Amici per la pelle 1
di
oedipus
genere
trio
Amici per la pelle
1.
Con il mio amico Maurizio ci conosciamo dall’infanzia, abbiamo fatto le scuole insieme, e dunque abbiamo vissuto insieme tantissime esperienze, sicuramente quelle più delicate dell’adolescenza. Insieme siamo diventati uomini, ci siamo visti crescere i primi peli pubici, ci siamo confidati i primi sogni erotici, abbiamo scoperto la masturbazione e commentato le nostre prime sborrate. Amici fratelli, insomma, amici per la pelle.
Per la verità io fui più precoce, Maurizio impiegò più tempo di me a maturare la sua prima eiaculazione, e ricordo la sua grande contentezza quando, dodicenni, al culmine di una seduta autoerotica, vedemmo zampillare dal suo uccello le prime gocce di sperma. Negli anni seguenti le seghe in compagnia divennero uno dei nostri passatempi preferiti, oltre che un inevitabile sfogo sessuale. L’appagamento che provavamo dopo esserci sfogati era unico, sicuramente molto più gratificante dell’autoerotismo solitario. Questa pratica continuò fino a circa sedici anni, poi cessò. Cominciammo a coltivare le prime relazioni con l’altro sesso e, anche se continuavamo a confidarci tutto, la maturazione sessuale proseguiva per strade autonome. All’università ci siamo un po’ allontanati, essendoci iscritti a facoltà diverse in città diverse. Ma da grandi amici abbiamo continuato a tenerci in contatto ed a passare insieme le feste natalizie e pasquali.
L’anno scorso mi ha invitato a passare una settimana al mare, nella casa dei suoi genitori, e, dato che i suoi ospitavano negli stessi giorni una coppia di vecchi amici di famiglia, ci siamo dovuti adattare alla ristrettezza degli spazi, e ci siamo sistemati in una stanzetta del sottotetto che aveva un grande letto matrimoniale e, fortunatamente, un bagnetto con una doccia tutta per noi. Essendo confinati là sopra, ne abbiamo approfittato per stare in grande libertà e per raccontarci le nostre ultime esperienze.
Un pomeriggio, mentre il caldo aveva reso il sottotetto ancor più arroventato, stavamo distesi seminudi, con i soli slip addosso, e ci eravamo messi a cazzeggiare, parlando di fitness e di palestre, toccandoci vicendevolmente le nostre muscolature e mettendole un po’ goliardicamente a confronto. Poi siamo passati a parlare di donne, a cominciare da quelle che avevamo incrociato la mattina in spiaggia per finire alla signora Mariuccia che era ospitata insieme al marito al piano sottostante. Era una donna sicuramente oltre la cinquantina, non particolarmente attraente, in evidente sovrappeso, con coscione cellulitiche e con un seno ed un culo sproporzionati. L’avevamo subito battezzata “la grassona”. Il marito era un uomo assolutamente ordinario, mezzo pelato, con una pancia pronunciata e due gambe magrissime, chiaramente succube della moglie. Scommettevamo tra di noi che il tizio fosse sessualmente incapace e che la moglie, chiaramente più vogliosa, si dovesse arrangiare con ortaggi o falli di gomma.
Intanto,
vuoi per il caldo, vuoi per i ragionamenti che facevamo, vuoi per i toccamenti reciproci, i nostri genitali cominciavano a dar segni di irrequietezza, gonfiando vistosamente gli slip. Ci siamo guardati negli occhi, come per chiederci che fare, poi senza dirci nulla abbiamo cominciato ad accarezzarci il cazzo ed i coglioni e, per farlo meglio, ci siamo tolti gli slip. A quel punto Maurizio ha esclamato:
“Mamma come ci sta venendo duro! Qui bisogna vedere come scaricare i coglioni. Quasi quasi chiamiamo la grassona e la riempiamo per bene!”
Gli rispondo con lo stesso tono:
“Mi sa che ci tocca fare come ai vecchi tempi…” alludendo alla nostra consuetudine adolescenziale di masturbarci in compagnia.
Maurizio non aspettava di sentire altro:
“Ma sì, tiriamocelo! sbattiamoci una sega come una volta!”.
Eccitati come tori, abbiamo cominciato a masturbarci freneticamente, mentre l’odore intenso dei nostri corpi sudati pervadeva la piccola stanzetta bollente. Io mi davo piacere con movimenti piccoli e rapidissimi, concentrati sulla parte inferiore del pene, emettendo gemiti di lamento continuo. Maurizio invece se lo sbatteva con violenza, accompagnando il movimento con sonori “aaahh…” di piacere. L’ho invitato a fare più piano, sia per non affrettare il corso della sega sia per non fare rumori sospetti. Eravamo distesi l’uno accanto all’altro, le nostre cappelle, gonfie e violacee, emergevano alternativamente, quasi come in una sfida all’ultimo sangue. Con la mano libera ci toccavamo reciprocamente il petto, titillandoci voluttuosamente i capezzoli, proprio come facevamo da ragazzi.
Ad un certo punto Maurizio, prevedendo una eiaculazione di inedita intensità, ha suggerito di andare in bagno:
“Se ci mettiamo in ginocchio qui davanti, spruzziamo tutto nella doccia, poi laviamo e non si vede niente!”.
Ci siamo disposti come proposto da Maurizio anche se ormai cominciavamo a sentire dolore ai testicoli, tanto erano carichi.
Sono stato io il primo a perdere il controllo:
“Oddio vengo vengo, ecco… sììì”.
Una raffica di schizzi incontrollati ha innaffiato il box doccia, poi un altro fiotto di seme, più denso e bianco, è colato subito sotto il mio pene. In rapida successione anche Maurizio era arrivato a godere:
“Aahhh sborro sborroo aaah”.
Tenendo saldamente il suo organo alla radice ha lasciato partire una serie di getti potenti, fino ad effondere seme in schizzi più piccoli.
Finalmente liberati dalla pressione dei testicoli abbiamo aperto la doccia e, rilassati, ci siamo lavati. Poi, asciugatici sommariamente, ci siamo buttati a letto, completamente nudi, e ci siamo appisolati per una ventina di minuti lasciando che i nostri corpi si strofinassero senza alcun pudore. Quando ci siamo ridestati, le mani dell’uno si stendevano libere sul corpo dell’altro, le gambe si intrecciavano senza remore, una nuova sorprendente erezione ci faceva provare per la prima volta il brivido dio una sottile, reciproca attrazione.
Senza dir nulla, abbiamo continuato ad accarezzarci e abbiamo preso a tirarcelo su a vicenda. Ho allungato le mani sui suoi fianchi, poi le ho infilate di sotto in direzione delle sue natiche cominciando a vellicare il canale che le divide. Sentivo che il suo culo mi arrapava. Mi stavo arrapando sul suo culo. Ma anche lui aveva cominciato a mugolare stringendomi dolcemente i coglioni e sollecitando la striscia pelvica che divide lo scroto dall’ano.
L’eccitazione è andata crescendo velocemente, abbiamo avvicinato i corpi fino a schiacciare i nostri cazzi l’uno contro l’altro, come due spade all’inizio di un duello. Un brivido irresistibile, che è durato non più di quindici secondi, quando ci siamo sborrati addosso, senza badare a nulla, inondandoci reciprocamente la pancia e parte del petto. Poi, all’unisono, ci siamo spalmati quella crema l’uno sul corpo dell’altro.
E’ stata un’emozione nuova, mai provata, un atto di intimità che valicava i vecchi limiti. Travolti dalla passione, ci siamo abbracciati tenendoci stretti dalle natiche e, senza neppure pensarci, abbiamo cominciato a baciarci ad occhi chiusi. All’improvviso ci siamo staccati, un po’ spaventati. Cosa stavamo facendo? Per qualche istante ci siamo guardati interrogativamente, poi siamo esplosi in una risata liberatoria scambiandoci poche parole:
“Che ne dici?”.
“Perche no?”.
Maurizio si è girato e piegato verso il basso, la sua bocca si è avvicinata bramosa verso il mio uccello smosciato e ancora gocciolante, ingoiandolo in un attimo e incominciando a succhiarlo come un gelato. Un piacere inatteso, lancinante, che in meno di un minuto ha riportato il cazzo ad erigersi potente e prepotente.
Ma quella voglia di ciucciare era venuta anche a me. Mi sono girato su me stesso e, come per una coordinazione studiata dei corpi, ci siamo ritrovati l’uno sull’altro alla rovescia, nella posizione canonica del 69. Ne è seguito un cunnilinguo furente, ci siamo succhiati l’anima, tormentandoci reciprocamente i coglioni. In breve siamo arrivati nuovamente all’orgasmo: il terzo in due ore, ma ancora più godurioso dei precedenti.
Con le bocche piene della sborra residua dei coglioni, ci siamo lasciati andare sul letto, in trance, con gli occhi chiusi. Nella fase di rilassamento ho sussurrato a Maurizio:
“I pregiudizi verso i gay sono stupidi. In fondo sono le persone più libere e naturali di questo mondo!”
E lui mi ha risposto sorridendo:
“Sì, hai ragione, ma i bisex sono le più intelligenti!”.
Continuavamo a godere del rilassamento scambiandoci battute licenziose, quando abbiamo percepito distintamente un piccolo rumore di passi che furtivamente si allontanavano giù per le scale.
Ci siamo guardati sgomenti:
“Chi poteva essere?” chiedo a Maurizio in tono preoccupato, “mica ci avrà visti… ti avevo detto di fare piano”
“Tranquillo!” mi risponde per niente impressionato, anzi quasi divertito; “Lo scopriremo presto. Vuoi vedere che alla grassona gli è piaciuto lo spettacolo!”
1.
Con il mio amico Maurizio ci conosciamo dall’infanzia, abbiamo fatto le scuole insieme, e dunque abbiamo vissuto insieme tantissime esperienze, sicuramente quelle più delicate dell’adolescenza. Insieme siamo diventati uomini, ci siamo visti crescere i primi peli pubici, ci siamo confidati i primi sogni erotici, abbiamo scoperto la masturbazione e commentato le nostre prime sborrate. Amici fratelli, insomma, amici per la pelle.
Per la verità io fui più precoce, Maurizio impiegò più tempo di me a maturare la sua prima eiaculazione, e ricordo la sua grande contentezza quando, dodicenni, al culmine di una seduta autoerotica, vedemmo zampillare dal suo uccello le prime gocce di sperma. Negli anni seguenti le seghe in compagnia divennero uno dei nostri passatempi preferiti, oltre che un inevitabile sfogo sessuale. L’appagamento che provavamo dopo esserci sfogati era unico, sicuramente molto più gratificante dell’autoerotismo solitario. Questa pratica continuò fino a circa sedici anni, poi cessò. Cominciammo a coltivare le prime relazioni con l’altro sesso e, anche se continuavamo a confidarci tutto, la maturazione sessuale proseguiva per strade autonome. All’università ci siamo un po’ allontanati, essendoci iscritti a facoltà diverse in città diverse. Ma da grandi amici abbiamo continuato a tenerci in contatto ed a passare insieme le feste natalizie e pasquali.
L’anno scorso mi ha invitato a passare una settimana al mare, nella casa dei suoi genitori, e, dato che i suoi ospitavano negli stessi giorni una coppia di vecchi amici di famiglia, ci siamo dovuti adattare alla ristrettezza degli spazi, e ci siamo sistemati in una stanzetta del sottotetto che aveva un grande letto matrimoniale e, fortunatamente, un bagnetto con una doccia tutta per noi. Essendo confinati là sopra, ne abbiamo approfittato per stare in grande libertà e per raccontarci le nostre ultime esperienze.
Un pomeriggio, mentre il caldo aveva reso il sottotetto ancor più arroventato, stavamo distesi seminudi, con i soli slip addosso, e ci eravamo messi a cazzeggiare, parlando di fitness e di palestre, toccandoci vicendevolmente le nostre muscolature e mettendole un po’ goliardicamente a confronto. Poi siamo passati a parlare di donne, a cominciare da quelle che avevamo incrociato la mattina in spiaggia per finire alla signora Mariuccia che era ospitata insieme al marito al piano sottostante. Era una donna sicuramente oltre la cinquantina, non particolarmente attraente, in evidente sovrappeso, con coscione cellulitiche e con un seno ed un culo sproporzionati. L’avevamo subito battezzata “la grassona”. Il marito era un uomo assolutamente ordinario, mezzo pelato, con una pancia pronunciata e due gambe magrissime, chiaramente succube della moglie. Scommettevamo tra di noi che il tizio fosse sessualmente incapace e che la moglie, chiaramente più vogliosa, si dovesse arrangiare con ortaggi o falli di gomma.
Intanto,
vuoi per il caldo, vuoi per i ragionamenti che facevamo, vuoi per i toccamenti reciproci, i nostri genitali cominciavano a dar segni di irrequietezza, gonfiando vistosamente gli slip. Ci siamo guardati negli occhi, come per chiederci che fare, poi senza dirci nulla abbiamo cominciato ad accarezzarci il cazzo ed i coglioni e, per farlo meglio, ci siamo tolti gli slip. A quel punto Maurizio ha esclamato:
“Mamma come ci sta venendo duro! Qui bisogna vedere come scaricare i coglioni. Quasi quasi chiamiamo la grassona e la riempiamo per bene!”
Gli rispondo con lo stesso tono:
“Mi sa che ci tocca fare come ai vecchi tempi…” alludendo alla nostra consuetudine adolescenziale di masturbarci in compagnia.
Maurizio non aspettava di sentire altro:
“Ma sì, tiriamocelo! sbattiamoci una sega come una volta!”.
Eccitati come tori, abbiamo cominciato a masturbarci freneticamente, mentre l’odore intenso dei nostri corpi sudati pervadeva la piccola stanzetta bollente. Io mi davo piacere con movimenti piccoli e rapidissimi, concentrati sulla parte inferiore del pene, emettendo gemiti di lamento continuo. Maurizio invece se lo sbatteva con violenza, accompagnando il movimento con sonori “aaahh…” di piacere. L’ho invitato a fare più piano, sia per non affrettare il corso della sega sia per non fare rumori sospetti. Eravamo distesi l’uno accanto all’altro, le nostre cappelle, gonfie e violacee, emergevano alternativamente, quasi come in una sfida all’ultimo sangue. Con la mano libera ci toccavamo reciprocamente il petto, titillandoci voluttuosamente i capezzoli, proprio come facevamo da ragazzi.
Ad un certo punto Maurizio, prevedendo una eiaculazione di inedita intensità, ha suggerito di andare in bagno:
“Se ci mettiamo in ginocchio qui davanti, spruzziamo tutto nella doccia, poi laviamo e non si vede niente!”.
Ci siamo disposti come proposto da Maurizio anche se ormai cominciavamo a sentire dolore ai testicoli, tanto erano carichi.
Sono stato io il primo a perdere il controllo:
“Oddio vengo vengo, ecco… sììì”.
Una raffica di schizzi incontrollati ha innaffiato il box doccia, poi un altro fiotto di seme, più denso e bianco, è colato subito sotto il mio pene. In rapida successione anche Maurizio era arrivato a godere:
“Aahhh sborro sborroo aaah”.
Tenendo saldamente il suo organo alla radice ha lasciato partire una serie di getti potenti, fino ad effondere seme in schizzi più piccoli.
Finalmente liberati dalla pressione dei testicoli abbiamo aperto la doccia e, rilassati, ci siamo lavati. Poi, asciugatici sommariamente, ci siamo buttati a letto, completamente nudi, e ci siamo appisolati per una ventina di minuti lasciando che i nostri corpi si strofinassero senza alcun pudore. Quando ci siamo ridestati, le mani dell’uno si stendevano libere sul corpo dell’altro, le gambe si intrecciavano senza remore, una nuova sorprendente erezione ci faceva provare per la prima volta il brivido dio una sottile, reciproca attrazione.
Senza dir nulla, abbiamo continuato ad accarezzarci e abbiamo preso a tirarcelo su a vicenda. Ho allungato le mani sui suoi fianchi, poi le ho infilate di sotto in direzione delle sue natiche cominciando a vellicare il canale che le divide. Sentivo che il suo culo mi arrapava. Mi stavo arrapando sul suo culo. Ma anche lui aveva cominciato a mugolare stringendomi dolcemente i coglioni e sollecitando la striscia pelvica che divide lo scroto dall’ano.
L’eccitazione è andata crescendo velocemente, abbiamo avvicinato i corpi fino a schiacciare i nostri cazzi l’uno contro l’altro, come due spade all’inizio di un duello. Un brivido irresistibile, che è durato non più di quindici secondi, quando ci siamo sborrati addosso, senza badare a nulla, inondandoci reciprocamente la pancia e parte del petto. Poi, all’unisono, ci siamo spalmati quella crema l’uno sul corpo dell’altro.
E’ stata un’emozione nuova, mai provata, un atto di intimità che valicava i vecchi limiti. Travolti dalla passione, ci siamo abbracciati tenendoci stretti dalle natiche e, senza neppure pensarci, abbiamo cominciato a baciarci ad occhi chiusi. All’improvviso ci siamo staccati, un po’ spaventati. Cosa stavamo facendo? Per qualche istante ci siamo guardati interrogativamente, poi siamo esplosi in una risata liberatoria scambiandoci poche parole:
“Che ne dici?”.
“Perche no?”.
Maurizio si è girato e piegato verso il basso, la sua bocca si è avvicinata bramosa verso il mio uccello smosciato e ancora gocciolante, ingoiandolo in un attimo e incominciando a succhiarlo come un gelato. Un piacere inatteso, lancinante, che in meno di un minuto ha riportato il cazzo ad erigersi potente e prepotente.
Ma quella voglia di ciucciare era venuta anche a me. Mi sono girato su me stesso e, come per una coordinazione studiata dei corpi, ci siamo ritrovati l’uno sull’altro alla rovescia, nella posizione canonica del 69. Ne è seguito un cunnilinguo furente, ci siamo succhiati l’anima, tormentandoci reciprocamente i coglioni. In breve siamo arrivati nuovamente all’orgasmo: il terzo in due ore, ma ancora più godurioso dei precedenti.
Con le bocche piene della sborra residua dei coglioni, ci siamo lasciati andare sul letto, in trance, con gli occhi chiusi. Nella fase di rilassamento ho sussurrato a Maurizio:
“I pregiudizi verso i gay sono stupidi. In fondo sono le persone più libere e naturali di questo mondo!”
E lui mi ha risposto sorridendo:
“Sì, hai ragione, ma i bisex sono le più intelligenti!”.
Continuavamo a godere del rilassamento scambiandoci battute licenziose, quando abbiamo percepito distintamente un piccolo rumore di passi che furtivamente si allontanavano giù per le scale.
Ci siamo guardati sgomenti:
“Chi poteva essere?” chiedo a Maurizio in tono preoccupato, “mica ci avrà visti… ti avevo detto di fare piano”
“Tranquillo!” mi risponde per niente impressionato, anzi quasi divertito; “Lo scopriremo presto. Vuoi vedere che alla grassona gli è piaciuto lo spettacolo!”
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