La storia di Iole 3

di
genere
etero

Al mattino presto feci una doccia. Mi vestii e svegliai mio figlio. Mi dispiaceva svegliarlo, ma doveva andare a scuola. Lo preparai e dopo aver fatto colazione insieme a lui presi l’auto ed accompagnai Brian a scuola. Ad accoglierci trovammo lo stesso insegnante di ogni giorno. Questi era un bell’uomo e mi faceva una corte spietata. Non perdeva occasione per magnificare i miei attributi femminili. Mi piaceva. Forse un giorno gli avrei permesso di farsi una lunga e piacevole cavalcata con me come giumenta. Ripresi la strada di casa. Mentre guidavo rividi gli avvenimenti della notte appena trascorsa. Mia nonna e mia madre si facevano chiavare da mio padre e chissà da quando tempo la faccenda andava avanti. Doveva essere da molti anni che il trio si dilettava in giochini sessuali. Molti pezzi del puzzle andarono ad incastrarsi l’uno nell’altro. Ecco spiegato le frequenti visite (almeno due a settimana) che mio padre faceva a casa di nonna la quale appena lo vedeva andava in fibrillazione. La scusa era che veniva a trovare me e suo nipote. Che porco. Veniva per chiavarsi sua suocera. Ma la cosa che più mi sconcertava era che Louise non solo era cosciente che il marito si chiavasse Erika, ma partecipava lei stessa agli incontri che sua madre aveva con il suo uomo. Eh, no, appena torno a casa mi dovranno raccontare del come è potuto accadere che una madre ed una figlia giacessero con lo stesso uomo. In preda a questi pensieri arrivai a casa. Andai in cucina perché avevo voglia di un caffè. Trovai le due maliarde che si stavano sbaciucchiando. Al mio apparire smisero di baciarsi e mi guardarono. Nonostante il rossore che si sviluppò sulle loro guance notai che erano distrutte ed avevano gli occhi cerchiati.
“Dio come siete ridotte. Che cazzo avete combinato per ridurvi in questo stato? Debbo dedurre che avete trascorso una notte molto burrascosa. E babbo dov’è. Dorme ancora? Anche lui è stanco?”
Mia madre mi guardò con occhi inquisitori. Il viso di mia nonna diventò ancora più rosso.
“Sentite voi due. È meglio che mi raccontiate alcuni tratti della vostra vita privata. In modo particolare voglio sapere da quando e come è cominciato il vostro rapporto con mio padre. Insomma da quando vi fate chiavare dal mio genitore. E non ditemi che sto vaneggiando perché stanotte vi ho viste leccargli e succhiargli il cazzo ed ho visto te, nonna, che ti facevi stantuffare il cazzo di babbo nella tua vagina mentre mamma ti succhiava il clitoride. Cosa rispondete?”
Le due maiale si guardarono e poi guardarono me. Fu Louise la prima a parlare.
“Noi due stiamo insieme a tuo padre fin dal primo giorno che lo conoscemmo. Io e tua nonna appena lo vedemmo ne fummo rapite. Fu il classico colpo di fulmine. Solo che il fulmine colpì entrambe. Con Erika ho sempre condiviso tutto. Allora eravamo già amanti. Non c’era cosa che io non sapessi di lei cosi come non c’era cosa che lei non sapesse di me. Quando tuo padre entrò nel nostro campo visivo ci guardammo e ci confessammo che ci sarebbe piaciuto portarlo a letto. Decidemmo che non ci saremmo combattute. Concordammo che sarei stata io la prima a sedurre tuo padre. Così fu. Poi fu la volta di tua nonna. Quando la faccenda divenne seria decidemmo di fare partecipe tuo padre della nostra intesa.”
“Che intendi quando dici che la faccenda divenne seria?”
Fu Erika ad intervenire.
“Amore, la faccenda divenne seria perché scoprimmo di essere entrambe incinte. Tuo padre ci aveva fecondate contemporaneamente. Fu così che decidemmo che doveva essere messo al corrente di quando, io e tua madre, avevamo concordato. Decidemmo che lui sposasse tua madre e che sarebbero venuti a stare con me in modo che il tuo papà distribuisse equamente i suoi favori e senza spostamenti da una casa all’altra. In seguito creò l’attività di cui è ancora proprietario. Insieme a tua madre decise di trasferirsi. Questo non gli impedì di frequentarmi. Le sue visite nel mio letto si ridussero a due per settimana. Non fu l’unica volta ad ingravidarci. Lo stallone ci inseminò per altre due volte e sempre nello stesso tempo. Sappi che tu, oltre a tuo fratello ed a tua sorella, hai altri due fratelli ed un’altra sorella. Non li ha partoriti tua madre. Essi sono figli miei e di tuo padre. Sono tuoi fratellastri.”
La rivelazione di avere un’altra sorella e altri due fratelli di cui uno aveva la mia stessa età mi sconvolse non poco. Sapevo che nonna avesse altri tra figli ma mai avrei pensato che li avesse generati facendosi inseminare da mio padre. Li conoscevo come zii e zia ed invece mi erano fratelli e sorella.
“Loro sanno chi è il loro padre? E sanno che mia madre è la loro sorella e che questa ha avuto tre figli dal loro papà? Non è che mi state ingannando? E poi com’è possibile che mio padre non si sia accorto della vostra manovra?”
“Loro sanno chi è il loro papà e sanno anche che la loro sorella maggiore è la moglie del loro padre. Sanno di avere delle sorellastre ed un fratellastro. Ho dovuto dirglielo.”
In quanto a tuo padre non sappiamo dirti se abbia capito che fra me e tua madre ci fosse intesa. Posso dirti che se lo intuì seppe nasconderlo molto bene.”
“Che troie che siete. Sono desiderosa di conoscere come si sono svolti i fatti. Vi dispiace raccontarmeli?”
Mi invitarono a seguirle. Andammo nel giardino dietro casa. Ci sedemmo intorno ad un tavolo. La prima a parlare fu mia nonna.
“Come è a tua conoscenza io e tua madre abbiamo un rapporto lesbico-incestuoso. Questo ci ha consentito di essere più sincere l’una con l’altra ed a condividere, nel bene e nel male, ogni cosa che ci potesse accadere. Da quando abbiamo scoperto di amarci abbiamo cambiato anche il nostro modo di vivere. Una fra tutte: prendemmo l’abitudine di trascorrere le vacanze da sole per non correre il rischio che qualche nostro parente o vicino scoprisse il nostro rapporto. Diventammo amanti della natura. Cominciammo a frequentare, al mare, lidi riservati agli amanti del nudismo ed in montagna camping di naturisti. Questo ci permetteva di non fare spiacevoli incontri con conoscenti. Fu durante una di queste vacanze che lo vedemmo. Stava seduto in riva con le gambe raccolte contro il torace. Ogni tanto vedevo la sua testa girarsi verso di noi e fissare i nostri corpi nudi stesi sui lettini a prendere il sole. Capii che doveva essere la prima volta che frequentava una spiaggia di nudisti. Lo capì anche tua madre la quale partì in quarta. Si alzò. Avresti dovuta vederla. Era splendida nella sua nudità. Le sue tette si ergevano imperiose. Sembravano due piccole ogive con due grossi capezzoli che spingevano in avanti come proiettili pronti ad essere sparati. Non ti dico del culetto. Era un mandolino. Prese una sigaretta e si avvicinò al ragazzo. Si chinò in avanti e facendogli penzolare quasi sul viso le sue favolose mammelle gli chiese se avesse del fuoco per accendere la sigaretta. È meglio che continui tua madre.”
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“Al suono della mia voce e con le mie zizze che quasi gli sbattevano sulla faccia diventò rosso come un peperone e si affrettò a coprirsi il davanti con un asciugamano. Il gesto non riuscì ad evitare che vedessi quello che mi premeva scoprire. Ne fui favorevolmente colpita. Il giovanotto aveva un fallo niente male. Era duro e svettava come un palo della luce. Aveva un glande grosso e luccicante. Dalla fessurina gli usciva una goccia di liquido biancastro. Il mandrillo era eccitato. Sapevo che il motivo della sua eccitazione erano i nostri corpi. Non riusciva a staccare gli occhi dalle mie mammelle. Era come magnetizzato. Io sorridevo. Finalmente, dopo un tempo interminabile, sentii un bisbiglio. Mi stava dicendo che non poteva accontentarmi perché non fumava. Gli risposi che non necessariamente si dovesse fumare per avere un accendino e, facendolo sprofondare sotto terra per la vergogna, indicando il suo cazzo aggiunsi che non credevo non potesse favorirmi visto che tra le gambe aveva un grosso acciarino. Mi misi ritta e sculettando tornai al mio posto. Raccontai a tua nonna di quello che avevo visto. Erika si eccitò e immediatamente mi disse che dovevamo fare il possibile per portarlo a letto. Le ricordai che ero ancora vergine. Mi rispose che era giunto il momento di sacrificare la mia verginità sull’altare del piacere. Intanto il nostro guerriero si era alzato e tenendo l’asciugamano premuto sul suo coso si stava avvicinando a noi. Quando fu molto vicino si volse verso di me e mi invitò al bar. Guardai Erika che mi fece un cenno di assenso. Lo seguii. Lui non abbandonò l’asciugamano. Ci sedemmo ad un tavolo e piegandomi in avanti poggiai le mie grosse tette sul tavolo. Lui le guardava con occhi carichi di libidine. Mi eccitava vederlo sbavare. Si scosse. Ordinò due bibite. Vidi che aveva appoggiato l’asciugamano sul tavolo. Mi piegai di lato e guardai sotto al tavolo, fra le sue gambe. Il palo era ancora lì ed era bello ritto. Lo guardai negli occhi. Capii che stava scoppiando. Allungai una mano e la poggiai sul duro piolo. Lo avvolsi con le dita e lo strinsi. Doveva avere i testicoli pieni perché un secondo dopo mi riempi la mano di denso sperma. Avevo sperato in qualcosa di più. Incavolata per quella subitanea esplosione di ormoni mi alzai di scatto, presi l’asciugamano e mi pulii la mano. Mi chinai verso di lui e lo baciai sulle labbra. Lo invitai a raggiungerci nel nostro bungalow. Lo lasciai e raggiunsi mamma che era in attesa di notizie. La ragguagliai su quanto era accaduto e la informai che lo avevo invitato a bere un drink da noi. Mamma mostrò la sua contentezza dandomi dei lascivi baci senza curarsi del posto in cui ci trovavamo. Venne la sera e lui si presentò con un mazzo di rose rosse. Disse che erano per mia madre. Si era pettinato e sbarbato. Aveva messo anche del profumo. Indossava un pantalone di lino blu ed una maglietta bianca. Lo accogliemmo cosi come già ci aveva viste e conosciute: vestite della sola nostra pelle, ovvero nude. Solo un folto cespuglio di peli neri e ricci copriva i nostri pubi nascondendo ad occhi umani lo spacco che divide in due la vagina. Al nostro apparire gli si bloccò la lingua. Non riuscì a parlare. Farfugliò qualcosa che doveva essere un saluto. Lo facemmo entrare e lo invitammo a sedersi sul divano. Io mi sedetti vicino a lui mentre mamma si sedette su una poltrona e standogli di fronte. Jò (così si chiamava) si trovò preso tra due fuochi. Io al suo lato che ad ogni piè sospinto strofinavo le tette sul suo braccio e mia madre che di continuo allargava le gambe facendogli intravedere lo spacco della sua patata. Notai che sudava. Non faceva caldo, ma le vista delle nostre grazie gli procurava vampate di calore. Cercai di metterlo a suo agio.
“Jò, non è giusto che noi stiamo nude e tu sei vestito. Perché non ti spogli. Siamo in un campo nudisti. Se qualcuno ci vede non hanno nulla da recriminare.”
“Be, io veramente non so se è conveniente mostrarmi nudo anche in casa vostra.”
Con una mossa repentina e veloce gli sfilai la maglietta. Mia madre allargò le gambe e facendo dondolare le grosse mammelle si chinò verso di lui. Afferrò il bordo della cintura dei pantaloni e gliela sbottonò
“Dai, togliti i pantaloni ed anche gli slip. Non sentirti in imbarazzo. Facci vedere come sei fatto.”
Con il viso rosso porpora si alzò e si sfilò i pantaloni e gli slip lasciandoli cadere sul pavimento. Jò, veloce, portò le mani a coprirsi il cazzo. Mamma fu veloce, gli afferrò i polsi e li tirò a se facendo librare nell’aria il suo grosso uccello. Erika nel vedere il mostro si lasciò sfuggire un grido di sorpresa.
“E tu volevi tenere nascosta questa meravigliosa bestia. Lo sai che è peccato non permettere alle donne, ed a noi in particolare, di ammirare una si stupenda creatura.”
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“Mamma, nonna, vi rendete conto che lo stavate violentando. Povero paparino vittima di due lussuriose.”
“Bambina, se fossi stata al nostro posto, conoscendoti, gli saresti saltata addosso e lo avresti divorato se non distrutto. Noi invece lo abbiamo amato e lo abbiamo preservato fino ad oggi.”
”State parlando di mio padre.”
“Oggi è tuo padre, allora non lo era. Vuoi sentire il resto della storia o vuoi giudicare il nostro comportamento?”
“Proseguite.”
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“Jò era in preda alla più completa confusione. Il suo cervello era in disordine. Non così si poteva dire del suo favoloso cazzo che continuava, imperterrito, a mostrare tutta la sua potenza. Tua nonna decise che era venuto il momento di passare all’azione. Si sollevò dalla poltrona e, ammiccando, si avviò verso la cucina.
“Scusatemi, vi lascio soli per un attimo, vado a preparare dei drink.”
In un batter di ciglia sparì dalla nostra vista. Non appena Erika si dileguò, senza por tempo in mezzo, mi inginocchiai tra le gambe di tuo padre e fiondai la testa verso il suo inguine. La mia bocca toccò il luccicante glande. Tirai fuori la lingua e leccai, in lungo e in largo, il favoloso muscolo cavernoso. Dopo averlo ben insalivato dischiusi le labbra e gli permisi di entrare nella mia bocca. Cominciai a succhiarlo. Alzai gli occhi e vidi che lui mi guardava estasiato. Portò le sue mani ad incorniciare il mio viso. Mi lisciava le guance con le mani. Ad ogni affondo che facevo con la bocca verso il suo pube lui mugolava di piacere. Più volte il grosso glande urtò contro la mia ugola facendomi tossire. Poi mi ritrassi e lasciai che il cazzo mi uscisse dalla bocca. Jò mi guardò stupito. Mi sollevai quel tanto che basta per avvolgere il grosso cazzo con le mie zizze. Le mie mani comprimevano le mammelle contro il suo cazzo imprimendo ad esse un movimento rotatorio. Gli feci una sega con le tette che culminò in una abbondante eiaculazione parte della quale si spiaccicò sulle mammelle; parte mi colpì il viso; la parte più copiosa fu prontamente catturata dalla mia bocca. La ingurgitai. Era la prima volta che assaggiavo lo sperma di un uomo. Lo trovai gustoso. Mi dedicai alla pulizia dell’organo leccando l’intera sua superficie. Passai a pulire le mie tette sollevandole con le mani e leccandole; infine con un tovagliolo pulii il mio viso inzaccherato di liquido seminale. Ebbi appena finito che tua nonna rientrò con un vassoio con sopra tre bicchieri pieni di chissà cosa. Erika mi lanciò una fugace occhiata interrogandomi con gli occhi. Le sorrisi. Capì.
“Come mai siete così silenziosi? Vi siete detti qualcosa di sgradevole?”
Jò, rosso in viso come un peperone, si alzò dal divano; si avvicinò ad Erika, le tolse il vassoio dalle mani e lo posò sul tavolo. Infine parlò.
“Mi scuserete, si è fatto tardi. Devo lasciarvi.”
Raccolsi i suoi vestiti ed andò via. Immediatamente tua nonna corse ad abbracciarmi.
“Dimmi tutto.”
“Mamma è stato stupendo. Gli ho prima leccato e poi succhiato il cazzo. Gli ho fatto una sega stringendo il mostro fra le zizze ed ho bevuto il suo sperma. Mi è piaciuto. Lui è rimasto scioccato. Credo che non si aspettasse quello che gli è capitato. Non è di tutti i giorni eiaculare nella bocca di una donna. È questa, a mio parere, la ragione che lo ha fatto scappare. Ha avuto vergogna.”
Erika si elettrizzò.
“Il primo passo è stato fatto. Vedrai che stanotte ci penserà e domani lo rivedremo. Non scapperà. Al contrario ti cercherà. Quello che gli hai fatto oramai gli sì è fissato nella mente. Cercherà di restare solo con te. Mi raccomando non farlo scappare. Ora andiamo a festeggiare.”
Mi prese la mano e mi guidò verso la camera da letto.

Continua

P.S. Racconto fantasia. Ogni riferimento a persone viventi o decedute è puramente casuale.
scritto il
2011-12-02
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