Monello
di
unicornoazzurro77
genere
gay
Ummmhmm! Che buon odorino che proviene dalla cucina! La mamma ha cucinato le polpette! Quasi quasi non me le faccio scappare!
Dall'alto dei miei sedici anni, ora ne ho qualcuno in più, non ero decisamente abituato alle buone maniere nemmeno sotto tortura indiana. Vestivo d'estate sempre degli short striminzitissimi, ancora più piccoli delle mutande delle quali ne facevo spesso e volentieri a meno, e di sopra mi bastava portare una maglietta, la moda la lasciavo ai manichini delle vetrine. Lasciavo le mie gambe snelle e glabre al sole e al vento, e soprattutto quando scorazzavo per il paese sulla mia bici,e di sovente, a causa dell'assenza degli slip le palle mi uscivano fuori, allora io mi alzavo dal sellino e pedalavo in piedi facendole sballonzolare allegramente al vento. Durante le mie scorribande facevo finta di investire le galline dei pollai dei vicini, e mi divertivo a caricare le vecchiette quando queste si mettevano in mezzo alla mia strada... quante imprecazioni e quante ingiurie e bestemmie da esse ho ricevuto!
Un giorno, mentre stavo pedalando verso il paese giù dalla collina, fui fermato da un tipo vestito in maniera elegate, in giacca e cravatta. Era un tipo biondo e dagli occhi chiari, ben pettinato, sembrava un bambolotto. Mi fece cenno di fermarmi, e io gli sgommai vicino sollevando molta polvere. Lui prese a parlarmi di religiosità e capii subito essere un testimone di Geova. Povero demente. Lo zittii subito dicendogli che dovevo pisciare. Mi appartai dietro un albero, ma con gli occhi ben fissi alla bici per timore che me la fottesse l'evangelista. Ad un tratto lo vidi avvicinarsi con il naso sul sellino annusando il mio odore. Che ipocrita! Chiaro, anche quella volta le palle mi erano uscite fuori e il bambolotto biondo le ebbe notate. Dopo essermi liberato la vescica, raggiunsi la bici e lui si ridiede un contegno falsamente dignitoso e riprese il suo sermone del quale non ci stavo capendo nulla e che chiaramente non mi interessava affatto. Allora lo presi per la nuca e strattonandolo contro di me, lo baciai a tradimento sulla bocca lasciandolo più inebetito di quanto già non fosse in mezzo a quella stradina di campagna.
...
Ma torniamo alle polpette. Nonappena mi intrufolai nella cucina la mamma nascose il piattone pieno di delizie dentro lo stipite ma naturalmente le scovai e a grandi e generose manciate presi ad abbuffarmi. Ad un certo punto una botta violenta mi infiammò il sedere. non mi accorsi che in cucina ci fosse anche il mio papà, un uomo che se anche fosse già brizzolato, e avanti con l'età, era un gigantesco pezzo di pane muscoloso per via del lavoro da capo ditta di un impresa di costruzioni, praticamente era un gigante di due metri, un muratorone nerboruto e dall'aria minacciosa... ma in fondo era buono.
Mi voltai di scatto strofinandomi le chiappe, e ingogliando in fretta ciò che era ancora nella bocca, gli sorrisi con gioia, e di scatto lo baciai sulla guacia prima di scappare via. La mamma scoppiò a ridere senza ingiungere alcuna eventuale punizione. Dello stesso parere non era il mio papone.
Consumammo il pranzo e dopo un pò la mamma fu chiamata dalla clinica, la sorella era entrata in travaglio ed esigevano la sua presenza, stava per nascere il mio cuginetto.Io chiesi se potevo accompagnarla, ma papi mi prese di forza sollevandomi da terra leggero come fossi una piuma, e mi mise su una sua spalla larga e forte e con una mano mi stritolò una chiappa.Che male! Salutò la mamma mentre scompariva e si raccomandava di fare i bravi a entrambe.
Praticamente la punizione che mi ero guadagnato non me l'avrebbe levata nessuno!
- Brutto Monello, adesso ti faccio vedere io!- Mi portò in camera e mi mise a pancia in giù sulle sue cocosce, e subito prese a sculacciarmi violentemente con forza, il rumore prodotto dalla sua pesante mano da muratore sbatteva come un tamburo sulle mie povere chiappette che si infiammarono quasi fino ad esplodere.
- Ah! Aah!! Aaaaahhhrghhhh!!! No! Papi, mi fai male!-
Ma non volle ascoltare ragioni o suppliche, più gridavo più lui mi sculacciava e con più forza di prima. Sentivo il culo andare a fuoco! Ma nel mentre, quando mi dimenavo su di lui, il mio fianco premette contro il suo ventre e notai la pressione di un bozzo. D'istinto portai la mano su quel coso e lo afferrai con forza per effetto del riflesso della sonora sculacciata. A quel punto si fermò. E io capii d'aver preso in mano il suo cazzo che inspiegabilmente era diventato duro. Il mio paparino portava spesso una tuta sottile, e data la sua mole, il suo coso era notevolmente proporzionato.
Papino reclinò la schiena stendendosi sul letto, con gesto facile e veloce, e con me che gli ero ad incrocio su di lui, s'abbassò la tuta e le mutande, e con un gesto rapido e furioso mi strappò gli short lasciandomi solo con la maglietta. Prese ad accarezzarmi le chiappe con gentilezza, con delicatezza. Io mi voltai cercando di vedermi il culo che ormai era ridotto ad un ammasso violaceo dolorante e infiammato. Poi lanciai un occhio al paparino che con lo sguardo fisso al soffitto, respirava affannosamente a causa del notevole impegno impiegato nello sculacciarmi di santa ragione.
Riavutomi dalle sberle al sedere, compresi di essere sopra di traverso alla verga gigante del babbo, e che lui ora mi dondolava, mi cullava mi induceva a strusciarmi contro il suo sesso provocandomi un'eccezionale erezione. Devo dire che al momento, era fastidioso avvertire di traverso il suo cazzo stofinare contro il mio, un pò perchè il suo era davvero duro come marmo, il mio soffice anche se inturgidito. Ad un certo punto, la sua mano, che prima si era abbattuta su di me implacabilmente, iniziò a frugare in mezzo alle mie distrutte chiappe, come se stesse cercando qualcosa, poi, senza mezzi termini, mi infilò dentro tutto un intero suo ruvido ditone facendomi urlare ancora peggio di prima. Quasi quasi mi fece rimpiangere le sculacciate. Ho detto quasi!
Poi lo sfilò, per poi riaffondare di nuovo, mentre mi faceva ondeggiare avanti e indietro sfregandomi il cazzone cotro, ancora e ancora, a momenti mi veniva il mal di mare! All'ennesimo affondo del suo dito venni, sborrai copiosamente sul suo bastone di ciccia dura. E quando ebbi finito mi tirò su facedomi stendere a pncia in giù accanto a lui, e mi fu sopra. Posizionò il suo cazzo tra le chiappe nel senso della lunghezza, improvvisando una sorta di spagnoletta e prese a strusciarmi furentemente, gemendo come un animale. Sentivo il peso del suo grosso corpo e del suo grosso cazzo frizionarmi la pelle più intima del culo. Mi sentii protetto, semi scopato, praticamente in paradiso, fin quando anche lui rilasciò tutto il suo seme irrorandomi la schiena. Fu strabiliante. Ero al settimo cielo.Se per ogni sculacciata mi toccava anche quel trattamento, la mia mente cercò di inventare altre marachelle da fare subito per guadagnarne un'altra di nuovo!! Finimmo col dormire tutto il pomeriggio uno accanto aal'altro. Mi inebriai dell'odore della sua pelle e giurai che mai me ne sarei dimenticato. Di tanto in tanto mi azzardai ad avvicinare la mano sul suo sesso dalle fattezze bestiali. Il glande era rimasto scoperto, e dalla sua fessurina sgorgò ancora una gocciolona di liquido. Col dito lo assorbii e me lo portai sotto il naso, l'acrore odoroso mi sembrò nettare d'ambrosia, e senza pensarci su mi leccai il dito unto di seme assaporandone il gusto particolare mai provato prima.
...
Non trascorse molto tempo prima di combinarne un'altra delle mie. Infatti, non ricordo bene come, ma riuscii a scardinare la porta del terrazzo. Quando lo venne a sapere il mio paparino divenne furibondo. Altro che sculacciata! Minacciava di portarmi a lavoro presso la sua ditta!
Ma siccome era molto impegnato con l'attività, il giorno seguente il mio dosastro, mandò un suo dipendente a riparare il mio malfatto.
Caso volle che ero rimasto solo in casa, mamma era sempre dalla sorella a causa del nuovo nascituro, e così dovetti aprire la porta al manovale di mio padre.
Mi si parò difronte un omaccione pelato con una cresta di capelli neri tipo gallo, braccia sconvolgentemente grosse che sbucavano da una magliaccia lurida e sudata, portava alla cintura legati i ferri del mestiere, e possedeva due gambe spettacolari fasciate da un paio di jeans strappatissimi... uno di quegli strappi era posizionato al lato della patta e da quel punto sbucava una parte del suo generoso rigonfiamento virile... fu forte la tentazione di mettere su la mano.
Il tipo mi squadrò dalla testa ai piedi, s'accorse chiaramente che gli stavo fissando il pacco.
Tuttavia, nella maniera più sgarbata possibile mi ordinò di accompagnarlo in cima alla scala del terrazzo. Aveva fretta di sbrigarsi.
Ubbidii senza oppormi, certo avrei gradito un minimo di gentilezza. La scala che portava su nel terrazzo era strettissima, ci si poteva andare solo in fila uno dietro l'altro. Naturalmente io ero dietro ad ammirargli le natiche e le cosce che paonazze e maschie salivano i gradini. Ovviamente, arrivati in cima, lui mi lanciò uno sguardo indagatore alla: cosa cazzo vuoi! Ma che per fortuna la sua bocca non pronunciò. Tuttalpiù, fece un mezzo sorriso di scherno.
Mentre lo osservai posizionarsi in mille maniere operando sull'uscio da me devastato, imperterito, cercavo di attaccar bottone. Volevo dialogare, e volevo anche qualcos'altro, ma non mi riuscì di ottenere nulla. E lui era davvero veloce nel suo lavoro. Ma quando gli proposi:
- Vuoi una birretta?- Con un gesto del capo acconsentì. Come un lampo, anche più veloce, gli portai una canadese stappata, e siccome non gli potevo essere di fianco non sapevo come passargliela. Ad un tratto, si piegò sulle ginocchia tirando al massimo i jeans strappati e sporchi mostrandomi un sederone turgido e ben disegnato, parevano le sue chiappe due mezze lune che si congiungevano. Naturalmente ebbi l'idea di far passare la bottiglia proprio sotto il suo culone e nel mentre, con l'avambraccio, lo sfiorai maliziosissimamente. Lui chinò il capo e vide la bottiglia di birra spuntargli sotto i coglioni, l'afferrò e con stupore osservò la mia mano raffreddata che glieli accarezzava. Si alzò di scatto in piedi, e voltandosi mi disse:
- Vuoi sto cazzo! Prendilo!- Così detto si abbassò le braghe scoprendo il suo scalpello semi scappellato, mi afferrò per la nuca e senza mezzi termini me lo ficcò in bocca con furia... mmmhmmm! Che meraviglia! Era il mio primo pompino, e se non fosse per i continui incitamenti a succhiare non sapevo di certo come fare. Assaporai il sudore di quella parte intima mista a umori succosi prespermatici, ingoiai ogni secrezione che si mescolava alla mia saliva che copiosamente produssi nella mia bocca. Godetti di gusto, amai il suo pube nero come la notte riccioluto e grondante di sudore. Succhiai quella cappella con dovizia di particolari, il manovalone mi permise di accarezzargli tutto quello che le mie mani potevano raggiungere. Era così peloso da sembrare un animale selvatico. Imboccai tutta l'asta fino a raggiungere le palle, e dato che di spazio ancora ce n'era, di tanto intanto ne approfittai per slinguazzargli i coglioni irti e pelosi. All'ennesimo incitamento a succhiare io raccolsi le mie forze e tirai su con vigore ad ogni affondo. Quanto mi pacque la morbidezza della capocchia sua, e la ruvida turgidezza del resto... A mia insaputa gli regalai un servizietto alla grande, e me lo dimostrò innaffiandomi la gola con lunghi fiotti di sborra che bevvi avidamente, mmmmhhhhmmm! Che goduria!
Lui urlò come se stesse compiendo uno sforzo immane mentre mi veniva in bocca, e alla fine, prima di andarsene di fretta e furia, si complimentò con me.
Trascorsi il resto della giornata a segarmi pensando alla mia prima impresa sessuale.
...
Qualche giorno dopo, ricordo, venne a casa mio cugino Filippo, a farmi da babysitter poichè papà e mamma erano fuori regione per motivi che non sapevo... naturalmente non ero messo molto al corrente delle faccende familiari, occupato com'ero a combinar guai per diletto.
Mio cugino era un tipo alto, asciutto, con muscoli sulle braccia e sulle gambe non prorpio evidenti, tuttavia era un tipo tosto, e forte, carino anche, ma aveva un difetto: era completamente etero, a tal punto che si portò appresso la squinzia di turno in casa mia! Che rabbia se ci penso!
Di notte, ovviamente, si udivano rumori a dir poco per niente equivoci, scopavano da matti e sentivo quella gallina insignificante urlare come una matta. Una volta, presi coraggio e spiai dal buco della serratura della porta... ciò che vidi mi provocò ribrezzo. Se non fosse per la spettacolarità del corpo nudo di mio cugino, vedere la fica viscida di quella smorfiosa era per me vomitevole.
La storia andò avanti per un paio di giorni, poi una notte, spiandoli di nuovo sentii discutere, la donnaccia non voleva prenderlo in bocca, questo mi parve di capire e istintivamente mi misi a ridere e fui scoperto. Filippo aprì la porta e mi beccò chino sulla porta. Era a dir poco infuriato con me, e naturalmente era anche incazzato con la tipa che non gli voleva fare il pompino.
Comunque fu uno spettacolo vederlo nudo col coso di fuori decisamente inturgidito e teso come un manico di martello! Mi trascinò violentemente in camera. Chiuse la porta talmente con furia che se ne venne in mano la maniglia, per cui rimanemmo bloccati. Eravamo io in pigiama e lui nudo come sua madra l'aveva fatto.
- Cazzo! Ho rotto la porta!-
- Tranquillo, cugino, tanto la colpa la daranno a me!-
Risposi sghignazzando.
- bastardo! Esci fuori dalla camera di tuo cugino o altrimenti me ne vado!- Urlava l'isterica puttanella dietro l'uscio ermeticamente chiuso. Io presi a ridere di gusto per l'esilarante situazione. Un colpo secco del portone avvertiva che davvero la befana di turno aveva fatto baracca e burattini e avava schiodato dalla mia casa. Mio cugino, nudo e ancora con il coso stra teso imprecava come un indemoniato. Compresi che aveva bisogno di svuotarsi le palle per tornare a ragionare con lucidità.
- Cuginone! Ti tocca passare la note qui!-
- Sta zitto stronzo!-
- E io che colpa ne ho? Non sono stato io a rompere la maniglia!-
- Da quato tempo ci stavi spiando?-
- Dal primo giorno che sei venuta con quella aspirante zoccola!- Le mie parole tradivano fermamente la mia gelosia nei suoi confronti. Non a caso lui era il mio cugino preferito.
Si buttò sul mio letto e prese a smanettarsi l'uccello, intimandomi che se l'avessi detto in giro me le avrebbe suonate talmete forte che non mi sarei più potuto riconoscere allo specchio.
- Vuoi una mano?- Gli chiesi per gioco, lui si zittì guardandomi stupito.
- Sarai mica finocchio!?- Gridò spaccandomi i timpani. L'espressione del suo viso era a dir poco ancora più furente di prima. Si alzò in piedi avanzando verso me con fare minaccioso. Non potevo dissimulare l'ammirazione che avevo per il suo cazzo che ondeggiava paonazzo ad ogni passo, e quado mi fu vicino, lui sollevò un braccio caricando una sberla di quelle che se mi avesse colpito avrei di sicuro perso la testo dal collo... naturalmente la schivai inginocchiandomi di colpo, e, caso volle, che per effetto del suo sbracciamento mi venne addosso con il bacino e magicamente il cazzo che sballonzolava finì nella mia bocca. Non potevo chiedere di meglio al destino. Filippo si bloccò. Non compresi la sua espressione me nemmeno cosa stesse pensando con la testa. vero era che ne approfittai per spompinarlo come mai avevo fatto prima. Ingoiai quasi con rabbia il pene spettacolare di Filippo, lo succhiai con tanto di schioppettio di labbra, come se stessi succhiando un limone aspro, gli andai avanti e in dietro lungo tutta la sua asta così velocemente che a momenti mi veniva la nausea! I gemiti e i rantolii che udii mi fecero capire che non tutto il male poteva nuocere, e che ero riuscito a calmare Filippo. Il magico momento non parve durare molto, lui si staccò da me indietreggiando, poi finì sul mio letto buttandosi di schiena. Rimasi in ginocchi ad osservarlo inebetito. Filippo prese a squadrarmi. e a parte una vaga espressione di sorpresa, non percepii nulla nel suo sguardo.
Ma in quel momento volevo scomparire. Non ero riuscito a finirgli il lavoretto di bocca!
Poi, con mia somma sorpresa, Filippo mi chiamò a se con un gesto della mano. Mi alzai dal parquet, gli fui ai piedi del letto e lui protese il bacino inarcando la schiena offrendomi il suo gioiellone di carne massiccia. Il sorriso tornò a illuminarmi il viso e con gioia mi buttai in mezzo alle sue gambe e con passione ripresi il cazzo in mano prima e in bocca poi, lo succhiai tantissimo, e talmente bene che lui non corresse il ritmo dei mie affondi, ansi, si contorceva, respirava affannosamente, irregolarmente, rantolava come un satiro incantato.
I muscoli ad un certo punto si tesero fino all'inverosimile preannunciando una sborrata che mi riempì le guance fino a farle strabordare, tanta ne bevvi e molta mi colò via dalle labbra.
Rimasi un pò a osservarlo. Cercai di scoprire quali emozioni provava, per questo attesi che smettesse di fissare il soffitto e rivolgesse a me un minimo d'attenzione. E quando mi vide squadrarlo, con tono da cugino maggiore mi ordinò di lavarmi il viso.
Sospirai. Ma poi obbedii.
Uscito dal bagno mi ridiressi sul letto, unico della mia cameretta, e sta volta Filippo mi osservò con mera curiosità. Anche se a me parve incazzato.
Di colpo un tuono violentissimo fece vibrare i vetri delle finestre, mi distrusse i timpani, e caddi a terra totalmente spaventato. ( Naturalmente era tutta scena, adoro la pioggia e i tuoni!)
Filippo scese da letto mi soccorse seriamente preoccupato. Feci finta di tremare, era una civetteria che avevo visto fare al cinema più volte da attrici svampite e che non vedevo l'ora di mettere in pratica.
Funzionò ,a tal punto che Filippo mi abbraccio consolandomi con tenere paroline... mi portò in braccio a letto, mi strinse forte a se, io non potei nascondere nemmeno volendo un ghigno malizioso e vittorioso. Intrecciai le gambe tra le sue, e inutile dire che il mio cuginone era sempre col cazzo pronto a indurirsi al minimo stimolo.
O la va o la spacca! Pensai, presi subito a baciargli il collo, il pomo d'adamo e sotto il mento, poi passai alle orecchie, le mordicchiai, e scivolando tra le guance coperte di barba di due giorni, mi buttai con audacia sulla sua bocca mnetre strofinavo il mio sesso contro il suo. Penso che in quel momento dovevo averlo proprio preso contro piede, riuscii a sbalordirlo più del mio sontuoso pompino. Attese non so quanto tempo prima di decidersi ad abrracciarmi con quanta più forza aveva, tanto da costringermi a smettere di baciarlo.
- Visto che non ho di meglio, sta notte ti farò la festa!- Io ero già eccitato per quanto stava per succedere. Mi sfilai il pigiama, di sotto non portavo le mutande, lui se ne accorse e mi sorrise. Mi accovacciai su di lui. E feci tutto ciò che mi ordinava.
- Su, da bravo, togliti anche la parte di sopra. Così, bravo, e ora soolevati un pochino...- Con una mano sulla sua bocca raccolse tutta la sua saliva e mi lubrificò il buco del culo. Io lo feci fare godendo di quella insolita intima carezza. Poi posizionò il suo grosso cazzo sotto il mio sfintere e aggrappandosi con forza ai miei fianchi mi obbligò a calarmi sulla sua capocchia magnifica... che doloroe atroce! Tutto appare grosso la prima volta in culo. Mi ordinò di rilassarmi e di non protestare tanto non si sarebbe fermato. Ma io sentivo un dolore ugualmente pazzesco. Ma quando capii che potevo regolare i muscoli del sedere tutto divenne relativamente più semplice, mi abbandonai su di esso, facendomi inculare per la prima volta dal mio cuginone. Certo era che avvertivo un intimo bruciore, il dolore c'era, anche se notevolmente attenuato, ma per quanto mi sforzassi, proprio non ce la feci a prenderlo tutto dentro. Questo lo fece spazientire, mi disse che con la sua ragazza questo non poteva farlo che sentiva troppo dolore al culo. Come dare torto alla sciacquetta. Lui possedeva un tronco di pino di cazzo che poteva andare a cercare il petrolio in Arabia Saudita!
Con gesto rapido e scazzato mi tolse da sopra di lui e mi fece stendere di schiena, mi sollevò le gambe infuriato e con in mano il cazzone me lo fiondò di colpo tutto dentro vincedo ogni mia resistenza, avvertii sbattere le sue palle contro, io sussultai cercando di resistere dall'urlare, ma poi gridai con forza. E metre urlavo lui mi sorrideva come per dire che me l'ero cercato. Mi fottette con forza immane, ero suo prigioniero, felice schiavo del suo cazzo che mi sbatteva dentro mi fottette in una maniera che non imaginavo possibile, mi diede tutto il suo grosso affare mi penetrò fino a farmelo sentire tutto in pancia... e la cosa più dolcemente terribile fu che non parve avere mai finire l'incantevole supplizio al quale mi sottopose. Poi, con inaspettata generosità da parte sua, afferrò il mio cazzo sempre tosto in mano e prese a segarmelo a ritmo delle sue inculate. Il sudore ci avvolse entrambe inumidendo le lenzuola, io ero a dir poco estasiato. Ad un certo punto mi prese con maggiore forza, e ne aveva lui da vendere di energie, si chinò su di me abbandonando il mio sesso e mentre continuava a cavalcarmi strusciò furentemente gli addominali d'acciaio cotro il mio bassoventre esercitando un insolito massaggio ancora più eccitante rispetto alla sua mano... e mentre lui venne dentro di me innaffiandomi le viscere con maschio seme di sborra io bagnai il suo ventre col mio... mi ritrovai col culo rotto spaccato frantumato e felicemente scopato!
...
Dopo, inutile dirlo, dormimmo le ultime poche ore notturne abracciati. Al risveglio lui s'alzò prima di me, mi scosse per farmi alzare dal letto. Non dimentichiamo che eravamo rimasti bloccati in camera con la porta che non si riusciva più ad aprire.
Con gli occhi semi aperti, cascavo dal sonno, mi alzai dietro suo incitamento, mi diressi verso la porta e infilai un dito all'ingranaggio, e in men che non si dica l'aprii con una facilitàa strabiliante.
- Piccolo monello bastardo! Allora potevi aprire quando volevi sta dannata porta!- Fu furente con me Filippo.
Ero proprio un monellaccio dispettoso!
La sua sfuriata mi svegliò completamente. ma mio cugino non mi fece pesare oltre la mia marachella. Da allora divenni per un certo periodo di tempo, il suo ripiego sessuale. Mi scopava quando non rimorchiava.
...
Con Filippo non nacque nulla in particolare, solo una sincera amicizia segreta di letto, e a me andava bene così. Mi andò anche meglio qualche mese dopo perchè successe una cosa a dir poco sconvolgente.
Era una mattina d'estate inoltrata, il caldo mi buttò giù dal letto molto presto. Dopo colazione la mamma ricevette una chiamata da papà con la quale chiedeva di mandare me a portare certi documenti al cantiere dove era impegnato, perchè se li era dimenticati.
Acconsentii di buon grado. Dovetti uscire in bici. Menomale che la strada la conoscevo, anche se non era per niente vicino il luogo.
Ero dinanzi all'edificio in costruzione, una sorta di scheletro fatto di fondamementa travi colonne e architravi, circondato da inpalcature, qua e là coppie di manovali all'opera. Cercai di individuare il babbo, ma non lo trovai.
Ad un certo punto un operaio dal'alto mi urlò di portare su un contenitore che casualmente era vicino dove avevo fermato la bici. Era una cassa con dentro birra e qualcosa da mangiare. Misi tra i denti il plico con i documenti richiesti dal papino, e con le mani afferrai quell'accidenti di cassa pesantissima, salii a fatica le scale. Menomale che portavo i miei solito short e maglia leggera così da non sentire troppo caldo! Arrivai al piano in lavorazione, chiesi permesso, e inciampai facendo rovesciare il contenuto della cassa.
Fortunatamente non si ruppe niente, la birra era in lattine, tuttavia ciò non mi salvò da una sfuriata con i fiocchi di un manovale che assistette alla mia goffa figura.
- Razza di cretino! Vuoi che ti dia una lezione? Fai attenzione, Imbranato!- Ebbi la sensazione di essere stato scambiato per qualcuno di loro, tantè che uno di loro mi porse pennello e secchio di calce incitandomi a darci sotto con il lavoro.
Fu una situazione assurda. Mi guardai attorno, c'erano due uomini grandi e grossi che mi avevano arruolato al lavoro!. Dapprima non ero convinto che la cosa potesse piacermi, ma poi, decisi di provarci. Pennella e spennella, zuppa e inzuppa, accidentalmente faccio rovesciare tutto il contenuto del secchio per terra. A quel punto sembrò che il tempo si fosse fermato. I due energumeni fumavano dalle narici per la rabbia. Mi guardarono in cagnesco.
- Ma che cazzo sei venuto a fare qui?-
- Adesso te lo mettiamo nel culo il pennello! Finocchio!-
La situazione quasi quasi non mi dispiacque, se non fosse che stavano parlando per eufenismi.
Uno di loro, il più grosso alto e nerboruto, stra sudato e con pochissimi stracci addosso mi si avvicinò minacciosamnente, mi afferrò per il collo e mi sbattè su di un tavolaccio grezzo di pino. Poi avvertii le sue mani strapparmi in due gli short, e quando vide che non portavo le mutande mi sculacciò sonoramente.
- Se sei venuto a prenderlo in culo, ti accontento subito! Ecco! Prendilo è per te!- Si calò le braghe e senza mezzi termini mi schiaffò nel culo tutto il suo cazzo da muratore fino in fondo! A secco! Mi spinse talmente così forte che il tavolo si sposò in avanti, e l'altro manovale,che se pur era meno massiccio, prese a osservare la scena sghignazzando, poi si toccò il pacco costatandone il repentino ingrossamento. Si sbottonò d'avanti a me che urlavo e mi contorcevo come un matto, e dire che pensavo d'avere il culo ormai rotto, quell'operaio doveva avere un tronco di quercia nelle mutande per essere riuscito a sverginarmi di nuovo. L'altro si denudò completamente, e salito sul tavolo ammirò la mia pecorina e il cazzone del compare che mi violentava le chiappette, poi mi infilò il suo di uccello nella bocca ordinandomi di succhiare fino allo sfinimento. Sentivo il culo esplodere, mai ebbi una sensazione tale di pienezza dentro di me, quell'ammasso di carne dura, quella poderosa minchia mi fece vedere ogni stella del firmamento, e naturalmente mi fece godere arrapare divertire... haaaahaaa! Il corpo maschile è quanto di più divino ci possa essere!
Mentre godevo di quel gigantesco cazzo volli vedere bene in faccia chi mi stava scopando can tale veemenza. Ero di spalle, ma con un piccolo sforzo scorsi una faccia per nulla nuova: era il mio paparino!!!!
Mi chiesi come aveva fatto a sostituirsi con il maschione di prima... forse aveva approfittato del fatto che ero di schiena.
Strabiliante, sconcertante, scioccante, il mio paparino mi stava inculando! E quanto era bravo! Di più di Filippo! Mi colpì con la sua mazza ogni centimetro del mio intestino, mi svangò come un toro, mi fece impazzire di piacere e gridai di non smettere mai di darmelo ancora ancora ancora!
Naturalmente non fu solo lui a possedermi ma anche gli altri due operai a turno, e poi ne vennero altri due, di cui uno di colore! Chissà cosa stavano pensando mentre ci vedevano nudi a scopare! Certo era che non parvero disturbati dalla vista, ansi! Si prodigarono a svestirsi e a smanettarsi con tanto di piacere... più mio che loro devo dire.
Il mio papino, dopo essersi staccato, mi si sedette quasi in faccia e afferrò con vigore le mie caviglie offrendo al nerboruto pubblico il buco del mio culo pronto ad essere penetrato dagli altri quattro bestioni.
Fu un carosello di minchie.
Le ebbi tutte quante.
Mi sborrarono dentro e fuori.
E poi...
...
quanti ricordi...
...
Fine
Dall'alto dei miei sedici anni, ora ne ho qualcuno in più, non ero decisamente abituato alle buone maniere nemmeno sotto tortura indiana. Vestivo d'estate sempre degli short striminzitissimi, ancora più piccoli delle mutande delle quali ne facevo spesso e volentieri a meno, e di sopra mi bastava portare una maglietta, la moda la lasciavo ai manichini delle vetrine. Lasciavo le mie gambe snelle e glabre al sole e al vento, e soprattutto quando scorazzavo per il paese sulla mia bici,e di sovente, a causa dell'assenza degli slip le palle mi uscivano fuori, allora io mi alzavo dal sellino e pedalavo in piedi facendole sballonzolare allegramente al vento. Durante le mie scorribande facevo finta di investire le galline dei pollai dei vicini, e mi divertivo a caricare le vecchiette quando queste si mettevano in mezzo alla mia strada... quante imprecazioni e quante ingiurie e bestemmie da esse ho ricevuto!
Un giorno, mentre stavo pedalando verso il paese giù dalla collina, fui fermato da un tipo vestito in maniera elegate, in giacca e cravatta. Era un tipo biondo e dagli occhi chiari, ben pettinato, sembrava un bambolotto. Mi fece cenno di fermarmi, e io gli sgommai vicino sollevando molta polvere. Lui prese a parlarmi di religiosità e capii subito essere un testimone di Geova. Povero demente. Lo zittii subito dicendogli che dovevo pisciare. Mi appartai dietro un albero, ma con gli occhi ben fissi alla bici per timore che me la fottesse l'evangelista. Ad un tratto lo vidi avvicinarsi con il naso sul sellino annusando il mio odore. Che ipocrita! Chiaro, anche quella volta le palle mi erano uscite fuori e il bambolotto biondo le ebbe notate. Dopo essermi liberato la vescica, raggiunsi la bici e lui si ridiede un contegno falsamente dignitoso e riprese il suo sermone del quale non ci stavo capendo nulla e che chiaramente non mi interessava affatto. Allora lo presi per la nuca e strattonandolo contro di me, lo baciai a tradimento sulla bocca lasciandolo più inebetito di quanto già non fosse in mezzo a quella stradina di campagna.
...
Ma torniamo alle polpette. Nonappena mi intrufolai nella cucina la mamma nascose il piattone pieno di delizie dentro lo stipite ma naturalmente le scovai e a grandi e generose manciate presi ad abbuffarmi. Ad un certo punto una botta violenta mi infiammò il sedere. non mi accorsi che in cucina ci fosse anche il mio papà, un uomo che se anche fosse già brizzolato, e avanti con l'età, era un gigantesco pezzo di pane muscoloso per via del lavoro da capo ditta di un impresa di costruzioni, praticamente era un gigante di due metri, un muratorone nerboruto e dall'aria minacciosa... ma in fondo era buono.
Mi voltai di scatto strofinandomi le chiappe, e ingogliando in fretta ciò che era ancora nella bocca, gli sorrisi con gioia, e di scatto lo baciai sulla guacia prima di scappare via. La mamma scoppiò a ridere senza ingiungere alcuna eventuale punizione. Dello stesso parere non era il mio papone.
Consumammo il pranzo e dopo un pò la mamma fu chiamata dalla clinica, la sorella era entrata in travaglio ed esigevano la sua presenza, stava per nascere il mio cuginetto.Io chiesi se potevo accompagnarla, ma papi mi prese di forza sollevandomi da terra leggero come fossi una piuma, e mi mise su una sua spalla larga e forte e con una mano mi stritolò una chiappa.Che male! Salutò la mamma mentre scompariva e si raccomandava di fare i bravi a entrambe.
Praticamente la punizione che mi ero guadagnato non me l'avrebbe levata nessuno!
- Brutto Monello, adesso ti faccio vedere io!- Mi portò in camera e mi mise a pancia in giù sulle sue cocosce, e subito prese a sculacciarmi violentemente con forza, il rumore prodotto dalla sua pesante mano da muratore sbatteva come un tamburo sulle mie povere chiappette che si infiammarono quasi fino ad esplodere.
- Ah! Aah!! Aaaaahhhrghhhh!!! No! Papi, mi fai male!-
Ma non volle ascoltare ragioni o suppliche, più gridavo più lui mi sculacciava e con più forza di prima. Sentivo il culo andare a fuoco! Ma nel mentre, quando mi dimenavo su di lui, il mio fianco premette contro il suo ventre e notai la pressione di un bozzo. D'istinto portai la mano su quel coso e lo afferrai con forza per effetto del riflesso della sonora sculacciata. A quel punto si fermò. E io capii d'aver preso in mano il suo cazzo che inspiegabilmente era diventato duro. Il mio paparino portava spesso una tuta sottile, e data la sua mole, il suo coso era notevolmente proporzionato.
Papino reclinò la schiena stendendosi sul letto, con gesto facile e veloce, e con me che gli ero ad incrocio su di lui, s'abbassò la tuta e le mutande, e con un gesto rapido e furioso mi strappò gli short lasciandomi solo con la maglietta. Prese ad accarezzarmi le chiappe con gentilezza, con delicatezza. Io mi voltai cercando di vedermi il culo che ormai era ridotto ad un ammasso violaceo dolorante e infiammato. Poi lanciai un occhio al paparino che con lo sguardo fisso al soffitto, respirava affannosamente a causa del notevole impegno impiegato nello sculacciarmi di santa ragione.
Riavutomi dalle sberle al sedere, compresi di essere sopra di traverso alla verga gigante del babbo, e che lui ora mi dondolava, mi cullava mi induceva a strusciarmi contro il suo sesso provocandomi un'eccezionale erezione. Devo dire che al momento, era fastidioso avvertire di traverso il suo cazzo stofinare contro il mio, un pò perchè il suo era davvero duro come marmo, il mio soffice anche se inturgidito. Ad un certo punto, la sua mano, che prima si era abbattuta su di me implacabilmente, iniziò a frugare in mezzo alle mie distrutte chiappe, come se stesse cercando qualcosa, poi, senza mezzi termini, mi infilò dentro tutto un intero suo ruvido ditone facendomi urlare ancora peggio di prima. Quasi quasi mi fece rimpiangere le sculacciate. Ho detto quasi!
Poi lo sfilò, per poi riaffondare di nuovo, mentre mi faceva ondeggiare avanti e indietro sfregandomi il cazzone cotro, ancora e ancora, a momenti mi veniva il mal di mare! All'ennesimo affondo del suo dito venni, sborrai copiosamente sul suo bastone di ciccia dura. E quando ebbi finito mi tirò su facedomi stendere a pncia in giù accanto a lui, e mi fu sopra. Posizionò il suo cazzo tra le chiappe nel senso della lunghezza, improvvisando una sorta di spagnoletta e prese a strusciarmi furentemente, gemendo come un animale. Sentivo il peso del suo grosso corpo e del suo grosso cazzo frizionarmi la pelle più intima del culo. Mi sentii protetto, semi scopato, praticamente in paradiso, fin quando anche lui rilasciò tutto il suo seme irrorandomi la schiena. Fu strabiliante. Ero al settimo cielo.Se per ogni sculacciata mi toccava anche quel trattamento, la mia mente cercò di inventare altre marachelle da fare subito per guadagnarne un'altra di nuovo!! Finimmo col dormire tutto il pomeriggio uno accanto aal'altro. Mi inebriai dell'odore della sua pelle e giurai che mai me ne sarei dimenticato. Di tanto in tanto mi azzardai ad avvicinare la mano sul suo sesso dalle fattezze bestiali. Il glande era rimasto scoperto, e dalla sua fessurina sgorgò ancora una gocciolona di liquido. Col dito lo assorbii e me lo portai sotto il naso, l'acrore odoroso mi sembrò nettare d'ambrosia, e senza pensarci su mi leccai il dito unto di seme assaporandone il gusto particolare mai provato prima.
...
Non trascorse molto tempo prima di combinarne un'altra delle mie. Infatti, non ricordo bene come, ma riuscii a scardinare la porta del terrazzo. Quando lo venne a sapere il mio paparino divenne furibondo. Altro che sculacciata! Minacciava di portarmi a lavoro presso la sua ditta!
Ma siccome era molto impegnato con l'attività, il giorno seguente il mio dosastro, mandò un suo dipendente a riparare il mio malfatto.
Caso volle che ero rimasto solo in casa, mamma era sempre dalla sorella a causa del nuovo nascituro, e così dovetti aprire la porta al manovale di mio padre.
Mi si parò difronte un omaccione pelato con una cresta di capelli neri tipo gallo, braccia sconvolgentemente grosse che sbucavano da una magliaccia lurida e sudata, portava alla cintura legati i ferri del mestiere, e possedeva due gambe spettacolari fasciate da un paio di jeans strappatissimi... uno di quegli strappi era posizionato al lato della patta e da quel punto sbucava una parte del suo generoso rigonfiamento virile... fu forte la tentazione di mettere su la mano.
Il tipo mi squadrò dalla testa ai piedi, s'accorse chiaramente che gli stavo fissando il pacco.
Tuttavia, nella maniera più sgarbata possibile mi ordinò di accompagnarlo in cima alla scala del terrazzo. Aveva fretta di sbrigarsi.
Ubbidii senza oppormi, certo avrei gradito un minimo di gentilezza. La scala che portava su nel terrazzo era strettissima, ci si poteva andare solo in fila uno dietro l'altro. Naturalmente io ero dietro ad ammirargli le natiche e le cosce che paonazze e maschie salivano i gradini. Ovviamente, arrivati in cima, lui mi lanciò uno sguardo indagatore alla: cosa cazzo vuoi! Ma che per fortuna la sua bocca non pronunciò. Tuttalpiù, fece un mezzo sorriso di scherno.
Mentre lo osservai posizionarsi in mille maniere operando sull'uscio da me devastato, imperterito, cercavo di attaccar bottone. Volevo dialogare, e volevo anche qualcos'altro, ma non mi riuscì di ottenere nulla. E lui era davvero veloce nel suo lavoro. Ma quando gli proposi:
- Vuoi una birretta?- Con un gesto del capo acconsentì. Come un lampo, anche più veloce, gli portai una canadese stappata, e siccome non gli potevo essere di fianco non sapevo come passargliela. Ad un tratto, si piegò sulle ginocchia tirando al massimo i jeans strappati e sporchi mostrandomi un sederone turgido e ben disegnato, parevano le sue chiappe due mezze lune che si congiungevano. Naturalmente ebbi l'idea di far passare la bottiglia proprio sotto il suo culone e nel mentre, con l'avambraccio, lo sfiorai maliziosissimamente. Lui chinò il capo e vide la bottiglia di birra spuntargli sotto i coglioni, l'afferrò e con stupore osservò la mia mano raffreddata che glieli accarezzava. Si alzò di scatto in piedi, e voltandosi mi disse:
- Vuoi sto cazzo! Prendilo!- Così detto si abbassò le braghe scoprendo il suo scalpello semi scappellato, mi afferrò per la nuca e senza mezzi termini me lo ficcò in bocca con furia... mmmhmmm! Che meraviglia! Era il mio primo pompino, e se non fosse per i continui incitamenti a succhiare non sapevo di certo come fare. Assaporai il sudore di quella parte intima mista a umori succosi prespermatici, ingoiai ogni secrezione che si mescolava alla mia saliva che copiosamente produssi nella mia bocca. Godetti di gusto, amai il suo pube nero come la notte riccioluto e grondante di sudore. Succhiai quella cappella con dovizia di particolari, il manovalone mi permise di accarezzargli tutto quello che le mie mani potevano raggiungere. Era così peloso da sembrare un animale selvatico. Imboccai tutta l'asta fino a raggiungere le palle, e dato che di spazio ancora ce n'era, di tanto intanto ne approfittai per slinguazzargli i coglioni irti e pelosi. All'ennesimo incitamento a succhiare io raccolsi le mie forze e tirai su con vigore ad ogni affondo. Quanto mi pacque la morbidezza della capocchia sua, e la ruvida turgidezza del resto... A mia insaputa gli regalai un servizietto alla grande, e me lo dimostrò innaffiandomi la gola con lunghi fiotti di sborra che bevvi avidamente, mmmmhhhhmmm! Che goduria!
Lui urlò come se stesse compiendo uno sforzo immane mentre mi veniva in bocca, e alla fine, prima di andarsene di fretta e furia, si complimentò con me.
Trascorsi il resto della giornata a segarmi pensando alla mia prima impresa sessuale.
...
Qualche giorno dopo, ricordo, venne a casa mio cugino Filippo, a farmi da babysitter poichè papà e mamma erano fuori regione per motivi che non sapevo... naturalmente non ero messo molto al corrente delle faccende familiari, occupato com'ero a combinar guai per diletto.
Mio cugino era un tipo alto, asciutto, con muscoli sulle braccia e sulle gambe non prorpio evidenti, tuttavia era un tipo tosto, e forte, carino anche, ma aveva un difetto: era completamente etero, a tal punto che si portò appresso la squinzia di turno in casa mia! Che rabbia se ci penso!
Di notte, ovviamente, si udivano rumori a dir poco per niente equivoci, scopavano da matti e sentivo quella gallina insignificante urlare come una matta. Una volta, presi coraggio e spiai dal buco della serratura della porta... ciò che vidi mi provocò ribrezzo. Se non fosse per la spettacolarità del corpo nudo di mio cugino, vedere la fica viscida di quella smorfiosa era per me vomitevole.
La storia andò avanti per un paio di giorni, poi una notte, spiandoli di nuovo sentii discutere, la donnaccia non voleva prenderlo in bocca, questo mi parve di capire e istintivamente mi misi a ridere e fui scoperto. Filippo aprì la porta e mi beccò chino sulla porta. Era a dir poco infuriato con me, e naturalmente era anche incazzato con la tipa che non gli voleva fare il pompino.
Comunque fu uno spettacolo vederlo nudo col coso di fuori decisamente inturgidito e teso come un manico di martello! Mi trascinò violentemente in camera. Chiuse la porta talmente con furia che se ne venne in mano la maniglia, per cui rimanemmo bloccati. Eravamo io in pigiama e lui nudo come sua madra l'aveva fatto.
- Cazzo! Ho rotto la porta!-
- Tranquillo, cugino, tanto la colpa la daranno a me!-
Risposi sghignazzando.
- bastardo! Esci fuori dalla camera di tuo cugino o altrimenti me ne vado!- Urlava l'isterica puttanella dietro l'uscio ermeticamente chiuso. Io presi a ridere di gusto per l'esilarante situazione. Un colpo secco del portone avvertiva che davvero la befana di turno aveva fatto baracca e burattini e avava schiodato dalla mia casa. Mio cugino, nudo e ancora con il coso stra teso imprecava come un indemoniato. Compresi che aveva bisogno di svuotarsi le palle per tornare a ragionare con lucidità.
- Cuginone! Ti tocca passare la note qui!-
- Sta zitto stronzo!-
- E io che colpa ne ho? Non sono stato io a rompere la maniglia!-
- Da quato tempo ci stavi spiando?-
- Dal primo giorno che sei venuta con quella aspirante zoccola!- Le mie parole tradivano fermamente la mia gelosia nei suoi confronti. Non a caso lui era il mio cugino preferito.
Si buttò sul mio letto e prese a smanettarsi l'uccello, intimandomi che se l'avessi detto in giro me le avrebbe suonate talmete forte che non mi sarei più potuto riconoscere allo specchio.
- Vuoi una mano?- Gli chiesi per gioco, lui si zittì guardandomi stupito.
- Sarai mica finocchio!?- Gridò spaccandomi i timpani. L'espressione del suo viso era a dir poco ancora più furente di prima. Si alzò in piedi avanzando verso me con fare minaccioso. Non potevo dissimulare l'ammirazione che avevo per il suo cazzo che ondeggiava paonazzo ad ogni passo, e quado mi fu vicino, lui sollevò un braccio caricando una sberla di quelle che se mi avesse colpito avrei di sicuro perso la testo dal collo... naturalmente la schivai inginocchiandomi di colpo, e, caso volle, che per effetto del suo sbracciamento mi venne addosso con il bacino e magicamente il cazzo che sballonzolava finì nella mia bocca. Non potevo chiedere di meglio al destino. Filippo si bloccò. Non compresi la sua espressione me nemmeno cosa stesse pensando con la testa. vero era che ne approfittai per spompinarlo come mai avevo fatto prima. Ingoiai quasi con rabbia il pene spettacolare di Filippo, lo succhiai con tanto di schioppettio di labbra, come se stessi succhiando un limone aspro, gli andai avanti e in dietro lungo tutta la sua asta così velocemente che a momenti mi veniva la nausea! I gemiti e i rantolii che udii mi fecero capire che non tutto il male poteva nuocere, e che ero riuscito a calmare Filippo. Il magico momento non parve durare molto, lui si staccò da me indietreggiando, poi finì sul mio letto buttandosi di schiena. Rimasi in ginocchi ad osservarlo inebetito. Filippo prese a squadrarmi. e a parte una vaga espressione di sorpresa, non percepii nulla nel suo sguardo.
Ma in quel momento volevo scomparire. Non ero riuscito a finirgli il lavoretto di bocca!
Poi, con mia somma sorpresa, Filippo mi chiamò a se con un gesto della mano. Mi alzai dal parquet, gli fui ai piedi del letto e lui protese il bacino inarcando la schiena offrendomi il suo gioiellone di carne massiccia. Il sorriso tornò a illuminarmi il viso e con gioia mi buttai in mezzo alle sue gambe e con passione ripresi il cazzo in mano prima e in bocca poi, lo succhiai tantissimo, e talmente bene che lui non corresse il ritmo dei mie affondi, ansi, si contorceva, respirava affannosamente, irregolarmente, rantolava come un satiro incantato.
I muscoli ad un certo punto si tesero fino all'inverosimile preannunciando una sborrata che mi riempì le guance fino a farle strabordare, tanta ne bevvi e molta mi colò via dalle labbra.
Rimasi un pò a osservarlo. Cercai di scoprire quali emozioni provava, per questo attesi che smettesse di fissare il soffitto e rivolgesse a me un minimo d'attenzione. E quando mi vide squadrarlo, con tono da cugino maggiore mi ordinò di lavarmi il viso.
Sospirai. Ma poi obbedii.
Uscito dal bagno mi ridiressi sul letto, unico della mia cameretta, e sta volta Filippo mi osservò con mera curiosità. Anche se a me parve incazzato.
Di colpo un tuono violentissimo fece vibrare i vetri delle finestre, mi distrusse i timpani, e caddi a terra totalmente spaventato. ( Naturalmente era tutta scena, adoro la pioggia e i tuoni!)
Filippo scese da letto mi soccorse seriamente preoccupato. Feci finta di tremare, era una civetteria che avevo visto fare al cinema più volte da attrici svampite e che non vedevo l'ora di mettere in pratica.
Funzionò ,a tal punto che Filippo mi abbraccio consolandomi con tenere paroline... mi portò in braccio a letto, mi strinse forte a se, io non potei nascondere nemmeno volendo un ghigno malizioso e vittorioso. Intrecciai le gambe tra le sue, e inutile dire che il mio cuginone era sempre col cazzo pronto a indurirsi al minimo stimolo.
O la va o la spacca! Pensai, presi subito a baciargli il collo, il pomo d'adamo e sotto il mento, poi passai alle orecchie, le mordicchiai, e scivolando tra le guance coperte di barba di due giorni, mi buttai con audacia sulla sua bocca mnetre strofinavo il mio sesso contro il suo. Penso che in quel momento dovevo averlo proprio preso contro piede, riuscii a sbalordirlo più del mio sontuoso pompino. Attese non so quanto tempo prima di decidersi ad abrracciarmi con quanta più forza aveva, tanto da costringermi a smettere di baciarlo.
- Visto che non ho di meglio, sta notte ti farò la festa!- Io ero già eccitato per quanto stava per succedere. Mi sfilai il pigiama, di sotto non portavo le mutande, lui se ne accorse e mi sorrise. Mi accovacciai su di lui. E feci tutto ciò che mi ordinava.
- Su, da bravo, togliti anche la parte di sopra. Così, bravo, e ora soolevati un pochino...- Con una mano sulla sua bocca raccolse tutta la sua saliva e mi lubrificò il buco del culo. Io lo feci fare godendo di quella insolita intima carezza. Poi posizionò il suo grosso cazzo sotto il mio sfintere e aggrappandosi con forza ai miei fianchi mi obbligò a calarmi sulla sua capocchia magnifica... che doloroe atroce! Tutto appare grosso la prima volta in culo. Mi ordinò di rilassarmi e di non protestare tanto non si sarebbe fermato. Ma io sentivo un dolore ugualmente pazzesco. Ma quando capii che potevo regolare i muscoli del sedere tutto divenne relativamente più semplice, mi abbandonai su di esso, facendomi inculare per la prima volta dal mio cuginone. Certo era che avvertivo un intimo bruciore, il dolore c'era, anche se notevolmente attenuato, ma per quanto mi sforzassi, proprio non ce la feci a prenderlo tutto dentro. Questo lo fece spazientire, mi disse che con la sua ragazza questo non poteva farlo che sentiva troppo dolore al culo. Come dare torto alla sciacquetta. Lui possedeva un tronco di pino di cazzo che poteva andare a cercare il petrolio in Arabia Saudita!
Con gesto rapido e scazzato mi tolse da sopra di lui e mi fece stendere di schiena, mi sollevò le gambe infuriato e con in mano il cazzone me lo fiondò di colpo tutto dentro vincedo ogni mia resistenza, avvertii sbattere le sue palle contro, io sussultai cercando di resistere dall'urlare, ma poi gridai con forza. E metre urlavo lui mi sorrideva come per dire che me l'ero cercato. Mi fottette con forza immane, ero suo prigioniero, felice schiavo del suo cazzo che mi sbatteva dentro mi fottette in una maniera che non imaginavo possibile, mi diede tutto il suo grosso affare mi penetrò fino a farmelo sentire tutto in pancia... e la cosa più dolcemente terribile fu che non parve avere mai finire l'incantevole supplizio al quale mi sottopose. Poi, con inaspettata generosità da parte sua, afferrò il mio cazzo sempre tosto in mano e prese a segarmelo a ritmo delle sue inculate. Il sudore ci avvolse entrambe inumidendo le lenzuola, io ero a dir poco estasiato. Ad un certo punto mi prese con maggiore forza, e ne aveva lui da vendere di energie, si chinò su di me abbandonando il mio sesso e mentre continuava a cavalcarmi strusciò furentemente gli addominali d'acciaio cotro il mio bassoventre esercitando un insolito massaggio ancora più eccitante rispetto alla sua mano... e mentre lui venne dentro di me innaffiandomi le viscere con maschio seme di sborra io bagnai il suo ventre col mio... mi ritrovai col culo rotto spaccato frantumato e felicemente scopato!
...
Dopo, inutile dirlo, dormimmo le ultime poche ore notturne abracciati. Al risveglio lui s'alzò prima di me, mi scosse per farmi alzare dal letto. Non dimentichiamo che eravamo rimasti bloccati in camera con la porta che non si riusciva più ad aprire.
Con gli occhi semi aperti, cascavo dal sonno, mi alzai dietro suo incitamento, mi diressi verso la porta e infilai un dito all'ingranaggio, e in men che non si dica l'aprii con una facilitàa strabiliante.
- Piccolo monello bastardo! Allora potevi aprire quando volevi sta dannata porta!- Fu furente con me Filippo.
Ero proprio un monellaccio dispettoso!
La sua sfuriata mi svegliò completamente. ma mio cugino non mi fece pesare oltre la mia marachella. Da allora divenni per un certo periodo di tempo, il suo ripiego sessuale. Mi scopava quando non rimorchiava.
...
Con Filippo non nacque nulla in particolare, solo una sincera amicizia segreta di letto, e a me andava bene così. Mi andò anche meglio qualche mese dopo perchè successe una cosa a dir poco sconvolgente.
Era una mattina d'estate inoltrata, il caldo mi buttò giù dal letto molto presto. Dopo colazione la mamma ricevette una chiamata da papà con la quale chiedeva di mandare me a portare certi documenti al cantiere dove era impegnato, perchè se li era dimenticati.
Acconsentii di buon grado. Dovetti uscire in bici. Menomale che la strada la conoscevo, anche se non era per niente vicino il luogo.
Ero dinanzi all'edificio in costruzione, una sorta di scheletro fatto di fondamementa travi colonne e architravi, circondato da inpalcature, qua e là coppie di manovali all'opera. Cercai di individuare il babbo, ma non lo trovai.
Ad un certo punto un operaio dal'alto mi urlò di portare su un contenitore che casualmente era vicino dove avevo fermato la bici. Era una cassa con dentro birra e qualcosa da mangiare. Misi tra i denti il plico con i documenti richiesti dal papino, e con le mani afferrai quell'accidenti di cassa pesantissima, salii a fatica le scale. Menomale che portavo i miei solito short e maglia leggera così da non sentire troppo caldo! Arrivai al piano in lavorazione, chiesi permesso, e inciampai facendo rovesciare il contenuto della cassa.
Fortunatamente non si ruppe niente, la birra era in lattine, tuttavia ciò non mi salvò da una sfuriata con i fiocchi di un manovale che assistette alla mia goffa figura.
- Razza di cretino! Vuoi che ti dia una lezione? Fai attenzione, Imbranato!- Ebbi la sensazione di essere stato scambiato per qualcuno di loro, tantè che uno di loro mi porse pennello e secchio di calce incitandomi a darci sotto con il lavoro.
Fu una situazione assurda. Mi guardai attorno, c'erano due uomini grandi e grossi che mi avevano arruolato al lavoro!. Dapprima non ero convinto che la cosa potesse piacermi, ma poi, decisi di provarci. Pennella e spennella, zuppa e inzuppa, accidentalmente faccio rovesciare tutto il contenuto del secchio per terra. A quel punto sembrò che il tempo si fosse fermato. I due energumeni fumavano dalle narici per la rabbia. Mi guardarono in cagnesco.
- Ma che cazzo sei venuto a fare qui?-
- Adesso te lo mettiamo nel culo il pennello! Finocchio!-
La situazione quasi quasi non mi dispiacque, se non fosse che stavano parlando per eufenismi.
Uno di loro, il più grosso alto e nerboruto, stra sudato e con pochissimi stracci addosso mi si avvicinò minacciosamnente, mi afferrò per il collo e mi sbattè su di un tavolaccio grezzo di pino. Poi avvertii le sue mani strapparmi in due gli short, e quando vide che non portavo le mutande mi sculacciò sonoramente.
- Se sei venuto a prenderlo in culo, ti accontento subito! Ecco! Prendilo è per te!- Si calò le braghe e senza mezzi termini mi schiaffò nel culo tutto il suo cazzo da muratore fino in fondo! A secco! Mi spinse talmente così forte che il tavolo si sposò in avanti, e l'altro manovale,che se pur era meno massiccio, prese a osservare la scena sghignazzando, poi si toccò il pacco costatandone il repentino ingrossamento. Si sbottonò d'avanti a me che urlavo e mi contorcevo come un matto, e dire che pensavo d'avere il culo ormai rotto, quell'operaio doveva avere un tronco di quercia nelle mutande per essere riuscito a sverginarmi di nuovo. L'altro si denudò completamente, e salito sul tavolo ammirò la mia pecorina e il cazzone del compare che mi violentava le chiappette, poi mi infilò il suo di uccello nella bocca ordinandomi di succhiare fino allo sfinimento. Sentivo il culo esplodere, mai ebbi una sensazione tale di pienezza dentro di me, quell'ammasso di carne dura, quella poderosa minchia mi fece vedere ogni stella del firmamento, e naturalmente mi fece godere arrapare divertire... haaaahaaa! Il corpo maschile è quanto di più divino ci possa essere!
Mentre godevo di quel gigantesco cazzo volli vedere bene in faccia chi mi stava scopando can tale veemenza. Ero di spalle, ma con un piccolo sforzo scorsi una faccia per nulla nuova: era il mio paparino!!!!
Mi chiesi come aveva fatto a sostituirsi con il maschione di prima... forse aveva approfittato del fatto che ero di schiena.
Strabiliante, sconcertante, scioccante, il mio paparino mi stava inculando! E quanto era bravo! Di più di Filippo! Mi colpì con la sua mazza ogni centimetro del mio intestino, mi svangò come un toro, mi fece impazzire di piacere e gridai di non smettere mai di darmelo ancora ancora ancora!
Naturalmente non fu solo lui a possedermi ma anche gli altri due operai a turno, e poi ne vennero altri due, di cui uno di colore! Chissà cosa stavano pensando mentre ci vedevano nudi a scopare! Certo era che non parvero disturbati dalla vista, ansi! Si prodigarono a svestirsi e a smanettarsi con tanto di piacere... più mio che loro devo dire.
Il mio papino, dopo essersi staccato, mi si sedette quasi in faccia e afferrò con vigore le mie caviglie offrendo al nerboruto pubblico il buco del mio culo pronto ad essere penetrato dagli altri quattro bestioni.
Fu un carosello di minchie.
Le ebbi tutte quante.
Mi sborrarono dentro e fuori.
E poi...
...
quanti ricordi...
...
Fine
3
voti
voti
valutazione
10
10
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Capello Rosso i Lupi e l'Orso ( Capello Rosso e il Cacciatore)racconto sucessivo
Il Bruttino "primo sale"
Commenti dei lettori al racconto erotico