Cosa vorresti farmi?

di
genere
etero

Lei si trovava proprio di fronte a me. Ubriaca di sesso arretrato e di un po' troppi spritz aperol.

La serata era cominciata timida. Noi, gruppo di amici in giro il venerdì sera. Soliti locali, solita gente. Il rito degli aperitivi lunghi. Fiumi di alcool che alla fine davano solo alla testa, ma inebriavano i sensi. E i desideri. Mi permettevano però per un piccolo lasso di tempo di vivere fantasie erotiche che speravo una benedetta volta si realizzassero.
Quante volte ero tornato a casa solo, con le mie voglie pornografiche insoddisfatte. Scopate magistrali morte nel bicchiere. Sempre ubriaco di orgasmi fantastici ma non vissuti. E negli occhi, solo lei.

Ma ora sembrava reale. Si faceva sul serio. Lei era proprio lì, di fronte a me, e sentivo che aveva voglia. Fossi stato io o chiunque, non importava. Lei aveva soltanto voglia di sesso, e questo bastava. Mi stava raccontando che non ce la faceva più a non avere un cazzo tra le mani. Da quando aveva litigato pesantemente con il suo ultimo uomo... ormai un mese fa.
E io non aspettavo altro da chissà quanto tempo. L'occasione da cogliere al volo. Carpe diem!

Mi ritrovavo così a fissale spudoratamente le tette, in mostra parzialmente che fuoriuscivano dal suo corpetto con i lacci. La grandezza delle mammelle era facilmente intuibile, e la sua pelle mi mandava in visibilio. Inoltre si era messa un profumo dolciastro che mi faceva girare la testa...
I suoi capelli neri e lisci erano corti e le avvolgevano la testa come una setosa castagna. Aveva l'aria di una manager o comunque una donna d'affari. Quando glielo feci notare ne ridemmo insieme.
Indossava una camicetta a righe, elegante, sbottonata completamente, come ad invitare qualcuno a toglierla.
Cosa che feci immediatamente, appena chiusi la porta del bagno.

Il neon blu impregnava l'aria di elettricità.
I suoi occhi vacui tradivano l'assenza di controllo. Il Dio Alcool era in lei e l'aveva ormai liberata da ogni inibizione. Forse neanche si stava rendendo conto che era con me, ma chi se ne frega! Ora era mia, e sapevo esattamente cosa fare con lei. Dopo tanto tempo a fantasticare e farmi seghe solitarie, avrei potuto sfogarmi e trovare finalmente l'appagamento che meritavo!
Allungai le mani per tastare con somma soddisfazione quelle grosse tette che sembravano trasbordare dal corpetto troppo stretto. Erano sode e c'era tanta carne. Il mio cazzo si stava indurendo.
Slacciai il top e lei si lasciò spogliare, docile. Liberai quelle grosse mammelle che mi ringraziarono donandomi il loro ritratto migliore. I grandi capezzoli scuri svettavano provocanti. Non potei fare a meno di leccarli, istintivamente. Il loro sapore salato mi fece esplodere letteralmente il cervello, aumentando l'erezione che ormai iniziava a farmi male nelle mutande. Morsi un capezzolo dopo l'altro, sempre più forte. Tirai con i denti quello destro, ruvido e reso rigido dall'eccitazione. Lei emise subito un gridolino di disappunto. Ma non si ritrasse. Le piaceva quel lieve dolore. Lo avvertivo dai fremiti che emanava la sua pelle profumata.
Baciai allora dolcemente entrambe le coppe, soffermandomi con la lingua sulle cime turgide.
Non avevo intenzione di fotterla: volevo solo macchiarla con il mio seme.
Calai, quindi, i pantaloni, sfoggiando i miei 24 centimetri. Lei finalmente si accorse di me e mi fissò con un'espressione mista tra l'incredulo e il lussurioso. Poi fissò per alcuni secondi il mio membro, che reclamava la sua bocca. I suoi occhi guardarono i miei, mentre la mia mano copriva la sua nuca per spingerla delicatamente giù. Il suo sguardo allora scese e incontrò il mio ombelico. Il mio cazzo dentro la sua bocca.
Sentivo il calore e l'umido del suo cavo orale. I suoi denti a rigare piano la pelle della mia asta. Avanti e indietro. Avanti e indietro. Interminabili volte; io con gli occhi chiusi e la schiena inarcata, a godermi le sensazioni che mi pervenivano.
Osservavo la sua testa muoversi contro il mio addome, mentre le sue bocce dondolavano pesanti al ritmo del pompino. Mi stavo eccitando esageratamente. Avevo solo voglia di sborrare sopra quelle bellissime tettone gonfie.
Le afferrai allora con entrambe le mani. Lei aveva ancora il mio cazzo in bocca. Schiacciai le mammelle una contro l'altra e piano feci scivolare il mio pene dalle labbra ad esse. Si infilò sinuoso nel taglio, incastrandosi tra le due sfere di morbida carne pallida. Sentivo la consistenza del volume di lei, che serrava la mia asta e le tirava la pelle dalla cappella alla base. Avanti e indietro. Avanti e indietro. Spingevo la testa purpurea contro il suo mento, i miei peli pubici a solleticare le grosse tette costrette tra i palmi delle mie mani.
Alternavo quella pratica mammaria con brevi pompini ristoratori, caldi e piacevoli dopo tanto strusciare tra le tette.

E quando ritornavo sul suo petto lei spalancava subito le fauci, vogliosa e ansiosa di accogliere di nuovo il mio amore dentro di sé. Grata per ricevere la sua dose di sesso dopo tanta astinenza.
Nonostante percorressi il solco con sempre maggiore velocità, non stavo ancora per venire. Bramavo troppo e da troppo tempo di gustare lo strofinio dei suoi seni attorno al mio glande, infinite e infinite volte.
Ondeggiavo addosso al suo petto sempre più forte. Adoravo la vista del mio cazzo che sbucava fuori dal cuore formato dalle bocce strette per darmi il massimo godimento. Per poi rituffarsi in mezzo alla mischia e scomparire, riapparendo immediatamente dopo più fiero ed eccitato che mai.

Poi, il getto. Avrei voluto durare ancora un po', ma proprio non ce la feci. Non potevo più trattenere ciò che stavo sentendo crescere nello stomaco, e che andava sinuosamente ad avvolgermi i testicoli. E dopo salire lungo l'asta, per esplodere fuori dalla cappella.
Mi immobilizzai, contratto. Trattenendo ancora saldamente le mammelle, il mio cazzo pulsante in pochi rigurgiti spandeva generosi fiotti di caldo liquido lungo il suo collo. Mi ritrassi, liberando dalla presa le tette che si adagiarono mollemente rimbalzando poi dritte e fiere. Ad accogliere il resto del frutto del mio orgasmo. Insaziabile, continuavo ad eiaculare, anche se con meno intensità, macchiando di chiazze biancastre entrambe le poppe.
Lei sorrise soddisfatta alla vista di quei piccoli laghi sul suo petto. Aveva ancora gli occhi che brillavano dell'euforia della sbornia e un'espressione vagamente ebete. Ma finalmente più rilassata perché aveva trovato l'appagamento che cercava.
Bellissima e ancora provocante, vestita così com'era con addosso il mio liquido d'amore.

Benedetto Cifrani
b.cifrani@gmail.com
https://gumroad.com/bcifrani
scritto il
2020-05-25
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