Desidero mia madre
di
Alvin
genere
incesti
Venerdì sera, cena al ristorante con i colleghi di lavoro di mamma. lei è un noto avvocato in provincia di Firenze, 38 anni, compiuti da tre mesi, vedova da 5 anni.
Il mio nome è Alvin.
Non volendo andare a quella cena da sola, mi chiese di accompagnarla, cosa che feci molto volentieri,mi sentivo importante, farle da accompagnatore, dopo la morte di papà lo facevo spesso.
La serata trascorse velocemente e in modo piacevole.
Fortunatamente essendoci altre persone estranee, oltre me,gli avvocati non parlarono di lavoro.
Mamma fu la prima a salutare la compagnia, non le piaceva fare tardi.
Ritornammo a casa che erano quasi le 10, troppo presto per andare a letto.
Fu mamma a fare la proposta.
“che ne dici di metterci comodi e guardare un po’ di televisione?”.
“niente in contrario, vado a cambiarmi”.
Lo stesso fece lei.
Ritornai con addosso i pantaloni della tuta e una maglietta, mamma invece si era presa alla lettera,spogliandosi completamente, indossava i pantaloncini del pigiama e pure lei una larga maglietta,sotto non aveva nulla, si notava facilmente.
Ci siamo seduti sul divano e visto che per televisione non davano niente di interessante, abbiamo cominciato a parlare di varie cose, ad un tratto mamma cambiando completamente discorso.
“ Alvin da quanto tempo non ci coccoliamo più come facevamo una volta quando eri più piccolo?”.
“ beh! da un bel po’”.
“vieni qui vicino a me dai”.
Mi sono avvicinato e lei mi ha preso fra le braccia stringendomi stretto come faceva quando ero un bambino.
Siamo rimasti così per un bel po’,la testa appoggiata al suo grembo,le braccia attorno alla sua vita.. mentre le sue mani mi accarezzavano i capelli.
Ad un tratto ho sentito il suo petto sussultare,ho alzato gli occhi,i suoi erano pieni di lacrime.
”mamma che succede?” .
“nulla bambino mio, nulla, solo dolorosi ricordi, continua a tenermi stretta, mi sento protetta fra le tue braccia, tuo padre lo faceva spesso”…
Non sapevo cosa pensare, mamma sempre così energica, forte, indipendente, stava chiedendo a me di proteggerla!!.
Che fare? l’ho abbracciata ancor più forte, più stretta, passandole un braccio sopra la spalla, volevo sentisse tutto il bene che le volevo, che sapesse che poteva contare su di me, che sentisse che ero un uomo, pronto a difenderla da tutto e da tutti.
Ho cominciato ad accarezzarle la schiena, il suo corpo aderiva al mio in questo abbraccio, ma per fare questo mi ero sollevato un po’, ora mi teneva come quando succhiavo il seno.
“il mio bambino, il mio bel bambino diventato uomo che protegge la sua mamma”.
La lasciavo dire, sentivo che le faceva bene.
“come sarebbe bello tornassi bambino come quando ti allattavo, che momenti meravigliosi”.
Non sapevo cosa dire ne cosa fare, immaginavo che tutta quella nostalgia fosse per la mancanza di papà, aderii ancor di più al suo corpo.
Volontariamente od involontariamente,la mia bocca si appoggiò al seno, una scossa tremenda dentro di me, il capezzolo era duro, eccitato, stava pensando a papà e ai momenti passati con lui.
Mamma ha una cosa particolare che lei chiama difetto, quando ride o si emoziona e io aggiungo anche quando si eccita,il capezzolo si allunga parecchio.
Ora era lì a contato delle labbra che spingeva in fuori maglietta, che voglia di aprirle.
Non avevo il coraggio di muovermi o meglio non lo volevo, siamo rimasti così per non so quanto tempo, avrei voluto fermarlo, Dio mio cosa mi stava succedendo?
Quella che sto abbracciando è mia madre!!..
Ma questo non impediva al mio sesso di eccitarsi.
Per quanto tempo rimanemmo così? Secondi, minuti,ore, chi può dirlo?.
Ad un certo punto si è come svegliata, mi ha solleva, la testa e guardandomi.
”va tutto bene bambino mio, non preoccuparti è bello stare fra le tue braccia,dobbiamo farlo più spesso, specialmente quando siamo soli,ma ora è meglio andare a letto” .
Mi ha fatto una lunga carezza e dato il solito bacio sulle labbra, un po’ più lungo del solito, ma forse era solo un’impressione dovuta all’eccitazione, un po’ più umido, ma forse era colpa delle lacrime.
Sono rimasto seduto, non avevo il coraggio di alzarmi, non volevo vedesse l’eccitazione che era esplosa dentro gli slip, cosa avrebbe pensato? .
Lasciò finalmente la stanza, solo allora riuscii ad alzarmi chiedendomi cosa stavo facendo? ,
Mi sono preso la testa fra le mani e ho cominciato a dire a me stesso..
“sono malato,.mio Dio sono malato, sono un perverso, un porco, un incestuoso”
Aggiungete voi quello che vi pare.
Ma tutto questo avveniva solo in una meta della mente, nella metà sana!!
L’altra, quella malata, ne era felice, avrebbe voluto andare avanti,dicendomi quello che avrei dovuto fare.
Ho urlato alla parte malata della mente.
“basta,basta,lasciami in pace, non voglio desiderare mamma”.
Mi sono alzato, sono uscito in giardino, volevo calmarmi un po’ l’ho fatto urlando al cielo, fino a formulare il proponimento che non avrei più osato pensare una cosa del genere.
Raggiunta la calma, sono rientrato, ho cominciato a salire le scale per andare in camera mia, stavo per entrare quando ho sentito l’acqua della doccia, il proponimento è andato a farsi friggere, dentro di me non avrei voluto, ma la voglia era ancora lì che me lo ricordava, bastava vedere il rigonfio nei pantaloni della tuta, ha vinto l’eccitazione, la perversione.
Mi sono avvicinato al bagno, la porta era leggermente socchiusa, eccola lì in tutta la sua bellezza di donna matura,il corpo coperto d’acqua, le mani che l’accarezzavano, il seno con i capezzoli eretti, il centro del piacere invitante con tutto quel pelo nero, Dio mio quanto era bella.
Non ho resistito, mi sono abbassato la tuta e gli slip, il pene è uscito con prepotenza forte della sua durezza e voglia, l’ho impugnato e con quella bellissima donna davanti agli occhi ho cominciato a masturbarmi lentamente, volevo godere ogni attimo di quella visione,.no, non c’era più mia madre,.c’era una donna con un corpo fatto per ricevere e dare amore, avrei voluto entrare, abbracciarla, farle vedere quanto grande e forte era il mio desiderio, non ho avuto il coraggio di farlo.
Continuai a masturbarmi, il pene sembrava scoppiasse tanta era la sua tensione,sentivo i testicoli pieni di lava incandescente è stata un’eruzione, mai avevo provato una cosa così squassante.
Sono rimasto li ad ammirare il pene che eruttava, sembrava non finisse più, le gambe che cominciavano a cedere, non capivo più nulla,avrei voluto urlare, ma la ragione ha avuto il sopravvento, mi sono allontanato giusto in tempo,avessi tardato qualche secondo, sarebbe uscita.
Mi sono rifugiato nel letto, tremavo, la mente in fiamme, mi sentivo sporco, mille pensieri.
Chi ero? Chi sono? Un mostro? Un pervertito che ora ha tolto l’ultima barriera di pudore.
Ho spiato mamma, mi sono masturbato guardando il suo corpo, ho pensato e desiderato di possederlo.
Ma che figlio sono? No, non un figlio, ma un pervertito che sogna di possederla, di fare sesso con lei, di stare nel suo letto, altro che uomo su cui contare in caso di bisogno, su cui appoggiare la testa, Dio se sapesse che figlio degenere si ritrova.
Ho cominciato a piangere, lacrime amare, molto amare, il corpo in un continuo sussulto infine un sonno agitato si è impadronito di me.
Mi sono svegliato in preda ad una forte agitazione, come dovevo comportarmi, confidarmi? tacere?.
Mamma era in cucina,aveva preparato la colazione,un bel sorriso le illuminava il viso, fu quello a farmi decidere, silenzio assoluto.
“buongiorno Alvin..dormito bene?”.
“si mamma”.
Mi avvicinai e le diedi un veloce bacio sulla guancia.
Iniziai a consumare la colazione, non osavo alzare gli occhi, avevo paura di incontrare i suoi.
“oggi starò fuori tutto il giorno, devo incontrare un cliente per una fusione di aziende”.
“va bene ci vediamo questa sera”.
“sono d’accordo con la nonna che vai a pranzo da lei”.
“va bene mamma”.
Quando finii lei era pronta per andare all’incontro.
Mi alzai per salutarla, sempre tenendo gli occhi abbassati.
Quando le fui vicino, mise la mano stretta a pugno sotto il mento,alzandomelo in modo la guardassi negli occhi,stava sorridendo.
“la prossima volta entra, oppure non lasciare tracce, prima di uscire vai a pulire”.
Appoggiò le labbra alle mie, vi rimasero più del solito e questa volta non era una mia impressione.
Si stacco continuando a sorridere.
“a questa sera, abbiamo molte cose da dirci,mio uomo”.
Non so se questa storia avrà un seguito,se si,sarete i primi a saperlo e a chi altri potrei dirlo?
Il mio nome è Alvin.
Non volendo andare a quella cena da sola, mi chiese di accompagnarla, cosa che feci molto volentieri,mi sentivo importante, farle da accompagnatore, dopo la morte di papà lo facevo spesso.
La serata trascorse velocemente e in modo piacevole.
Fortunatamente essendoci altre persone estranee, oltre me,gli avvocati non parlarono di lavoro.
Mamma fu la prima a salutare la compagnia, non le piaceva fare tardi.
Ritornammo a casa che erano quasi le 10, troppo presto per andare a letto.
Fu mamma a fare la proposta.
“che ne dici di metterci comodi e guardare un po’ di televisione?”.
“niente in contrario, vado a cambiarmi”.
Lo stesso fece lei.
Ritornai con addosso i pantaloni della tuta e una maglietta, mamma invece si era presa alla lettera,spogliandosi completamente, indossava i pantaloncini del pigiama e pure lei una larga maglietta,sotto non aveva nulla, si notava facilmente.
Ci siamo seduti sul divano e visto che per televisione non davano niente di interessante, abbiamo cominciato a parlare di varie cose, ad un tratto mamma cambiando completamente discorso.
“ Alvin da quanto tempo non ci coccoliamo più come facevamo una volta quando eri più piccolo?”.
“ beh! da un bel po’”.
“vieni qui vicino a me dai”.
Mi sono avvicinato e lei mi ha preso fra le braccia stringendomi stretto come faceva quando ero un bambino.
Siamo rimasti così per un bel po’,la testa appoggiata al suo grembo,le braccia attorno alla sua vita.. mentre le sue mani mi accarezzavano i capelli.
Ad un tratto ho sentito il suo petto sussultare,ho alzato gli occhi,i suoi erano pieni di lacrime.
”mamma che succede?” .
“nulla bambino mio, nulla, solo dolorosi ricordi, continua a tenermi stretta, mi sento protetta fra le tue braccia, tuo padre lo faceva spesso”…
Non sapevo cosa pensare, mamma sempre così energica, forte, indipendente, stava chiedendo a me di proteggerla!!.
Che fare? l’ho abbracciata ancor più forte, più stretta, passandole un braccio sopra la spalla, volevo sentisse tutto il bene che le volevo, che sapesse che poteva contare su di me, che sentisse che ero un uomo, pronto a difenderla da tutto e da tutti.
Ho cominciato ad accarezzarle la schiena, il suo corpo aderiva al mio in questo abbraccio, ma per fare questo mi ero sollevato un po’, ora mi teneva come quando succhiavo il seno.
“il mio bambino, il mio bel bambino diventato uomo che protegge la sua mamma”.
La lasciavo dire, sentivo che le faceva bene.
“come sarebbe bello tornassi bambino come quando ti allattavo, che momenti meravigliosi”.
Non sapevo cosa dire ne cosa fare, immaginavo che tutta quella nostalgia fosse per la mancanza di papà, aderii ancor di più al suo corpo.
Volontariamente od involontariamente,la mia bocca si appoggiò al seno, una scossa tremenda dentro di me, il capezzolo era duro, eccitato, stava pensando a papà e ai momenti passati con lui.
Mamma ha una cosa particolare che lei chiama difetto, quando ride o si emoziona e io aggiungo anche quando si eccita,il capezzolo si allunga parecchio.
Ora era lì a contato delle labbra che spingeva in fuori maglietta, che voglia di aprirle.
Non avevo il coraggio di muovermi o meglio non lo volevo, siamo rimasti così per non so quanto tempo, avrei voluto fermarlo, Dio mio cosa mi stava succedendo?
Quella che sto abbracciando è mia madre!!..
Ma questo non impediva al mio sesso di eccitarsi.
Per quanto tempo rimanemmo così? Secondi, minuti,ore, chi può dirlo?.
Ad un certo punto si è come svegliata, mi ha solleva, la testa e guardandomi.
”va tutto bene bambino mio, non preoccuparti è bello stare fra le tue braccia,dobbiamo farlo più spesso, specialmente quando siamo soli,ma ora è meglio andare a letto” .
Mi ha fatto una lunga carezza e dato il solito bacio sulle labbra, un po’ più lungo del solito, ma forse era solo un’impressione dovuta all’eccitazione, un po’ più umido, ma forse era colpa delle lacrime.
Sono rimasto seduto, non avevo il coraggio di alzarmi, non volevo vedesse l’eccitazione che era esplosa dentro gli slip, cosa avrebbe pensato? .
Lasciò finalmente la stanza, solo allora riuscii ad alzarmi chiedendomi cosa stavo facendo? ,
Mi sono preso la testa fra le mani e ho cominciato a dire a me stesso..
“sono malato,.mio Dio sono malato, sono un perverso, un porco, un incestuoso”
Aggiungete voi quello che vi pare.
Ma tutto questo avveniva solo in una meta della mente, nella metà sana!!
L’altra, quella malata, ne era felice, avrebbe voluto andare avanti,dicendomi quello che avrei dovuto fare.
Ho urlato alla parte malata della mente.
“basta,basta,lasciami in pace, non voglio desiderare mamma”.
Mi sono alzato, sono uscito in giardino, volevo calmarmi un po’ l’ho fatto urlando al cielo, fino a formulare il proponimento che non avrei più osato pensare una cosa del genere.
Raggiunta la calma, sono rientrato, ho cominciato a salire le scale per andare in camera mia, stavo per entrare quando ho sentito l’acqua della doccia, il proponimento è andato a farsi friggere, dentro di me non avrei voluto, ma la voglia era ancora lì che me lo ricordava, bastava vedere il rigonfio nei pantaloni della tuta, ha vinto l’eccitazione, la perversione.
Mi sono avvicinato al bagno, la porta era leggermente socchiusa, eccola lì in tutta la sua bellezza di donna matura,il corpo coperto d’acqua, le mani che l’accarezzavano, il seno con i capezzoli eretti, il centro del piacere invitante con tutto quel pelo nero, Dio mio quanto era bella.
Non ho resistito, mi sono abbassato la tuta e gli slip, il pene è uscito con prepotenza forte della sua durezza e voglia, l’ho impugnato e con quella bellissima donna davanti agli occhi ho cominciato a masturbarmi lentamente, volevo godere ogni attimo di quella visione,.no, non c’era più mia madre,.c’era una donna con un corpo fatto per ricevere e dare amore, avrei voluto entrare, abbracciarla, farle vedere quanto grande e forte era il mio desiderio, non ho avuto il coraggio di farlo.
Continuai a masturbarmi, il pene sembrava scoppiasse tanta era la sua tensione,sentivo i testicoli pieni di lava incandescente è stata un’eruzione, mai avevo provato una cosa così squassante.
Sono rimasto li ad ammirare il pene che eruttava, sembrava non finisse più, le gambe che cominciavano a cedere, non capivo più nulla,avrei voluto urlare, ma la ragione ha avuto il sopravvento, mi sono allontanato giusto in tempo,avessi tardato qualche secondo, sarebbe uscita.
Mi sono rifugiato nel letto, tremavo, la mente in fiamme, mi sentivo sporco, mille pensieri.
Chi ero? Chi sono? Un mostro? Un pervertito che ora ha tolto l’ultima barriera di pudore.
Ho spiato mamma, mi sono masturbato guardando il suo corpo, ho pensato e desiderato di possederlo.
Ma che figlio sono? No, non un figlio, ma un pervertito che sogna di possederla, di fare sesso con lei, di stare nel suo letto, altro che uomo su cui contare in caso di bisogno, su cui appoggiare la testa, Dio se sapesse che figlio degenere si ritrova.
Ho cominciato a piangere, lacrime amare, molto amare, il corpo in un continuo sussulto infine un sonno agitato si è impadronito di me.
Mi sono svegliato in preda ad una forte agitazione, come dovevo comportarmi, confidarmi? tacere?.
Mamma era in cucina,aveva preparato la colazione,un bel sorriso le illuminava il viso, fu quello a farmi decidere, silenzio assoluto.
“buongiorno Alvin..dormito bene?”.
“si mamma”.
Mi avvicinai e le diedi un veloce bacio sulla guancia.
Iniziai a consumare la colazione, non osavo alzare gli occhi, avevo paura di incontrare i suoi.
“oggi starò fuori tutto il giorno, devo incontrare un cliente per una fusione di aziende”.
“va bene ci vediamo questa sera”.
“sono d’accordo con la nonna che vai a pranzo da lei”.
“va bene mamma”.
Quando finii lei era pronta per andare all’incontro.
Mi alzai per salutarla, sempre tenendo gli occhi abbassati.
Quando le fui vicino, mise la mano stretta a pugno sotto il mento,alzandomelo in modo la guardassi negli occhi,stava sorridendo.
“la prossima volta entra, oppure non lasciare tracce, prima di uscire vai a pulire”.
Appoggiò le labbra alle mie, vi rimasero più del solito e questa volta non era una mia impressione.
Si stacco continuando a sorridere.
“a questa sera, abbiamo molte cose da dirci,mio uomo”.
Non so se questa storia avrà un seguito,se si,sarete i primi a saperlo e a chi altri potrei dirlo?
8
voti
voti
valutazione
3.5
3.5
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto sucessivo
La mia iniziazione 1ª Parte
Commenti dei lettori al racconto erotico