Jenny
di
Suve
genere
etero
Liberamente, MOLTO liberamente, ispirato dal pezzo dei Clean Bandit:
Jenny è giovane. Jenny è bella. Jenny è brava. Jenny è triste….Jenny ha un segreto, una cosa personale, intima, di cui è a conoscenza solo Annemarie, una cameriera che lavora nello stesso nightclub ove Jenny si esibisce nella pole-dance in abiti succinti.
Jenny è una ragazza-madre: termine brutto per descrivere una mamma che non ha l’appoggio di un uomo per crescere la propria bambina.
Questa bambina ha pochi mesi, frutto di una passione travolgente a cui non ha saputo resistere, una passione che l’ha fatta divampare come fiamma viva e poi spegnere lentamente come brace quando il padre è scomparso, incapace di prendersi le sue responsabilità. Jenny ha voluto tenere la bimba e lei è la sua ragione di vita. Abbandonata da amici e parenti ha cambiato città. Solo lei e la bimba e dall’altra parte l’universo.
Ogni sera, a letto, le canta una ninna-nanna che è sempre la stessa:
“Dormi amore mio, niente ti farà del male, ci sono io a pensare a te, nulla è più importante di te, la tua vita non sarà come la mia”.
Non appena la bimba dorme Jenny si alza e si avvia al locale notturno lasciandola con una baby-sitter. E’ un lavoro duro il suo, il guadagno delle sue nottate volteggiando sul palo si somma a quello di commessa part-time ma non basta mai per le spese infinite che incontra.
Potrebbe guadagnare di più, molto di più, il padrone del night glielo ha detto apertamente, ma lei non vuole scendere a certi compromessi. Il massimo a cui acconsente, per guadagnare qualcosa in più, è esibirsi in spettacoli privati quando richiesta, nelle salette appositamente attrezzate, in topless o completamente nuda.
Sopporta gli sguardi libidinosi dei clienti a volte ubriachi, sopporta le mani sudice che cercano di toccarla evitandole con l’agilità flessuosa che la contraddistingue, mettendo tra se e quelle dita sudate i pochi centimetri necessari con una nonchalance che non offende i clienti anche se in un paio di occasioni è stata costretta a chiamare i buttafuori per colpa di qualcuno troppo insistente.
E’ brava, maledettamente brava. Quando si avvinghia al palo nelle sue evoluzioni incanta tutti, pare saper volare e fa sembrare facile ogni trick, volteggi dai nomi strani: rainbow, allegra, banana split, Bendy Diva, yogini, jade.
Sospesa a due metri dal suolo guarda dall’alto in basso i clienti che sbavano mirando le sue forme esposte, le sue cosce spesso spalancate, ogni suo segreto intimo rivelato. Ha sempre un sorriso triste: è la sua difesa, la sua corazza….. è la sua forza.
Quel sorriso triste e distante intimorisce i clienti abituali che in più occasioni hanno provato a farla ridere veramente, ad rompere quel muro che la separa dal mondo.. Nulla, solo quel sorriso che fa pendant con gli occhi, occhi che paiono non vederti anche da pochi centimetri di distanza.
Alcuni di loro hanno rinunciato a vederla totalmente nuda, preda di uno strano senso di vergogna si accontentano di vederla volteggiare come un angelo durante lo spettacolo comune, intervengono prima dei buttafuori se qualche avventore occasionale, preda dell’alcool, tenta approcci sgraditi. Jenny è loro, solo loro.
Lo sa bene il padrone del night, che ha rinunciato a farle pagare il prezzo che devono pagare altre ragazze meno brave per lavorare per lui. Qualcuna se l’è portata a letto, da qualcuna ha preteso solo un pompino, seduto completamente vestito nel suo ufficio, la ragazza in ginocchio che cercava di soddisfarlo velocemente pregando che non le chiedesse altro, che fosse contento tanto da farla lavorare e guadagnare.
Jenny no, ha capito che attrae clienti che spendono soldi e soldi in rhum e whisky, birra e cocktail, incantati da quella forma flessuosa che si muove a pochi passi da loro nell’atmosfera dark del locale. Ci ha provato in verità, e solo un caso ha impedito che Jenny dovesse decidere tra acconsentire o scappare. Un problema imprevisto che ha interrotto il colloquio richiedendo la presenza del padrone altrove e facendogli rimandare ciò che considera suo diritto. Poi è stato troppo tardi, l’ha vista lavorare ed ha capito, guardando i clienti, che doveva tenerla a tutti i costi e così, la volta dopo, ha accettato il diniego di lei.
Chissà, forse insistendo Jenny avrebbe accettato, aveva bisogno di soldi disperatamente, ma non importa, ci sono tante ragazze pronte ad inginocchiarsi davanti a lui.
E così Jenny “vola” sopra le teste arrossate dal caldo e dall’alcool, e mentre eterea si concede ai loro occhi la sua mente è altrove, insieme a sua figlia, e volteggiando canticchia dentro di sé:
“Dormi amore mio, niente ti farà del male, ci sono io a pensare a te, nulla è più importante di te, la tua vita non sarà come la mia”
Passano gli anni, la bimba cresce e Jenny ha la gioia di passeggiare con lei vestita di un maglione informe che la copre, la nasconde, i lunghi capelli sciolti, senza trucco. Solo lei e la bimba: sull’altalena, sul bus, per le strade. Sono i momenti, pochi, di serenità che ha.
Non ha amici tranne Annemarie, anima affine trovata per caso, che non può fare a meno di sopportare le mani indiscrete dei clienti quando scivola tra i tavoli portando bibite e liquori.
E’ la prima che Jenny saluta quando arriva, l’ultima quando va via passando intangibile tra i commenti degli ubriachi fuori del locale che la riconoscono.
C’è stato un momento in cui la loro amicizia poteva diventare qualcosa di più, un momento in cui si sono abbracciate cercando conforto l’una nell’altra, in cui le loro labbra si sono unite, le loro lingue sfiorate. Un breve momento di tenerezza che ha lasciato subito il posto ad una solida amicizia, un momento in cui il sorriso di Jenny è stato sincero, non triste, vedendone uno uguale nell’amica, entrambe consapevoli che non è quello che volevano.
I loro bisogni li sfogano diversamente: Annemarie cambia ragazzo continuamente, gli orari che fa non le consentono relazioni troppo durature, Jenny……… Jenny fa da sé, quando sa che la bimba non può vederla, sotto la doccia, nel letto al mattino prima di dormire. E’ un pallido surrogato ma se lo fa bastare. Non può, non vuole un uomo al suo fianco che la distragga dal suo amore, da sua figlia.
Il tempo passa, Jenny è conosciuta anche fuori città, le arrivano offerte da altri locali e il padrone del night è costretto ad aumentarle la paga per tenerla. E’ linfa vitale per lei, per la sua bimba dai bisogni sempre crescenti, e ancora ogni sera, prima di uscire, la mette a letto e canta solo per lei:
“Dormi amore mio, niente ti farà del male, ci sono io a pensare a te, nulla è più importante di te, la tua vita non sarà come la mia”
Rockabye.
Jenny è giovane. Jenny è bella. Jenny è brava. Jenny è triste….Jenny ha un segreto, una cosa personale, intima, di cui è a conoscenza solo Annemarie, una cameriera che lavora nello stesso nightclub ove Jenny si esibisce nella pole-dance in abiti succinti.
Jenny è una ragazza-madre: termine brutto per descrivere una mamma che non ha l’appoggio di un uomo per crescere la propria bambina.
Questa bambina ha pochi mesi, frutto di una passione travolgente a cui non ha saputo resistere, una passione che l’ha fatta divampare come fiamma viva e poi spegnere lentamente come brace quando il padre è scomparso, incapace di prendersi le sue responsabilità. Jenny ha voluto tenere la bimba e lei è la sua ragione di vita. Abbandonata da amici e parenti ha cambiato città. Solo lei e la bimba e dall’altra parte l’universo.
Ogni sera, a letto, le canta una ninna-nanna che è sempre la stessa:
“Dormi amore mio, niente ti farà del male, ci sono io a pensare a te, nulla è più importante di te, la tua vita non sarà come la mia”.
Non appena la bimba dorme Jenny si alza e si avvia al locale notturno lasciandola con una baby-sitter. E’ un lavoro duro il suo, il guadagno delle sue nottate volteggiando sul palo si somma a quello di commessa part-time ma non basta mai per le spese infinite che incontra.
Potrebbe guadagnare di più, molto di più, il padrone del night glielo ha detto apertamente, ma lei non vuole scendere a certi compromessi. Il massimo a cui acconsente, per guadagnare qualcosa in più, è esibirsi in spettacoli privati quando richiesta, nelle salette appositamente attrezzate, in topless o completamente nuda.
Sopporta gli sguardi libidinosi dei clienti a volte ubriachi, sopporta le mani sudice che cercano di toccarla evitandole con l’agilità flessuosa che la contraddistingue, mettendo tra se e quelle dita sudate i pochi centimetri necessari con una nonchalance che non offende i clienti anche se in un paio di occasioni è stata costretta a chiamare i buttafuori per colpa di qualcuno troppo insistente.
E’ brava, maledettamente brava. Quando si avvinghia al palo nelle sue evoluzioni incanta tutti, pare saper volare e fa sembrare facile ogni trick, volteggi dai nomi strani: rainbow, allegra, banana split, Bendy Diva, yogini, jade.
Sospesa a due metri dal suolo guarda dall’alto in basso i clienti che sbavano mirando le sue forme esposte, le sue cosce spesso spalancate, ogni suo segreto intimo rivelato. Ha sempre un sorriso triste: è la sua difesa, la sua corazza….. è la sua forza.
Quel sorriso triste e distante intimorisce i clienti abituali che in più occasioni hanno provato a farla ridere veramente, ad rompere quel muro che la separa dal mondo.. Nulla, solo quel sorriso che fa pendant con gli occhi, occhi che paiono non vederti anche da pochi centimetri di distanza.
Alcuni di loro hanno rinunciato a vederla totalmente nuda, preda di uno strano senso di vergogna si accontentano di vederla volteggiare come un angelo durante lo spettacolo comune, intervengono prima dei buttafuori se qualche avventore occasionale, preda dell’alcool, tenta approcci sgraditi. Jenny è loro, solo loro.
Lo sa bene il padrone del night, che ha rinunciato a farle pagare il prezzo che devono pagare altre ragazze meno brave per lavorare per lui. Qualcuna se l’è portata a letto, da qualcuna ha preteso solo un pompino, seduto completamente vestito nel suo ufficio, la ragazza in ginocchio che cercava di soddisfarlo velocemente pregando che non le chiedesse altro, che fosse contento tanto da farla lavorare e guadagnare.
Jenny no, ha capito che attrae clienti che spendono soldi e soldi in rhum e whisky, birra e cocktail, incantati da quella forma flessuosa che si muove a pochi passi da loro nell’atmosfera dark del locale. Ci ha provato in verità, e solo un caso ha impedito che Jenny dovesse decidere tra acconsentire o scappare. Un problema imprevisto che ha interrotto il colloquio richiedendo la presenza del padrone altrove e facendogli rimandare ciò che considera suo diritto. Poi è stato troppo tardi, l’ha vista lavorare ed ha capito, guardando i clienti, che doveva tenerla a tutti i costi e così, la volta dopo, ha accettato il diniego di lei.
Chissà, forse insistendo Jenny avrebbe accettato, aveva bisogno di soldi disperatamente, ma non importa, ci sono tante ragazze pronte ad inginocchiarsi davanti a lui.
E così Jenny “vola” sopra le teste arrossate dal caldo e dall’alcool, e mentre eterea si concede ai loro occhi la sua mente è altrove, insieme a sua figlia, e volteggiando canticchia dentro di sé:
“Dormi amore mio, niente ti farà del male, ci sono io a pensare a te, nulla è più importante di te, la tua vita non sarà come la mia”
Passano gli anni, la bimba cresce e Jenny ha la gioia di passeggiare con lei vestita di un maglione informe che la copre, la nasconde, i lunghi capelli sciolti, senza trucco. Solo lei e la bimba: sull’altalena, sul bus, per le strade. Sono i momenti, pochi, di serenità che ha.
Non ha amici tranne Annemarie, anima affine trovata per caso, che non può fare a meno di sopportare le mani indiscrete dei clienti quando scivola tra i tavoli portando bibite e liquori.
E’ la prima che Jenny saluta quando arriva, l’ultima quando va via passando intangibile tra i commenti degli ubriachi fuori del locale che la riconoscono.
C’è stato un momento in cui la loro amicizia poteva diventare qualcosa di più, un momento in cui si sono abbracciate cercando conforto l’una nell’altra, in cui le loro labbra si sono unite, le loro lingue sfiorate. Un breve momento di tenerezza che ha lasciato subito il posto ad una solida amicizia, un momento in cui il sorriso di Jenny è stato sincero, non triste, vedendone uno uguale nell’amica, entrambe consapevoli che non è quello che volevano.
I loro bisogni li sfogano diversamente: Annemarie cambia ragazzo continuamente, gli orari che fa non le consentono relazioni troppo durature, Jenny……… Jenny fa da sé, quando sa che la bimba non può vederla, sotto la doccia, nel letto al mattino prima di dormire. E’ un pallido surrogato ma se lo fa bastare. Non può, non vuole un uomo al suo fianco che la distragga dal suo amore, da sua figlia.
Il tempo passa, Jenny è conosciuta anche fuori città, le arrivano offerte da altri locali e il padrone del night è costretto ad aumentarle la paga per tenerla. E’ linfa vitale per lei, per la sua bimba dai bisogni sempre crescenti, e ancora ogni sera, prima di uscire, la mette a letto e canta solo per lei:
“Dormi amore mio, niente ti farà del male, ci sono io a pensare a te, nulla è più importante di te, la tua vita non sarà come la mia”
Rockabye.
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