Escort 18 - Epilogo -

di
genere
etero

Dopo alcuni anni di attività, con diverse soddisfazioni ed anche qualche scorno (pochi in verità perché avevo imparato a fregarmene della cattive opinioni altrui), potevo dire di stare bene: economicamente ero più che agiata, avevo diverse amiche ed amici fidati, conoscevo persone importanti, frequentavo ambienti interessanti.
Però…… però avevo un senso di insoddisfazione dentro di me, sentivo che mi mancava qualcosa senza capire cosa.
Non bastavano le vacanze in mete esotiche che mi concedevo con le amiche (tra cui Muriel, Lilli, Ivana), staccando completamente dal “lavoro”, non bastavano i legami affettivi più o meno sentiti che avevo stretto e rotto nel frattempo. C’era qualcosa che non andava in me.

Conobbi Piero ad una festa a cui ero andata insieme a Muriel ed al suo commendatore (un signore simpatico e galante, ero contenta per Muriel). Di fatto Piero era un amico del commendatore, un industriale vedovo con due figli adulti, avanti con gli anni anche se dal fisico atletico e con un’energia interiore che gli faceva dimostrare molti anni di meno.
Senza mezzi termini, ma nemmeno volgarità, mi fece capire di essere interessato alle mie “prestazioni”. Per me era un cliente come un altro e non ebbi problemi a incontrarlo.
Fu una sorpresa: a letto si dimostrò un vero maiale. Maiale in senso buono: un amante attento e scrupoloso ma desideroso di provare tutto: ogni parte del mio corpo ricevette la visita delle sue dita, della sua lingua e del suo uccello. Non ridete, non potete immaginare come possa, in determinate occasioni, essere eccitante sentirsi strusciare un pene rigido dietro la nuca, sulle orecchie, sotto le ascelle, nel sensibile incavo delle ginocchia. Ovviamente la meta finale rimaneva uno dei miei tre orifizi ma nel frattempo…… sapeva tenermi sulla corda come pochi altri prima di lui.
Non so se si aiutasse con la chimica ma aveva una resistenza fuori dal comune e posso dire che, tranne forse i primi incontri, ho goduto di ogni momento passato insieme a lui.
Sì perché tra noi si instaurò un legame tipo quello tra Muriel e il suo commendatore tanto che dovetti diradare i miei “impegni” per stargli dietro. Non che fosse geloso, era che richiedeva sempre più spesso la mia presenza anche solo per occasioni mondane fuori città o all’estero, Per un anno, insieme a lui, girai il mondo. Era bello passeggiare sulla spiaggia mano nella mano, oppure fare escursioni nei boschi, appartarsi come ventenni dietro un cespuglio per un coito frettoloso mentre si sentivano delle voci avvicinarsi.
I ventiquattro anni di differenza non pesavano né e me né a lui. Era per me il perfetto accompagnatore anche se in realtà ero io l’accompagnatrice.
I figli, quasi miei coetanei, non la presero bene. Videro in me un’approfittatrice che mirava ai soldi del “vecchio”, e così doveva sembrare per l’appannaggio mensile che mi metteva a disposizione. Soldi che nemmeno toccavo perché con lui non ne avevo bisogno.

Passammo sempre più tempo insieme nella sua villa ai Caraibi, un posto che amava e che imparai ad amare anche io. Lì mi introdusse agli ambienti vip facendomi conoscere persone che, disse, avrebbero potuto essermi utili. (non lo sapevo ma sarebbe stato così da lì a non molto.)
Il rapporto con lui mi dava un senso di stabilità che non ricordavo aver avuto nemmeno ai tempi del mio matrimonio. Non era la soluzione alla mia inquietudine perché la percepivo ancora ma era sicuramente un ottimo palliativo e avevo imparato a provare affetto per lui.
Dopo circa un anno che “stavamo insieme”, dopo una nottata in cui era stato inesauribile, nel senso che avevo dovuto veramente farmi (e farmi fare) il culo per farlo sentire soddisfatto, mi disse che voleva parlarmi.
Eravamo in una sua casa sulle alpi svizzere, era quasi l’alba e, incuriosita e un po’ preoccupata per la sua aria fattasi improvvisamente seria, indossai una morbida vestaglia di seta che mi aveva regalato e lo seguii nel salone. Versò da bere per entrambi e poi cominciò a parlare:

- Dora (usò il mio vero nome che gli avevo rivelato), stai bene con me? –

Nella mia mente stavo cercando di immaginare cosa io potessi aver fatto. Non gli ero stata fedele, perché avevo continuato la mia attività limitandomi ai clienti più affezionati, ma lui lo sapeva e faceva parte dell’accordo iniziale. Certa della mia limpidezza gli risposi con tono cauto:

- Sì Piero, e lo sai. Ma cosa è successo? Mi incolpi di qualcosa? –

- No Dora, è che vorrei modificare i nostri accordi iniziali. Io voglio……. ho bisogno che il nostro rapporto cambi –

Incerta lo guardai non capendo bene cosa intendesse, e lui proseguì.

- Io voglio, e perdona questo vecchio caprone ostinato, averti sempre con me, non doverti dividere con altri. –

Stupita gli chiesi:

- Scusa Piero, quello di cui parli è…….. matrimonio? –

- No, ho promesso alla mia prima moglie che non mi sarei mai risposato e ho intenzione di mantenere la parola. Quello che intendo è una intensificazione del nostro rapporto. Vivere con me, seguirmi ovunque, ogni giorno e non solo quando ti chiamo. In pratica ti chiedo l’esclusiva –

Non mi aspettavo una cosa del genere; è vero che passavo molto tempo con lui e che quindi non sarebbe poi cambiato molto, però un po’ mi dispiaceva dover abbandonare casa mia, le mie amicizie per seguire lui costantemente o quasi in viaggio. Riflettei anche sul rovescio della medaglia: avrebbe significato non dover più andare in giro per Motel o scattare all’arrivo di una telefonata. A Piero volevo bene, non era amore ma molto molto affetto, non sarebbe stato un problema vivere con lui. Stava aspettando una mia risposta, lui, l’uomo deciso e sicuro di sé che avevo visto prendere decisioni industriali complesse e con riflessi importanti in pochi secondi, trattare duramente persone importanti, ora mi guardava quasi con umiltà, come un cane fedele che anela una carezza dal padrone.

- Sì Piero, sarò la tua “fidanzata” se è questo che vuoi –

Saltò in piedi con un urlo di gioia e venne da me abbracciandomi e baciandomi.

- Vedrai, non te ne pentirai. Ho già parlato con i miei avvocati: il matrimonio ti darebbe più garanzie ma faremo un accordo scritto che ti metterà al riparo da goni problema economico e ………dai miei figli. –

Anche in quel frangente la sua testa analizzava lucidamente ogni aspetto. Poi non ci fu tempo per ragionare: mi prese in braccio e mi portò nuovamente sul letto sfatto. Lì facemmo l’amore per la prima volta. In precedenza avevamo scopato ma questo era fare l’amore e mi accorsi che ero felice per lui e con lui di aver accettato. Le preoccupazioni economiche non mi interessavano, stavo oramai bene di mio, e anche senza nulla chiedere sapevo che Piero mi avrebbe tutelata al meglio.
Di fatto andò oltre ogni aspettativa possibile. Mi intestò delle proprietà, dei fondi in paradisi fiscali, mi garantì un fondo spese elevato.
Divenni così la sua “mantenuta”, come sicuramente avranno detto i suoi figli e altre persone invidiose; la verità è che io usavo poco dei soldi che mi dava, se non per fargli regali come una qualsiasi fidanzata, venendo ricambiata con una vita splendida al suo fianco.

Una delle sue condizioni era…….avere un figlio, e io smisi ogni precauzione sentendomi pronta a divenire madre, ma nonostante tutti i tentativi, e “tentammo” spesso, non riuscivo a rimanere incinta.
Il nostro “idillio” durò un anno ancora.

Era autunno in Italia e noi eravamo ai Caraibi, nella villa. Di ritorno da un ricevimento di un qualche ambasciatore Piero mandò via la servitù e, servendosi da bere, mi guardò con lo sguardo che avevo imparato a capire:
Languidamente mi gli avvicinai e gli slacciai la fascia sopra i calzoni, gli tolsi la cintura, i pantaloni caddero a terra. Mentre lui sorseggiava il suo whisky d’annata glielo presi in bocca dedicandomi al suo piacere, toccandolo nei punti che sapevo più sensibili, avvolgendolo con la lingua carezzevole prima di affondarmelo in gola più che potevo. Lo sentii mugolare sopra di me. Alzai gli occhi, la bocca piena di lui, e emisi un gorgoglio che voleva essere una risatina. Non resistette: mi fece alzare di forza e mi spinse sul divano alzandomi l’abito. Scostato lo slip affondò in me la sua lingua regalandomi brividi di piacere. Oramai sapevamo cosa piaceva a ognuno, i punti sensibili, ciò che più ci faceva godere. Mi sciolsi sulle sue labbra in un orgasmo rapido e insoddisfacente. Volevo sentirlo dentro di me e mi rialzai guardandolo. La sua faccia era cosparsa dei miei umori, i suoi occhi parevano brillare. Senza finire di spogliarsi mi si buttò sopra penetrandomi in un colpo solo. Mi piaceva quando lo faceva e l’abbondante lubrificazione rese il suo affondo solamente una fonte di delizie.
Mi scopò con irruenza sorprendendomi ancora per la sua energia e quando, dopo altri due miei orgasmi, mi venne dentro, lo abbracciai strettamente cullandolo sul mio seno.
Era il momento che aspettavo, quello che avevo pregustato per tutta la serata:

- Piero? Ci siamo riusciti –

- Cosa? A fare………? VUOI DIRE CHE……..? –

- Sì “papi” –

usai il nomignolo che avevo imparato in sud-america per indicare l’amante più anziano:

- Aspetto un figlio da te –

Solo quella mattina ne avevo avuta la conferma dal medico. Sul suo viso passarono infinite emozioni, non sapeva se ridere o piangere di gioia. Fece entrambe le cose stringendomi a sé, carezzandomi la pancia, ripetendo come un mantra:

- Un figlio…….. un figlio…..un figlio………… -

Ridemmo e piangemmo insieme per diversi minuti e poi facemmo ancora l’amore. Girandomi, Piero mi prese in giro:

- Se sei incinta allora non dobbiamo dare fastidio al bimbo –

E me lo spinse lentamente ma con decisione nell’ano.
Mi addormentai tra le sue braccia felice della mia nuova condizione.
Al mattino, al risveglio, lui non c’era. Non mi preoccupai, sapevo che doveva andare in un’isola vicina per un qualche affare. Mi sorpresi vedendolo tornare con il suo avvocato.

- Piero? Non dovevi partire? –

- Sì ma prima ci sono alcune cose da fare. Firma qui, e qui –

Mi porse dei fogli che firmai senza guardare, avevo piena fiducia in lui. L’avvocato prese i fogli firmati e andò via seguito poco dopo da lui.

- Ci vediamo stasera per festeggiare –

Mi disse con un bacio appassionato. Fu l’ultima volta che lo vidi.
Il piccolo aereo che prese si inabissò nell’oceano poco dopo il decollo. Un guasto dissero.
Piansi per due giorni. Un senso di vuoto incolmabile mi pervadeva. Mi resi conto in quel momento che lo amavo, che lo amavo veramente………. E mi sentii in colpa.
Piero aveva rimandato la partenza per farmi firmare delle carte le quali, in caso di sua dipartita, avrebbero messo al sicuro me e suo figlio, nostro figlio, da qualsiasi pretesa degli altri figli o di chicchessia. Se avessi atteso il suo ritorno per dargli la notizia non avrebbe cambiato aereo e sarebbe ancora vivo.
Furono giorni tremendi in cui solo il sostegno di Muriel e Ivana, accorse al mio fianco appena saputa la notizia, mi impedì di fare qualche pazzia.
I figli di Piero erano arrivati con intenzioni bellicose nei miei confronti, volevano cacciarmi dalla villa in malo modo. Restarono scornati. Piero era cliente di un grande studio legale di New York che prontamente mandò due suoi membri ad appoggiare gli avvocati locali.
La villa era mia, Piero me l’aveva regalata proprio con le firme che avevo apposto quel mattino, e così un sostanzioso lascito che mi avrebbe permesso una vita agiata per il resto dei miei giorni. Quel che non andava loro giù era che mio figlio avrebbe avuto una parte dell’eredità ed io, insieme agli avvocati……….. lo rappresentavo. Non che potessero lamentarsi, la maggior parte dell’eredità, industrie comprese, andò loro, ma il loro livore impedì qualsiasi contatto umano tanto che non presenziarono nemmeno alle esequie.

Feci tumulare Piero in un angolo del parco della nostra, ora mia, villa.
Adesso sono la felice mamma di un bimbo di tre anni. L’ho chiamato Piero.
L’inquietudine che avevo e di cui parlo sopra si è risolta con la maternità. Ora mi sento completa. Senza problemi economici, vivo nella villa ai Caraibi ricevendo spesso le visite delle mie amiche e, talvolta, andando io a trovarle. Sono ben inserita nella vita sociale grazie alle conoscenze che Piero mi ha trasmesso. Sì, mi capita di dover qualche volta “dare corda” a qualche pezzo grosso locale, ma riesco a mantenere una vita tranquilla e sicura.

La spiaggia è piena di bei ragazzi muscolosi che vedrebbero con favore le attenzioni di una ricca signora ultratrentenne, ma preferisco centellinarli, ricorrervi quando ne ho proprio bisogno. Il mio impegno primario è crescere il piccolo Piero e non far mancare mai fiori freschi sulla tomba di suo padre.
di
scritto il
2020-03-31
3 . 4 K
visite
0
voti
valutazione
0
il tuo voto

Continua a leggere racconti dello stesso autore

racconto precedente

Escort 17 - Sottomissione -

racconto sucessivo

Il casale
Segnala abuso in questo racconto erotico

Commenti dei lettori al racconto erotico

cookies policy Per una migliore navigazione questo sito fa uso di cookie propri e di terze parti. Proseguendo la navigazione ne accetti l'utilizzo.