Che festa

di
genere
trans

Quel giorno non potrò dimenticarlo. Alla festa dei miei 18 anni c'erano tutti i miei amici. Ma anche persone sconosciute che erano stati invitati dai miei amici. Indossavo una camicetta rosa e jeans molto attillati. Tutti sapevano che ero effeminato e che mi piacevano gli uomini. Ma ancora, salvo qualche innocente carezza, non avevo scoperto le gioie del sesso. E solo in privato, lontano da occhi indiscreti, mi masturbavo indossando collant e perizomini comprati di nascosto.
Quel giorno un uomo sui 40 anni, alto, robusto, un po' stempiato, con una barbetta incolta che lo rendeva interessante e due occhi verdi bellissimi stette tutta la sera a guardarmi. Gli piacevo, questo era sicuro, e me ne ero accorto subito.
Quando a mezzanotte tutti andarono via, lui rimase e mi chiese se volevo fare un giro in macchina con lui. Non me lo aspettavo, rimasi incerto e arrossii un po'. Ciò moltiplicò la voglia che aveva di toccarmi. Insistette, tentai una scusa, ma poi accettai.
"Come ti chiami?"
"Riccardo"
"Però che bel nome"
"Anche tu hai un bel nome, Antonello, anzi Antonella"
Diventai ancora più rosso. Dopo pochi minuti mi ritrovai sulla sua Mercedes. Era un uomo elegante, colto, ricco, pieno di fascino, Riccardo. I suoi modi gentili mi conquistarono subito. Non so mentire e nel mio volto era evidente l'emozione che provavo e, perché no, un sentimento che se non era amore poco ci mancava. Sono fatto così: troppo sensibile, se un uomo mi piace faccio presto a innamorarmene. Girammo tanto per la città con la sua Mercedes. Fu bellissimo. Mi parlava di sé, di una moglie che non lo capiva, di un rapporto ormai giunto al capolinea. Mi disse anche che insegnava all'università, che era un uomo di studi, ma non solo. amava lo sport, giocare a tennis e fare jogging. E che da un po' di tempo gli piacevano i ragazzi, soprattutto quelli effeminati come me. Mi faceva tantissimi complimenti (non li potrò dimenticare): "sei bellissima", "hai degli occhi neri stupendi", "un corpo da favola"; e soprattutto mi disse: "sei femmina dentro, femminissima". Mi spiegò che se non avessi accettato la mia identità femminile, avrei vissuto una pesantissima frustrazione per tutta la vita. Anch'io mi confidai con lui, gli dissi che aveva letto dentro me stesso come nessuno aveva finora mai fatto.
Poi ci fermammo in un posto periferico della città. Mi accarezzò il viso e i capelli, poi le gambe (oh che brividi!), quindi posò le sue labbra sulle mie e mi diede un bacio che non scorderò mai. Non so cosa successe dopo, so solo che mi ritrovai il suo cazzo duro e dritto nella mia bocca. Era il primo pompino che facevo, non potevo immaginare fosse così bello sentire i cazzo crescere e indurire nella mia bocca e il piacere di vedere lui che godeva e io sottomesso al suo piacere.
Tornai a casa che erano le quattro. Naturalmente non riuscii a dormire nemmeno un secondo: pensavo a lui e alle gioe del sesso che avevo appena assaggiate.
Ci incontrammo la sera dopo, e poi tantissime altre sere. Mi veniva a prendere con la sua Mercedes, apriva lo sportello per farmi entrare:che signore. Mi portava in una garconniere, un suo appartamentino delizioso e mi faceva vestire da femmina. Mi ha comprato vestiti carinissimi, elegantissimi, lunghi con lo spacco e scollati, minigonne, leggins, roba col pizzo da fare impazzire.Per non dire delle scarpe: un amore! Decoletté, sandali, stivali, stivaletti con tacchi vertiginosi; e delle calze, sia collant che autoreggenti quasi tutte nere e velate, spesso con fantasie bellissime. Imparai a camminare sui tacchi: un piede avanti l'altro lungo una linea immaginaria ancheggiando con femminile naturalezza; che bello, mi sentivo me stessa. Mi faceva sfilare dinanzi a lui e mi riempiva di complimenti. Volevo conquistarlo sempre di più: complice una mia amica, imparai a truccarmi. Il trucco mi donava, il make up non aveva più segreti per me: diventavo sempre più bella.
Non so quante volta glielo ho preso in bocca. Tantissime volte mi spruzzava in viso: bere la sua sborra mi faceva sentire più sua. Indimenticabile quando aprì il mio buchino. Confesso, avevo paura di farmi male. E un po' male mi fece le prime volte. Lui era bravissimo a prepararmi: spalmava il gel, infilava il dito nel buco, lo perlustrava (sensazioni indescrivibili!), poi lo appoggiava piano e cominciava a penetrarmi; all'inizio faceva piano (il preservativo glielo infilavo io e mi piaceva tanto farlo), quindi mi sbatteva con colpi decisi. Le prime vote gridavo come un'ossessa: "Fermati, Riccardo, per favore fermati!", ma lui era così preso dal piacere che non riusciva a fermarsi. Prendere il cazzo nel buco dl culo capii che era qualcosa di magico. Sentire l'uomo, soprattutto se lo ami, dentro di te, era impagabile. Impagabile era donare a lui il mio corpo!
Siamo stati insieme un anno e, grazie a lui, sono diventata una trans, femminissima. Non ho mai amato un uomo come ho amato lui. Poi, Riccardo ha avuto la cattedra in un'altra città. Non vi dico lo strazio quando me lo ha detto. Ho pianto a dirotto rovinando il trucco.
Da quando l'ho conosciuto sono diventata Antonella, vesto sempre da femmina e cerco sempre cazzi. I miei si sono dovuti rassegnare: il loro figlio è diventato una figlia. E pure troia, perché da quando non lo vedo più non riesco a innamorarmi di nessuno. O, se volete, mi innamoro di tutti gli uomini con cazzi da ingoiare e a cui dare il mio culetto. Ogni giorno sempre più aperto.
scritto il
2020-06-02
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