La storia di Iole 7
di
Biancaneve
genere
incesti
Il resto della giornata trascorre senza altre novità. Mi dedico alle cura di mio figlio che è appena tornato dalla scuola (è una scuola che dura fino a pomeriggio inoltrato); gioco con lui, facciamo una passeggiata nel parco che circonda la casa; insomma faccio la mamma. Il sole tramonta. Rientriamo in casa. lo faccio cenare e poi ci ritiriamo in camera che trovo vuota e con il letto disfatto. Papà non c’è. Accendo la Tv lui si mette seduto sul pavimento mentre io mi siedo in poltrona. Brian guarda la televisione. Io non riesco a concentrarmi. È stata una giornata intensa e carica di novità l’ultima delle quali è quella che mi ha visto coinvolta in un rapporto incestuoso con mio padre. L’ho corrotto è poi l’ho preso. Non c’è voluto molto; anche il mio paparino desiderava farmi sua. Mi sono fatta chiavare. Sono contenta che sia accaduto. Con la mente rivivo gli attimi di piacere vissuti con mio padre disteso sul mio corpo e con il cazzo piantato nel mio ventre. La notte sopraggiunge. Ho messo Brian a letto. Faccio una doccia e mi preparo per andare a dormire. Ho indossato la mia solita camicia da notte. Sto seduta in poltrona quando sento la porta aprirsi; mi volto a guardare; è mio padre ed è in pigiama.
“Iole, sei ancora sveglia?”
“Ero prossima ad andare a letto. Cosa vuoi?”
“Ho voglia di stare con te.”
Il mio viso si apre in un sorriso. Il genitore ci ha preso gusto a chiavarsi sua figlia.
“Entra ed avvicinati.”
Quando mi è vicino allungo una mano e la poggio sul suo bacino mentre l’altra mano si infila nel pantalone del pigiama dove incontro il suo poderoso cazzo che è già bello duro. Lo circondo con le dita. Lo sento fremere. Lo porto all’aria. Lo guardo. Il glande è già scappucciato. È meraviglioso. Avvicino le labbra a quel fulgido esemplare e gli schiocco un forte bacio. Tiro fuori la lingua e la faccio roteare intorno alla circonferenza del grosso glande; mi soffermo a stuzzicargli il frenulo. Babbo geme.
“Ssst! Trattieniti altrimenti svegli mio figlio.”
“Come faccio a trattenermi? Il servizio che hai incominciato è di quelli che mi fanno cantare.”
“Allora non ci resta che trovare un posto dove poter continuare in libertà.”
“Andiamo nella mia camera. Nessuno ci disturberà.”
“E mamma?”
“Non preoccuparti. Ha raggiunto sua madre. Ne avranno per tutta la notte.”
Hai capito. Le due walkirie si stanno trastullando.
Do un ultimo sguardo a mio figlio e poi seguo mio padre nella sua stanza. Siamo appena entrati che babbo poggia le mani sulle mie spalle e mi costringe a piegarmi sulle ginocchia.
“Dai, Continua quello che hai iniziato.”
Non mi faccio pregare. Ho una voglia matta di leccare e succhiare quel grosso e fulgido cazzo. È la cosa che mi manca per completare l’opera iniziata. Gli tiro giù i pantaloni e riprendo da dove ho cominciato. Il suo cazzo non ha perso di consistenza. Al contrario ho l’impressione che sia più duro. Le mie labbra sono già sul glande e la mia lingua sta già danzando su ed intorno ad esso. Mio padre mi tiene la testa e ne accompagna i movimenti. Io ho gli occhi puntati nei suoi e senza distogliere lo sguardo continuo a leccare il roseo e grosso fungo. Mi sono promessa che gli farò un pompino che difficilmente potrà dimenticare. Gli leccherò e gli succhierò il cazzo fino a fargli scaricare tutta la sua forza nella mia arida gola. Con le dita lo spingo contro il suo ventre. La punta della mia lingua vibra veloce lungo la soda carne dell’asta di mio padre che si abbandona a lunghi ululati. Arrivo ai gonfi e grossi testicoli. Sembrano palline da ping pong. Li avvolgo con le labbra e li convoglio nella mia bocca; li succhio per diversi minuti. Papà è in estasi; continua a mugolare. Dopo avergli ben insalivato le palline le raccolgo in una mano mentre con la lingua risalgo, leccando, lungo la grossa mazza di mio padre. Arrivo in cima e continuo l’opera di lecchinaggio del glande. Senza smettere di leccarlo rifaccio il percorso inverso e mi ripeto ancora ed ancora. Poi apro la bocca ed avvolgo con le labbra il glande e lo accolgo dentro la mia calda cavità orale. Le mie labbra si muovono come se stessi mungendo uno dei capezzoli di una vacca. Le mani di mio padre aumentano la stretta sulla mia testa. Incomincio a chiavarlo. Porto le mani sul suo bacino e lo spingo contro la mia testa. Il cazzo di mio padre affonda nella mia bocca per tutta la sua lunghezza. Il glande arriva a toccarmi l’ugola. Riesco a vincere un conato di vomito. Poi è lui che mi blocca la testa e da inizio ai movimenti necessari a chiavarmi la bocca e lo fa con lentezza. Mi stantuffa il cazzo in bocca come stesse pompandolo dentro il mio ventre. Non ha fretta. Sto cominciando a stancarmi. La bocca si sta indolenzendo. Papà lo capisce ed aumenta l’andatura. Il dentro fuori si fa veloce. Di colpo si irrigidisce ed indurisce i glutei. Un ululato più lungo gli sale in gola. Capisco che è arrivato il momento; sono pronta a riceverlo. Un attimo dopo la prima bordata di sperma raggiunge la mia gola e si infrange contro la mia ugola. Subito dopo arriva la seconda bordata seguita da altre scariche meno potenti. Con la lingua convoglio il gustoso nettare verso la gola e lo ingoio facendolo scivolare fin giù allo stomaco. Lo pulisco leccandogli le ultime gocce di sperma che gli escono dall’uretra. Mi rimetto in piedi e lo bacio. Lui mi lecca le labbra liberandole della patina che il suo sperma ha lasciato.
“Iole, sei stata magnifica. Mi hai succhiato il cazzo in un modo che nemmeno tua nonna è in grado di fare. Erika è una maestra nel fare pompini, ma tu l’hai superata.”
“Papà è stata tua suocera ad insegnarmi a succhiare il cazzo di un uomo. Come sai la tua concubina ha un clitoride che, quando eccitato, assume le dimensioni di un piccolo cazzetto. È su quello che mi sono esercitata. Nonna mi suggeriva come fare.”
Babbo mi guarda. Non noto sorpresa nei suoi occhi, ma il tono di voce denuncia una certa acredine.
“Hai avuto rapporti sessuali con tua nonna? Hai fatto sesso con Erika? Dovevo immaginarlo. Ti ha insegnato bene. Dimmi? L’hai fatto anche con tua madre?”
“Non ancora, ma ci siamo promesso di farlo. Ti dispiace se mi scopo mamma?”
“Sei sempre stata una ribelle. Hai sempre fatto di testa tua. In questo somigli molto a tua nonna. Ti sei fatta ingravidare per ben due volte da uomini che non hai voluto legare a te; ti sei scopata tua nonna; oggi ti sei fatta chiavare da me, tuo padre; poco fa abbiamo portato a termine un rapporto orale che non dimenticherò e mi chiedi se mi dispiace se ti scopi tua madre? mi spieghi perché dovrebbe dispiacermi?”
“Papà, sii sincero. Cosa vuoi che io sia per te?”
Diventa rosso e poi parla.
“Iole, sono innamorato di te. Sono geloso. Sapere che ti sollazzi con altri, anche se donne, mi fa rabbia. Voglio che tu sia la mia amante e che nessun altro goda del tuo corpo; ti voglio solo per me.”
“Amore mio, questo non potrà mai essere. Io appartengo a te cosi come appartengo a tua moglie ed a tua suocera o a chiunque io decida di farmi chiavare. Scelgo io con chi stare. Tu mi piaci ma non sarò mai solo tua. Dovrai fartene una ragione; devi accettare di condividermi con altri.”
“Figlia mia sarai la mia dannazione.”
“E tu sei la mia. Vieni andiamo a letto; la notte è appena cominciata ed io ho bisogno che il tuo cazzo mi entri in corpo innumerevoli volte.”
Trascorriamo una notte senza darci un attimo di tregua. Papà mi chiava più volte ed in tutte le posizioni che la nostra fervida fantasia partorisce. Quella che più mi è piaciuta è la stessa che vidi la notte che stava chiavando la nonna. Lui è steso sul letto ed io sono a cavalcioni del suo corpo con la schiena rivolta a lui e con il suo cazzo ben piantato nel mio corpo; manca solo mia madre o mia nonna a succhiarmi il clitoride. Mi prometto di promuovere un incontro a tre se non addirittura a quattro. Una piccola orgetta familiare è quella che ci vuole. Per attuare il mio proposito dovrò mettere al corrente nonna e mamma che papà mi chiava. Ma si, che lo sappiano.
“Ciao mamma, sei sveglia da molto?”
Domanda superflua. Dal come è vestita arguisco che è appena uscita dal letto. indossa una vestaglia blu semitrasparente. Si notano le forme delle sue mammelle. Con una faccia tosta le chiedo se babbo è ancora a letto (so bene che papà è a letto; l’ho appena lasciato che dormiva.)
“No, tuo padre l’ho visto uscire stamane presto. Si è diretto verso le stalle. Credo che abbia intenzione di farsi una galoppata.”
Sta mentendo. Mia madre ignora che il suo sposo ha trascorso l’intera notte a cavalcare una giovane focosa e ribelle giumenta nata dal suo ventre e so anche che si è fatta scopare dalla madre.
“Credo proprio che lo raggiungerò. Anch’io ho bisogno di prendere un poco d’aria. Vado a prepararmi e poi lo raggiungerò.”
Questo non posso permetterlo. Mamma non deve raggiungere la sua camera. Troverebbe suo marito distrutto e si domanderebbe, tenuto conto che lei si stava dilettando con la madre, con chi ha trascorso la notte; devo inventarmi qualcosa per trattenerla. Ci sono. Mi avvicino e poggio le mani sulle sue spalle; chino la testa e le bacio la nuca. So che mamma è sensibile quando riceve un bacio sulla nuca. Me lo ha detto nonna. Al contatto con le mie labbra emette un gemito.
“Iole, ti prego, non è il momento. Sono stanca.”
“Mamma tu non sei stanca, sei distrutta. Conosco bene colei che ti ha ridotta in questo stato. È la nostra comune amante: tua madre. Vorrà dire che mi contenterò delle sue briciole. Mamma ho una voglia matta di scoparti e questo è il momento adatto.”
Le mie mani si intrufolano nella vestaglia e scendono carezzando il suo petto. Raggiungo le mammelle e le copro con le mani. Sento i capezzoli spingere contro il palmo delle mani. Mamma solleva la testa e mi guarda. Ha dei stupendi occhi blu. Sono accesi e sprigionano lampi di luce.
“Iole, bambina, non riesco a resisterti; baciami.”
Avvicino la mie labbra alle sue e le infilo la lingua in bocca; mamma se ne impossessa e la succhia con violenza. Senza staccare la sua bocca dalla mia si mette in piedi e mi spoglia dei vestiti. Anch’io mi adopero per liberarla della vestaglia. Siamo entrambe nude. Ci abbracciamo e facciamo scorrere le mani sui nostri corpi indugiando sulle rotondità delle natiche. Accarezzare il corpo di mia madre mi provoca piacevoli sensazioni. La mia eccitazione sta crescendo.
“Mamma, hai una pelle che sembra velluto. Mi eccita molto carezzarti, in modo particolare quando le mie mani si posano sulle tue zizze. Dio come sono sode e i tuoi capezzoli sono belli grossi e duri. Sembrano due grossi fragoloni.”
Louise si distanzia da me quel tanto che basta per portare le sue mani sotto le sue mammelle e sollevarle.
“Ti piacciono cosi tanto? Perché non vieni a succhiarle? Dai, sono qui che aspettano la tua bocca.”
Piego il capo e vado incontro a quei fantastici meloni. La circondo con un braccio e l’attiro a me, la mia bocca e su una sua zizza. La mia lingua sembra impazzita. Guizza veloce sulla superficie di quelle splendide noci di cocco strappando continui miagolii alla mia bella mammina. Miagolii che diventano nitriti quando le mie labbra si chiudono intorno ad uno dei capezzoli e prima lo mordono e poi lo stringono in un dolce abbraccio che si allenta allorché comincio a succhiare. Una delle mie mani va a posarsi sull’altra mammella e la pastrugno strizzandole il capezzolo con le dita. L’altra mia mano si posiziona fra le sue cosce e le dita si fanno largo verso le grandi labbra. Mamma favorisce l’avanzata delle dita della mia mano allargando le cosce. La penetro e comincio a fotterla. Mamma ulula. Con un dito vado a sgrillettarle il clitoride. Dalla gola di Louise escono suoni indecifrabili che sono il segnale del suo piacere. Pochi minuti e mamma comincia a tremare. L’orgasmo sta arrivando inesorabile. Le gambe di mia madre si stringono sulla mano che ha fra le gambe. Un suo urlo e sento la mia mano inumidirsi. Louise sta eiaculando e mi sta riempiendo la mano del suo sperma. Quando l’orgasmo si conclude tiro via la mano colma di umori e la passo sulle sue mammelle spalmandole le sue stesse secrezioni; poi con la lingua vado a leccarle gustandone il sapore. Quando si riprende mi afferra per le spalle e mi spinge verso il tavolo.
“Ora tocca a me. Sali sul tavolo e mettiti in posizione che voglio mangiarti la passera.”
Mi ha letto nel pensiero. Ho un pazzesco desiderio di sentire la sua lingua ravanare la mia vagina. Entusiasta accolgo il suo invito. Appoggio il culo al tavolo e facendo forza sulle braccia mi sollevo e mi siedo sul tavolo. Mi stendo ed allargo le cosce a compasso. Mamma si posiziona fra le mie gambe e piega il suo corpo sul mio; la sua testa è all’altezza del mio seno.
“Dio, come sono belle. Bambina mia hai delle tette stupende. Tua nonna me le ha descritte ma la realtà è fantastica; credo proprio che mi divertirò a succhiartele.”
Prima prende a carezzarle, le comprime, gioca con i miei capezzoli che sono diventati due duri bulloni. Li strizza. Tutto questo senza distogliere lo sguardo dal mio. Vedo la sua testa flettersi in avanti e poi avverto le sue labbra avviluppare un mio capezzolo. Lo tiene fermo con i denti mentre con la lingua lo titilla. È fantastico. Un lungo ululato mi esce dalla gola.
“Mamma, se continui così mi farai morire.”
“Vuoi che smetta.”
“Noooo. Continua, non ti azzardare a smettere. È troppo bello quello che sto provando.”
Louise, invece, smette di far vibrare la lingua sul capezzolo e comincia a succhiare; si attacca alla mia mammella come una bambina affamata. Quando partorirò la inviterò a succhiare il mio latte; voglio allattarla così come fece lei con me quando venni al mondo. La sua bocca si sposta da una tetta all’altra dandomi immenso piacere. Di colpo smette di succhiarmi le zizze e comincia a far vorticare la lingua sul mio corpo spostando la sua testa verso il mio pube. Arriva con le labbra sulla vagina e con un guizzo veloce affonda la vibrante lingua nella fenditura della mia vagina e mi penetra. Dio, mamma mi sta scopando. La sua lingua lambisce le rosee pareti della mia vagina e lappa gli umori che sta secernendo. È stupendo. Sento qualcosa di solido affiancare la sua lingua e penetrarmi. È un suo dito a cui fa seguito un secondo ed un terzo. Sposta la testa e convoglia le sue attenzioni al roseo bottoncino che è completamente uscito dal suo guscio e va incontro alla bocca di Louise che prontamente lo circonda con le labbra e lo succhia come fosse un piccolo cazzo. La mia mente è oramai annebbiata. Grido ed urlo. Mamma mi stantuffa le dita nella vagina con più forza. non riesco a controllare né il mio corpo ne la mia mente. Oramai sono preda di uno orgasmo che si è impadronito della mia anima. Sollevo il bacino dal tavolo andando con la vagina incontro alla bocca di mia madre che ha smesso di chiavarmi con le dita e si appresta a ricevere il mio piacere nella sua bocca. Puntuale come un orologio l’orgasmo arriva e scarica nella bocca di mamma ondate di caldo magma che Louise si premunisce di convogliare nella sua gola. Accompagna l’ingoio con mugolii di soddisfazione. Lentamente riprendo la padronanza della mia mente. Sollevo la testa e vedo la figura di mia nonna che si staglia nel vano della porta.
“Da quando sei qui a guardarci?”
Mamma ha un sussulto e si raddrizza. Arrossisce.
“Credo che avevate appena cominciato. Eravate talmente impegnate a darvi reciproco piacere che non vi siete accorte della mia presenza. Sono contenta che vi siete amate; in particolare sono contenta per tua madre. Finalmente è riuscita a scoparti. Da oggi sarai il nostro giocattolo. Occuperai il nostro letto quando una di noi due è occupata a farsi chiavare da tuo padre.”
Non sanno, le due troie, che la sottoscritta è entrata, di prepotenza, a far parte dell’harem di Jo. Presto lo scopriranno ed allora saranno scintille.
Continua
P.S. Racconto fantasia. Ogni riferimento a persone viventi o decedute è puramente casuale.
“Iole, sei ancora sveglia?”
“Ero prossima ad andare a letto. Cosa vuoi?”
“Ho voglia di stare con te.”
Il mio viso si apre in un sorriso. Il genitore ci ha preso gusto a chiavarsi sua figlia.
“Entra ed avvicinati.”
Quando mi è vicino allungo una mano e la poggio sul suo bacino mentre l’altra mano si infila nel pantalone del pigiama dove incontro il suo poderoso cazzo che è già bello duro. Lo circondo con le dita. Lo sento fremere. Lo porto all’aria. Lo guardo. Il glande è già scappucciato. È meraviglioso. Avvicino le labbra a quel fulgido esemplare e gli schiocco un forte bacio. Tiro fuori la lingua e la faccio roteare intorno alla circonferenza del grosso glande; mi soffermo a stuzzicargli il frenulo. Babbo geme.
“Ssst! Trattieniti altrimenti svegli mio figlio.”
“Come faccio a trattenermi? Il servizio che hai incominciato è di quelli che mi fanno cantare.”
“Allora non ci resta che trovare un posto dove poter continuare in libertà.”
“Andiamo nella mia camera. Nessuno ci disturberà.”
“E mamma?”
“Non preoccuparti. Ha raggiunto sua madre. Ne avranno per tutta la notte.”
Hai capito. Le due walkirie si stanno trastullando.
Do un ultimo sguardo a mio figlio e poi seguo mio padre nella sua stanza. Siamo appena entrati che babbo poggia le mani sulle mie spalle e mi costringe a piegarmi sulle ginocchia.
“Dai, Continua quello che hai iniziato.”
Non mi faccio pregare. Ho una voglia matta di leccare e succhiare quel grosso e fulgido cazzo. È la cosa che mi manca per completare l’opera iniziata. Gli tiro giù i pantaloni e riprendo da dove ho cominciato. Il suo cazzo non ha perso di consistenza. Al contrario ho l’impressione che sia più duro. Le mie labbra sono già sul glande e la mia lingua sta già danzando su ed intorno ad esso. Mio padre mi tiene la testa e ne accompagna i movimenti. Io ho gli occhi puntati nei suoi e senza distogliere lo sguardo continuo a leccare il roseo e grosso fungo. Mi sono promessa che gli farò un pompino che difficilmente potrà dimenticare. Gli leccherò e gli succhierò il cazzo fino a fargli scaricare tutta la sua forza nella mia arida gola. Con le dita lo spingo contro il suo ventre. La punta della mia lingua vibra veloce lungo la soda carne dell’asta di mio padre che si abbandona a lunghi ululati. Arrivo ai gonfi e grossi testicoli. Sembrano palline da ping pong. Li avvolgo con le labbra e li convoglio nella mia bocca; li succhio per diversi minuti. Papà è in estasi; continua a mugolare. Dopo avergli ben insalivato le palline le raccolgo in una mano mentre con la lingua risalgo, leccando, lungo la grossa mazza di mio padre. Arrivo in cima e continuo l’opera di lecchinaggio del glande. Senza smettere di leccarlo rifaccio il percorso inverso e mi ripeto ancora ed ancora. Poi apro la bocca ed avvolgo con le labbra il glande e lo accolgo dentro la mia calda cavità orale. Le mie labbra si muovono come se stessi mungendo uno dei capezzoli di una vacca. Le mani di mio padre aumentano la stretta sulla mia testa. Incomincio a chiavarlo. Porto le mani sul suo bacino e lo spingo contro la mia testa. Il cazzo di mio padre affonda nella mia bocca per tutta la sua lunghezza. Il glande arriva a toccarmi l’ugola. Riesco a vincere un conato di vomito. Poi è lui che mi blocca la testa e da inizio ai movimenti necessari a chiavarmi la bocca e lo fa con lentezza. Mi stantuffa il cazzo in bocca come stesse pompandolo dentro il mio ventre. Non ha fretta. Sto cominciando a stancarmi. La bocca si sta indolenzendo. Papà lo capisce ed aumenta l’andatura. Il dentro fuori si fa veloce. Di colpo si irrigidisce ed indurisce i glutei. Un ululato più lungo gli sale in gola. Capisco che è arrivato il momento; sono pronta a riceverlo. Un attimo dopo la prima bordata di sperma raggiunge la mia gola e si infrange contro la mia ugola. Subito dopo arriva la seconda bordata seguita da altre scariche meno potenti. Con la lingua convoglio il gustoso nettare verso la gola e lo ingoio facendolo scivolare fin giù allo stomaco. Lo pulisco leccandogli le ultime gocce di sperma che gli escono dall’uretra. Mi rimetto in piedi e lo bacio. Lui mi lecca le labbra liberandole della patina che il suo sperma ha lasciato.
“Iole, sei stata magnifica. Mi hai succhiato il cazzo in un modo che nemmeno tua nonna è in grado di fare. Erika è una maestra nel fare pompini, ma tu l’hai superata.”
“Papà è stata tua suocera ad insegnarmi a succhiare il cazzo di un uomo. Come sai la tua concubina ha un clitoride che, quando eccitato, assume le dimensioni di un piccolo cazzetto. È su quello che mi sono esercitata. Nonna mi suggeriva come fare.”
Babbo mi guarda. Non noto sorpresa nei suoi occhi, ma il tono di voce denuncia una certa acredine.
“Hai avuto rapporti sessuali con tua nonna? Hai fatto sesso con Erika? Dovevo immaginarlo. Ti ha insegnato bene. Dimmi? L’hai fatto anche con tua madre?”
“Non ancora, ma ci siamo promesso di farlo. Ti dispiace se mi scopo mamma?”
“Sei sempre stata una ribelle. Hai sempre fatto di testa tua. In questo somigli molto a tua nonna. Ti sei fatta ingravidare per ben due volte da uomini che non hai voluto legare a te; ti sei scopata tua nonna; oggi ti sei fatta chiavare da me, tuo padre; poco fa abbiamo portato a termine un rapporto orale che non dimenticherò e mi chiedi se mi dispiace se ti scopi tua madre? mi spieghi perché dovrebbe dispiacermi?”
“Papà, sii sincero. Cosa vuoi che io sia per te?”
Diventa rosso e poi parla.
“Iole, sono innamorato di te. Sono geloso. Sapere che ti sollazzi con altri, anche se donne, mi fa rabbia. Voglio che tu sia la mia amante e che nessun altro goda del tuo corpo; ti voglio solo per me.”
“Amore mio, questo non potrà mai essere. Io appartengo a te cosi come appartengo a tua moglie ed a tua suocera o a chiunque io decida di farmi chiavare. Scelgo io con chi stare. Tu mi piaci ma non sarò mai solo tua. Dovrai fartene una ragione; devi accettare di condividermi con altri.”
“Figlia mia sarai la mia dannazione.”
“E tu sei la mia. Vieni andiamo a letto; la notte è appena cominciata ed io ho bisogno che il tuo cazzo mi entri in corpo innumerevoli volte.”
Trascorriamo una notte senza darci un attimo di tregua. Papà mi chiava più volte ed in tutte le posizioni che la nostra fervida fantasia partorisce. Quella che più mi è piaciuta è la stessa che vidi la notte che stava chiavando la nonna. Lui è steso sul letto ed io sono a cavalcioni del suo corpo con la schiena rivolta a lui e con il suo cazzo ben piantato nel mio corpo; manca solo mia madre o mia nonna a succhiarmi il clitoride. Mi prometto di promuovere un incontro a tre se non addirittura a quattro. Una piccola orgetta familiare è quella che ci vuole. Per attuare il mio proposito dovrò mettere al corrente nonna e mamma che papà mi chiava. Ma si, che lo sappiano.
“Ciao mamma, sei sveglia da molto?”
Domanda superflua. Dal come è vestita arguisco che è appena uscita dal letto. indossa una vestaglia blu semitrasparente. Si notano le forme delle sue mammelle. Con una faccia tosta le chiedo se babbo è ancora a letto (so bene che papà è a letto; l’ho appena lasciato che dormiva.)
“No, tuo padre l’ho visto uscire stamane presto. Si è diretto verso le stalle. Credo che abbia intenzione di farsi una galoppata.”
Sta mentendo. Mia madre ignora che il suo sposo ha trascorso l’intera notte a cavalcare una giovane focosa e ribelle giumenta nata dal suo ventre e so anche che si è fatta scopare dalla madre.
“Credo proprio che lo raggiungerò. Anch’io ho bisogno di prendere un poco d’aria. Vado a prepararmi e poi lo raggiungerò.”
Questo non posso permetterlo. Mamma non deve raggiungere la sua camera. Troverebbe suo marito distrutto e si domanderebbe, tenuto conto che lei si stava dilettando con la madre, con chi ha trascorso la notte; devo inventarmi qualcosa per trattenerla. Ci sono. Mi avvicino e poggio le mani sulle sue spalle; chino la testa e le bacio la nuca. So che mamma è sensibile quando riceve un bacio sulla nuca. Me lo ha detto nonna. Al contatto con le mie labbra emette un gemito.
“Iole, ti prego, non è il momento. Sono stanca.”
“Mamma tu non sei stanca, sei distrutta. Conosco bene colei che ti ha ridotta in questo stato. È la nostra comune amante: tua madre. Vorrà dire che mi contenterò delle sue briciole. Mamma ho una voglia matta di scoparti e questo è il momento adatto.”
Le mie mani si intrufolano nella vestaglia e scendono carezzando il suo petto. Raggiungo le mammelle e le copro con le mani. Sento i capezzoli spingere contro il palmo delle mani. Mamma solleva la testa e mi guarda. Ha dei stupendi occhi blu. Sono accesi e sprigionano lampi di luce.
“Iole, bambina, non riesco a resisterti; baciami.”
Avvicino la mie labbra alle sue e le infilo la lingua in bocca; mamma se ne impossessa e la succhia con violenza. Senza staccare la sua bocca dalla mia si mette in piedi e mi spoglia dei vestiti. Anch’io mi adopero per liberarla della vestaglia. Siamo entrambe nude. Ci abbracciamo e facciamo scorrere le mani sui nostri corpi indugiando sulle rotondità delle natiche. Accarezzare il corpo di mia madre mi provoca piacevoli sensazioni. La mia eccitazione sta crescendo.
“Mamma, hai una pelle che sembra velluto. Mi eccita molto carezzarti, in modo particolare quando le mie mani si posano sulle tue zizze. Dio come sono sode e i tuoi capezzoli sono belli grossi e duri. Sembrano due grossi fragoloni.”
Louise si distanzia da me quel tanto che basta per portare le sue mani sotto le sue mammelle e sollevarle.
“Ti piacciono cosi tanto? Perché non vieni a succhiarle? Dai, sono qui che aspettano la tua bocca.”
Piego il capo e vado incontro a quei fantastici meloni. La circondo con un braccio e l’attiro a me, la mia bocca e su una sua zizza. La mia lingua sembra impazzita. Guizza veloce sulla superficie di quelle splendide noci di cocco strappando continui miagolii alla mia bella mammina. Miagolii che diventano nitriti quando le mie labbra si chiudono intorno ad uno dei capezzoli e prima lo mordono e poi lo stringono in un dolce abbraccio che si allenta allorché comincio a succhiare. Una delle mie mani va a posarsi sull’altra mammella e la pastrugno strizzandole il capezzolo con le dita. L’altra mia mano si posiziona fra le sue cosce e le dita si fanno largo verso le grandi labbra. Mamma favorisce l’avanzata delle dita della mia mano allargando le cosce. La penetro e comincio a fotterla. Mamma ulula. Con un dito vado a sgrillettarle il clitoride. Dalla gola di Louise escono suoni indecifrabili che sono il segnale del suo piacere. Pochi minuti e mamma comincia a tremare. L’orgasmo sta arrivando inesorabile. Le gambe di mia madre si stringono sulla mano che ha fra le gambe. Un suo urlo e sento la mia mano inumidirsi. Louise sta eiaculando e mi sta riempiendo la mano del suo sperma. Quando l’orgasmo si conclude tiro via la mano colma di umori e la passo sulle sue mammelle spalmandole le sue stesse secrezioni; poi con la lingua vado a leccarle gustandone il sapore. Quando si riprende mi afferra per le spalle e mi spinge verso il tavolo.
“Ora tocca a me. Sali sul tavolo e mettiti in posizione che voglio mangiarti la passera.”
Mi ha letto nel pensiero. Ho un pazzesco desiderio di sentire la sua lingua ravanare la mia vagina. Entusiasta accolgo il suo invito. Appoggio il culo al tavolo e facendo forza sulle braccia mi sollevo e mi siedo sul tavolo. Mi stendo ed allargo le cosce a compasso. Mamma si posiziona fra le mie gambe e piega il suo corpo sul mio; la sua testa è all’altezza del mio seno.
“Dio, come sono belle. Bambina mia hai delle tette stupende. Tua nonna me le ha descritte ma la realtà è fantastica; credo proprio che mi divertirò a succhiartele.”
Prima prende a carezzarle, le comprime, gioca con i miei capezzoli che sono diventati due duri bulloni. Li strizza. Tutto questo senza distogliere lo sguardo dal mio. Vedo la sua testa flettersi in avanti e poi avverto le sue labbra avviluppare un mio capezzolo. Lo tiene fermo con i denti mentre con la lingua lo titilla. È fantastico. Un lungo ululato mi esce dalla gola.
“Mamma, se continui così mi farai morire.”
“Vuoi che smetta.”
“Noooo. Continua, non ti azzardare a smettere. È troppo bello quello che sto provando.”
Louise, invece, smette di far vibrare la lingua sul capezzolo e comincia a succhiare; si attacca alla mia mammella come una bambina affamata. Quando partorirò la inviterò a succhiare il mio latte; voglio allattarla così come fece lei con me quando venni al mondo. La sua bocca si sposta da una tetta all’altra dandomi immenso piacere. Di colpo smette di succhiarmi le zizze e comincia a far vorticare la lingua sul mio corpo spostando la sua testa verso il mio pube. Arriva con le labbra sulla vagina e con un guizzo veloce affonda la vibrante lingua nella fenditura della mia vagina e mi penetra. Dio, mamma mi sta scopando. La sua lingua lambisce le rosee pareti della mia vagina e lappa gli umori che sta secernendo. È stupendo. Sento qualcosa di solido affiancare la sua lingua e penetrarmi. È un suo dito a cui fa seguito un secondo ed un terzo. Sposta la testa e convoglia le sue attenzioni al roseo bottoncino che è completamente uscito dal suo guscio e va incontro alla bocca di Louise che prontamente lo circonda con le labbra e lo succhia come fosse un piccolo cazzo. La mia mente è oramai annebbiata. Grido ed urlo. Mamma mi stantuffa le dita nella vagina con più forza. non riesco a controllare né il mio corpo ne la mia mente. Oramai sono preda di uno orgasmo che si è impadronito della mia anima. Sollevo il bacino dal tavolo andando con la vagina incontro alla bocca di mia madre che ha smesso di chiavarmi con le dita e si appresta a ricevere il mio piacere nella sua bocca. Puntuale come un orologio l’orgasmo arriva e scarica nella bocca di mamma ondate di caldo magma che Louise si premunisce di convogliare nella sua gola. Accompagna l’ingoio con mugolii di soddisfazione. Lentamente riprendo la padronanza della mia mente. Sollevo la testa e vedo la figura di mia nonna che si staglia nel vano della porta.
“Da quando sei qui a guardarci?”
Mamma ha un sussulto e si raddrizza. Arrossisce.
“Credo che avevate appena cominciato. Eravate talmente impegnate a darvi reciproco piacere che non vi siete accorte della mia presenza. Sono contenta che vi siete amate; in particolare sono contenta per tua madre. Finalmente è riuscita a scoparti. Da oggi sarai il nostro giocattolo. Occuperai il nostro letto quando una di noi due è occupata a farsi chiavare da tuo padre.”
Non sanno, le due troie, che la sottoscritta è entrata, di prepotenza, a far parte dell’harem di Jo. Presto lo scopriranno ed allora saranno scintille.
Continua
P.S. Racconto fantasia. Ogni riferimento a persone viventi o decedute è puramente casuale.
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