Al circo
di
Nora Phoenix
genere
etero
Avevano promesso ai bimbi quella serata al circo e si sa, una promessa è una promessa. Ma lei oggi non ne ha proprio voglia di buttarsi in quel tendone puzzolente e sporco. Sceglie attentamente fra la sua collezione di Hogan, quelle più resistenti o quelle che può sacrificare con più leggerezza, dovranno farsi strada fra la segatura e lo sterco di animali. Lei odia davvero indossare scarpe senza tacco, ma è fuori discussione rovinare un paio delle sue splendide décolleté in un luogo simile. Si decide per le nere. Indossa un leggins scuro e una maglia morbida che le arriva a coprire i fianchi. Un ultimo sguardo allo specchio – Oddio che orrore, spero di non incontrare nessuno che mi conosce –
I suoi tre uomini, il marito e i bimbi, sono già in macchina da un po’. È indecisa se dare un’ultima mano di trucco quando sente il clacson, segnale che la pazienza del trio è arrivata al limite. Decide di non tirare oltre, afferra la borsa e scende.
Riescono a trovare posto nelle prime file. I bimbi sono i fibrillazione, felici, movimentati e chiassosi. Apre la serata lo spettacolo dei clown, tre clown vestiti nei colori primari senza parrucche ma con i volti truccatissimi di bianco, corrono nell’ovale per salutare tutto il pubblico e per ricoprirlo di stelle filanti. Marina, che per stare più comoda e meno vicina ad estranei ha deciso di sedersi alla fine della fila, riceve la visita del clown verde. Il pagliaccio si affianca a lei e la guarda di sottecchi. – Non provarci… oddio… cosa vorrà farmi? Davanti a tutti, mi stanno guardando tutti quanti, che imbarazzo… – Marina prova a sorridere timidamente quando incontra lo sguardo del clown, in mezzo al cerone spuntano due occhi neri molto vispi che la fissano, l’espressione del volto però è nascosta abilmente dal trucco che disegna un enorme sorriso fittizio. Marina gli rivolge uno sguardo che chiede compassione. Lui per tutta risposta la investe di stelle filanti spruzzandogliele da una bomboletta a distanza ravvicinata. Il pubblico ride, i bambini ridono. Marina fa buon viso a cattivo gioco, ma lancia uno sguardo fulminante al clown che le fa una pernacchia e si allontana soddisfatto per proseguire il suo spettacolo con i due compagni.
Lo spettacolo prosegue senza ulteriori incidenti per Marina. Arrivano gli acrobati equestri, i domatori e i leoni, gli elefanti. Marina si sente a disagio, continua nervosamente a toccarsi i capelli, sente residui di quelle orribili stelle filanti.
“Francesco, io vado a cercare un bagno… Controllami la borsa” Si rivolge al marito e si addentra fra i meandri del circo, alla ricerca del bagno. Gira nel labirinto di roulotte e tende. Avvista il bagno e si dirige. Sulla porta, appoggiato allo stipite, un uomo, il suo corpo le impedisce l’ingresso.
“Mi scusi, io dovrei entrare” La voce di Marina è seccata. L’uomo si gira e rivela una faccia truccata pesantemente. Marina riconosce il clown che poco fa l’ha ridicolizzata davanti a tutti.
“Ah, la signora smorfiosetta!” La voce dell’uomo è invece molto divertita.
“Prego?”
“Signora bella, ma con la puzzetta sotto il naso… secondo te perchè sei diventata la mia vittima?”
“Guardi, non capisco proprio perchè mi dia del tu, non ci conosciamo io e lei ed è stato davvero meschino ricoprirmi in quel modo e ridicolizzarmi…”
“Ah ecco qui! Avevo visto giusto! Eri l’unica con una faccia così schifata e poco divertita, non potevo non scegliere te!” Il giovane mostra un sorriso divertito sotto il trucco.
“Senta, mi faccia passare… devo entrare”
L’uomo si schiaccia contro lo stipite per farla passare. Marina è titubante, lo spazio è comunque poco ma decide di passare. Il suo pube struscia contro quello dell’uomo, non può non notare un rigonfiamento sospetto, indugia un po’ e alza lo sguardo verso l’uomo che la fissa con i suoi occhi scuri.
“Per me è una sfida personale… quando incontro donne così rigide e serie, devo riuscire a farle ridere… devo farle sciogliere in qualche modo”
“Ah… a me questo non sembra il modo migliore” Con un colpo di reni Marina si libera ed entra nel bagno. Riesce a rimuovere gli ultimi rimasugli di stelle filanti dai capelli. L’uomo è là sulla porta che la osserva in silenzio, la sua presenza la mette in imbarazzo ma cerca di non darlo a vedere. Si volta per uscire.
“Le dispiace? dovrei uscire…” L’uomo la guarda per un attimo in volto. Marina sente la mano di lui afferrarle il polso e tirarla a sè. La trascina velocemente nel labirinto di roulotte. Marina non ha il tempo di fiatare e si ritrova dentro una roulotte, sente la porta chiudersi e le sue braccia stringerla con passione.
“Ma… che cosa… cosa vuole fare??” Sente le labbra dell’uomo sul suo collo e non riesce a trattenere dei leggeri gemiti.
“No… così non va… ti lascio il cerone addosso…” L’uomo la afferra e la volta, la riversa sullo schienale di una grossa poltrona, abbassa in un solo colpo i legging e gli slip e si infila fra le sue natiche. Marina è stravolta dagli eventi, sente la sua lingua insinuarsi nel suo sesso, succhiare, leccare e i brividi diventano incontenibili. Geme e ansima Marina e perde completamente il controllo di sè. L’uomo intanto si solleva e le avvicina il cazzo ormai turgido alle labbra, Marina lo accoglie in bocca mentre le mani di lui le afferrano i capelli per dare il ritmo ai movimenti. Sente spingerlo in gola e mugola di piacere. L’uomo la stacca di forza e la guarda in viso, da vicino.
“Ecco… questa espressione è quella che voglio… guardati, guarda come sei bella!” La fa voltare verso un grande specchio a figura intera, Marina vede se stessa, l’espressione della lussuria e del piacere, quell’uomo ancora parzialmente truccato al suo fianco che la tiene per i capelli, il suo cazzo svetta lucido e in placida attesa. L’uomo afferra un naso rosso da un tavolino e lo mette sul naso della donna. Marina non può trattenere un sorriso lascivo davanti a quella immagine.
La lascia di nuovo riversa sullo schienale e affonda il suo cazzo nella figa umida. La possiede con foti colpi di bacino, Marina tiene il ritmo con ansimi e sospiri, travolta dalla passione. L’orgasmo arriva violento e improvviso, le sue urla riempiono la roulotte, l’uomo le viene dentro pochi istanti dopo, stringendola forte dai fianchi.
Entrambi sono riversi l’uno sull’altra, ansimanti e sudati. Il clown si scosta da Marina che tenta di riprendersi sollevandosi sulle gambe incerte. L’uomo si siede sul letto e osserva sorridente le natiche di lei.
“Che hai da ridere?” Marina ha già ritrovato parte del suo carattere piccato e guarda l’uomo con sguardo torvo.
“Niente… ma le tue natiche ricoperte di cerone e il naso rosso fanno di te una perfetta clown… Sei uno spettacolo!”
Marina si guarda le natiche allo specchio e non riesce a trattenere una sonora risata.
I suoi tre uomini, il marito e i bimbi, sono già in macchina da un po’. È indecisa se dare un’ultima mano di trucco quando sente il clacson, segnale che la pazienza del trio è arrivata al limite. Decide di non tirare oltre, afferra la borsa e scende.
Riescono a trovare posto nelle prime file. I bimbi sono i fibrillazione, felici, movimentati e chiassosi. Apre la serata lo spettacolo dei clown, tre clown vestiti nei colori primari senza parrucche ma con i volti truccatissimi di bianco, corrono nell’ovale per salutare tutto il pubblico e per ricoprirlo di stelle filanti. Marina, che per stare più comoda e meno vicina ad estranei ha deciso di sedersi alla fine della fila, riceve la visita del clown verde. Il pagliaccio si affianca a lei e la guarda di sottecchi. – Non provarci… oddio… cosa vorrà farmi? Davanti a tutti, mi stanno guardando tutti quanti, che imbarazzo… – Marina prova a sorridere timidamente quando incontra lo sguardo del clown, in mezzo al cerone spuntano due occhi neri molto vispi che la fissano, l’espressione del volto però è nascosta abilmente dal trucco che disegna un enorme sorriso fittizio. Marina gli rivolge uno sguardo che chiede compassione. Lui per tutta risposta la investe di stelle filanti spruzzandogliele da una bomboletta a distanza ravvicinata. Il pubblico ride, i bambini ridono. Marina fa buon viso a cattivo gioco, ma lancia uno sguardo fulminante al clown che le fa una pernacchia e si allontana soddisfatto per proseguire il suo spettacolo con i due compagni.
Lo spettacolo prosegue senza ulteriori incidenti per Marina. Arrivano gli acrobati equestri, i domatori e i leoni, gli elefanti. Marina si sente a disagio, continua nervosamente a toccarsi i capelli, sente residui di quelle orribili stelle filanti.
“Francesco, io vado a cercare un bagno… Controllami la borsa” Si rivolge al marito e si addentra fra i meandri del circo, alla ricerca del bagno. Gira nel labirinto di roulotte e tende. Avvista il bagno e si dirige. Sulla porta, appoggiato allo stipite, un uomo, il suo corpo le impedisce l’ingresso.
“Mi scusi, io dovrei entrare” La voce di Marina è seccata. L’uomo si gira e rivela una faccia truccata pesantemente. Marina riconosce il clown che poco fa l’ha ridicolizzata davanti a tutti.
“Ah, la signora smorfiosetta!” La voce dell’uomo è invece molto divertita.
“Prego?”
“Signora bella, ma con la puzzetta sotto il naso… secondo te perchè sei diventata la mia vittima?”
“Guardi, non capisco proprio perchè mi dia del tu, non ci conosciamo io e lei ed è stato davvero meschino ricoprirmi in quel modo e ridicolizzarmi…”
“Ah ecco qui! Avevo visto giusto! Eri l’unica con una faccia così schifata e poco divertita, non potevo non scegliere te!” Il giovane mostra un sorriso divertito sotto il trucco.
“Senta, mi faccia passare… devo entrare”
L’uomo si schiaccia contro lo stipite per farla passare. Marina è titubante, lo spazio è comunque poco ma decide di passare. Il suo pube struscia contro quello dell’uomo, non può non notare un rigonfiamento sospetto, indugia un po’ e alza lo sguardo verso l’uomo che la fissa con i suoi occhi scuri.
“Per me è una sfida personale… quando incontro donne così rigide e serie, devo riuscire a farle ridere… devo farle sciogliere in qualche modo”
“Ah… a me questo non sembra il modo migliore” Con un colpo di reni Marina si libera ed entra nel bagno. Riesce a rimuovere gli ultimi rimasugli di stelle filanti dai capelli. L’uomo è là sulla porta che la osserva in silenzio, la sua presenza la mette in imbarazzo ma cerca di non darlo a vedere. Si volta per uscire.
“Le dispiace? dovrei uscire…” L’uomo la guarda per un attimo in volto. Marina sente la mano di lui afferrarle il polso e tirarla a sè. La trascina velocemente nel labirinto di roulotte. Marina non ha il tempo di fiatare e si ritrova dentro una roulotte, sente la porta chiudersi e le sue braccia stringerla con passione.
“Ma… che cosa… cosa vuole fare??” Sente le labbra dell’uomo sul suo collo e non riesce a trattenere dei leggeri gemiti.
“No… così non va… ti lascio il cerone addosso…” L’uomo la afferra e la volta, la riversa sullo schienale di una grossa poltrona, abbassa in un solo colpo i legging e gli slip e si infila fra le sue natiche. Marina è stravolta dagli eventi, sente la sua lingua insinuarsi nel suo sesso, succhiare, leccare e i brividi diventano incontenibili. Geme e ansima Marina e perde completamente il controllo di sè. L’uomo intanto si solleva e le avvicina il cazzo ormai turgido alle labbra, Marina lo accoglie in bocca mentre le mani di lui le afferrano i capelli per dare il ritmo ai movimenti. Sente spingerlo in gola e mugola di piacere. L’uomo la stacca di forza e la guarda in viso, da vicino.
“Ecco… questa espressione è quella che voglio… guardati, guarda come sei bella!” La fa voltare verso un grande specchio a figura intera, Marina vede se stessa, l’espressione della lussuria e del piacere, quell’uomo ancora parzialmente truccato al suo fianco che la tiene per i capelli, il suo cazzo svetta lucido e in placida attesa. L’uomo afferra un naso rosso da un tavolino e lo mette sul naso della donna. Marina non può trattenere un sorriso lascivo davanti a quella immagine.
La lascia di nuovo riversa sullo schienale e affonda il suo cazzo nella figa umida. La possiede con foti colpi di bacino, Marina tiene il ritmo con ansimi e sospiri, travolta dalla passione. L’orgasmo arriva violento e improvviso, le sue urla riempiono la roulotte, l’uomo le viene dentro pochi istanti dopo, stringendola forte dai fianchi.
Entrambi sono riversi l’uno sull’altra, ansimanti e sudati. Il clown si scosta da Marina che tenta di riprendersi sollevandosi sulle gambe incerte. L’uomo si siede sul letto e osserva sorridente le natiche di lei.
“Che hai da ridere?” Marina ha già ritrovato parte del suo carattere piccato e guarda l’uomo con sguardo torvo.
“Niente… ma le tue natiche ricoperte di cerone e il naso rosso fanno di te una perfetta clown… Sei uno spettacolo!”
Marina si guarda le natiche allo specchio e non riesce a trattenere una sonora risata.
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