Sweet Revenge - Prima parte - Lei

di
genere
dominazione

Capitolo 1

Amo recitare, stare al centro dell'attenzione, avere tutti gli occhi puntati su di me. Mi sono sempre assicurata di ottenere il ruolo della protagonista e adesso che sono all'ultimo anno mi aspetto di avere il medesimo risultato. Focalizzata sul mio obiettivo entro nel piccolo studio dietro le quinte del teatro del mio liceo. Più che studio lo chiamerei sgabuzzino. Nonostante il prof. Bruni vi abbia messo una scrivania due poltrone e una libreria la mancanza di finestre rende l'ambiente buio e l'aria quasi irrespirabile. -Entra mia cara, ti aspettavo!- Entro e chiudo a chiave la porta alle mie spalle. Sappiamo bene entrambi cosa sto per fare e non vogliamo interruzioni. -Voglio la parte di Giulietta!- Un sorriso viscido si dipinge sul suo volto. Deglutisco. È un uomo brutto e disgustoso, non ci sono altre parole per descriverlo. Ricordo ancora quando al primo anno andai da lui piena di speranze. Quell'anno mettemmo in scena “La Locandiera" di Goldoni e io volevo essere Mirandolina a tutti i costi. Mi disse che per ottenere la parte avrei dovuto essere disponibile. Molto disponibile. Mi fece spogliare nuda. Mi toccò dappertutto, poi mi fece sdraiare sulla scrivania, mi aprì le gambe e si prese la mia verginità. Fu orribile. Piansi tutte le mie lacrime. Sentivo la sua pancia flaccida colpire il mio ventre piatto ad ogni affondo. Il suo scroto ciondolante colpirmi il sedere. Poi si staccò da me e mi riempì il seno e la pancia del suo seme misto al mio sangue. Fu un incubo. Si mise a ridere e disse che ero stata molto brava. La parte di Mirandolina fu mia. Quel giorno smisi di essere una brava bambina ubbidiente. Capii che il mio corpo mi dava un grande potere e iniziai a sfruttarlo per trarre sempre il massimo vantaggio da ogni situazione. Ma non permisi più a nessuno di decidere al mio posto. Sono io ad avere il controllo. Sono passati quattro anni, adesso ho molta esperienza. -Non giriamoci intorno professore. Ho il ciclo, ma sono pronta a soddisfarla in un altro modo- Il suo volto è contrariato. Voleva scoparmi. Ma non ho proprio voglia di averlo dentro di me in quel modo. La piccola bugia delle mestruazioni mi permette di mantenere il controllo sulla situazione. Gli faccio cenno di sedersi, mi inginocchio davanti a lui, gli abbasso pantaloni e mutande e comincio a succhiarglielo. Dio che schifo. È più disgustoso di quanto ricordassi. Evidentemente non si lava da un bel po' di giorni. Trattengo un conato di vomito e continuo a succhiare e leccare. Con una mano accarezzo le sue palle e con l'altra lo masturbo a ritmo della mia bocca. Spero finisca presto. Lo sento ansimare e il membro si indurisce. Sta per venire. D'istinto mi allontano, non so perché. Il risultato è che si viene sulla pancia. Sporcandosi tutta la camicia. -Mi dispiace prof.- È incazzato -Mi hai molto deluso. Non era quello che mi aspettavo-. Gli ho appena fatto un pompino, non può accontentarsi per una volta? -Non sempre tutto va come ci si aspetta, no?- Mi alzo, gli infilo la lingua in bocca e gli do un bacio appassionato sperando di calmarlo. Che alito fetido. -Mi spiace per la camicia. Ci vediamo domani per l'assegnazione delle parti. Le prometto che sarò una Giulietta perfetta-. Mi volto, apro la porta ed esco.

La mattina successiva sono sul palco. Piano piano stanno arrivando tutti gli altri compagni. Sono l'unica di quinta. Gli altri hanno deciso di concentrarsi solo sulla maturità. Ci sono tre nuove matricole. Osservo una quattordicenne con le trecce. Sembra ancora una bambina. Chissà se il prossimo anno sarà lei in ginocchioni davanti al prof. Bruni. Siamo tutti, lui comincia a parlare. -Bene, oggi assegniamo le parti. Partiamo dai protagonisti. Romeo sarà Emanuele! Congratulazioni!- parte un applauso. È un ragazzo di quarta, un bel tipo anche se troppo perfettino per i miei gusti. Scommetto che non ha mai fatto nulla di sbagliato in vita sua. Sorrido, come Romeo andrà benissimo. Uno così non mi ruberà la scena. -E adesso veniamo alla nostra Giulietta. La parte sarà di...- sorrido entusiasta, pronta a fingere modestia e incredulità. -Emma! Congratulazioni!- Cosa??? Parte un applauso non del tutto convinto. Tutti mi fissano, poi fissano lei, una moretta insignificante. Tutti sono sbalorditi. Non mi accorgo nemmeno di parlare -Ci deve essere un errore! La parte di Giulietta è mia!- Il sorriso del diavolo sul volto del prof. -Non sempre tutto va come ci si aspetta, no? Martina, cara, quest'anno hai la maturità, è una gioia averti ancora tra noi ma non posso darti il ruolo da protagonista. Ti impegnerebbe troppo. Ci tengo che tu brilli all'esame come hai sempre brillato sul palco- Bastardo! Si è vendicato perché non mi sono fatta scopare. E l’ha fatto passare come se lo facesse per il mio bene. Vedo le facce di tutti convinti della spiegazione. Solo Emma mi guarda ancora confusa. Si morde il labbro inferiore. Chissà cos'ha fatto con quella bocca per ottenere la parte. Chissà cos'altro ha fatto!!! Piccola troia me la pagherai!

È metà mattina, suona la campanella della ricreazione e tutti escono in giardino. Che regola stupida, essere costretti tutti ad uscire come se fossimo alle elementari. “Finché è caldo e c’è il sole dovete stare all’aria aperta". Grazie al cielo è l'ultimo anno in questa scuola. Tuttavia oggi mi fa comodo, posso agire indisturbata. Arrivo davanti alla 3B, la classe di Emma. Apro la porta, non c’è nessuno. Perfetto. Cerco tra i banchi il suo zaino, blu con fiori rosa. Eccolo lì, in seconda fila. Comincio a rovistare dentro, devo trovare qualcosa da usare contro di lei. Peccato, non c’è il cellulare. L'avrà con sé. Vedo il portafoglio, lo apro. 10€, pochi spicci, qualche inutile scontrino, l’abbonamento dell'autobus, documenti, qualche tessera di negozi. Tutto inutile. Sto per darmi per vinta quando mi casca l'occhio su un quadernino. È piccolo, in formato A5. Strano, non si usano a scuola. Comincio a sfogliarlo e… che colpo di fortuna! È il suo diario! Cerco il racconto dell'incontro con il prof. Bruni. Non trovo niente. Evidentemente è stata furba a non lasciare tracce. L’unico accenno all'accaduto è una frase scritta quella mattina “Il prof. ha dato a me la parte di Giulietta e non a quella viziata snob di Martina. Lei era nera dalla rabbia". Piccola stronza! Un’altra pagina mi colpisce. Parla di Federico, il capitano della squadra di basket, si ho capito chi è, uno di 5C. Emma scrive di amarlo, racconta di un sogno dove lui le dichiarava gli stessi sentimenti, dove la baciava, dove facevano l'amore. Che sciocchezze. Sembra il racconto di una verginella. Possibile?? No, deve essersi per forza fatta montare dal prof. Bruni per ottenere la parte. In fondo alla pagina, dentro un bel cuore ha scritto i loro nomi e cognomi. Perfetto! Non devo perdere tempo. Mi dirigo verso la fotocopiatrice in fondo al corridoio e faccio una 50ina di copie. Poi corro a rimettere il diario nello zaino e comincio a distribuire i fogli in ogni aula. Devo sbrigarmi, la campanella sta per suonare. Ho appena messo le ultime pagine nel bagno delle ragazze quando le persone cominciano a rientrare. Mi unisco al fiume di gente nel corridoio e mi preparo allo spettacolo. Comincio a sentire i mormorii, le risate, i commenti. Gongolo felice. Ho la mia vendetta. Vedo una ragazza correre davanti all'ancora ignara Emma. Le fa vedere il foglio. Emma sbianca, si guarda intorno, tutti ridono di lei. Ma la parte più bella arriva quando il bel Federico le chiede spiegazioni. Lei è distrutta, diventa tutta rossa, comincia a piagnucolare. Per un instante ho quasi pietà per lei. Ma solo un istante. I professori cercano di mettere fine a quella situazione imbarazzante facendo entrare tutti nelle classi. Devo agire adesso. Mi avvicino alla povera Emma e le sussurrò all’orecchio -Io sono nera, ma tu sei bella rossa! Che ti sia di lezione! Mai mettersi contro le snob viziate!- Le riservo uno dei miei sorrisi più glaciali e me ne vado in classe.


Capitolo 2

È venerdì sera, sto chattando con Elisabetta, Caterina e Sophia. Stasera andiamo al Marlene. Stiamo decidendo cosa indossare. Nessuno a scuola ha sospettato di me per lo scherzo ad Emma. Cioè magari qualcuno lo avrà anche pensato, ma nessuno ha lanciato accuse. Emma d'altro canto non si è fatta vedere, ha saltato anche le prove di ieri pomeriggio. Sembra stia poco bene. Si, come no. Sorrido malefica. Rovisto nel mio armadio e alla fine opto per un top a fascia di paillettes argentato e una mini nera. Apro il cassetto dell'intimo e prendo un completino nero semplice, con il reggiseno a fascia. In piedi dei tronchetti tacco 12. Mi muovo un po'davanti allo specchio. La gonna tende ad alzarsi. Meglio. Scaldo il ferro, intanto metto ombretto, mascara, matita. Il rossetto no. Ho capito che ai ragazzi piace guardarlo sulle labbra ma poi a conti fatti si fanno mille paranoie sul fatto di sporcarsi i vestiti. E poi chi glielo racconta a mamma del perché le mutande sono macchiate di rosso? I ragazzi a volte sono così stupidi. Opto per un leggero lucidalabbra. Il ferro è caldo, arriccio i miei capelli dorati in perfetti boccoli. Mi guardo allo specchio. Sono irresistibile. Infilo in una pochette cellulare, soldi e documenti e vado in salotto. -Papà sono pronta! Andiamo?- sono maggiorenne da sette mesi e ancora i miei non mi permettono di prendere la patente. Li odio! -Sei pronta ad andare dove? Sul viale? Guardati, sembri una battona!- Il mio adorato papà. Sempre paroline gentili. Se solo sapesse che a me il cazzo piace prenderlo gratis. -E dai lo sai, si vestono tutte cosi! È la moda!- Sbuffa e prende le chiavi, lo sento borbottare -Si la moda delle troie-. Arriviamo davanti al locale -Ecco Caterina!- per fortuna anche lei aveva messo un abitino corto e scollato, a sostegno della mia tesi. Mi sporgo verso mio padre e gli do un bacio sulla guancia -Grazie papino. Torni a prendermi alle 4?- Ogni volta facciamo la solita scenetta -Alle 3- -Allora ci vediamo alle 3.30- e scappo fuori dall'auto prima che possa controbattere. Vado incontro alla mia amica e poco dopo ci raggiungono Sophia e Elisabetta. Le mie migliori amiche. Posso veramente definirle tali? Siamo sempre state noi 5, Tania stasera manca all’appello perché è il compleanno di sua madre. Crescendo però le nostre strade spesso hanno preso direzioni diverse, a partire dalla scelta della scuola. Inoltre, mentre io ogni anno divento oggettivamente più bella, loro rimangono mediocri. Quando usciamo attiro le attenzioni di tutti i ragazzi e loro non ne sono felici. Sono venuta a sapere che a volte sono uscite tra di loro, dopo aver detto a me che sarebbero rimaste a casa. Ma stasera non voglio pensarci. Voglio solo divertirmi e loro mi servono. Non posso mica andare a ballare da sola come una sfigata. Entriamo dentro, è l'ultimo weekend di settembre, è ancora caldo ed è ancora aperta la terrazza all'aperto. Cominciamo a ballare. Tutti i ragazzi intorno a noi mi stanno spogliando con gli occhi. Non che abbia lasciato loro molto da immaginare. Sento la gonna che sale, probabilmente chi mi sta dietro riesce già a vedere le curve del mio culo. E improvvisamente eccolo. Il ragazzo più bello che abbia mai visto. Capelli neri, un po' lunghi, spettinati, occhi verde smeraldo un sorriso mozzafiato e due labbra da assaggiare e mordere fino allo svenimento. E questa meravigliosa testa poggia su un corpo altrettanto spettacolare. Alto, muscoloso, asciutto. Indossa una maglietta che mette ben in evidenza i suoi addominali. Lo voglio. Deve essere mio. Pregustandomi già di cavalcarlo senza pudore continuo a ballare, sicura di aver attirato la sua attenzione. Non mi stupisco quando lo vedo avvicinarsi, sorrido soddisfatta. Mi gelo però quando lo vedo avvicinarsi a Caterina. Caterina? Ma sul serio?!? Le va alle spalle, le mette le mani sui fianchi e l'attira a sé. Lei in evidente visibilio per quell'acchiappo totalmente inaspettato comincia a strusciarsi a lui senza vergogna. Sono basita. Non può essere. Lui deve essere mio! Comincio a dare il meglio di me. Mi muovo ancora più sfacciatamente del solito. Passo le mani sopra il seno, le faccio scivolare lungo il corpo. Mi mordicchio le labbra, le inumidisco con la lingua. Guardami! Guardami! E lui mi guarda. Comincia a baciare Caterina sul collo ma i sui occhi sono puntati su di me. Bene! Ristabiliamo l’equilibrio. Lo vedo, nella sua mente mi sta già scopando. Sorride. È mio! Gli faccio cenno di seguirmi. Non posso aspettare oltre. Mi avvicino all’orecchio di Sophia -Torno subito-. La musica è alta, spero abbia capito. Mi avvio verso i bagni, sicura di trovarmelo dietro a breve. Dopo poco mi sento tirare per un braccio, mi volto, è lui. Lo sapevo. Mi porta in una zona del locale aperta solo d'inverno. Siamo soli. Fingo nervosismo. -Ma cosa fai?! E se ci scoprono?- Mi sorride -Chi ti preoccupa che ci scopra? Quelli del locale o le tue amiche- Le mie amiche? E loro che c'entrano? Era chiaro che lui mirasse a me fin dall'inizio. -Chi quelle tre stordite?! Me le porto dietro perché fanno tutto quello che voglio! In effetti mi sembrava strano che uno come te potesse essere interessato ad una di loro... volevi attirare la mia attenzione, vero?- Mi avvicino a lui ancheggiando. Basta perdere tempo. -Sei proprio una stronza!-, -Una troia!-, -Vaffanculo puttana!-. Mi volto di scatto e le vedo. Le mie amiche sono tutte e tre lì, hanno sentito quello che ho detto. Sono furiose. Oddio che ho fatto!? Si voltano e se ne vanno. Rimango imbambolata a fissare l'uscita, devo corrergli dietro? Implorarle di perdonarmi? No non lo avrei mai fatto. -Non hanno tutti i torti in effetti, sei una stronza- mi afferra il mento con una mano e mi volta verso di lui. Dio quanto è bello! Lui si era accorto della loro presenza? Non penso. Per quale motivo avrebbe fatto così lo stronzo, però ha ragione, io sì che mi sono comportata da stronza. Domani chiederò loro scusa! -Dubito che tu possa fare pace con loro stasera, ma la tua amica era pronta a soddisfare le mie voglie. Tu sarai altrettanto brava?- Cosa?! Veramente pensa che quella verginella di Caterina l'avrebbe soddisfatto meglio di me? Ti faccio vedere io bello mio. Mi avvicino, gli do le spalle e comincio a strusciare il culo contro i suoi pantaloni. Sento il suo cazzo farsi duro e premere contro il mio sedere. Sembra ben messo. Prendo le sue mani e le porto sul mio seno, senza smettere di dimenarmi. Con un rapido movimento infila le dita dentro, afferra top e reggiseno e li tira verso il basso, lasciando le mie tette scoperte. Comincia ad impastarle e a tormentare i miei capezzoli. Ci sa fare. Lo voglio da impazzire. Mi volta verso di lui, mi guarda il seno. Gli piace quel che vede, è evidente. Sono grandi, sode, fanno impazzire gli uomini, lo so. Mi avvicino a lui, voglio finalmente assaggiare quelle labbra. Ma non me lo permette. Mi mette le mani sulle spalle e mi blocca. Che gli prende ora? Sento premere verso il basso. Vuole che mi inginocchi. Non posso fare altro che assecondarlo. Si slaccia rapidamente i pantaloni, abbassa i boxer e si prende in mano il pene. Spalanco gli occhi. È un cazzo enorme. Per un istante mi sento di nuovo una quattordicenne inesperta costretta al volere di qualcun altro. Ma davanti a me non ho un vecchio grasso professore ma un dio greco. Vuole comandare? Bene, lo lascerò condurre il gioco, almeno per un po’. Mi afferra per i capelli e mi tira verso di sé -Fammi vedere se sei brava! Oppure sei tutta fumo e niente arrosto?- Non sa proprio con chi ha a che fare! Senza esitazione afferro il pene e comincio a leccarlo. Delizioso. Decisamente tutta un'altra cosa rispetto al prof. A partire dalla pulizia. Me lo spinge in gola, tenendomi la testa con la mano. Comincio a succhiarlo con foga. Puro acciaio rivestito di velluto. -Brava! Succhialo tutto!- Lo faccio con gusto, aggiungendo il movimento della mano per dargli maggior piacere. Lo sento ansimare, si sta indurendo. Eh no! Non può venire! Io voglio fare sesso con lui! Mi fermo, faccio per alzarmi -Vuoi scoparmi? Ti voglio dentro di me!- Mi sorride soddisfatto. Si anche lui lo vuole. Contenta provo di nuovo a tirarmi su, ma la sua mano sulla mia nuca mi tiene giù. -No! Succhia!- e me lo spinge di nuovo in gola. Non me lo faccio ripetere, ricomincio con passione. Rido tra me. Sono troppo brava. La mia bocca è irresistibile. Poco male, sarà pronto di nuovo dopo poco. A quel punto durerà anche di più. Meglio per me. Sta per venire, lo sento. Faccio per staccarmi, sono sicura che non vede l'ora di sborarmi sulle tette. Non me lo permette. Sento il suo liquido amarognolo inondarmi la bocca. Non posso far altro che deglutire. Aveva nuovamente avuto lui il controllo della situazione. Vacillo un istante ma non mi faccio scoraggiare. Adesso farò la mia mossa. La serata è ancora lunga. Mi alzo in piedi, ho le ginocchia doloranti. Lui si riveste. Perché? Di sicuro è molto molto soddisfatto. Ma adesso deve soddisfare anche me. Sorrido compiaciuta. -Bravina dai… anche se credo potresti fare di meglio, ragazzina.- Cosa? Ma è uno scherzo? Ma come si permette?!? Bello mio nessuno ti ha mai fatto un pompino del genere! Sono sbigottita. Non ho tempo di dire niente che lo vedo andare verso l'uscita. Urlo -Ma che fai? Vai via? Non mi vuoi ancora?- Si era preso il suo piacere e se ne stava fregando del mio! Che stronzo! Si avvicina di nuovo, mi sorride, ok, allora voleva solo tirarsela un po’. Mi afferra un capezzolo, lo stinge tra le sue dita. Una fitta di dolore mista a piacere mi trapassa tutto il corpo. Un gemito esce dalle mie labbra. Cosa mi sta facendo? -Per stasera mi sono stancato di te, ragazzina- vacillo, sono confusa. Mi sussurra nell'orecchio -Ti farò tante di quelle cose che rimpiangerai di esserti messa sulla mia strada-. Molla la presa sul mio seno, si volta e se ne va. Rimango immobile, mezza nuda, insoddisfatta e confusa. Cosa significa quella minaccia? O forse era una promessa?
di
scritto il
2021-03-25
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