sono arrabbiata. Quindi…”
Franco è rimasto col fiato sospeso per tutto il discorso di Nora. Si scuote un attimo inebetito.
“Quindi?”
“Quindi non ti salterò addosso se è questo che temi! E se hai intenzione di farlo tu, sappi che saprò scacciarti!” Nora ride divertita mentre Franco teatralmente tira un sospiro di sollievo.
“Ah peccato… quindi, solo pizza e chiacchiere?”
“Solo pizza e chiacchiere Franco, ti possono bastare?”
“Se mi bastano? Sono tutto quello che volevo Norina”, le risponde Franco avvicinandosi per stringerla a sé.

— FINE (?) —

NOTE - ESERCIZIO ESTEMPORANEO ESEGUITO LIVE SUL MIO BLOG, TIRANDO IN BALLO IL MIO COAUTORE PREFERITO. IL CARO FRANCO HA SAPUTO RISPONDERE EGREGIAMENTE E NE È VENUTO FUORI UN BEL RACCONTINO.

*Nora Lucchesi, alla fine le ho dato anche un cognome 😊
scritto il
2017-05-21
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