Come sono diventata cio' che sono oggi per colpa della mia famiglia (2)
di
Simona_O
genere
incesti
(Leggete la prima parte per comprendere meglio il racconto).
Ormai mio zio si sentiva il re e padrone della famiglia allargata che si era formata nella sua villetta al mare. Se prima si limitava a frasi spinte e battute su di me e mia madre ora non si faceva piu' problemi anche a elargire qualche manata sulle chiappe, qualche carezza di troppo sulle gambe o qualche palpata al seno di mia madre davanti agli altri. Sua moglie all'inizio incazzata come non mai per la posizione imbarazzante in cui la metteva si limitava a dirgli di finirla di "scherzare" con noi ma un giorno lui la zitti' dicendole che era casa sua e poteva fare quello che voleva coi suoi ospiti: in caso di problemi se ne potevano andare. Lei inclusa. Un'ospite. Era raggelata. Il suo sguardo altero e di superiorita' dei giorni precedenti si era trasformato in rassegnazione e sottomissione. Come a dire che doveva accettare il ruolo di moglie davanti alla gente del paese ma doveva accettare che a casa sua il marito facesse i suoi comodi come un padrone di altri tempi. In fondo godevo nel vederla cosi' nonostante la mia situazione non certo facile. Mio cugino era completamente succube del padre e non fiatava. Quando gli ha detto, davanti a me, che era d'accordo se ci divertivamo insieme durante quella vacanza e che anzi VOLEVA che lui si divertisse con me annui' senza nulla obiettare.
Mio padre... mio padre... Vedeva tutto e faceva finta di non capire. Eppure le mani addosso le vedeva. Le battute pesanti le sentiva. Ma rideva e aggiungeva che suo fratello era sempre stato cosi' e che gli piaceva scherzare e far vedere che era lui a comandare. Poi aggiungeva che gli voleva bene e che lo aveva sempre aiutato per non parlare della nuova villetta che mio zio si era premurato di far sapere a tutti avrebbe dato a lui per la stessa cifra della vendita della nostra casetta attuale. Praticamente un regalo. E mio padre non finiva di ringraziarlo. E mio zio gli dava una pacca sulla spalla e poi chiedeva a mia madre di sedersi sulle sue ginocchia cosi' da sentire il suo culo e toccargli le gambe nude e i seni. Il messaggio di mio padre praticamente era del tipo: io prendo la villetta e mi volto dall'altra parte con mia moglie e mia figlia. Infatti regolarmente mio zio diceva a suo figlio di fare lo stesso con me. Mi dovevo sedere sulle sue ginocchia e mio cugino per compiacere il padre mi toccava anche lui anche se ne era imbarazzato. E mio zio rideva. E mio padre pure. E mia madre stava zitta ma non faceva nulla. Anche a lei, era chiaro, quella villetta interessava piu' di qualsiasi altra cosa. Che schifo. Altro che valori e famiglia come mi avevano ripetuto per anni.
Ormai quando mio zio voleva scopare con mia madre usava scuse talmente banali che quasi non servivano a nulla se non a salvare l'apparenza. Gia': l'apparenza. L'importante era quello.
Se la scopava anche in casa se noi eravamo in spiaggia e poi tornava al mare da noi facendo il gesto di sistemarsi l'uccello nei pantaloni del costume tutto soddisfatto e sistemando i capelli sfatti di mia madre dandole poi una pacca sul sedere invitandola a bagnarsi in mare per rinfrescarsi un po' "perché ne aveva bisogno".
Si sedeva vicino a me e mi raccontava quello che le aveva fatto senza dimenticare un singolo particolare. Di quanto fosse veramente troia. Di quanto le piace prendere il suo cazzo. Di come le venga sempre dentro perche' la vuole ingravidare. Etc. Etc. E mentre parla con fare casuale mi accarezza le gambe giusto per marcare anche il mio territorio per poi chiedere ad alta voce a suo figlio se lo facevo divertire e lui subito pronto a rispondergli "come piace a te, papa'".
Che bastardo.
Quando mia madre esce dall'acqua e si siede accanto a mio padre io mi avvicino a loro e chiedo come sia possibile che possano accettare tutto quello. Loro rimangono in silenzio un attimo e poi mio padre mi risponde calmo ma deciso che in fondo va bene cosi'. Che non e' niente di che. Che lui e' fatto cosi' e che potrebbe fare le stesse cose che fa senza concedere nulla visto chi e'. Invece ci da una villetta nuova e molto bella e ci aiutera' ancora. Mi rivela che e' da sempre attratto da mia madre e che a lui importa che lei sia innamorata di lui. Il resto non conta.
Pazzesco. Il resto non conta. Hanno fatto tutto pensando solo a loro due. Io sono considerata praticamente un oggetto di loro proprieta' da "spendere" nel migliore dei modi.
Sono schifata e liberata allo stesso tempo. Prima mi facevo mille problemi per mia madre perché' credevo che subisse tutto quello per suo marito ma ora capisco che e' complice e partecipe di quel "baratto" perverso. Che troia.
Mio zio osserva e capisce che c'e' stato un chiarimento. Infatti si avvicina anche lui e ad alta vice mi dice "adesso e' tutto chiarito? Sei piu' tranquilla? Vedi che non c'e' nulla di male? Se va bene a mio fratello, a cui voglio un bene dell'anima, deve andare bene anche a te. Tutto chiarito allora".
E si allontana toccandosi oscenamente l'uccello che gli si era indurito al pensiero di avere addirittura chiarito la sua posizione dominante con ogni persona presente. Come dopotutto era abituato a fare nella sua vita. Se non accettavi la sua proposta "amichevole" si prendeva cio' che voleva prendendoti anche a calci.
Ormai non si nascondeva piu' di tanto. La moglie era relegata a cucinare e rassettare la casa. Le mani sul culo di mia madre erano una costante. Il suo oggetto del desiderio. Faceva battute sull'imponenza del suo culo e mio padre rideva e annuiva. Glielo palpava a mano piena. Infilava la mano a taglio nel solco delle sue chiappone e faceva battute sul fatto che scompariva completamente e tutti a ridacchiare per compiacerlo. Le infilava le mani nella scollatura con la scusa di sistemarle le poppe giunoniche "che senno' escono dal reggiseno e sta male!" . E le risatine dovevano seguire.
Se la scopava in casa in qualsiasi momento anche se noi eravamo sul portico a parlare o a leggere. E devo dire che a lei la cosa non dispiaceva affatto. Ora che tutto era stato chiarito e non doveva piu' mostrare l'aria affranta di chi subiva.
Solo quando mio zio voleva fare le sue porcate perverse con noi insieme aveva il buongusto di allontanarsi in macchina. Almeno l'apparenza era salva.
Si andava nella villetta nuova con la scusa di chiederci cosa volevamo cambiare e in realta' ci scopava. Insieme. Gli piaceva chiedere di metterci attaccate una all'altra e scoparci a turno a pecorina. Oppure una di noi si girava e lui scopava la bocca di una una e poi lo infilava nella fica dell'altra e cosi' via. Oppure ci chiedeva di infilare le dita nella fica o nel culo dell'altra con la scusa di prepararci alla sua penetrazione. Vedendoci sempre sottomesse e ubbidienti alle sue richieste lo rendeva padrone della situazione e lo eccitava ancora di piu' da un lato e lo tranquillizzava dall'altro cosi' non cercava violenza per soddisfarsi. Anche quando ci prendeva da dietro non cercava di darci dolore ma entrava con lentezza e cercava di darci piacere. E non c'erano dubbi che mia madre lo provasse. Adesso non erano piu' solo i suoi umori a dimostrarlo ma non si faceva piu' problemi a mugolare durante l'atto. E lui si beava sempre piu' del suo dominio su tutti noi. Regolarmente ci veniva in bocca e in faccia (mai visto nessuno venire con quella quantita'...) e ci chiedeva sempre di pulirgli INSIEME il cazzo perche' godeva della vista delle nostre lingue che non potevano non toccarsi in quell'esercizio di nettatura del glande. A volte se ci vedeva particolarmente partecipi in quella pratica o se vedeva mia madre succhiare una goccia di liquido non solo dalla cappella ma dalla mia lingua gli tornava duro e ce lo infilava a turno in bocca tenendoci le teste con forza attaccate una all'altra e incitandoci a comportarci dalle troie che eravamo. Ci girava la testa per sperare di vedere le nostre lingue intrecciarsi e se anche cercavamo di evitare anche solo senza volerlo si toccavano e lui allora si masturbava con veemenza per sborrare di nuovo. Fatemi usare il termine "sborrare" perche' la volgarita' di quello che stavamo facendo non sarebbe consona a termini piu' edulcorati.
Quando era piu' porco del solito chiedeva a mia madre di non farsi la doccia (a me lo chiedeva sempre per quella STRANA forma di rispetto verso mio padre) per riportarla a casa in condizioni inequivocabili. Il messaggio era chiaro: e' la mia troia e faccio con lei quello che voglio. Il ruolo di moglie era riservato a mio padre e per lui quello era rispetto. Perversa follia. Ma era cosi'.
Credo che abbiate capito che la cosa non fini' quei giorni di vacanza. Continuo' anche dopo. Prima era la villetta nuova a giustificare il tutto. Poi fu una macchina nuova. Poi gioielli. Poi... mia madre non fu piu' l'oggetto del desiderio di mio zio. Gli anni passavano e altre mogli piu' giovani e appetibili venivano usate per soddisfare le sue bramosie di dominazione sugli altri.
Ma i miei avevano ottenuto cio' che volevano. Casa, macchina, qualche gioiello.
Visto che le attenzioni su di me continuavano ebbero almeno la decenza di mandarmi da mia zia materna a Torino appena mi diplomai a 19 anni in ragioneria.
Lo apprezzai in fondo. Potevano continuare a sfruttarmi con lo zio. Non sono cosi' schifosi in fondo, pensai.
Poi dovetti ricredermi. Ma allora non potevo sapere.
Perche'?
Lo scrivero' nel prossimo racconto.
Ormai mio zio si sentiva il re e padrone della famiglia allargata che si era formata nella sua villetta al mare. Se prima si limitava a frasi spinte e battute su di me e mia madre ora non si faceva piu' problemi anche a elargire qualche manata sulle chiappe, qualche carezza di troppo sulle gambe o qualche palpata al seno di mia madre davanti agli altri. Sua moglie all'inizio incazzata come non mai per la posizione imbarazzante in cui la metteva si limitava a dirgli di finirla di "scherzare" con noi ma un giorno lui la zitti' dicendole che era casa sua e poteva fare quello che voleva coi suoi ospiti: in caso di problemi se ne potevano andare. Lei inclusa. Un'ospite. Era raggelata. Il suo sguardo altero e di superiorita' dei giorni precedenti si era trasformato in rassegnazione e sottomissione. Come a dire che doveva accettare il ruolo di moglie davanti alla gente del paese ma doveva accettare che a casa sua il marito facesse i suoi comodi come un padrone di altri tempi. In fondo godevo nel vederla cosi' nonostante la mia situazione non certo facile. Mio cugino era completamente succube del padre e non fiatava. Quando gli ha detto, davanti a me, che era d'accordo se ci divertivamo insieme durante quella vacanza e che anzi VOLEVA che lui si divertisse con me annui' senza nulla obiettare.
Mio padre... mio padre... Vedeva tutto e faceva finta di non capire. Eppure le mani addosso le vedeva. Le battute pesanti le sentiva. Ma rideva e aggiungeva che suo fratello era sempre stato cosi' e che gli piaceva scherzare e far vedere che era lui a comandare. Poi aggiungeva che gli voleva bene e che lo aveva sempre aiutato per non parlare della nuova villetta che mio zio si era premurato di far sapere a tutti avrebbe dato a lui per la stessa cifra della vendita della nostra casetta attuale. Praticamente un regalo. E mio padre non finiva di ringraziarlo. E mio zio gli dava una pacca sulla spalla e poi chiedeva a mia madre di sedersi sulle sue ginocchia cosi' da sentire il suo culo e toccargli le gambe nude e i seni. Il messaggio di mio padre praticamente era del tipo: io prendo la villetta e mi volto dall'altra parte con mia moglie e mia figlia. Infatti regolarmente mio zio diceva a suo figlio di fare lo stesso con me. Mi dovevo sedere sulle sue ginocchia e mio cugino per compiacere il padre mi toccava anche lui anche se ne era imbarazzato. E mio zio rideva. E mio padre pure. E mia madre stava zitta ma non faceva nulla. Anche a lei, era chiaro, quella villetta interessava piu' di qualsiasi altra cosa. Che schifo. Altro che valori e famiglia come mi avevano ripetuto per anni.
Ormai quando mio zio voleva scopare con mia madre usava scuse talmente banali che quasi non servivano a nulla se non a salvare l'apparenza. Gia': l'apparenza. L'importante era quello.
Se la scopava anche in casa se noi eravamo in spiaggia e poi tornava al mare da noi facendo il gesto di sistemarsi l'uccello nei pantaloni del costume tutto soddisfatto e sistemando i capelli sfatti di mia madre dandole poi una pacca sul sedere invitandola a bagnarsi in mare per rinfrescarsi un po' "perché ne aveva bisogno".
Si sedeva vicino a me e mi raccontava quello che le aveva fatto senza dimenticare un singolo particolare. Di quanto fosse veramente troia. Di quanto le piace prendere il suo cazzo. Di come le venga sempre dentro perche' la vuole ingravidare. Etc. Etc. E mentre parla con fare casuale mi accarezza le gambe giusto per marcare anche il mio territorio per poi chiedere ad alta voce a suo figlio se lo facevo divertire e lui subito pronto a rispondergli "come piace a te, papa'".
Che bastardo.
Quando mia madre esce dall'acqua e si siede accanto a mio padre io mi avvicino a loro e chiedo come sia possibile che possano accettare tutto quello. Loro rimangono in silenzio un attimo e poi mio padre mi risponde calmo ma deciso che in fondo va bene cosi'. Che non e' niente di che. Che lui e' fatto cosi' e che potrebbe fare le stesse cose che fa senza concedere nulla visto chi e'. Invece ci da una villetta nuova e molto bella e ci aiutera' ancora. Mi rivela che e' da sempre attratto da mia madre e che a lui importa che lei sia innamorata di lui. Il resto non conta.
Pazzesco. Il resto non conta. Hanno fatto tutto pensando solo a loro due. Io sono considerata praticamente un oggetto di loro proprieta' da "spendere" nel migliore dei modi.
Sono schifata e liberata allo stesso tempo. Prima mi facevo mille problemi per mia madre perché' credevo che subisse tutto quello per suo marito ma ora capisco che e' complice e partecipe di quel "baratto" perverso. Che troia.
Mio zio osserva e capisce che c'e' stato un chiarimento. Infatti si avvicina anche lui e ad alta vice mi dice "adesso e' tutto chiarito? Sei piu' tranquilla? Vedi che non c'e' nulla di male? Se va bene a mio fratello, a cui voglio un bene dell'anima, deve andare bene anche a te. Tutto chiarito allora".
E si allontana toccandosi oscenamente l'uccello che gli si era indurito al pensiero di avere addirittura chiarito la sua posizione dominante con ogni persona presente. Come dopotutto era abituato a fare nella sua vita. Se non accettavi la sua proposta "amichevole" si prendeva cio' che voleva prendendoti anche a calci.
Ormai non si nascondeva piu' di tanto. La moglie era relegata a cucinare e rassettare la casa. Le mani sul culo di mia madre erano una costante. Il suo oggetto del desiderio. Faceva battute sull'imponenza del suo culo e mio padre rideva e annuiva. Glielo palpava a mano piena. Infilava la mano a taglio nel solco delle sue chiappone e faceva battute sul fatto che scompariva completamente e tutti a ridacchiare per compiacerlo. Le infilava le mani nella scollatura con la scusa di sistemarle le poppe giunoniche "che senno' escono dal reggiseno e sta male!" . E le risatine dovevano seguire.
Se la scopava in casa in qualsiasi momento anche se noi eravamo sul portico a parlare o a leggere. E devo dire che a lei la cosa non dispiaceva affatto. Ora che tutto era stato chiarito e non doveva piu' mostrare l'aria affranta di chi subiva.
Solo quando mio zio voleva fare le sue porcate perverse con noi insieme aveva il buongusto di allontanarsi in macchina. Almeno l'apparenza era salva.
Si andava nella villetta nuova con la scusa di chiederci cosa volevamo cambiare e in realta' ci scopava. Insieme. Gli piaceva chiedere di metterci attaccate una all'altra e scoparci a turno a pecorina. Oppure una di noi si girava e lui scopava la bocca di una una e poi lo infilava nella fica dell'altra e cosi' via. Oppure ci chiedeva di infilare le dita nella fica o nel culo dell'altra con la scusa di prepararci alla sua penetrazione. Vedendoci sempre sottomesse e ubbidienti alle sue richieste lo rendeva padrone della situazione e lo eccitava ancora di piu' da un lato e lo tranquillizzava dall'altro cosi' non cercava violenza per soddisfarsi. Anche quando ci prendeva da dietro non cercava di darci dolore ma entrava con lentezza e cercava di darci piacere. E non c'erano dubbi che mia madre lo provasse. Adesso non erano piu' solo i suoi umori a dimostrarlo ma non si faceva piu' problemi a mugolare durante l'atto. E lui si beava sempre piu' del suo dominio su tutti noi. Regolarmente ci veniva in bocca e in faccia (mai visto nessuno venire con quella quantita'...) e ci chiedeva sempre di pulirgli INSIEME il cazzo perche' godeva della vista delle nostre lingue che non potevano non toccarsi in quell'esercizio di nettatura del glande. A volte se ci vedeva particolarmente partecipi in quella pratica o se vedeva mia madre succhiare una goccia di liquido non solo dalla cappella ma dalla mia lingua gli tornava duro e ce lo infilava a turno in bocca tenendoci le teste con forza attaccate una all'altra e incitandoci a comportarci dalle troie che eravamo. Ci girava la testa per sperare di vedere le nostre lingue intrecciarsi e se anche cercavamo di evitare anche solo senza volerlo si toccavano e lui allora si masturbava con veemenza per sborrare di nuovo. Fatemi usare il termine "sborrare" perche' la volgarita' di quello che stavamo facendo non sarebbe consona a termini piu' edulcorati.
Quando era piu' porco del solito chiedeva a mia madre di non farsi la doccia (a me lo chiedeva sempre per quella STRANA forma di rispetto verso mio padre) per riportarla a casa in condizioni inequivocabili. Il messaggio era chiaro: e' la mia troia e faccio con lei quello che voglio. Il ruolo di moglie era riservato a mio padre e per lui quello era rispetto. Perversa follia. Ma era cosi'.
Credo che abbiate capito che la cosa non fini' quei giorni di vacanza. Continuo' anche dopo. Prima era la villetta nuova a giustificare il tutto. Poi fu una macchina nuova. Poi gioielli. Poi... mia madre non fu piu' l'oggetto del desiderio di mio zio. Gli anni passavano e altre mogli piu' giovani e appetibili venivano usate per soddisfare le sue bramosie di dominazione sugli altri.
Ma i miei avevano ottenuto cio' che volevano. Casa, macchina, qualche gioiello.
Visto che le attenzioni su di me continuavano ebbero almeno la decenza di mandarmi da mia zia materna a Torino appena mi diplomai a 19 anni in ragioneria.
Lo apprezzai in fondo. Potevano continuare a sfruttarmi con lo zio. Non sono cosi' schifosi in fondo, pensai.
Poi dovetti ricredermi. Ma allora non potevo sapere.
Perche'?
Lo scrivero' nel prossimo racconto.
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Huayra
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