Fine settimana all'agriturismo 2.

di
genere
etero

E poi finimmo a letto spogliandoci mentre ci baciavamo, faticando assai ma sempre talmente focosi da liberarci dei vestiti presto, infilandoci poi sotto le lenzuola e giù a scopare non sò più quante volte ma poi, accadde una cosa straordinariamente incomprensibile, almeno per me: Carla, dopo aver goduto varie volte, si addormentò instantaneamente ed io rimasi senza parole; ma l'insolito suo lasciarsi prendere dal sonno, mi fu spiegato da Gianna che entrò senza bussare, avvicinandosi al letto a sentire il respiro di sua madre e, subito dopo mi svelò l'arcano mistero: dato che sua madre prende da mesi un sedativo di erbe naturali, ne mise alcune gocce nel bicchierino dell'amaro....ecco perchè mi tolse dalla mano il bicchierino, sostituendolo con l'altro, scusandosi che lì ci aveva sorseggiato un poc lei...così le chiesi a che fine aveva sedato sua madre e rispose subito che durante il giorno non avrebbe potuto fare nulla con me e quindi il momento giusto per scopare con me era la notte. Conclusa la spiegazione, si spogliò tutta e si misa a fianco accarezzandomi il cazzo che, naturalmente subito si drizzò e si dedicò a lui spompinandolo magistralmente. Quando le sborrai in bocca, le chiesi come e con chi aveva così bene imparato a fare bocchini e mi svelò che sin da piccola andava a nascondersi sotto il lettone dei genitori e,senza vedere bene come avrebbe voluto, tramite lo specchio sul comò, seguiva in parte l'amoreggiare dei suoi e, già dai tempi delle scuole medie, metteva in pratica a scuola, quanto aveva imparato a casa, in famiglia, infatti poi a scuola si offriva di fare godere i maschietti in cambio di qualche soldino eseguendo loro i bocchini che aveva imparato vedendo la mammina in azione con papà. Mi venne da ridere ma quando si mise a cosce spalancate offrendomi la fighetta senza peli, si scatenò in me un desiderio quasi incontrollabile ed allora gliela leccai fino a farla godere vedendo poi uscirle degli umori color latte ma profumati di fragola che subito le leccai fino a ripulirle la fighina. Lei poi m'incitò a possederla, scoparla ed io subito la soddisfeci penetrandola ed iniziai un su e giù da farla gemere ed allora la pregai di contenersi evitando che sua madre si svegliasse dai rumori lì ma lei mi rispose che aveva il sonno profondissimo e così potevamo anche urlare di piacere, di gioia. A quel punto le dissi che la avrei veramente fatta urlare, infatti le misi il cazzo davanto al suo culetto, all'ano e, dopo avermi insalivato il cazzo glielo infilai lentamente ma lei non lasciò uscire dalla bocca un urlo e neanche un gemito, però poi, alla conclusione con la grande sborrata che le scaricai dentro, si voltò verso il mio viso dicendomi che ne aveva presi di cazzi in vita sua ma non aveva mai avuto a che fare con bestioni come il mio e ancora non si capacitava, non capiva come avevo fatto a non squarciarle il culetto penetrandola tutta. Scopammo poi più tranquillamente e, visto che lei sapeva di sua madre che sempre, in piena notte doveva fare pipì, mi propose di separarci e lei se ne andò in camera sua. Al mattino dopo ero in bagno a rasarmi la barba quando entrò Gianna che, sicura di sua madre intenta a curare gli animali dell'azienda, mi abbracciò e m'infilò la lingua in bocca, poi si chinò inginacchioandosi per abbassarmi i pantaloni del pigiama seguiti dagli slip e si prese il cazzo in bocca, facendolo subito risorgere e, dopo una lunga leccata e succhiata, mi fece godere intensamente, sborrando in quantità anormale. Mi ripulì il cazzo ed i coglioni e poi, lavatasi i denti, mi schioccò un bacio alla guancia, promettendomi che se andavo al laghetto, poi mi avrebbe raggiunto. Ma i programmi cambiarono perchè Carla mi raggiunse domandandomi poi cosa era accaduto in camera, dato che non ricordava come e quando ci eravamo addormentati. Le risposi che eravamo stanchissimi e ci eravamo addormentati. Dopo che ci scambiammo un lungo bacio, lei se ne andò a casa ma subito dopo eccoti giungere Gianna e sedersi accanto a me. Dopo che avevo sistemato le canne già armate, seguii Gianna al capanno e lì, una volta deudatici, si mise a leccarmi le palle e l'ano, poi vidi che prendeva un tubetto di vasellina che spalmò sul cazzo ed un poco anche al suo buchino. Mi si scatenò la libidine e furiosamente la penetrai in culo, spingendo focosamente fino a sentirla implorarmi di fermarmi un poco dal dolore che stava provando. Sì, mi fermai un attimo ma poi ripresi a stantuffare fino a quando le sborrai tutto dentro. Rimanemmo poi in silenzio ma il suono del campanile della Chiesa vicino al paese ci ricordò di andare a pranzo e ce ne andammo anche lasciando le canne lì.
scritto il
2021-05-04
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