Il Preside 1ª Parte
di
Alvin
genere
gay
Grande partita di pallavolo, abbiamo vinto la finale del campionato Under.
Festa grande domenica sera, troppo grande, tanto che ho fatto ritorno a casa che era ora di andare a letto,cosa che feci immediatamente, la birra che avevo bevuto cominciava a fare il suo effetto.
Lunedì mattina, ora di andare a scuola,prendo la borsa e sulla scrivania vedo il libro di inglese, porca miseria dovevo preparare il compito,che fare?
Feci quello che fanno migliaia di studenti,bigiai la scuola.
Per non restare solo, chiamai il mio amico Lorenzo, compagno di squadra che però frequentava un’altra scuola.
“ciao Lorenzo, con la baldoria di ieri mi sono dimenticato di preparare il compito di inglese e oggi c’è il tema, bigio, mi fai compagnia?”..
“stavo per chiamarti,io ho il compito di matematica, stesso problema tuo, dove ci troviamo?”.
“solito posto, poi andiamo al laghetto, sei d’accordo?”.
“certo e me lo chiedi?”.
“a fra poco”.
Ci incontriamo al solito posto,.poi via a piedi cercando di evitare di farci vedere, per questo ci mettiamo quasi un’ora per arrivare a quello che noi chiamiamo laghetto, ma che in verità è un ramo del fiume che va a finire in una depressione grazie alla quale forma una specie di lago.
L’idea di fare il bagno fu mia, quella di farlo senza mutande, di Lorenzo.
“almeno poi abbaimo le mutande asciutte”
“completamente d’accordo”
E così eccoci in acqua completamente nudi.
Restammo a mollo per un bel po’.
Usciti ci siamo sdraiati sull’erba in riva al laghetto, il sole era bello caldo, ci avrebbe asciugati in fretta.
Lorenzo si era sdraiato quasi a contato con il mio corpo,
Ad un certo punto si alzo appoggiandosi ad un gomito.
“Alvin che ne dici se giochiamo un po’,giusto per passare il tempo?”.
Non aspettò la risposta, mi prese il pene in mano.
“guarda come è piccolino, ha bisogno di parecchie cure, come il mio del resto”.
“fermati Lorenzo, andiamo in quel boschetto, va bene che non c’è nessuno, ma non si sa mai, lo sai che qui vengono parecchi pescatori”.
”hai ragione, meglio non rischiare,anche se di solito vengono il sabato o la domenica”.
Raccogliemmo le nostre cose e andammo al riparo degli alberi.
Dovete sapere che io e Lorenzo eravamo molto amici, amici parecchio intimi e ci piaceva giocare fra di noi,anche se ci piacevano le ragazze.
Quando fummo al riparo, la prima cosa che facemmo fu di cominciare a giocare, lasciando che i sessi si toccassero, iniziammo a palparci, non ci volle molto che diventassero duri come pietre.
“Alvin sdraiamoci a terra”.
Lo facemmo però l’uno al contrario dell’altro,si avete capito.. un bel 69 .
Non avevamo fretta, di tempo ne avevamo, ci facemmo un bel pompino, fermandoci prima di eiaculare, avevamo altri progetti.
Fu Lorenzo a mettersi alla pecorina, mentre lo inculavo presi in mano il suo pene e trovando una giusta armonia fra il mio entrare ed uscire, feci in modo di venire entrambi.
Ci riposammo per un po’, poi fu io a mettermi alla pecorina, Lorenzo fu altrettanto abile, venimmo contemporaneamente,anche se ci volle un pò più tempo.
Altro momento di riposo, guardai l’orologio, avevamo fatto le 11.30 tempo di cominciare a prepararsi per ritornare a casa.
“dai andiamo a lavarci”.
Ci rituffammo in acqua, facemmo uscire lo sperma che era rimasto dentro e dopo esserci asciugati al sole, ci rivestimmo.
Arrivammo in città giusto in tempo per mescolarci agli altri.
Vi starete chiedendo dove è la storia, aspettate e leggete.
Scrissi sul libretto delle giustificazioni che ero stato assente per motivi familiari e sapendo fare abbastanza bene la firma di papà, il gioco era fatto, almeno questa era la mia convinzione.
Stava per finire l’ora che precede quella della pausa, quando entrò la segretaria del preside, parlottò col prof.
“Alvin il preside ti desidera nel suo ufficio”.
Non potei fare altro che seguire la segretaria.
“non sa perché mi vuole parlare?”.
“no, ma so che è parecchio incavolato”..
Arrivammo davanti all’ufficio, la segretaria bussò alla porta,
“signor preside Lovise è quì”
“Ah bene lo faccia entrare”.
Facendosi da parte mi fece entrare, poi se ne andò rinchiudendosi la porta alle spalle..
“Ah!, buongiorno Lovise, si sieda, finisco e sono subito da lei”.
C’era una `poltroncina davanti alla scrivania, vi presi posto ed aspettai.
Non potei fare a meno di notare che appoggiato alla scrivania c’era il mio libretto delle giustificazioni, in quel momento cominciai a preoccuparmi.
Finito di sbrigare quello che stava facendo, si alzò prese in mano il libretto e fece il giro della scrivania, si mise in piedi appoggiato con il sedere alla stessa in modo da dominarmi e battendo il libretto contro l’altra mano.
“allora mi racconti tutto”-
“che cosa vuol sapere?.”.
“innanzitutto perché ha falsificato la firma di suo padre, tutti e due sappiamo benissimo che la firma è falsa”.
“ieri non sono venuto a scuola”.
“questo lo avevo intuito pure io, ma perché non è venuto?” .
“sono andato a studiare da un mio amico”.
Improvvisamente il tono del Preside passò dal “lei” al “tu”.
“Ascoltami, non sono qui per sentire delle bugie voglio la verità”
“c’era il compito di inglese non ero preparato, sono andato a fare il bagno al laghetto”
“Solo un bagno o anche dell’altro?”.
“io…”.
“aspetta prima di rispondere, voglio raccontarti una storiella, poi deciderai se essere sincero, forse non lo sai, ma c’è un professore appassionato pescatore e ieri mattina ha deciso di andare molto presto al fiume, stava pescando quando senti delle voci provenire dal vicino laghetto, immaginò che fossero dei ragazzi che facevano il bagno e non ci feci caso.. dopo un po’ decisi che ne avevo abbastanza.. tanto non si prendeva nulla.. “.
Chiusi gli occhi ed immaginai il resto, cmq lo lasciai continuare.
“..si era avviato sul sentiero che costeggia il laghetto per raggiungere la macchina,quando ti ha visto, mano nella mano con un ragazzo che andavi verso il bosco, normalmente se ne frega di quello che fate voi ragazzi, ma quello che vedeva era un allievo che in quel momento doveva trovarsi a scuola e non in quel posto, aspettò che foste all’interno del bosco, appoggiò le canne e vi segui,quello che ha visto lo sai benissimo”
Alzai gli occhi.
“lasci perdere la storiella,quanto ha visto preside?”..
“fai tu, dovevo rientrare in ufficio alle 10, ci sono arrivato alle 12”..
Non avevo parole, che altro potevo dire?
“come la mettiamo …?”
Silenzio da parte mia.
“Senti per il momento questo lo tengo, deciderò se dire tutto a tuo padre”
“No, la scongiuro, se lo viene a sapere mi uccide..”
“Non essere esagerato”.
“lei non lo conosce, la prego mi aiuti, so di aver sbagliato, ma le giuro che è la prima volta”.
“prima volta di cosa?”.
Compresi che era meglio non dire altre bugie.
“prima,volta che bigiavo la scuola,può controllare che dico la verità”.
“non serve,lo sò, cmq voglio pensarci su, facciamo così,.vieni alle fine delle lezioni e ti comunicherò la mia decisione”-
“Va bene, ma la prego faro tutto quello che vuole se non lo dirà a papà”.
“ci vediamo più tardi”.
Qui apro una parentesi per dirvi qualcosa del preside, era un bell’uomo, 45 anni ben portati, fisico atletico mantenuto da un costante allenamento di corse campestri, con una maledetta passione della pesca.
Mai ore furono così veloci o lente,secondo di come le guardavo,arrivo l’ora della fine delle lezioni, andai verso l’ufficio della direzione, la paura era a mille, inutile nasconderlo ero terrorizzato, non avevo fatto altro che pensare a quali conseguenze sarei andato incontro se papà avesse saputo quello che era accaduto nel bosco, minimo un biglietto aereo per il collegio più duro che ci fosse in Svizzera e questo fino ai miei 18 anni, poi, non ci volevo pensare.
Arrivai davanti alla porta, la segretaria se ne era già andata, esitai un po’ prima di bussare, cercai di calmarmi, feci un bel respiro e diedi due colpi con le nocchie..
Sentii la sua voce dirmi di entrare..
“vieni avanti Alvin”.
Era già in piedi, fece il giro della scrivania e mi venne vicino.
“sei sempre d’accordo che farai tutto quello che desidero se non dirò nulla a tuo padre?”.
“certo glielo ho promesso, mi dica cosa devo fare”.
A quelle parole mi sembrava che qualcuno mi avesse tolto un quintale dallo stomaco.
“Diciamo che se sarai carino con me, potrei avere una forte amnesia.
“Cosa intende per carino?”.
“dai che lo hai capito benissimo” .
Si avvicinò ancor di più, prese il mento tra le mani.
“da quando ti ho visto nudo,mi sei entrato nel sangue,hai un corpo bellissimo,specialmente il culetto”
Così dicendo,muse una mano sul culo,cominciando ad accarezzarlo.
“sai che hai una bella bocca ragazzino”..
Dicendo questo appoggiò un dito sulle labbra, inserendolo leggermente dentro tanto da andare a toccare quasi impercettibilmente la lingua.
“leccalo,fammi vedere quanto sei bravo”
Leccai quel diro.
Lo tolse.
“ora vediamo quanto sei disposto a fare,vieni qui voglio assaporarle”
Incollò le labbra alle mie, le forzò con la lingua, cercò avidamente la mia, le lingue si intrecciarono, si succhiarono a vicenda.
Mi attirò ancora di più a se, tanto da farmi sentire per bene la sua erezione, mentre continuava a baciarmi, con la mano prese a strusciarmi il sedere infilando la mano nel solco.
Un mugolio di piacere uscì dalla mia bocca.
Si staccò.
“adesso dovrai farmi godere”.
Lo guardai spogliarsi, lo fece completamente.
“voglio un pompino fatto come si deve,meglio di quello che ho visto fare al tuo amico”.
“ma potrebbe venire qualcuno?”.
“hai ragione aspetta un attimo”.
Completamente nudo con il cazzo che ondeggiava come una canna al vento, andò alla porta,la chiuse a chiave.
Ritornò vicino a me, si appoggiò con il culo alla scrivania.
“tocca a te,guadagnati il mio silenzio”.
È vero ora toccava a me, dovevo convincerlo a non dire nulla a papà.
Ci sarò riuscito?.
Questo lo saprete nella seconda parte.
..Continua...
Festa grande domenica sera, troppo grande, tanto che ho fatto ritorno a casa che era ora di andare a letto,cosa che feci immediatamente, la birra che avevo bevuto cominciava a fare il suo effetto.
Lunedì mattina, ora di andare a scuola,prendo la borsa e sulla scrivania vedo il libro di inglese, porca miseria dovevo preparare il compito,che fare?
Feci quello che fanno migliaia di studenti,bigiai la scuola.
Per non restare solo, chiamai il mio amico Lorenzo, compagno di squadra che però frequentava un’altra scuola.
“ciao Lorenzo, con la baldoria di ieri mi sono dimenticato di preparare il compito di inglese e oggi c’è il tema, bigio, mi fai compagnia?”..
“stavo per chiamarti,io ho il compito di matematica, stesso problema tuo, dove ci troviamo?”.
“solito posto, poi andiamo al laghetto, sei d’accordo?”.
“certo e me lo chiedi?”.
“a fra poco”.
Ci incontriamo al solito posto,.poi via a piedi cercando di evitare di farci vedere, per questo ci mettiamo quasi un’ora per arrivare a quello che noi chiamiamo laghetto, ma che in verità è un ramo del fiume che va a finire in una depressione grazie alla quale forma una specie di lago.
L’idea di fare il bagno fu mia, quella di farlo senza mutande, di Lorenzo.
“almeno poi abbaimo le mutande asciutte”
“completamente d’accordo”
E così eccoci in acqua completamente nudi.
Restammo a mollo per un bel po’.
Usciti ci siamo sdraiati sull’erba in riva al laghetto, il sole era bello caldo, ci avrebbe asciugati in fretta.
Lorenzo si era sdraiato quasi a contato con il mio corpo,
Ad un certo punto si alzo appoggiandosi ad un gomito.
“Alvin che ne dici se giochiamo un po’,giusto per passare il tempo?”.
Non aspettò la risposta, mi prese il pene in mano.
“guarda come è piccolino, ha bisogno di parecchie cure, come il mio del resto”.
“fermati Lorenzo, andiamo in quel boschetto, va bene che non c’è nessuno, ma non si sa mai, lo sai che qui vengono parecchi pescatori”.
”hai ragione, meglio non rischiare,anche se di solito vengono il sabato o la domenica”.
Raccogliemmo le nostre cose e andammo al riparo degli alberi.
Dovete sapere che io e Lorenzo eravamo molto amici, amici parecchio intimi e ci piaceva giocare fra di noi,anche se ci piacevano le ragazze.
Quando fummo al riparo, la prima cosa che facemmo fu di cominciare a giocare, lasciando che i sessi si toccassero, iniziammo a palparci, non ci volle molto che diventassero duri come pietre.
“Alvin sdraiamoci a terra”.
Lo facemmo però l’uno al contrario dell’altro,si avete capito.. un bel 69 .
Non avevamo fretta, di tempo ne avevamo, ci facemmo un bel pompino, fermandoci prima di eiaculare, avevamo altri progetti.
Fu Lorenzo a mettersi alla pecorina, mentre lo inculavo presi in mano il suo pene e trovando una giusta armonia fra il mio entrare ed uscire, feci in modo di venire entrambi.
Ci riposammo per un po’, poi fu io a mettermi alla pecorina, Lorenzo fu altrettanto abile, venimmo contemporaneamente,anche se ci volle un pò più tempo.
Altro momento di riposo, guardai l’orologio, avevamo fatto le 11.30 tempo di cominciare a prepararsi per ritornare a casa.
“dai andiamo a lavarci”.
Ci rituffammo in acqua, facemmo uscire lo sperma che era rimasto dentro e dopo esserci asciugati al sole, ci rivestimmo.
Arrivammo in città giusto in tempo per mescolarci agli altri.
Vi starete chiedendo dove è la storia, aspettate e leggete.
Scrissi sul libretto delle giustificazioni che ero stato assente per motivi familiari e sapendo fare abbastanza bene la firma di papà, il gioco era fatto, almeno questa era la mia convinzione.
Stava per finire l’ora che precede quella della pausa, quando entrò la segretaria del preside, parlottò col prof.
“Alvin il preside ti desidera nel suo ufficio”.
Non potei fare altro che seguire la segretaria.
“non sa perché mi vuole parlare?”.
“no, ma so che è parecchio incavolato”..
Arrivammo davanti all’ufficio, la segretaria bussò alla porta,
“signor preside Lovise è quì”
“Ah bene lo faccia entrare”.
Facendosi da parte mi fece entrare, poi se ne andò rinchiudendosi la porta alle spalle..
“Ah!, buongiorno Lovise, si sieda, finisco e sono subito da lei”.
C’era una `poltroncina davanti alla scrivania, vi presi posto ed aspettai.
Non potei fare a meno di notare che appoggiato alla scrivania c’era il mio libretto delle giustificazioni, in quel momento cominciai a preoccuparmi.
Finito di sbrigare quello che stava facendo, si alzò prese in mano il libretto e fece il giro della scrivania, si mise in piedi appoggiato con il sedere alla stessa in modo da dominarmi e battendo il libretto contro l’altra mano.
“allora mi racconti tutto”-
“che cosa vuol sapere?.”.
“innanzitutto perché ha falsificato la firma di suo padre, tutti e due sappiamo benissimo che la firma è falsa”.
“ieri non sono venuto a scuola”.
“questo lo avevo intuito pure io, ma perché non è venuto?” .
“sono andato a studiare da un mio amico”.
Improvvisamente il tono del Preside passò dal “lei” al “tu”.
“Ascoltami, non sono qui per sentire delle bugie voglio la verità”
“c’era il compito di inglese non ero preparato, sono andato a fare il bagno al laghetto”
“Solo un bagno o anche dell’altro?”.
“io…”.
“aspetta prima di rispondere, voglio raccontarti una storiella, poi deciderai se essere sincero, forse non lo sai, ma c’è un professore appassionato pescatore e ieri mattina ha deciso di andare molto presto al fiume, stava pescando quando senti delle voci provenire dal vicino laghetto, immaginò che fossero dei ragazzi che facevano il bagno e non ci feci caso.. dopo un po’ decisi che ne avevo abbastanza.. tanto non si prendeva nulla.. “.
Chiusi gli occhi ed immaginai il resto, cmq lo lasciai continuare.
“..si era avviato sul sentiero che costeggia il laghetto per raggiungere la macchina,quando ti ha visto, mano nella mano con un ragazzo che andavi verso il bosco, normalmente se ne frega di quello che fate voi ragazzi, ma quello che vedeva era un allievo che in quel momento doveva trovarsi a scuola e non in quel posto, aspettò che foste all’interno del bosco, appoggiò le canne e vi segui,quello che ha visto lo sai benissimo”
Alzai gli occhi.
“lasci perdere la storiella,quanto ha visto preside?”..
“fai tu, dovevo rientrare in ufficio alle 10, ci sono arrivato alle 12”..
Non avevo parole, che altro potevo dire?
“come la mettiamo …?”
Silenzio da parte mia.
“Senti per il momento questo lo tengo, deciderò se dire tutto a tuo padre”
“No, la scongiuro, se lo viene a sapere mi uccide..”
“Non essere esagerato”.
“lei non lo conosce, la prego mi aiuti, so di aver sbagliato, ma le giuro che è la prima volta”.
“prima volta di cosa?”.
Compresi che era meglio non dire altre bugie.
“prima,volta che bigiavo la scuola,può controllare che dico la verità”.
“non serve,lo sò, cmq voglio pensarci su, facciamo così,.vieni alle fine delle lezioni e ti comunicherò la mia decisione”-
“Va bene, ma la prego faro tutto quello che vuole se non lo dirà a papà”.
“ci vediamo più tardi”.
Qui apro una parentesi per dirvi qualcosa del preside, era un bell’uomo, 45 anni ben portati, fisico atletico mantenuto da un costante allenamento di corse campestri, con una maledetta passione della pesca.
Mai ore furono così veloci o lente,secondo di come le guardavo,arrivo l’ora della fine delle lezioni, andai verso l’ufficio della direzione, la paura era a mille, inutile nasconderlo ero terrorizzato, non avevo fatto altro che pensare a quali conseguenze sarei andato incontro se papà avesse saputo quello che era accaduto nel bosco, minimo un biglietto aereo per il collegio più duro che ci fosse in Svizzera e questo fino ai miei 18 anni, poi, non ci volevo pensare.
Arrivai davanti alla porta, la segretaria se ne era già andata, esitai un po’ prima di bussare, cercai di calmarmi, feci un bel respiro e diedi due colpi con le nocchie..
Sentii la sua voce dirmi di entrare..
“vieni avanti Alvin”.
Era già in piedi, fece il giro della scrivania e mi venne vicino.
“sei sempre d’accordo che farai tutto quello che desidero se non dirò nulla a tuo padre?”.
“certo glielo ho promesso, mi dica cosa devo fare”.
A quelle parole mi sembrava che qualcuno mi avesse tolto un quintale dallo stomaco.
“Diciamo che se sarai carino con me, potrei avere una forte amnesia.
“Cosa intende per carino?”.
“dai che lo hai capito benissimo” .
Si avvicinò ancor di più, prese il mento tra le mani.
“da quando ti ho visto nudo,mi sei entrato nel sangue,hai un corpo bellissimo,specialmente il culetto”
Così dicendo,muse una mano sul culo,cominciando ad accarezzarlo.
“sai che hai una bella bocca ragazzino”..
Dicendo questo appoggiò un dito sulle labbra, inserendolo leggermente dentro tanto da andare a toccare quasi impercettibilmente la lingua.
“leccalo,fammi vedere quanto sei bravo”
Leccai quel diro.
Lo tolse.
“ora vediamo quanto sei disposto a fare,vieni qui voglio assaporarle”
Incollò le labbra alle mie, le forzò con la lingua, cercò avidamente la mia, le lingue si intrecciarono, si succhiarono a vicenda.
Mi attirò ancora di più a se, tanto da farmi sentire per bene la sua erezione, mentre continuava a baciarmi, con la mano prese a strusciarmi il sedere infilando la mano nel solco.
Un mugolio di piacere uscì dalla mia bocca.
Si staccò.
“adesso dovrai farmi godere”.
Lo guardai spogliarsi, lo fece completamente.
“voglio un pompino fatto come si deve,meglio di quello che ho visto fare al tuo amico”.
“ma potrebbe venire qualcuno?”.
“hai ragione aspetta un attimo”.
Completamente nudo con il cazzo che ondeggiava come una canna al vento, andò alla porta,la chiuse a chiave.
Ritornò vicino a me, si appoggiò con il culo alla scrivania.
“tocca a te,guadagnati il mio silenzio”.
È vero ora toccava a me, dovevo convincerlo a non dire nulla a papà.
Ci sarò riuscito?.
Questo lo saprete nella seconda parte.
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