Quando Michele faceva i comodi suoi con mia mamma...
di
Antonio G
genere
dominazione
Vi ho raccontato spesso della relazione tra Michele e mia mamma, e delle forti emozioni che mi ha suscitato. Per la durata e per la carica emotiva, è stata la relazione che più mi ha intrigato, anche perchè Michele si trasferì a casa nostra, facendo sì che l'imbarazzo e la sudditanza fossero due costanti compagni di viaggio durante le mie giornate. Sì, perchè una cosa è il brivido lungo la schiena nell'udire la propria madre durante l'avventura di una notte, un'altra è misurarsi quotidianamente col pungente imbarazzo scaturito dalla consapevolezza di avere un maschio alfa in casa. E Michele, maschio alfa, lo era eccome. Lo era per la sicurezza con cui sapeva essere dominante, per la schiettezza nel far capire che fare i propri comodi era, in fondo, l'unica cosa che contava. Durante la loro convivenza, ho avuto la sensazione che l'obbiettivo principale di mia mamma fosse quello di svuotare le palle di Michele. Ho avuto la percezione che tale compito venisse prima di tutto, prima anche di quello di essere una brava madre. Non gliene faccio una colpa, perchè l'abilità del maschio alfa è quella di rendere le sue esigenze primarie e dominanti. Indubbiamente, mamma svolse il suo compito con un impegno da stakanovista, che la portava ad essere generosa non solo di notte. L'assecondare le voglie dettate dall'alzabandiera mattutino di Michele, ad esempio, fu un elemento che caratterizzò la loro relazione. Era uno dei momenti che mi eccitavano di più. Essere svegliato dal cigolio del letto mi dava un'adrenalina pazzesca, che a volte incanalavo in un comportamento volto a dimostrare la mia sudditanza. In pratica, una volta sveglio a causa dei loro rumori, andavo in cucina a preparare la colazione. Era il mio modo per dire a Michele "fai pure con comodo...servo tuo". E Michele apprezzava, con la sua ironia cinica e pungente, che fuoriusciva tutte le volte che mamma si allontanava. Michele era il re della presa in giro, dello sfottò. Fotteva e sfotteva. Gli sfottò di Michele hanno scandito le mie giornate, e mamma non l'ha mai saputo, perchè non volevo che si inibisse o che lasciasse Michele. Ero contento quando se la spassavano. E quando lui mi diceva "tua madre sa fare solo una cosa, però la fa benissimo", l'eccitazione che mi assaliva prevaricava il mio orgoglio di figlio. Sapevo che era sbagliato, ma andava bene così. Me le ricordo tutte, le risate che si è fatto Michele davanti a me, e alle spalle di mia mamma. Me le ricordo tutte, le volte in cui ho detto a mia madre "lavo io i piatti", perchè avevo capito che Michele voleva chiudersi in camera con lei a fottere. Me li ricordo tutti, i pomeriggi in cui facevo fatica a studiare per un esame universitario, perchè Michele, nella stanza accanto, era rumoroso. E lo era di proposito. Me le ricordo tutte, le sigarette che Michele si è fumato sul terrazzo, dopo essere uscito soddisfatto dalla camera da letto. Quando in casa c'è un maschio alfa, è tutta un'altra cosa.
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