Un'isola.e una donna solitaria. Seconda parte.
di
Tibet
genere
etero
Di Paoletta80 e Tibet.
.....
Lui.
... irreale?
Ma cosa fa adesso? Solleva la camicia da notte sul ventre nudo, raccoglie con le dita un rivolo di liquido vischioso che le sta scendendo lentamente dall'interno coscia, lo esamina e si stupisce! Non sono i suoi umori no... Quello è sperma! Lo sperma dell'uomo con cui ha fatto l'amore stanotte, quello...
Lei.
... È l'orgasmo dello scrittore!
Non è possibile, sto ancora sognando forse? Meglio prepararmi un caffè, la mia mente scricchiola come queste scale di legno, devo assolutamente...
Lui.
... Venirne a capo?
Ma crede davvero di trovare la risposta nella tazza bollente? L'aroma riempie l'intera casa.
Va a sedersi sulla poltrona, si mette come sempre, con le gambe su un bracciolo, la schiena appoggiata all'altro e la guancia premuta contro lo schienale. E' rannicchiata in quell'abbraccio di stoffa che le scalda il cuore. Pensa e ripensa a quelle braccia abbronzate...
Lei.
... che mi stringono, quelle mani che si chiudono intorno alle mie spalle, che accarezzano i capelli dolcemente.
E quel viso così vicino da poterlo toccare ma... Che non vedo... solo la voce, dei sussurri... "Entrambi avremo ciò che desideriamo, non c'è più tanto tempo" ... Non ricordo altro, ma che significa? Forse chiudendo gli occhi e sforzandomi, mi tornerà alla mente, invece sento solo...
Lui.
... Una mano che le accarezza la guancia vellutata, poi la bocca, che le alza il mento per baciarla, si protende verso l'aria, aspetta.
Aspetta, ma non sente nulla, apre gli occhi e non c'è nessuno, serra le labbra, sospira, colpisce lo schienale della poltrona con la mano violentemente, una, due, tre volte e...
Lei.
... Ho sparso il caffè ovunque! "Dannazione!"
Avverto una sensazione stranissima... della sofferenza... Ma non è mia, la percepisco ma non mi appartiene totalmente. È la sua! Sento il dolore dello scrittore... non è il mio ma... entra dentro fino a sfinirmi... Devo e voglio...
Lui
...Lenire quel dolore.
Mi corre alla mente 1984... di Orwell, la famigerata stanza 101 della tortura, è forse quel tipo di dolore?
E poi perché avverte il desiderio di consolarlo, la nostra eroina è forse innamorata dello scrittore?
Non di una qualsiasi persona, ma dell'unica realmente amata in tutta una vita? Sente il desiderio di appoggiare le mani sul suo cuore e risucchiare tutto il dolore e farsene carico.
Ma esiste questa persona? Si ama davvero quando lo si dice o è solo passione che poi diventa affetto?
Lei sa di non aver amato solo il suo corpo stanotte, ma l'intero essere, il suo cuore e la sua mente... Si è sentita complementare ed affine come raramente accade in una intera vita! Magari ama anche la speranza che lui esista e che un giorno possa incontrarlo e che il senso di amara completezza che ora prova stando su quest'isola, possa essere sostituito dalle sue braccia, sarà lui il suo Faro e lei...
Lei.
.... Io sarò la sua isola.
E' come il vaso di Pandora dove nel fondo vive la speranza.
Sì, mi sono esiliata... Ma perché mi basto da sempre, l'ho fatto per fuggire dalla consuetudine che non mi appartiene, da quella modernità che mi impedisce di pensare, che mi angoscia, mi stressa... Ma adesso credo che posso condividere il mio mondo con lui... Ma devo capire perché mi sento...
Lui.
... Così affine a lui?
Perché questa donna è unica... e lui lo sa. E benché quest'isola sia il suo esilio volontario, rimane pur sempre un esilio.
Esce nell'umidità del mattino, sale su ciò che rimane del vecchio Faro... dove di notte sembra ancora vedere la lanterna accesa che avverte i marinai del pericolo, ormai forse inutile come inutile sono diventate molte cose affascinanti... arriva fino in cima e poi scruta l'orizzonte.
Rimane lì a bere il suo caffè, con le maniche del bianco maglione a coprirle le mani, con una stola di lana attorno alle spalle.
Sa di essere inutile in quella posizione, ma sa anche che nel cuore di un marinaio, di quel marinaio che sta sul ponte, non di quello di cabina, ma di colui che ogni notte resta al gelo, vedere quella luce pulsare in lontananza vuol dire essere un po' più vicino a casa, significa che lì c'è una persona come lui e si sente per un attimo rincuorato. Lei capisce che è arrivato il momento...
Lei.
... Di svuotare i pensieri. Sento che lui potrebbe essere un marinaio.
Ma cosa ci accomuna? Cosa ci rende complici e complementari da essermi innamorata di un uomo senza volto? Ha richiamato la mia attenzione come un Faro richiama da lontano l'attenzione del marinaio sulla nave...
Il Faro, il biglietto... Oh... Ma sì! Il Faro raffigurato sulla custodia... Era un richiamo per me, è stato dopo l'acquisto della penna che ho sentito una gran voglia di evadere, di libertà. È lui quindi! Il mio scrittore è il mio Faro... Deve essere così, deve! E mi sta cercando... Mi cerca tra le onde...
Lui.
... Per salvarsi e scrivere insieme gli stessi ricordi.
In questo pensiero che le riempie la mente, svanisce anche lei come il fascio di luce del Faro tra le onde, in quel pezzo di mondo dove l'orizzonte, non è né cielo, né mare...
Accanto alla sua tazza fumante c'è il biglietto che ha scritto la scorsa notte, quella scrittura così simile... Lei in simbiosi con chi ha scritto il biglietto. Stessi desideri. Accarezza la penna che tiene in mano, immagina che la stessa penna ora sia, nello stesso istante, anche nella mano dello sconosciuto. Sente lo strepitio della sua anima che...
Lei.
... Mi assorda, come la mia.
A cosa serve scappare, allontanarmi dal mondo, viaggiare e cercare fino allo sfinimento la solitudine, fuggire, quando è impossibile non ascoltare i pensieri?
Di notte, prima di addormentarmi, sento il peso della coscienza che si fa grave, mi toglie il respiro, ora non ne avverto più la pesantezza e sento...
Lui.
... l'avvicinarsi di un domani che non è più solo il suo.
Ha bisogno dei suoi rimorsi, ha bisogno di promettersi di non commettere più gli stessi errori per evitare di farne altri sempre di più gravi. Ha bisogno di lasciarsi andare, ha bisogno di amare, ha bisogno di salvare quello che resta della sua anima legandola ad un'altra simile alla sua. Secondo me... la donna dell'isola sa che la spiegazione del biglietto è dentro di sé... Tra le sue debolezze... perché...
Lei.
... Tutti hanno delle debolezze.
I miei impegni, i miei obiettivi, mi riempiono la giornata, allontanandomi dalla realtà.
I visitatori dell'isola non mi interessano perché non li sento capaci di emozionarmi. Non mi sento né stupita né spiazzata, incapaci di smuovermi...
Lui.
... dalla dolce solitudine di cui si circonda? E del sesso?
La nostra eroina è gelosa della sua intimità? Forse la vuole riservare per l'uomo del destino. Ora sta camminando sulla spiaggia, avvolta nel suo maglione bianco, scruta il mare.
Un raggio di sole sbuca improvvisamente fra le nuvole nere, forma quasi un'immagine... Un uomo avventuroso, senza pace... Odisseo...? No... assomiglia più a Corto Maltese... Lei lo guarda e comprende... Sa che è lui, sa che quest'uomo sarà in grado di svegliare la sua natura passionale, saprà stimolare i suoi terminali... la renderà vogliosa ed impudica.
Ha la certezza che arriverà... Sono troppi i segni del destino. L'immagine sparisce, si sta avvicinando una tempesta e lei si ritira nella sua casa colma di libri e di ricordi, ora ha il desiderio di stendersi sul suo letto completamente nuda e di accarezzarsi... trasformando le sue mani...
Lei.
... In quelle di lui.
Sono gelosissima della mia intimità, non voglio aprire il mio piacere a nessun uomo, forse perché credo che nessun uomo è degno del mio piacere? No, nessuno lo è, nessuno può guardarmi così da vicino, tranne quell'uomo... Lui.
Lui saprà risvegliare il mio corpo, prenderà tra le braccia il fardello che porto, se lo caricherà in spalla e mi prenderà per mano.
Io lo seguirò ovunque andrà, con la serenità tra le labbra...
Lui.
... Invece che l'amarezza.
Ora con la speranza, o meglio, con la certezza di vederlo arrivare, si siede sul letto e si toglie il maglione. Appoggia il viso su di una spalla, si strofina immaginando sia quella di lui, apre e chiude le labbra, si bacia la candida pelle liscia.
Si accarezza il collo. Si tocca come farebbe lui, dolce e deciso...
Si siede a gambe incrociate sopra la coperta, slaccia il reggiseno, fa cadere con malizia le spalline lungo le braccia, infila la mano tra il tessuto e il seno, si tocca, si massaggia, come se lui ora la stesse guardando. Vuole provocarlo... Sfila del tutto il reggiseno e lo lancia sull'angolo del letto, lì...
Lei.
... Dove immagino sia steso.
Mi sembra che l'uomo del destino, della mia vita, si stia lentamente materializzando, lo vedo formarsi... prendere vita!
Finalmente posso guardare il suo viso! È bruno... occhi verde ghiaccio, una bocca sottile, con delle profonde pieghe ai lati a delineare le guance, il viso sembra cotto dal sole e ha l'aria vissuta, mi sta sorridendo... È bellissimo... è sdraiato davvero sul mio letto, il letto che...
Lui.
... Condividerà con lei in notti e giorni di passione senza fine. Lunghe ore nelle quale lei si donerà completamente.
La sta ammirando...
Ammira il suo seno che piano piano lei scopre, la pelle eburnea... la forma, la compattezza della pelle, il leggero contrasto delle areole e dei capezzoli già turgidi. Lei con la mano si accarezza... sente che a lui questo piace.
Un leggero rimprovero le sfugge...
"Dove sei stato...? E' una vita che ti attendo..."
Un sorriso amaro il suo...
"Il mio destino... solo il mio destino..."
Lei allunga un braccio per toccarlo, ma lui si ritrae.
"Non ora..."
Vuole guardarla ancora un po', vuole sentire il suo cuore di ghiaccio sciogliersi lentamente davanti ai suoi occhi.
Ora sono insieme.
Lo sguardo severo di lei diventa scintillante, lentamente si trasforma in languido.
Si, lei lo guarda, si morde il labbro, respira lenta e profonda, rilassa i muscoli della fronte e sente gli occhi inumidirsi.
Vorrebbe piangere, piangere di gioia, di rabbia, ma lei è così, non piange mai, si tiene sempre tutto dentro.
Si alza in piedi, gli dà le spalle, inizia piano piano a far scivolare la gonna e a sfilarla.
La fa scivolare lentamente, si abbassa solo con la schiena per levarla, tenendo tese le gambe.
Si vedono bene appena sopra la semplice mutandine nere le fossette di Venere.
Con una mano si raccoglie i capelli, con l'altra si copre il seno, si gira, sorride.
Si inginocchia sul letto, si avvicina a lui sinuosa guardandolo negli occhi...
Le fossette sono una cosa che l’uomo adora di lei... nel suo peregrinare ha spesso immaginato come avrebbe appoggiato le sue labbra a quella meraviglia e alla sua reazione... i lunghi baci... la lingua ad accarezzarla mentre le mani scorrevano leggere sui glutei... sulle gambe... fra le cosce...
Vuole ritrovarsi in lei.
Incolla gli occhi a quelli di lei, desidera che sia lei a gestire il suo piacere, che sia lei l’artefice dei suoi orgasmi e solo dopo... lui si perderà in lei.
La ferma... "fatti vedere... quanto ho atteso questo momento... sei bellissima..."
Lei... sorride... è seduta accanto a lui e appoggia la sua fronte alla sua, chiude gli occhi, cerca di non sprecare nemmeno un attimo di questo momento.
Ha le labbra che fremono, vuole baciarlo, trema, le tremano le mani.
Lui... Porta le braccia sopra la testa, allaccia le mani.
Lei... Dapprima leggera, poi più decisa, gli accarezza il torace, lo tocca, ne segue i tratti, passa le dita fra i peli e cerca i suoi capezzoli che con un leggero strofinio fa risorgere.
Toccarlo le lascia captare tutta la sua stanchezza... l’amarezza che l'uomo si porta dentro.
Ora in lei convivono passione, amore e coinvolgimento.
Cerca la sua bocca e gli sussurra...
“Sarò il tuo riposo, Guerriero, sanerò le tue ferite...”
Lo dice con malinconia, già prevedendo il futuro… quel futuro in cui lui partirà seguendo la luce.
La sua mano scorre raggiungendo la cintola, non indugia più e apre la grossa fibbia d’argento della cintura.
Apre i bottoni, vuole vederlo, vuole annusarlo, vuole saziarsi di lui.
Mentre lo fa gli bacia il ventre, lui si lascia spogliare.
Lei chiude gli occhi e sente quell'odore un po' acre raggiungerla, è l'odore del suo uomo, lo riconosce.
Strofina la guancia su e giù lungo l'asta del pene, è rigido, ma morbido. Con le labbra stampa dei piccoli baci dalla base fino in cima.
Con una mano l'afferra, con la lingua dolcemente lo assaggia. Assaggia le piccole gocce che escono, infila la punta della lingua sul piccolo foro, lo massaggia, poi di taglio scende.
Tiene la lingua rigida, la strofina con decisione sul frenulo, dal basso verso l'alto passando ancora all'interno del taglio. Poi lo bacia con passione, lo bacia con lingua e labbra fino a prenderlo in bocca.
Scende fino a dove riesce, poi risale facendo una leggera pressione con le labbra e aspirando lievemente, si aiuta con la mano che segue complementare i movimenti della bocca. Lo succhia, lo agita nella bocca calda, bollente. Aggrotta le sopracciglia, fa un po' fatica, ma le piace, lo fa per vederlo godere di lei.
Vuole sentire il suo sapore pervaderle i sensi, vuole sentire le contrazioni del suo corpo.
Lui... frena la sua voglia perché ha un desiderio immenso di questa donna, deve rendere reale quel contatto fisico che tanto spesso ha sognato, vuole rovesciarla sul letto, possederla, sfogare tutta la sua passione ma si trattiene perché ora sta godendo doppiamente, gode nel sentire la sua bocca succhiarlo e gode nel vederla mentre lo fa.
E' splendida con i capelli che le cadono sul viso, con gli occhi carichi di eccitazione che si ancorano ai suoi.
Lui... si inarca, vuole offrirgliela tutta la sua eccitazione. Lei è brava, passionale e quando passa la lingua sul frenulo gli regala un fremito di piacere. Lui spinge dentro quella bocca simulando una penetrazione.
Lei... è spinta dalla passione, arde dal desiderio per quest'uomo. Si impegna, ansimando e muovendosi su quella carne, ci mette l’anima, lui intreccia le dita tra i suoi capelli, la ferma, delicatamente le alza la testa, non vuole godere ora, non così per il momento.
Lei lentamente si ritrae, lo guarda negli occhi e sorride ancora, da quando c’è lui sorride in continuazione, sale verso la sua bocca e lo bacia.
Lui... la prende per i fianchi, la solleva e la pone con la pancia appoggiata al letto.
Le è sopra con il peso del suo corpo, le tiene stretti i polsi. Lei cerca con la coda dell’occhio il suo viso, è un viso duro, ma vi traspare tutta la sua devozione.
Lui inizia a muoversi con il bacino, facendole sentire tra le gambe la sua virilità e le respira nell'orecchio. Lei si sente in suo potere, è totalmente bloccata, eppure ora ha la sensazione di non essere mai stata così libera.
Lui... Si solleva, ammira la linea slanciata dei fianchi che si stringono nella vita sottile.
Passa le mani sui glutei splendidi fermandosi a lungo per godere della plasticità di quelle forme, poi lentamente risale sulla schiena, sul collo.
Le distende le braccia appena piegate oltre la testa, la tiene saldamente per i polsi.
Vuole che senta la sua forza... vuole che si senta sua! Infine si sdraia ancora su di lei, con la sua virilità prepotente stretta contro le sode carni delle natiche, strofina su di esse il suo grosso pene turgido.
Lei... si scioglie fra le cosce, è una fontana ora. Sente ingrossarsi le labbra esterne e il suo clitoride ergersi. Apre le gambe... lo vuole... vuole essere presa, forte! Vuole appagamento, provare la dolce pazzia del piacere dato dalla penetrazione di quella spada di carne.
Sente il suo fiato sul collo e i denti che le mordono l’orecchio e poi la sua voce... resa roca dal desiderio che le sussurra...
“Quanto ho atteso questo momento... una vita... è una vita che ti cerco...”
Lui... Le lascia i polsi e le solleva il bacino con quelle mani forti, maschie. La cerca con le dita, la apre e lei avverte il grosso pene approssimarsi. Lo sente strofinare, bagnarsi di lei e poi con un gemito di piacere lo riceve dentro.
Le mani le tengono forte i fianchi, la tirano a lui e lei si sente riempire.
Iniziano le profonde penetrazioni ora lente e ritmate, ora frenetiche. Poi le pause nelle quali l'uomo si spinge ancora più profondamente dentro la sua femminilità e ruota il bacino.
Lui... vuole che lei goda, ora! La sua voce come un ordine a godere di lui, gridando forte il suo piacere.
Lei... morde il cuscino sprofondandoci sopra con il viso, ansima, inizia a gemere, piano, non è abituata a queste sensazioni.
Sente quella carne che la penetra, che fradicia esce e rientra con violenza, una dolce violenza però, ne sente l'eco nell'addome, sente come spinge contro le pareti fino in fondo.
E' un misto di lieve bruciore e sordo piacere il suo.
E' aggrappata al cuscino, vorrebbe strappare quelle pieghe di tessuto increspate tra le dita, geme sul cotone che le soffoca la voce, dalla sua bocca escono urla ovattate.
Lui... appoggiando la fronte alla tempia di lei le dice nuovamente " Urla, urla amore mio, urla quello che non sono stato fino ad ora..."
Lui si siede sul letto, la tira forte a sé,
Ora le può toccare anche il seno, stringerlo tra le sue forti dita, toccare quel morbido e sodo seno candido, passarle una mano sul collo, con l'indice spingerle all'indietro il mento, portando il viso contro il suo. Le graffia la guancia con la barba ispida, ma le piace, le piace essere aggrappata ad ogni angolo del suo corpo, le piace come la sua delicata figura venga rigata dalla sua rudezza. Con l'altra mano la cinge all'altezza del seno e inizia a darle il ritmo.
Lento e profondo, lei si spinge verso l'alto per ricadere pesantemente sul quel membro rigido, le dice... "ora dammi di più...", lei allora inizia a muovere il bacino anche avanti e indietro sbattendo forte le natiche contro il bacino di lui. Si muove come se lo stesse cavalcando, come se fosse al galoppo sul suo corpo. Lui gode, la riempie perdendosi nel suo corpo, annullando loro stessi e il suo dolore...
"Finalmente posso volare!"
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