I fidanzati di mia moglie (Prima parte)
di
Bluewings
genere
tradimenti
Come raccontato nel “prologo”, il passato sessualmente burrascoso di Antonella era dimenticato, in due anni di fidanzamento aveva avuto un comportamento integerrimo e la nostra voglia di stare insieme cresceva ogni giorno. Non avevamo che occhi per noi stessi. Così arrivammo al matrimonio e la nostra vita scorreva tranquilla. Una coppia innamorata agli occhi di tutti, ma qualcosa doveva succedere...
Io per lavoro mi spostavo spesso in città e i miei percorsi mi portavano spesso a passare davanti a casa, cosa che Antonella non sapeva. Così fu anche un pomeriggio piovoso di fine inverno.
Io ero preso dai miei pensieri e dalle problematiche del lavoro che quando passai davanti a casa non ci feci molto caso, ma poche centinaia di metri dopo ebbi un flash...avevo intravisto la macchina di mia moglie nel parcheggio davanti casa...ma lei era al lavoro...o almeno avrebbe dovuto esserci.
Pensai di essermi sbagliato, forse ero così abituato a vederla parcheggiata al solito posto che avevo probabilmente ripescato un'immagine dalla mia memoria e poi...ero di fretta. Ma no, valeva la pena di fare un giro dell'isolato per controllare, forse si era sentita male e non era andata al lavoro...
Devo precisare che eravamo nei primi anni '90 e i cellulari non erano così diffusi. Io ne avevo uno aziendale, ma spesso lo dimenticavo in ufficio e quella era una di quelle volte. Mi dissi che forse valeva la pena di fare il giro dell'isolato e togliersi ogni dubbio e così feci.
Eh no...non mi ero sbagliato era proprio l'auto di mia moglie. Forse era passata a prenderla una collega...ma poteva anche essersi sentita male, ero preoccupato. Parcheggiai con le ruote sul marciapiede, in quella strada c'era sempre troppo traffico il giorno a causa di negozi e uffici.
Salii le scale di fretta, sperai di trovare il portoncino blindato chiuso a più mandate, voleva dire che non era in casa e che sarebbe andata al lavoro insieme ad una collega...però di solito me lo diceva, mentre all'ora di pranzo non mi aveva accennato niente.
Invece il portoncino si aprì subito...lei era in casa. Entrai e mentre stavo per chiamarla sentii dei rumori quasi dei gemiti provenire dalla nostra camera da letto...”Oddio” pensai “sta male...perché non mi ha avvertito?”
Mi precipitai in camera e...beh...quello che vidi...lo immaginate. Anto era nuda nel nostro letto e stava scopando con uno sconosciuto...com'era possibile?...e le promesse?...e il nostro amore?
Non volevo crederci, ma l'evidenza dei fatti era davanti a me...Non sarebbe bello raccontare adesso tutte le parole, le offese e le imprecazioni che le vomitai addosso. Il “lui” raccolse in fretta la sua roba e se ne fuggì in mutande con il resto dei vestiti sottobraccio, senza dire una parola...finì di vestirsi probabilmente in ascensore.
Antonella aveva nascosto la testa sotto le lenzuola e non parlava...la sentivo singhiozzare. Mi sedetti sul letto e le strappai il lenzuolo dalla faccia, la guardai e le urlai: “Cos'hai da dire adesso troia? Sapevo che non dovevo fidarmi di te...sei nata puttana, non puoi cambiare...chissà quante volte mi hai tradito?”
Mi guardò con i suoi occhioni profondi che avevano un colore indefinito. Il trucco, sciolto dalle lacrime, ma già sciupato dall'impeto dell'amplesso, le rigava le gote...mi guardò, prese fiato e finalmente parlò: “Amore ti giuro che è la prima volta che ti tradisco, ma una o cento non ha importanza. So di averti deluso, mi prendo tutte le mie responsabilità, ti prego solo di farmi restare qui fino a domattina in modo di avere il tempo di radunare le mie cose, poi torno dai miei, mi prenderò tutta la colpa, so di non avere giustificazioni, non ti chiederò niente...non merito niente. Comunque, per quello che può valere...ti amo e ti amerò sempre. Si, sono una puttana, hai ragione. Da adesso in poi è giusto che tu mi consideri così...ti rifarai una vita e ti auguro di trovare una donna giusta per te, ma io ci sarò sempre. Se vuoi scopare una puttana...pensa a me”.
La strinsi forte a me, molto forte...quasi a farle male, la mia rabbia era ancora forte, ma il desiderio di lei pure...ero molto combattuto. Tenevo il suo viso premuto contro il mio petto, non volevo guardarla, non potevo sostenere il suo sguardo...
Infatti, quando i nostri occhi si incrociarono, le nostre labbra si attrassero per un bacio profondo.
Dio, che voglia di fare l'amore con lei....
Recuperata un po' di lucidità, tirai fuori quel briciolo di dignità che mi era rimasta e le urlai: “Bene puttana, adesso voglio scopare e dovrai essere molto brava se vuoi guadagnarti il diritto a rimanere qui fino a domani”.
Facemmo l'amore...anzi no...la scopai brutalmente (come pensai in quel momento mentendo a me stesso). Fu intenso e bellissimo...credo che fosse l'odore di un altro maschio che aveva ancora addosso...ma ancora non lo capivo. Al termine dell'amplesso mi alzai e mi rivestii in fretta, dovevo tornare al lavoro...era tardissimo, avrei dovuto trovare una scusa per i colleghi, godevo di una certa autonomia nel lavoro, ma non volevo approfittare, anche perché richiedevo agli altri molta dedizione al lavoro e dovevo essere d'esempio.
Lei mi guardò ma non disse niente, aspettava una parola da me...la guardai e le dissi: “Si sei stata brava, potresti guadagnarti da vivere facendo quello che ti piace e ti riesce bene...comunque puoi restare fino a domani”.
Tornai al lavoro, ma non combinai un granché...ero confuso, ma non riuscivo a essere amareggiato come avrei dovuto.
Rientrai qualche minuto più tardi del solito...la tavola era apparecchiata e si sentiva un buon profumino che usciva dalla cucina, ma...non avevo fame.
Antonella era una cuoca provetta e lo era diventata per me, frequentando un corso serale di cucina, non che non se la cavasse comunque bene, i suoi genitori lavoravano entrambi e spesso si ritrovava lei a cucinare per la famiglia e aveva sempre dimostrato passione davanti ai fornelli, ma per me voleva di più. Mi diceva “Quando sarò vecchia e non potrò più prenderti per il sesso, ti prenderò per la gola, bisogna essere previdenti”
Però la tavola era apparecchiata con cura solo per me, chiesi il perché. Mi rispose che non pensava di meritare di stare a tavola con me. Le dissi che finché era lì era la mia donna e la volevo davanti a me...sarebbe stata l'ultima volta (forse).
Quando fu il momento di andare a dormire lasciai che si accomodasse sul divano vicino alle valige che aveva preparato...non la volli con me, non perché non lo desiderassi, ma perché avevo bisogno di riflettere...
Mi addormentai tardissimo e al mattino mi venne a svegliare...era l'ora di prepararsi per andare al lavoro. Mi portò la colazione a letto, non ero abituato e mi fece piacere. Mi disse che voleva vedermi un'ultima volta con gli occhi assonnati i capelli scomposti e la barba da fare...voleva ricordarmi così. Dio quanto l'amavo...ero sicuro di volerla perdere? Non dissi niente, feci colazione, mi alzai e mi preparai per uscire, anche lei era pronta, bella e curata come sempre, con le valige vicino alla porta. Si avvicinò e mi porse un mazzo di chiavi...erano quelle della nostra casa. Mi disse che non aveva più titolo per tenerle. Le presi, la guardai e rimasi un attimo pensieroso, poi finalmente aprii bocca per la prima volta quella mattina “Non te ne andare...ti prego”.
Passarono due giorni in cui i nostri rapporti erano freddi e distaccati, non ci parlavamo, ma i nostri sguardi si cercavano...non capivo o forse non volevo capire.
Finalmente decisi di affrontare il discorso, le chiesi di parlarmi del suo amico, come si erano conosciuti e cosa le era piaciuto di lui.
Mi raccontò che si chiamava Roberto e si erano conosciuti ad un corso di aggiornamento e lui aveva incominciato a corteggiarla con garbo ed educazione, lui l'aveva invitata per un aperitivo e alla fine si erano baciati. Aveva riassaporato con lui il piacere di essere corteggiata e di sentirsi desiderata, si era lasciata trasportare, del resto Roberto con le donne ci sapeva fare, era un bell'uomo di poco più di trent'anni e aveva un innegabile fascino...era cosciente di aver fatto uno sbaglio.
Le risposi: “Si, hai fatto un grosso sbaglio...quello di non parlarne con me...forse avrei capito...”
Mi morsi la lingua, ormai lo avevo detto...
Mi guardò perplessa e sospirò: “Avresti accettato che mi vedessi con lui??...”
“Non lo so, comunque potremmo fare una prova. Sabato sera invitalo a cena da noi e vediamo cosa succede...”
Roberto inizialmente declinò l'invito, temeva rappresaglie da parte mia e così dovetti parlarci io al telefono e comunque anche questo non bastò...dovetti aspettarlo all'uscita dal lavoro e dimostrargli che non avevo intenzioni cattive. Alla fine si convinse, Anto avrebbe cucinato qualcuna delle sue specialità e lui si offrì di portare il vino,dato che lei gli aveva raccontato che io ero un cultore del buon vino, quasi una fissazione che mi aveva portato anche a frequentare un mini corso di sommelier. Avrebbe chiesto ad Antonella il menù a grandi linee perché voleva essere di abbinare il vino giusto.
Si presentò con una bottiglia di Tignanello, un Supertuscan di buon livello e non proprio a buon mercato centrando i miei gusti, ma anche con un bellissimo mazzo di fiori per mia moglie che intanto si era agghindata per mostrare il meglio di se...Abitino nero corto con ampio scollo dietro e accollato davanti, calze autoreggenti da mostrare ad ogni accavallamento di gamba, scarpe tacco 12 e naturalmente...niente reggiseno.
Dopo qualche momento di imbarazzo, la serata prese la piega sperata. Si creò da subito un buon feeling fra tutti e tre, non mancò nemmeno un accenno alla scena del mio improvviso rientro sul luogo del misfatto. Roberto ci raccontò della fuga rocambolesca in mutande, dei pantaloni infilati di corsa in ascensore e di come fosse arrivato nell'androne ancora a torso nudo trovandosi di fronte la signora Ada, la condomina settantenne zitella dell'ultimo piano che lanciò un urlo di stupore misto a paura (o forse piacere). Dovette calmarla con un: “Tranquilla signora, vado solo di fretta!”
Ci facemmo un sacco di risate come tre vecchi amici, anche se notavo gli sguardi di lui verso mia moglie.
Finita la cena ci accomodammo sul divano, Antonella sedeva in mezzo a noi. Mentre parlavamo le misi la mano sulla coscia e cominciai ad accarezzarla, mentre lei prese la mano di Roberto e la posizionò sull'altra. Dopo un primo momento di imbarazzo la sua mano cominciò ad insinuarsi sotto il cortissimo vestitino di mia moglie. Mi alzai e mi allontanai con la scusa di preparare il caffè.
Quando tornai, con i caffè sul vassoio, si stavano baciando, lui aveva una mano in mezzo alle cosce di Antonella mentre lei lo accarezzava sopra la patta che tradiva un notevole rigonfiamento, certo Roberto doveva essere ben dotato...il mio amore se lo era scelto giusto.
Si ricomposero per bere il caffè, ma ormai la situazione era chiara e per fugare ogni ulteriore imbarazzo non mi restò che dire: “Beh, adesso siete fidanzati...se volete andare in camera, forse state più comodi. Roberto se vuoi puoi fermarti a dormire con lei, io sto un po' alla TV poi vado a dormire nell'altra stanza”
Potrei scrivere un libro per descrivere tutte le cose che mi passarono per la mente in quei momenti, ma lo risparmio a quei lettori che avranno avuto la costanza di seguirmi fino a qui. Posso dire che non saprei assolutamente dire cosa trasmettevano in TV, solo non volevo sentire i gemiti di piacere...e invece sì e allora abbassavo il volume...poi pensavo che era meglio di no e allora alzavo di nuovo...ma non mi decidevo ad andare a dormire...forse avrei dormito sul divano.
Verso le 1,30 Roberto uscì dalla camera, pensai che andasse di nuovo in bagno, invece si congedò, disse che doveva rientrare, però un'altra sera si sarebbe fermato volentieri per la notte.
Mi salutò dicendomi che comunque da ora in poi ci saremmo visti spesso e...non avevo dubbi.
Appena chiuse la porta di casa mi precipitai in camera da mia moglie...era bellissima, col trucco disfatto, i capelli scompigliati e un po' di imbarazzo nei suoi occhi. L'abbracciai e la baciai, sicuramente aveva preso in bocca il cazzo di Roberto, ma la cosa non mi creò fastidio, anzi aumentò la mia eccitazione. Volevo fare l'amore con lei ma non osavo chiederglielo...me lo chiese lei. Disse di spogliarmi che lei si sarebbe andata a fare una doccia perché aveva sperma da tutte le parti e poi sarebbe stata pronta per me. “No amore” le dissi ”ti voglio così”...
Facemmo l'amore, non durai molto, ma abbastanza perché lei raggiungesse un nuovo orgasmo. Riuscimmo a venire insieme...non ci capitava spesso e il mio sperma nella sua figa si mischiò con quello di Roberto. Ero ufficialmente cornuto e felice di esserlo...
Io per lavoro mi spostavo spesso in città e i miei percorsi mi portavano spesso a passare davanti a casa, cosa che Antonella non sapeva. Così fu anche un pomeriggio piovoso di fine inverno.
Io ero preso dai miei pensieri e dalle problematiche del lavoro che quando passai davanti a casa non ci feci molto caso, ma poche centinaia di metri dopo ebbi un flash...avevo intravisto la macchina di mia moglie nel parcheggio davanti casa...ma lei era al lavoro...o almeno avrebbe dovuto esserci.
Pensai di essermi sbagliato, forse ero così abituato a vederla parcheggiata al solito posto che avevo probabilmente ripescato un'immagine dalla mia memoria e poi...ero di fretta. Ma no, valeva la pena di fare un giro dell'isolato per controllare, forse si era sentita male e non era andata al lavoro...
Devo precisare che eravamo nei primi anni '90 e i cellulari non erano così diffusi. Io ne avevo uno aziendale, ma spesso lo dimenticavo in ufficio e quella era una di quelle volte. Mi dissi che forse valeva la pena di fare il giro dell'isolato e togliersi ogni dubbio e così feci.
Eh no...non mi ero sbagliato era proprio l'auto di mia moglie. Forse era passata a prenderla una collega...ma poteva anche essersi sentita male, ero preoccupato. Parcheggiai con le ruote sul marciapiede, in quella strada c'era sempre troppo traffico il giorno a causa di negozi e uffici.
Salii le scale di fretta, sperai di trovare il portoncino blindato chiuso a più mandate, voleva dire che non era in casa e che sarebbe andata al lavoro insieme ad una collega...però di solito me lo diceva, mentre all'ora di pranzo non mi aveva accennato niente.
Invece il portoncino si aprì subito...lei era in casa. Entrai e mentre stavo per chiamarla sentii dei rumori quasi dei gemiti provenire dalla nostra camera da letto...”Oddio” pensai “sta male...perché non mi ha avvertito?”
Mi precipitai in camera e...beh...quello che vidi...lo immaginate. Anto era nuda nel nostro letto e stava scopando con uno sconosciuto...com'era possibile?...e le promesse?...e il nostro amore?
Non volevo crederci, ma l'evidenza dei fatti era davanti a me...Non sarebbe bello raccontare adesso tutte le parole, le offese e le imprecazioni che le vomitai addosso. Il “lui” raccolse in fretta la sua roba e se ne fuggì in mutande con il resto dei vestiti sottobraccio, senza dire una parola...finì di vestirsi probabilmente in ascensore.
Antonella aveva nascosto la testa sotto le lenzuola e non parlava...la sentivo singhiozzare. Mi sedetti sul letto e le strappai il lenzuolo dalla faccia, la guardai e le urlai: “Cos'hai da dire adesso troia? Sapevo che non dovevo fidarmi di te...sei nata puttana, non puoi cambiare...chissà quante volte mi hai tradito?”
Mi guardò con i suoi occhioni profondi che avevano un colore indefinito. Il trucco, sciolto dalle lacrime, ma già sciupato dall'impeto dell'amplesso, le rigava le gote...mi guardò, prese fiato e finalmente parlò: “Amore ti giuro che è la prima volta che ti tradisco, ma una o cento non ha importanza. So di averti deluso, mi prendo tutte le mie responsabilità, ti prego solo di farmi restare qui fino a domattina in modo di avere il tempo di radunare le mie cose, poi torno dai miei, mi prenderò tutta la colpa, so di non avere giustificazioni, non ti chiederò niente...non merito niente. Comunque, per quello che può valere...ti amo e ti amerò sempre. Si, sono una puttana, hai ragione. Da adesso in poi è giusto che tu mi consideri così...ti rifarai una vita e ti auguro di trovare una donna giusta per te, ma io ci sarò sempre. Se vuoi scopare una puttana...pensa a me”.
La strinsi forte a me, molto forte...quasi a farle male, la mia rabbia era ancora forte, ma il desiderio di lei pure...ero molto combattuto. Tenevo il suo viso premuto contro il mio petto, non volevo guardarla, non potevo sostenere il suo sguardo...
Infatti, quando i nostri occhi si incrociarono, le nostre labbra si attrassero per un bacio profondo.
Dio, che voglia di fare l'amore con lei....
Recuperata un po' di lucidità, tirai fuori quel briciolo di dignità che mi era rimasta e le urlai: “Bene puttana, adesso voglio scopare e dovrai essere molto brava se vuoi guadagnarti il diritto a rimanere qui fino a domani”.
Facemmo l'amore...anzi no...la scopai brutalmente (come pensai in quel momento mentendo a me stesso). Fu intenso e bellissimo...credo che fosse l'odore di un altro maschio che aveva ancora addosso...ma ancora non lo capivo. Al termine dell'amplesso mi alzai e mi rivestii in fretta, dovevo tornare al lavoro...era tardissimo, avrei dovuto trovare una scusa per i colleghi, godevo di una certa autonomia nel lavoro, ma non volevo approfittare, anche perché richiedevo agli altri molta dedizione al lavoro e dovevo essere d'esempio.
Lei mi guardò ma non disse niente, aspettava una parola da me...la guardai e le dissi: “Si sei stata brava, potresti guadagnarti da vivere facendo quello che ti piace e ti riesce bene...comunque puoi restare fino a domani”.
Tornai al lavoro, ma non combinai un granché...ero confuso, ma non riuscivo a essere amareggiato come avrei dovuto.
Rientrai qualche minuto più tardi del solito...la tavola era apparecchiata e si sentiva un buon profumino che usciva dalla cucina, ma...non avevo fame.
Antonella era una cuoca provetta e lo era diventata per me, frequentando un corso serale di cucina, non che non se la cavasse comunque bene, i suoi genitori lavoravano entrambi e spesso si ritrovava lei a cucinare per la famiglia e aveva sempre dimostrato passione davanti ai fornelli, ma per me voleva di più. Mi diceva “Quando sarò vecchia e non potrò più prenderti per il sesso, ti prenderò per la gola, bisogna essere previdenti”
Però la tavola era apparecchiata con cura solo per me, chiesi il perché. Mi rispose che non pensava di meritare di stare a tavola con me. Le dissi che finché era lì era la mia donna e la volevo davanti a me...sarebbe stata l'ultima volta (forse).
Quando fu il momento di andare a dormire lasciai che si accomodasse sul divano vicino alle valige che aveva preparato...non la volli con me, non perché non lo desiderassi, ma perché avevo bisogno di riflettere...
Mi addormentai tardissimo e al mattino mi venne a svegliare...era l'ora di prepararsi per andare al lavoro. Mi portò la colazione a letto, non ero abituato e mi fece piacere. Mi disse che voleva vedermi un'ultima volta con gli occhi assonnati i capelli scomposti e la barba da fare...voleva ricordarmi così. Dio quanto l'amavo...ero sicuro di volerla perdere? Non dissi niente, feci colazione, mi alzai e mi preparai per uscire, anche lei era pronta, bella e curata come sempre, con le valige vicino alla porta. Si avvicinò e mi porse un mazzo di chiavi...erano quelle della nostra casa. Mi disse che non aveva più titolo per tenerle. Le presi, la guardai e rimasi un attimo pensieroso, poi finalmente aprii bocca per la prima volta quella mattina “Non te ne andare...ti prego”.
Passarono due giorni in cui i nostri rapporti erano freddi e distaccati, non ci parlavamo, ma i nostri sguardi si cercavano...non capivo o forse non volevo capire.
Finalmente decisi di affrontare il discorso, le chiesi di parlarmi del suo amico, come si erano conosciuti e cosa le era piaciuto di lui.
Mi raccontò che si chiamava Roberto e si erano conosciuti ad un corso di aggiornamento e lui aveva incominciato a corteggiarla con garbo ed educazione, lui l'aveva invitata per un aperitivo e alla fine si erano baciati. Aveva riassaporato con lui il piacere di essere corteggiata e di sentirsi desiderata, si era lasciata trasportare, del resto Roberto con le donne ci sapeva fare, era un bell'uomo di poco più di trent'anni e aveva un innegabile fascino...era cosciente di aver fatto uno sbaglio.
Le risposi: “Si, hai fatto un grosso sbaglio...quello di non parlarne con me...forse avrei capito...”
Mi morsi la lingua, ormai lo avevo detto...
Mi guardò perplessa e sospirò: “Avresti accettato che mi vedessi con lui??...”
“Non lo so, comunque potremmo fare una prova. Sabato sera invitalo a cena da noi e vediamo cosa succede...”
Roberto inizialmente declinò l'invito, temeva rappresaglie da parte mia e così dovetti parlarci io al telefono e comunque anche questo non bastò...dovetti aspettarlo all'uscita dal lavoro e dimostrargli che non avevo intenzioni cattive. Alla fine si convinse, Anto avrebbe cucinato qualcuna delle sue specialità e lui si offrì di portare il vino,dato che lei gli aveva raccontato che io ero un cultore del buon vino, quasi una fissazione che mi aveva portato anche a frequentare un mini corso di sommelier. Avrebbe chiesto ad Antonella il menù a grandi linee perché voleva essere di abbinare il vino giusto.
Si presentò con una bottiglia di Tignanello, un Supertuscan di buon livello e non proprio a buon mercato centrando i miei gusti, ma anche con un bellissimo mazzo di fiori per mia moglie che intanto si era agghindata per mostrare il meglio di se...Abitino nero corto con ampio scollo dietro e accollato davanti, calze autoreggenti da mostrare ad ogni accavallamento di gamba, scarpe tacco 12 e naturalmente...niente reggiseno.
Dopo qualche momento di imbarazzo, la serata prese la piega sperata. Si creò da subito un buon feeling fra tutti e tre, non mancò nemmeno un accenno alla scena del mio improvviso rientro sul luogo del misfatto. Roberto ci raccontò della fuga rocambolesca in mutande, dei pantaloni infilati di corsa in ascensore e di come fosse arrivato nell'androne ancora a torso nudo trovandosi di fronte la signora Ada, la condomina settantenne zitella dell'ultimo piano che lanciò un urlo di stupore misto a paura (o forse piacere). Dovette calmarla con un: “Tranquilla signora, vado solo di fretta!”
Ci facemmo un sacco di risate come tre vecchi amici, anche se notavo gli sguardi di lui verso mia moglie.
Finita la cena ci accomodammo sul divano, Antonella sedeva in mezzo a noi. Mentre parlavamo le misi la mano sulla coscia e cominciai ad accarezzarla, mentre lei prese la mano di Roberto e la posizionò sull'altra. Dopo un primo momento di imbarazzo la sua mano cominciò ad insinuarsi sotto il cortissimo vestitino di mia moglie. Mi alzai e mi allontanai con la scusa di preparare il caffè.
Quando tornai, con i caffè sul vassoio, si stavano baciando, lui aveva una mano in mezzo alle cosce di Antonella mentre lei lo accarezzava sopra la patta che tradiva un notevole rigonfiamento, certo Roberto doveva essere ben dotato...il mio amore se lo era scelto giusto.
Si ricomposero per bere il caffè, ma ormai la situazione era chiara e per fugare ogni ulteriore imbarazzo non mi restò che dire: “Beh, adesso siete fidanzati...se volete andare in camera, forse state più comodi. Roberto se vuoi puoi fermarti a dormire con lei, io sto un po' alla TV poi vado a dormire nell'altra stanza”
Potrei scrivere un libro per descrivere tutte le cose che mi passarono per la mente in quei momenti, ma lo risparmio a quei lettori che avranno avuto la costanza di seguirmi fino a qui. Posso dire che non saprei assolutamente dire cosa trasmettevano in TV, solo non volevo sentire i gemiti di piacere...e invece sì e allora abbassavo il volume...poi pensavo che era meglio di no e allora alzavo di nuovo...ma non mi decidevo ad andare a dormire...forse avrei dormito sul divano.
Verso le 1,30 Roberto uscì dalla camera, pensai che andasse di nuovo in bagno, invece si congedò, disse che doveva rientrare, però un'altra sera si sarebbe fermato volentieri per la notte.
Mi salutò dicendomi che comunque da ora in poi ci saremmo visti spesso e...non avevo dubbi.
Appena chiuse la porta di casa mi precipitai in camera da mia moglie...era bellissima, col trucco disfatto, i capelli scompigliati e un po' di imbarazzo nei suoi occhi. L'abbracciai e la baciai, sicuramente aveva preso in bocca il cazzo di Roberto, ma la cosa non mi creò fastidio, anzi aumentò la mia eccitazione. Volevo fare l'amore con lei ma non osavo chiederglielo...me lo chiese lei. Disse di spogliarmi che lei si sarebbe andata a fare una doccia perché aveva sperma da tutte le parti e poi sarebbe stata pronta per me. “No amore” le dissi ”ti voglio così”...
Facemmo l'amore, non durai molto, ma abbastanza perché lei raggiungesse un nuovo orgasmo. Riuscimmo a venire insieme...non ci capitava spesso e il mio sperma nella sua figa si mischiò con quello di Roberto. Ero ufficialmente cornuto e felice di esserlo...
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