Ho scoperto di essere Troia - FINALE 1
di
PorcAlessia
genere
orge
Ciao a tutti, maschietti e femminucce. Trovo solo ora il tempo di finire di raccontarvi com'è andata a finire la mia prima avventura con Monica. ( tranquilli, non rimarrete delusi, ce ne sono state molte altre ).Sapete com'è.....quando due femmine vogliose si trovano in sintonia, non può che non scattare la scintilla dell' erotismo e del sesso.
Quella sera stessa, decisi prima di chiudere il negozio, di prendere qualcosa dal magazzino. Puntai sugli ultimi articoli consegnati, molto piccanti, non so perchè ma sentivo che sarebbe tornato utile per la serata.
Una volta a casa mi feci la doccia, ero eccitata al massimo, mentre le mie mani spargevano la schiuma sul corpo, mi accorsi che i capezzoli erano diventati turgidi e duri come due chiodi. Sentivo il desiderio montare nel mio ventre per poi pervadere tutto il corpo. I polpastrelli passavano sulla pelle, sul seno, sul mio addome, sulle cosce e poi in mezzo alle gambe....
Iniziai a toccarmi, delicatamente...stimolando il clitoride. Anche se ero sotto la doccia bollente, capivo che mi stavo bagnando. Infilai un dito nella vagina, poi due. Su e giù, ritmicamente.
Pensai a ciò che era accaduto nel pomeriggio, poi la mia mente si focalizzò sul cazzo di marmo di Alex e su Monica, intenta a fargli un pompino che lo avrebbe prosciugato di tutto lo sperma.
Venni con un gemito di piacere strozzato. Finii di lavarmi, uscii dalla doccia e mi preparai.
Arrivai a casa di Monica, che si trova un po' fuori città, in una zona residenziale, caratterizzata da molte case indipendenti, con giardini e fitti parchi per celare la privacy dei loro proprietari.
Superato il cancello spalancato, parcheggiai la macchina nello spazio sul retro. Notai che c'erano altre macchine nello spiazzo; tuttavia la casa sembrava deserta.
Mi ricordo che provai una sensazione a metà strada tra la curiosità, l' eccitazione e il timore per quella situazione paradossale.
Alcune lampade romane illuminavano il cammino dallo spiazzo verso l' ingresso secondario.
Bussai. Il portoncino blindato si aprì con uno scatto secco, comandato dall' interno.
L'ambiente interno era in semioscurità. Caldo e misterioso, nonostante fossi già stata in quel luogo.
Chiusi il portoncino alle mie spalle e avanzai nella stanza. Sentivo solo un brusio provenire dalle altre stanze e il rumore dei miei tacchi.
Vidi un tavolino con un foglio, scritto a penna, in bella grafia verde, illuminato da una candela.
" Benvenuti nella mia casa, dove ogni desiderio sempre celato, potrà essere realizzato. Non sentirti quindi giudicato ma lascia questo posto solo dopo esserti saziato".
Mi tolsi il cappotto e lo appoggiai insieme alla borsetta su una poltroncina. Entrai nel locale attiguo, uno dei saloni.
Sulla destra, un lungo tavolo bar, appositamente collocato per la serata ed illuminato da una striscia a led occupava lo spazio solitamente riservato ad uno dei grandi divani del salotto di Monica.
Davanti, intenti a conversare davanti a dei drink, due coppie. Le donne in abiti corti e fascianti, gli uomini in camicia e pantaloni. Notai che portavano tutti una maschera.
Al centro della stanza erano stati raggruppati alcuni divani, sui quali erano accomodati uomini e donne, alcuni in atteggiamenti già abbastanza inequivocabili. Anche loro portavano tutti una maschera.
Mentre mi rendevo conto della situazione mi venne incontro Monica.
Ancheggiava sensuale su dei sandali da schiava dal tacco alto, di quelli i cui lacci si intrecciano lungo le gambe. Portava un body nero trasparente che si infilava tra i suoi glutei a mo' di tanga. La scollatura vertiginosa mostrava il suo seno generoso sul quale ricadevano i lunghi capelli color rame. Le parti del corpo non coperte, ed erano la quasi totalità, brillavano come ricoperte di un cosmetico con i brillantini.
Era femmina, sexy, spudorata, sicura di sè e, pensai,pronta a qualsiasi cosa.
- Ciao. Benvenuta. Sei una bomba - mi disse baciandomi sulle guance
- Fatti vedere bene - aggiunse, facendomi ruotare verso un grande specchio a figura intera che rifletteva la fioca luce interna
In effetti ero molto figa : decoltè di vernice nera con plateau rosso, autoreggenti scure con balza in pizzo e riga dietro, microabito beige intrecciato dietro la schiena che esaltava il mio seno mediterraneo. Sotto, niente intimo, solo un minuscolo tanga trasparente con i bordi e il filo argentati.
- Ma guardati - disse, cingendomi da dietro e guardando lo specchio insieme a me - sei la gemma che stavamo aspettando- e intanto mi infilò la lingua in bocca.
Quell' immagine mi eccitò, ricambiai il bacio con tanto di lingua mentre la sua mano mi accarezzava la coscia.
Mi sussurò all' orecchio " Questa sera portano tutti una maschera. Tranne me e te. Possiamo essere quel che vogliamo: prede o cacciatrici. "
La mano intanto si era spostava sul gluteo, ero già eccitata.
- Fai quel che vuoi, con chi vuoi, dove vuoi. Fai come se fossi a casa tua. E' o non è la tua festa ? -
- Grazie Monica- risposi e ricambiai il bacio appassionato.
Lei ricambiò e si diresse verso l due coppie al bancone.
Decisi di esplorare il salone e il resto della casa, che si sviluppava in un piano superiore e in un seminterrato.
Passai di fianco al gruppo dei divani. Le prime inibizioni erano ormai dimenticate: le mani scorrevano sulle calze che fasciavano le cosce delle donne, queste facevano correre le loro dita sui pacchi degli uomini gonfi. Coppie, singoli, singole. Qualcuna era già intenta a fare un pompino, altre coppie si guardavano intorno, eccitate e intente sul da farsi. Qualcuna si appartava in cerca di maggior intimità; chi in coppia, chi con una donna, chi con un uomo, chi da sola; intenta a giocare in disparte guardando quella moltitudine che bramava sesso.
Passai al salone affianco, quello che dava sul giardino verandato. La situazione là era già più spinta.
Coppie che scopavano sui divanetti di vimini, intente a scambiarsi i partner.
Una bionda dai glutei generosi era messa a pecorina su un puff, circondata da tre maschi intenti a prenderla da dietro, mentre il suo accompagnatore si menava il cazzo fuori dalla patta, compiaciuto da quella visione mentre lei lo fissava dicendo " Guarda come sono troia. Guarda come mi piace farmi scopare dagli altri. Sono la tua puttana".
Un bel manzo era appoggiato con la schiena ad una colonna e un uomo ed una donna lo stavano spompinando, mentre lui si godeva quell' intreccio di lingue.
Decisi di avvicinarmi. La coppia mi fece spazio e presi in mano quel cazzo grosso e turgido. Iniziai a muovere la mano sull' asta fissandolo in viso, su e giù. Era umido di saliva....la cappella gonfia di piacere. Intanto sentivo che le mie gambe, il mio culo e la mia fica bagnata erano oggetto di attenzioni da parte delle dita e delle lingue della coppia.
Ero fradicia. Avei voluto prendere quel cazzo in figa, davanti a quella coppia che giudicai essere di mezza età; ma volevo vedere cosa celava il resto della casa.
Mi allontanai e imboccai quello che sapevo essere un corridoio che portava ad un altro salottino, il cui accesso era celato da una pesante tenda di panno nero.
La scostai. Immediatamente venni investita dal calore e dai rumori soffocati provenienti dall'interno, dove regnava la più profonda oscurità. Era una dark room.
Avanzai eccitata e spaventata sui miei tacchi alti da mignotta. Andai a sbattere contro un corpo, poi due.
Sentivo dal buio le mani che mi toccavano, mi volevano scoprire: sui glutei, le cosce, il seno, la fica, i capelli. Ovunque.
Mi ritrovai in bocca la lingua che giudicai essere di un uomo, mentre sentivo il seno di una donna premere sulle spalle nude, mentre lei era intenta a scoprirmi il seno e massaggiarmi i capezzoli turgidi, mi voltai a limonarla. L' uomo intanto iniziò a toccarmi la fica umida.
- Sei già bagnata puttana !- mi disse
- Siii - fu quello che riuscii a mugulare mentre un membro caldo iniziava a strusciarsi sul nylon delle autoreggenti.
Lo presi in mano e iniziai a segarlo insieme al cazzo dell' uomo che mi stava davanti ma che non vedevo. Nella più totale oscurità mi accovacciai e presi i due cazzi in bocca. Iniziai a succhiarli con foga, mentre la donna mi masturbava con due dita.
Mi vennero rapidamente in bocca ed assaporai lo sperma di quei due sconosciuti mentre, anche io, consumavo il primo orgasmo della serata.
Ormai ero partita e sapevo che non mi sarei più fermata.
Quella sera stessa, decisi prima di chiudere il negozio, di prendere qualcosa dal magazzino. Puntai sugli ultimi articoli consegnati, molto piccanti, non so perchè ma sentivo che sarebbe tornato utile per la serata.
Una volta a casa mi feci la doccia, ero eccitata al massimo, mentre le mie mani spargevano la schiuma sul corpo, mi accorsi che i capezzoli erano diventati turgidi e duri come due chiodi. Sentivo il desiderio montare nel mio ventre per poi pervadere tutto il corpo. I polpastrelli passavano sulla pelle, sul seno, sul mio addome, sulle cosce e poi in mezzo alle gambe....
Iniziai a toccarmi, delicatamente...stimolando il clitoride. Anche se ero sotto la doccia bollente, capivo che mi stavo bagnando. Infilai un dito nella vagina, poi due. Su e giù, ritmicamente.
Pensai a ciò che era accaduto nel pomeriggio, poi la mia mente si focalizzò sul cazzo di marmo di Alex e su Monica, intenta a fargli un pompino che lo avrebbe prosciugato di tutto lo sperma.
Venni con un gemito di piacere strozzato. Finii di lavarmi, uscii dalla doccia e mi preparai.
Arrivai a casa di Monica, che si trova un po' fuori città, in una zona residenziale, caratterizzata da molte case indipendenti, con giardini e fitti parchi per celare la privacy dei loro proprietari.
Superato il cancello spalancato, parcheggiai la macchina nello spazio sul retro. Notai che c'erano altre macchine nello spiazzo; tuttavia la casa sembrava deserta.
Mi ricordo che provai una sensazione a metà strada tra la curiosità, l' eccitazione e il timore per quella situazione paradossale.
Alcune lampade romane illuminavano il cammino dallo spiazzo verso l' ingresso secondario.
Bussai. Il portoncino blindato si aprì con uno scatto secco, comandato dall' interno.
L'ambiente interno era in semioscurità. Caldo e misterioso, nonostante fossi già stata in quel luogo.
Chiusi il portoncino alle mie spalle e avanzai nella stanza. Sentivo solo un brusio provenire dalle altre stanze e il rumore dei miei tacchi.
Vidi un tavolino con un foglio, scritto a penna, in bella grafia verde, illuminato da una candela.
" Benvenuti nella mia casa, dove ogni desiderio sempre celato, potrà essere realizzato. Non sentirti quindi giudicato ma lascia questo posto solo dopo esserti saziato".
Mi tolsi il cappotto e lo appoggiai insieme alla borsetta su una poltroncina. Entrai nel locale attiguo, uno dei saloni.
Sulla destra, un lungo tavolo bar, appositamente collocato per la serata ed illuminato da una striscia a led occupava lo spazio solitamente riservato ad uno dei grandi divani del salotto di Monica.
Davanti, intenti a conversare davanti a dei drink, due coppie. Le donne in abiti corti e fascianti, gli uomini in camicia e pantaloni. Notai che portavano tutti una maschera.
Al centro della stanza erano stati raggruppati alcuni divani, sui quali erano accomodati uomini e donne, alcuni in atteggiamenti già abbastanza inequivocabili. Anche loro portavano tutti una maschera.
Mentre mi rendevo conto della situazione mi venne incontro Monica.
Ancheggiava sensuale su dei sandali da schiava dal tacco alto, di quelli i cui lacci si intrecciano lungo le gambe. Portava un body nero trasparente che si infilava tra i suoi glutei a mo' di tanga. La scollatura vertiginosa mostrava il suo seno generoso sul quale ricadevano i lunghi capelli color rame. Le parti del corpo non coperte, ed erano la quasi totalità, brillavano come ricoperte di un cosmetico con i brillantini.
Era femmina, sexy, spudorata, sicura di sè e, pensai,pronta a qualsiasi cosa.
- Ciao. Benvenuta. Sei una bomba - mi disse baciandomi sulle guance
- Fatti vedere bene - aggiunse, facendomi ruotare verso un grande specchio a figura intera che rifletteva la fioca luce interna
In effetti ero molto figa : decoltè di vernice nera con plateau rosso, autoreggenti scure con balza in pizzo e riga dietro, microabito beige intrecciato dietro la schiena che esaltava il mio seno mediterraneo. Sotto, niente intimo, solo un minuscolo tanga trasparente con i bordi e il filo argentati.
- Ma guardati - disse, cingendomi da dietro e guardando lo specchio insieme a me - sei la gemma che stavamo aspettando- e intanto mi infilò la lingua in bocca.
Quell' immagine mi eccitò, ricambiai il bacio con tanto di lingua mentre la sua mano mi accarezzava la coscia.
Mi sussurò all' orecchio " Questa sera portano tutti una maschera. Tranne me e te. Possiamo essere quel che vogliamo: prede o cacciatrici. "
La mano intanto si era spostava sul gluteo, ero già eccitata.
- Fai quel che vuoi, con chi vuoi, dove vuoi. Fai come se fossi a casa tua. E' o non è la tua festa ? -
- Grazie Monica- risposi e ricambiai il bacio appassionato.
Lei ricambiò e si diresse verso l due coppie al bancone.
Decisi di esplorare il salone e il resto della casa, che si sviluppava in un piano superiore e in un seminterrato.
Passai di fianco al gruppo dei divani. Le prime inibizioni erano ormai dimenticate: le mani scorrevano sulle calze che fasciavano le cosce delle donne, queste facevano correre le loro dita sui pacchi degli uomini gonfi. Coppie, singoli, singole. Qualcuna era già intenta a fare un pompino, altre coppie si guardavano intorno, eccitate e intente sul da farsi. Qualcuna si appartava in cerca di maggior intimità; chi in coppia, chi con una donna, chi con un uomo, chi da sola; intenta a giocare in disparte guardando quella moltitudine che bramava sesso.
Passai al salone affianco, quello che dava sul giardino verandato. La situazione là era già più spinta.
Coppie che scopavano sui divanetti di vimini, intente a scambiarsi i partner.
Una bionda dai glutei generosi era messa a pecorina su un puff, circondata da tre maschi intenti a prenderla da dietro, mentre il suo accompagnatore si menava il cazzo fuori dalla patta, compiaciuto da quella visione mentre lei lo fissava dicendo " Guarda come sono troia. Guarda come mi piace farmi scopare dagli altri. Sono la tua puttana".
Un bel manzo era appoggiato con la schiena ad una colonna e un uomo ed una donna lo stavano spompinando, mentre lui si godeva quell' intreccio di lingue.
Decisi di avvicinarmi. La coppia mi fece spazio e presi in mano quel cazzo grosso e turgido. Iniziai a muovere la mano sull' asta fissandolo in viso, su e giù. Era umido di saliva....la cappella gonfia di piacere. Intanto sentivo che le mie gambe, il mio culo e la mia fica bagnata erano oggetto di attenzioni da parte delle dita e delle lingue della coppia.
Ero fradicia. Avei voluto prendere quel cazzo in figa, davanti a quella coppia che giudicai essere di mezza età; ma volevo vedere cosa celava il resto della casa.
Mi allontanai e imboccai quello che sapevo essere un corridoio che portava ad un altro salottino, il cui accesso era celato da una pesante tenda di panno nero.
La scostai. Immediatamente venni investita dal calore e dai rumori soffocati provenienti dall'interno, dove regnava la più profonda oscurità. Era una dark room.
Avanzai eccitata e spaventata sui miei tacchi alti da mignotta. Andai a sbattere contro un corpo, poi due.
Sentivo dal buio le mani che mi toccavano, mi volevano scoprire: sui glutei, le cosce, il seno, la fica, i capelli. Ovunque.
Mi ritrovai in bocca la lingua che giudicai essere di un uomo, mentre sentivo il seno di una donna premere sulle spalle nude, mentre lei era intenta a scoprirmi il seno e massaggiarmi i capezzoli turgidi, mi voltai a limonarla. L' uomo intanto iniziò a toccarmi la fica umida.
- Sei già bagnata puttana !- mi disse
- Siii - fu quello che riuscii a mugulare mentre un membro caldo iniziava a strusciarsi sul nylon delle autoreggenti.
Lo presi in mano e iniziai a segarlo insieme al cazzo dell' uomo che mi stava davanti ma che non vedevo. Nella più totale oscurità mi accovacciai e presi i due cazzi in bocca. Iniziai a succhiarli con foga, mentre la donna mi masturbava con due dita.
Mi vennero rapidamente in bocca ed assaporai lo sperma di quei due sconosciuti mentre, anche io, consumavo il primo orgasmo della serata.
Ormai ero partita e sapevo che non mi sarei più fermata.
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