La vita ad Abidjan, in Costa d'Avorio
di
Simona_O
genere
tradimenti
La carriera di manager di multinazionali nel settore del legname di mio marito mi ha portata a viaggiare con lui in tanti paesi in giro per il mondo. Attualmente siamo in Costa d'Avorio. Popolazione Mandingo e Tronchi di Mogano di qualita' eccelsa. Cercati da tanti importatori di legname ma gestiti in realta' da una grossa multinazionale: quella che mio marito rappresenta sul territorio africano.
Abbiamo una nostra villa nella parte piu' lussuosa della capitale, Abidjan. Al contrario di quanto si possa pensare la capitale della Costa d'Avorio offre ville e case splendide per chi ha il danaro e il potere da potersele permettere. Noi eravamo fra questi. Per le concessioni in foresta dove aprire punti di appoggio per il taglio dei tronchi di Mogano e una prima lavorazione in tavolame mio marito doveva avere relazioni a tutti i livelli governativi. Le concessioni si ottenevano con ogni mezzo possibile. Senza alcuno scrupolo. Soldi, corruzione, minacce, favori.
Bisognava stare attenti ma se capivi come giravano le cose potevi vivere come una regina.
Avevo circa 45 anni quando sono arrivata ad Abidjan. Provate ad immaginare. Bianca, bionda e con i modi di una donna occidentale educata nelle migliori scuole. Mio marito, all'epoca cinquantenne, era duro nei modi e nelle fattezze: l'unico modo per resistere in quei luoghi ed avere successo.
Avevamo diverse persone di servizio fra cameriere, autisti, giardinieri e guardie private armate.
Uno dei nostri autisti diventera' soggetto di questa storia. Apparteneva ad un'etnia che rappresenta circa il 30% della popolazione della Costa d'Avorio: i Mandingo.
Si faceva chiamare Jean ed era stato nell'esercito irregolare della vicina Liberia a combattere per anni nella foresta per proteggere fazioni politiche da sempre in guerra fra di loro.
Alto 1 metro e 96 per 110 chili di massa poderosa. Non pensate ad un ammasso di muscoli. Non era cosi' ma era enorme nella sua possenza di ex combattente. Mi faceva da autista e guardia del corpo. Scelto da mio marito per seguirmi come un'ombra quando lui doveva visitare le segherie sparse per la foresta e doveva assentarsi per intere settimane.
Quando ero sdraiata a bordo piscina lui mi osservava da lontano. Quando giravo per casa di notte per prendere sonno lui osservava dall'esterno intuendo ogni mio movimento tramite il suo orecchio allenato.
Le ombre, pero', implicano vicinanza al soggetto che le provoca. Col tempo anche io cominciai ad osservarlo. Le sue cosce erano a malapena contenute dai pantaloni di ordinanza. Sembrava dovessero strapparsi da un momento con l'altro. Il suo petto rimaneva a stento nella camicia bianca della sua divisa.
Un giorno, con la scusa del caldo atroce e del fatto che volessi una protezione piu' attenta, gli chiesi di stazionare in piscina e per non farlo sudare inutilmente gli chiesi di mettersi un costume. Lui mi guardo' attonito e mi rispose che non poteva togliersi la divisa. Gli risposi con aria decisa che il mio era un ordine: in assenza di mio marito ogni potere decisionale sulla vita all'interno della villa era nelle mie mani.
Ando' nel suo alloggio e ritorno' dopo qualche minuto con dei boxer neri e null'altro. Era spaventosamente imponente e mi fissava con aria interrogativa.
"Adesso renditi utile e spalma la crema solare sulla mia pelle prima che mi scotti vista la mia carnagione chiara". Mi sdraiai a pancia in giu' sul lettino e gli porsi il flacone con la crema solare. Inizio' in maniera molto delicata con le sue mani enormi e io ad occhi chiusi mi godevo il momento. Dopo un po' gli dissi di non avere timore e di metterci piu' energia e nel dirlo mi slacciai la parte sopra del costume. Lui allora comincio' a spalmare la crema con maggior vigore ed era come se mi potesse prendere la schiena intera con i suoi palmi infiniti. Mi stavo eccitando e con una mano tirai lo slip del costume cosi' che entrasse nell'incavo delle mie natiche. "Su non fermarti. Non vorrai che mi scotti proprio li". Inizio' ad impastare letteralmente i miei glutei e iniziai a non capire piu' niente e sentivo i miei umori bagnare lo slip. Lui si faceva sempre piu' audace nel toccarmi l'interno delle cosce e io non resistevo piu'. "Beh, senti... a questo punto tanto vale che me la spalmi per bene senza troppi ostacoli!" Mi girai per togliermi gli slip del costume ormai con un'evidente macchia dei miei umori vaginali e rimasi esposta in piedi davanti a lui che era seduto sul lettino, con la mia fica bianca e rasata. Lui la fissava estasiato. Gli guardai i boxer e il rigonfiamento che aveva era impressionante. "Su dai, non stare li impalato. Fai la parte davanti adesso". E mi sdraiai mettendo in mostra i miei seni e la mia vulva. Ero esposta e indifesa. Avrebbe potuto possedermi senza che potessi fare nulla. Ma si limito' a spalmare la crema e a massaggiarmi. Pero' ora mi toccava con insistenza e non si faceva piu' remore ad indugiare con le sue manone sui miei capezzoli e sulle labbra esterne della mia fessura che nel frattempo era fradicia. Lui se ne accorse ed eccitato al parossismo si tocco' in mezzo alle gambe. Io lo notai e mi rivolsi a lui con queste parole "cosa fai? Ti tocchi? Ti da fastidio? Dai su non fare il bambino. Togliti i pantaloncini cosi' sei piu' comodo". Lui questa volta non fece alcuna resistenza e se li tolse davanti a me. Mio dio! Una proboscide di quasi 28 centimetri e larga come un avambraccio svetto' dalle sue cosce muscolose come due tronchi di Mogano. "Dai su, sbrigati. Finisci il lavoro. Non hai piu' scuse adesso". Lui riprese il massaggio su di me ma ogni tanto si strusciava con il suo cazzo per farmelo sentire addosso. Ero un lago. Mi girai di nuovo a pancia in giu' sul lettino e gli dissi di mettersi sopra di me. Lui lo fece con una delicatezza infinita per non schiacciarmi ma fece scivolare il suo cazzo fra le mie natiche. E inizio' a muoversi lentamente. Io cominciai ad ansimare. Lui allora mi allargo' le gambe e piano piano introdusse la cappella scura come l'ebano nella mia fica completamente allagata. Scivolo' completamente dentro di me e si fermo' "Signora, deve avere preso tanti cazzi per accogliere il mio con questa facilita'". Ed era vero. Piu' di quanti potesse immaginare. E glielo dissi con voce roca. Lui allora inizio' a muoversi dentro e fuori di me. Gli dissi di fare tutto cio' che voleva. E lui mi scopo' con forza in ogni posizione possibile. Si fermo' e senza dire nulla appoggio' la cappella sulla mia rosellina anale. "Signora, qui dietro come e' messa? E' stata troia a sufficienza per prendere il mio cazzo di 28 centimetri nel suo culo bianco e ricco?" Sorrisi e con sfrontatezza gli risposi che il mio culo era ormai come una seconda fica. Lui si insalivo' le dita della mano destra e inizio' molto lentamente ad entrare dentro di me. Mi sentivo completamente aperta e riempita allo stesso tempo. Scopava il mio culo con una capacita' incredibile. E io cominciai a godere analmente come raramente mi capitava. Ad un certo punto si fermo' e mi chiese dove volessi che venisse. Non avevo dubbi. "Rimettimelo nella fica e sborrami dentro mentre mi guardi negli occhi. Cosi' fece. Riverso' dentro di me una quantita' infinita di sperma che quelle sue palle meravigliose e tonde producevano in quantita'. "Grazie Signora" mi disse. Grazie a te mio Mandingo. Non sara' l'ultima volta.
Abbiamo una nostra villa nella parte piu' lussuosa della capitale, Abidjan. Al contrario di quanto si possa pensare la capitale della Costa d'Avorio offre ville e case splendide per chi ha il danaro e il potere da potersele permettere. Noi eravamo fra questi. Per le concessioni in foresta dove aprire punti di appoggio per il taglio dei tronchi di Mogano e una prima lavorazione in tavolame mio marito doveva avere relazioni a tutti i livelli governativi. Le concessioni si ottenevano con ogni mezzo possibile. Senza alcuno scrupolo. Soldi, corruzione, minacce, favori.
Bisognava stare attenti ma se capivi come giravano le cose potevi vivere come una regina.
Avevo circa 45 anni quando sono arrivata ad Abidjan. Provate ad immaginare. Bianca, bionda e con i modi di una donna occidentale educata nelle migliori scuole. Mio marito, all'epoca cinquantenne, era duro nei modi e nelle fattezze: l'unico modo per resistere in quei luoghi ed avere successo.
Avevamo diverse persone di servizio fra cameriere, autisti, giardinieri e guardie private armate.
Uno dei nostri autisti diventera' soggetto di questa storia. Apparteneva ad un'etnia che rappresenta circa il 30% della popolazione della Costa d'Avorio: i Mandingo.
Si faceva chiamare Jean ed era stato nell'esercito irregolare della vicina Liberia a combattere per anni nella foresta per proteggere fazioni politiche da sempre in guerra fra di loro.
Alto 1 metro e 96 per 110 chili di massa poderosa. Non pensate ad un ammasso di muscoli. Non era cosi' ma era enorme nella sua possenza di ex combattente. Mi faceva da autista e guardia del corpo. Scelto da mio marito per seguirmi come un'ombra quando lui doveva visitare le segherie sparse per la foresta e doveva assentarsi per intere settimane.
Quando ero sdraiata a bordo piscina lui mi osservava da lontano. Quando giravo per casa di notte per prendere sonno lui osservava dall'esterno intuendo ogni mio movimento tramite il suo orecchio allenato.
Le ombre, pero', implicano vicinanza al soggetto che le provoca. Col tempo anche io cominciai ad osservarlo. Le sue cosce erano a malapena contenute dai pantaloni di ordinanza. Sembrava dovessero strapparsi da un momento con l'altro. Il suo petto rimaneva a stento nella camicia bianca della sua divisa.
Un giorno, con la scusa del caldo atroce e del fatto che volessi una protezione piu' attenta, gli chiesi di stazionare in piscina e per non farlo sudare inutilmente gli chiesi di mettersi un costume. Lui mi guardo' attonito e mi rispose che non poteva togliersi la divisa. Gli risposi con aria decisa che il mio era un ordine: in assenza di mio marito ogni potere decisionale sulla vita all'interno della villa era nelle mie mani.
Ando' nel suo alloggio e ritorno' dopo qualche minuto con dei boxer neri e null'altro. Era spaventosamente imponente e mi fissava con aria interrogativa.
"Adesso renditi utile e spalma la crema solare sulla mia pelle prima che mi scotti vista la mia carnagione chiara". Mi sdraiai a pancia in giu' sul lettino e gli porsi il flacone con la crema solare. Inizio' in maniera molto delicata con le sue mani enormi e io ad occhi chiusi mi godevo il momento. Dopo un po' gli dissi di non avere timore e di metterci piu' energia e nel dirlo mi slacciai la parte sopra del costume. Lui allora comincio' a spalmare la crema con maggior vigore ed era come se mi potesse prendere la schiena intera con i suoi palmi infiniti. Mi stavo eccitando e con una mano tirai lo slip del costume cosi' che entrasse nell'incavo delle mie natiche. "Su non fermarti. Non vorrai che mi scotti proprio li". Inizio' ad impastare letteralmente i miei glutei e iniziai a non capire piu' niente e sentivo i miei umori bagnare lo slip. Lui si faceva sempre piu' audace nel toccarmi l'interno delle cosce e io non resistevo piu'. "Beh, senti... a questo punto tanto vale che me la spalmi per bene senza troppi ostacoli!" Mi girai per togliermi gli slip del costume ormai con un'evidente macchia dei miei umori vaginali e rimasi esposta in piedi davanti a lui che era seduto sul lettino, con la mia fica bianca e rasata. Lui la fissava estasiato. Gli guardai i boxer e il rigonfiamento che aveva era impressionante. "Su dai, non stare li impalato. Fai la parte davanti adesso". E mi sdraiai mettendo in mostra i miei seni e la mia vulva. Ero esposta e indifesa. Avrebbe potuto possedermi senza che potessi fare nulla. Ma si limito' a spalmare la crema e a massaggiarmi. Pero' ora mi toccava con insistenza e non si faceva piu' remore ad indugiare con le sue manone sui miei capezzoli e sulle labbra esterne della mia fessura che nel frattempo era fradicia. Lui se ne accorse ed eccitato al parossismo si tocco' in mezzo alle gambe. Io lo notai e mi rivolsi a lui con queste parole "cosa fai? Ti tocchi? Ti da fastidio? Dai su non fare il bambino. Togliti i pantaloncini cosi' sei piu' comodo". Lui questa volta non fece alcuna resistenza e se li tolse davanti a me. Mio dio! Una proboscide di quasi 28 centimetri e larga come un avambraccio svetto' dalle sue cosce muscolose come due tronchi di Mogano. "Dai su, sbrigati. Finisci il lavoro. Non hai piu' scuse adesso". Lui riprese il massaggio su di me ma ogni tanto si strusciava con il suo cazzo per farmelo sentire addosso. Ero un lago. Mi girai di nuovo a pancia in giu' sul lettino e gli dissi di mettersi sopra di me. Lui lo fece con una delicatezza infinita per non schiacciarmi ma fece scivolare il suo cazzo fra le mie natiche. E inizio' a muoversi lentamente. Io cominciai ad ansimare. Lui allora mi allargo' le gambe e piano piano introdusse la cappella scura come l'ebano nella mia fica completamente allagata. Scivolo' completamente dentro di me e si fermo' "Signora, deve avere preso tanti cazzi per accogliere il mio con questa facilita'". Ed era vero. Piu' di quanti potesse immaginare. E glielo dissi con voce roca. Lui allora inizio' a muoversi dentro e fuori di me. Gli dissi di fare tutto cio' che voleva. E lui mi scopo' con forza in ogni posizione possibile. Si fermo' e senza dire nulla appoggio' la cappella sulla mia rosellina anale. "Signora, qui dietro come e' messa? E' stata troia a sufficienza per prendere il mio cazzo di 28 centimetri nel suo culo bianco e ricco?" Sorrisi e con sfrontatezza gli risposi che il mio culo era ormai come una seconda fica. Lui si insalivo' le dita della mano destra e inizio' molto lentamente ad entrare dentro di me. Mi sentivo completamente aperta e riempita allo stesso tempo. Scopava il mio culo con una capacita' incredibile. E io cominciai a godere analmente come raramente mi capitava. Ad un certo punto si fermo' e mi chiese dove volessi che venisse. Non avevo dubbi. "Rimettimelo nella fica e sborrami dentro mentre mi guardi negli occhi. Cosi' fece. Riverso' dentro di me una quantita' infinita di sperma che quelle sue palle meravigliose e tonde producevano in quantita'. "Grazie Signora" mi disse. Grazie a te mio Mandingo. Non sara' l'ultima volta.
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