La storia di Iole 9

di
genere
incesti

La clausura è pesante da sopportare. Più di ogni altra cosa mi manca il mio amante. Al solo pensarlo la mia funny emette delle urla di rabbia che rimbombano nel mio stomaco. Mi manca il cazzo di mio padre. Più volte sono tentata dal chiamarlo al telefono, dirgli dove mi trovo e incitarlo a venire da me. Ardo dal desiderio di farmi una lunga galoppata avendo il cazzo di mio padre ben piantato nel mio ventre. Chissà cosa starà facendo; chissà se mi vuole distesa sotto di lui e chiavarmi fino a farmi svenire. Quando Erika viene non mi parla mai di lui. Mi fa il resoconto delle birichinate di mio figlio, dei progressi dell’azienda, dei suoi incontri notturni con mia madre ma di mio padre niente, nemmeno una parola. Il mio orgoglio mi impedisce di fare domande. I giorni si susseguono uno dietro l’altro. Lentamente la figura del mio amante si diluisce. A questo contribuisce la mia bambina. Alicia sta crescendo e occupa buona parte dei miei pensieri; già cammina da sola. È trascorso circa un anno. Il desiderio per mio padre si è volatilizzato. Mi sono resa conto che non era solo lui ad essere ossessionato, anche per me babbo era diventato una figura da cui non riuscivo a staccarmi. Ancora una volta la saggezza di Erika si è dimostrata oculata. Questo periodo di lontananza da mio padre mi ha guarita. Non che rinneghi il mio trascorso di figlia incestuosa, al contrario quando me lo ritroverò davanti mi farò chiavare fino a sfinirlo. Mi comporterò come la mantide religiosa fa con il suo compagno; dopo essersi fatta fecondare lo divora. Non lo divorerò ma gli succhierò il cazzo fino a svuotarlo dallo sperma. Ma il fato ha deciso diversamente. Il venerdì sera un’auto si presenta davanti alla casa; non è l’auto di mia nonna. È quella di Louise, mia madre; è sola. Con lei non c’è Brian . Un cattivo pensiero mi stringe il cuore. Mamma entra in casa e senza proferire parola mi abbraccia stringendomi forte contro il suo petto.
“Iole, bambina mia, devo darti una brutta notizia.”
“Mamma è accaduto qualcosa di grave a mio figlio?”
“No, Brian sta bene e prima che me lo chiedi ti dico che anche tua nonna sta bene. Si tratta di tuo padre.”
“Cosa gli è accaduto?”
“È stato colpito da infarto ed è deceduto.”
Mi appoggio al tavolo per non cadere svenuta.
“Com’è possibile? Stava bene.”
“Cosi sapevamo. Invece tua nonna questa mattina, quando si è svegliata, lo ha trovato cadavere al suo fianco. Avevano trascorso la notte insieme. Immagina come si sente tua nonna. Per poco non gli è preso un colpo. Sono qui per riportare a casa te e la bambina. Tuo fratello e tua sorella sono già a casa così pure i tuoi fratellastri manchi solo tu.”
“Povera Erika. Deve essere tremendo svegliarsi e trovare al suo fianco il proprio amante privo di vita.”
“Anche per te deve essere un brutto colpo. È stato, anche se per un breve periodo, in assiduo frequentatore del tuo letto. Tua nonna è distrutta. Non fa che ripetere che è morto così come avrebbe voluto. Chissà a cosa si riferisce?”
Mamma non sa; nonna non le ha detto niente. Meglio così. In un baleno sono pronta per il viaggio di ritorno a casa. Vi giungiamo a tarda sera. In casa trovo tutti i componenti della famiglia. I miei due fratellastri con le mogli e la mia sorellastra con il marito stanno intorno ad Erika e cercano di confortarla. Mio fratello e mia sorella ci vengono incontro e mi abbracciano. Viene il turno dei figli di mia nonna ad abbracciarmi. Poi mi avvicino ad Erika che nel vedermi si alza, mi prende per mano e, sotto lo sguardo degli astanti, mi guida nella sua camera. Entriamo e chiude la porta a chiave. Mi abbraccia stringendomi forte contro il suo prosperoso seno.
“È morto come ha desiderato. A tua madre ho detto che l’ho trovato steso al mio fianco. Invece l’infarto gli è venuto mentre mi stava possedendo. È stato terribile. Per poco non rimanevo secca anch’io dallo spavento. Ho chiamato l’ambulanza e lo abbiamo trasportato in ospedale dove non hanno fatto altro che constatare l’avvenuto decesso. Ora è lì. Domani si faranno i funerali. Aveva espresso la volontà di essere cremato. Vuoi vederlo un’ultima volta?”
“No, voglio ricordarlo così com’era da vivo. Dimmi, invece, tu e mamma siete riuscite a guarirlo dalla ossessione che nutriva nei miei confronti?”
“Oh!, sì. Sappi che lo starti lontano ha contribuito molto a calmarlo. Eppoi con due donne come me e tua madre credi che tuo padre poteva permettersi di non dimenticarti? I primi tempi sono stati difficili. Non faceva altro che parlare di te poi ha cominciato a cercare in me e in tua madre quello che gli mancava di te. Lo ha trovato e si è convinto. Ha riversato il suo ardore su di me e su Louise. Pretendeva che una di noi due si rendesse sempre disponibile a riceverlo.”
“Povero papà. Nonna, mi scuserai, ma io non verrò al suo funerale. Preferisco pensare che sia partito per un lungo viaggio.”
Il giorno dopo il corpo di babbo fu cremato e le ceneri furono consegnate a mia madre che le seppellì nel muro di casa della nonna in un punto conosciuto solo a lei e ad Erika. Il tempo lenì il dolore per la perdita. La vita riprese. Le abitudini ritornarono. Così come ritornarono le frequentazioni nel mio letto di Louise e di Erika. L’unica novità sono le continue visite che uno dei miei fratellastri, quello che ha la mia stessa età e che si chiama Jmmy, fa alla madre. Le continue visite ad Erika da parte dell’ultimogenito mi puzzano. Sono sicura che il mio fratellino viene per la sottoscritta. Durante le ore di permanenza nella tenuta non fa che girarmi intorno. Manovre che non passano inosservate. Mi diverto a provocarlo. Spesso mi faccio trovare seduta sul divano con le gambe aperte e tenuto conto che non porto mai le mutande gli do in visione la folta foresta di peli che ornano la mia pucchiacca. Lui strabuzza gli occhi e sbava dalla libidine. Louise, un giorno che siamo sole in cucina affronta l’argomento.
“Devi convenire che il tuo fratellastro è un bel ragazzo. L’ho visto a torso nudo; ti giuro che ha un bel fisico. Assomiglia ad uno dei bronzi di Riace. Non ti nascondo che ho fatto cattivi pensieri su di lui.”
“Mamma, non dimenticare che stai parlando del tuo fratellastro.”
“E tu non dimenticare che quando si tratta di calmare le pulsazioni del corpo non c’è ma che tenga. Non venirmi a dire che non te lo faresti. Lui, Jmmy, viene qui per te.”
“Non dire sciocchezze. È sposato e sua moglie è una bella ragazza.”
“Ma tu sei il miele. Tu attiri i maschi degli orsi. Tu sei arrapante. Per te gli uomini farebbero qualsiasi pazzia pur di mettere la loro verga nella tua pancia. Non credo che il fatto che sia il tuo fratellastro ti frenerebbe dal possederlo. Non sei forse stata, seppur per un breve periodo, l’amante di tuo padre. Se ne hai voglia prendilo, non devi mica sposarlo. Ti sei fatta ingravidare due volte e non hai voluto sposare nessuno dei due uomini che ti hanno resa pregna. Jmmy ti favorirebbe perché è già sposato e non credo che divorzierebbe dalla moglie per sposare te. Lui ti vuole e basta e so per certa che anche tu lo vuoi. Una raccomandazione: non farti impregnare.”
È da prima che partorissi Alicia che un uomo non mi chiava. L’ultimo uomo che mi ha ficcato il cazzo nella fregna è stato il mio povero babbo. Da allora più nessuno mi ha posseduta e le notti quando si è sole sono lunghe. Mamma ha ragione. Jmmy mi piace. Non è certamente il fatto che è mio fratellastro a trattenermi. Di rapporti incestuosi li ho ancora con mamma e nonna; in un passato non molto lontano li ho avuti anche con mio padre. Farmi una bella galoppata cavalcando il mio giovane coetaneo servirebbe a sopire la mia voglia di cazzo. Non ho ancora deciso di montarlo perché lo voglio ben cotto e credo che lo sia. Non mi resta altro da fare che provocarlo e poi vedrò il da farsi.
“Mamma, ora vado nelle stalle a visionare che tutto proceda così come da disposizioni date. Se qualcuno mi cerca sai dove mandarlo.”
Louise mi guarda e sorride.
“Vai pure. Chiunque ti cercherà dirò che sei andata in città. Se poi questo qualcuno è chi dico io dirò che sei alle stalle.”
“Mamma è per questo che amo te e la nonna. Capite subito di cosa ho bisogno. Ci vediamo a cose fatte.”
Esco di casa e vado alle stalle. Mi sollevo la gonna scoprendo le mie parti basse (non ho le mutande) e mi getto sulle balle di fieno a pancia sotto. Aspetto. Dopo circa mezz’ora sento un rumore alle mie spalle. Con la coda dell’occhio lo vedo. È Jmmy. Finalmente è venuto. Sta guardando il mio culetto. Decido che merita di più; allargo le gambe e gli do in visione il boschetto che copre la mia patatina. Sento un grosso sospiro ed un minuto dopo avverto il peso del suo corpo sul mio. Il mandrillo si è sfilato i pantaloni e le mutande. Il suo coso spinge fra le mie natiche. Sollevo il bacino quel tanto che basta affinché il suo cazzo scivoli fra le grandi labbra e mi penetri. Il suo pene avanza verso l’interno della vagina fino ad urtare con il glande il mio utero. Poi la sua voce.
“Iole, sorellina, sapessi quanto tempo è che ho desiderato questo momento. Sei sempre stata nei miei sogni. Ti ho amata in silenzio.”
“Jmmy, mio aitante fratellino, è da quando ti ho visto il giorno del trapasso di nostro padre che ho incominciato a desiderarti. Tu non ti decidevi e così ho preso io l’iniziativa ed eccoti qui con il tuo cazzo piantato nel mio ventre. Datti da fare; soddisfa il tuo istinto animalesco; oggi sarò la tua cagna; chiavami e fammi godere.”
Prima di iniziare a pompare il suo cazzo nella mia pancia lo scimpanzé bonomo si sfila la maglia e poi mi strappa le vesti. Restiamo entrambi nudi. Il maschiaccio stende il suo corpo sulla mia schiena; mi circonda il torace con le robuste braccia e ancora le sue forti mani alle mie mammelle. Le strizza fino a farmi schizzare il latte che non è ancora andato via. Poi sento il suo alito sul collo e un attimo dopo i suoi denti affondano nel mio collo. Un brivido mi percorre la schiena. Quello che sta facendo lo fanno i felini quando s’accoppiano. È una sensazione che non ho mai provato. E sono miagolii quelli che mi escono dalla bocca.
“Fratellino chi ti ha insegnato a chiavare in questo modo? Non credo che sia stata tua moglie. Ci vuole esperienza. Dimmi, chi è la tua maestra?.”
Jmmy non risponde. È intento a strizzarmi le tette ed a stantuffare il suo cazzo nella mia polposa pucchiacca; è talmente infoiato che mi chiava come un forsennato. Mi sbatte il cazzo in corpo con una violenza inaudita; ad ogni affondo mi scuote tutta. La sua resistenza giunge presto al limite. Una sensazione di caldo umido investe la mia vagina. Lo stronzo sta eiaculando; mi sta riempiendo la pancia del suo liquido seminale. Ha pensato solo al suo piacere; si è comportato come un animale. Ma non è ancora finita. C’è tutto il tempo per fargli pentire di avermi trattata come una prostituta. Di colpo sfila il suo cazzo dal mio ventre e si abbatte al mio fianco. Ha il respiro grosso.
“Iole, scusami per averti trattato come una bestia, ma era troppo grande la voglia di chiavarti che ho pensato
unicamente al mio piacere. Dimmi cosa vuoi che faccia per farmi perdonare?”
Lo guardo. Dall’espressione del suo viso capisco che è veramente dispiaciuto. Gli accarezzo il viso.
“Sì, sei stato troppo egoista. Se vuoi farti perdonare vieni a leccarmi la vagina e fammi godere con la tua lingua. Se sarai bravo ti concederò di montarmi ancora.”
Il mio fratellastro con un balzo da felino viene a posizionare la testa fra le mie cosce; la sua bocca è sulla mia figa; la sua lingua incomincia a spaziare sulla superficie delle grandi labbra; aggancia le piccole labbra e le succhia; infine sento la sua lingua avventurarsi nell’oscuro orifizio della mia topina. Come un pittore usa la lingua come un pennello; la fa scorrere sulle pareti vaginali lappando le secrezioni che, copiose, secerno come un fiume in piena. Mi porta all’orgasmo più di una volta. Ci sa fare; si sta facendo perdonare. Le sue labbra circondano il mio clitoride. La sua lingua vibra sul glande clitorideo. Un mio nitrito di piacere gli fa capire che quello che mi sta facendo incontra il mio favore. Intensifica l’azione. Incomincia a succhiarmi il clitoride dando così inizio ad un favoloso pompino che culmina in un grande orgasmo. Grido e vengo. Il mio sperma si riversa nella sua bocca; lui lo ingoia emettendo grugniti di piacere. La sua lingua lambisce ogni goccia che fuoriesce dalla mia uretra e lappa le secrezioni vaginali che non hanno fine. Quando si rende conto che la mia vagina ha smesso di produrre il miele che tanto gli piace, si lascia andare a pancia in su sulle balle di fieno. Mi sollevo sulle braccia e guardo in direzione del suo inguine. Vedo un grosso cazzo che si erge come il pennone di un veliero. È una meravigliosa creatura, non gli consentirò di scappare. Con una gamba scavalco il suo corpo; con una mano afferro il palo e lo guido fra le grandi labbra. Il mostro scivola verso l’interno della mia vagina e si ferma solo quando il grosso glande urta il mio utero. Le mie mani si spostano sul suo petto. Fletto il busto in avanti e porto uno dei miei capezzoli a contatto con la sua bocca.
“Dai, succhiami le zizze. Ho ancora latte; sfamati.”
Jmmy si avventa. Dischiude le labbra ed il mio capezzolo scivola nella sua calda bocca; per un pò ci gioca con la lingua e poi prende a succhiare. Intanto comincio a muovere lentamente il bacino. Gli imprimo un movimento rotatorio in modo da far meglio adattare il cazzo del mio fratellastro nel mio ventre. Do inizio alla cavalcata. Incomincio con un lento trotto e, piano, aumento l’andatura fino a passare dal trotto al galoppo. Il piacere che provo a sentire quella splendida bestia svangare nella mia pancia è indescrivibile. Grida ed urla accompagnano il mio galoppare. Lui intanto continua a succhiarmi le mammelle passando dall’una all’altra. Il latte sgorga copioso nella sua bocca. Il mio corpo è attraversato da scosse elettriche. Sono in preda ad un tremore che si rivela il preludio al raggiungimento dell’orgasmo. Ancora alcuni minuti dello sfrenato galoppo e un violento orgasmo si impossessa del mio corpo, gli artiglio il petto con le unghia, ululo come una lupa e vengo. Nello stesso istante dal suo glande partono una sequela di fiotti di caldo sperma che si infrangono contro il mio utero. Finalmente una chiavata degna di questo nome. Glielo comunico.
“Fratellino, sei stato superlativo. È più di un anno che non mi divertivo così.”
“Iole, anche per me è stato bellissimo. Ho sempre sognato di chiavarti e mai avrei creduto di provare tanto piacere a sbatterti il cazzo in pancia. Mi auguro che non è l’ultima volta. Se continuerai a volermi nel tuo letto dovrai prendere delle precauzioni. Sono tuo fratello e una gravidanza con il mio seme non è auspicabile.”
“Vuoi essere il mio amante? La cosa non mi dispiace e il fatto che tu sei mio fratello mi eccita. Sì. Sarò la tua puttana. Quando vuoi chiavarmi sarò sempre disponibile a farmi montare. Per il resto non preoccuparti, tua madre, voglio dire mia nonna, dopo le mie due gravidanze mi ha consigliato di prendere la pillola. Ora che sei più tranquillo sulla possibilità di non ingravidarmi vuoi dirmi chi ti ha iniziato al sesso e ti ha fatto da maestra.”
Avverto un irrigidimento del suo corpo.
“Iole, scusami, ma è una cosa mia. Mi dispiace, non posso dirti niente. Sarei uno spergiuro se ti dicessi chi è stato a svezzarmi sessualmente.”
“Almeno dimmi se è bella.”
“È una donna che non ha eguali.”
“Esagerato. Se non ha eguali perché sei venuto da me?”
“Perché una notte che stavamo insieme abbiamo parlato di ragazze e lei ha fatto il tuo nome. Mi ha parlato di te e del tuo modo di vivere. Da allora ho incominciato a desiderarti non più come sorella ma come donna.”
Chi fra le donne che conosco ha parlato di me al mio fratellastro. Solo due donne mi conoscono anche intimamente e solo una di esse sa anche i miei pensieri: Erika, mia nonna.
“Per caso si tratta di tua madre. Mio bel porcellino tu vai a letto con tua madre? E’ lei la donna che ti ha svezzato? Dai dimmelo. A me non importa se tu la chiavi. Se lo confessi ti farò partecipe anche di miei segreti.”

Continua

P.S. Racconto fantasia. Ogni riferimento a persone viventi o decedute è puramente casuale.
scritto il
2012-02-06
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