L’Abisso / 02x01
di
Donovak Villa
genere
dominazione
Ma… che succede.
Non riesco a muovermi, è buio e non riesco a muovermi. Mi sento… legata. Oh mio dio sono legata e bendata! Ma dove mi trovo? Aspetta, sono sul letto, sono sul mio letto, distesa sul fianco destro, ma con mani e piedi legati dietro la schiena manco fossi un capretto e ho un pezzo di stoffa nera sugli occhi. Non vedo niente. Oh Dio, ma che succede. Come. Quando!
R: “AIUTO!, ALE! ALESSANDRO! DOVE SEI! AIUTAMI! MI HANNO LEGATA! TU DOVE SEI! CHE TI HANNO FATTO! RISPONDIMI! DÌ QUALCOSA TI PREGO!”
Ok, adesso meglio che mi calmi, respiri profondi, e cerchiamo quanto meno di sentire.
D’un tratto avverto una presenza in stanza
R: “CHI SEI!, COSA VUOI! NON ABBIAMO MOLTO! TI PREGO LASCIA STARE MIO FIGLIO! VA VIA!”
Niente, nessuna risposta, ma sono sicura che c’è qualcuno ai piedi del mio letto.
Comincio a sentire un leggero rumore di fondo, un suono familiare che ho già sentito, e recentemente anche.
Mi concentro un po’, ma sì, è… Oh mio dio, non posso crederci. Qualcuno si sta masturbando vicino a me!
R: ”VA VIA! COSA VUOI DA ME! CHI SEI!”
Urlo impaurita. Nulla, al suono dello sfregamento della mano sul cazzo percepisco un leggero ansimare a me familiare. Il sospetto diventa certezza quando lo sento avvicinarsi al mio viso e un tanfo orribile mi pervade le narici. Cazzo è lui! è mio figlio!
R: “ALE MA CHE FAI! LIBERAMI SUBITO! SONO TUA MADRE! NON MI PIACE QUESTO GIOCO! NON PUOI, TU NON PUOI!”
Ma alle mie parole non fa seguito nessuna risposta da parte sua, se non l’aumentare incessante della sua masturbazione, mentre lo imploro di smettere mi sbatte il cazzo di forza sotto il naso, d’istinto ritraggo indietro la testa ma mi prende per i capelli e mi riporta subito in posizione. Ansima come se grugnisse e libera un’abbondata sborrata sul mio viso.
R: “MA CHE HAI FATTO, PERCHÉ? CONTENTO ADESSO? ADESSO LIBERAMI, LIBERAMI TI PREGO, MI FA MALE TUTTO!”
Lo imploro tra le lacrime. Ma l’unica cosa che sento è il rumore di un barattolo che si apre, le sue mani nuovamente sui miei capelli, dapprima come una carezza, ma dopo aver provato a liberarmi scuotendo la testa, diventa una presa violenta. Mi tira i capelli con forza mettendomi con la testa rivolta al soffitto. Tremo all’idea di quello che sta per fare, ma alla fine lo fa, tutto il contenuto del contenitore raccolto quella mattina, lo riversa sulla mia faccia. Rigoli di sperma misto a sputo calano dalla fronte fino al collo, passando per le guance e lambendo entrambi i lati della mia bocca.
Sono atterrita, non so più che fare, lo shock mi ha privato di ogni capacità di reazione.
A quel punto, confidando nella sua soddisfazione, gli chiedo di essere liberata. Ma ancora una volta non ricevo nessuna risposta. Sento che si allontana. Sento la porta aprirsi per poi richiudersi. Sento un paio di giri di chiave che serrano la porta. Sento che le forze mi stanno abbandonando. Sento che è meglio se provo a dormire.
Non riesco a muovermi, è buio e non riesco a muovermi. Mi sento… legata. Oh mio dio sono legata e bendata! Ma dove mi trovo? Aspetta, sono sul letto, sono sul mio letto, distesa sul fianco destro, ma con mani e piedi legati dietro la schiena manco fossi un capretto e ho un pezzo di stoffa nera sugli occhi. Non vedo niente. Oh Dio, ma che succede. Come. Quando!
R: “AIUTO!, ALE! ALESSANDRO! DOVE SEI! AIUTAMI! MI HANNO LEGATA! TU DOVE SEI! CHE TI HANNO FATTO! RISPONDIMI! DÌ QUALCOSA TI PREGO!”
Ok, adesso meglio che mi calmi, respiri profondi, e cerchiamo quanto meno di sentire.
D’un tratto avverto una presenza in stanza
R: “CHI SEI!, COSA VUOI! NON ABBIAMO MOLTO! TI PREGO LASCIA STARE MIO FIGLIO! VA VIA!”
Niente, nessuna risposta, ma sono sicura che c’è qualcuno ai piedi del mio letto.
Comincio a sentire un leggero rumore di fondo, un suono familiare che ho già sentito, e recentemente anche.
Mi concentro un po’, ma sì, è… Oh mio dio, non posso crederci. Qualcuno si sta masturbando vicino a me!
R: ”VA VIA! COSA VUOI DA ME! CHI SEI!”
Urlo impaurita. Nulla, al suono dello sfregamento della mano sul cazzo percepisco un leggero ansimare a me familiare. Il sospetto diventa certezza quando lo sento avvicinarsi al mio viso e un tanfo orribile mi pervade le narici. Cazzo è lui! è mio figlio!
R: “ALE MA CHE FAI! LIBERAMI SUBITO! SONO TUA MADRE! NON MI PIACE QUESTO GIOCO! NON PUOI, TU NON PUOI!”
Ma alle mie parole non fa seguito nessuna risposta da parte sua, se non l’aumentare incessante della sua masturbazione, mentre lo imploro di smettere mi sbatte il cazzo di forza sotto il naso, d’istinto ritraggo indietro la testa ma mi prende per i capelli e mi riporta subito in posizione. Ansima come se grugnisse e libera un’abbondata sborrata sul mio viso.
R: “MA CHE HAI FATTO, PERCHÉ? CONTENTO ADESSO? ADESSO LIBERAMI, LIBERAMI TI PREGO, MI FA MALE TUTTO!”
Lo imploro tra le lacrime. Ma l’unica cosa che sento è il rumore di un barattolo che si apre, le sue mani nuovamente sui miei capelli, dapprima come una carezza, ma dopo aver provato a liberarmi scuotendo la testa, diventa una presa violenta. Mi tira i capelli con forza mettendomi con la testa rivolta al soffitto. Tremo all’idea di quello che sta per fare, ma alla fine lo fa, tutto il contenuto del contenitore raccolto quella mattina, lo riversa sulla mia faccia. Rigoli di sperma misto a sputo calano dalla fronte fino al collo, passando per le guance e lambendo entrambi i lati della mia bocca.
Sono atterrita, non so più che fare, lo shock mi ha privato di ogni capacità di reazione.
A quel punto, confidando nella sua soddisfazione, gli chiedo di essere liberata. Ma ancora una volta non ricevo nessuna risposta. Sento che si allontana. Sento la porta aprirsi per poi richiudersi. Sento un paio di giri di chiave che serrano la porta. Sento che le forze mi stanno abbandonando. Sento che è meglio se provo a dormire.
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