Daddysitter
di
unicornoazzurro77
genere
gay
D'estate avevo sempre tanto tempo libero, e spesso lo impiegavo nella maniera più giusta e profiqua possibile: infatti, mi improvvisavo manovale, tuttofare, lavapiatti, e quell'anno optai per il babysitter... si lo so è un lavoro noioso e abbastanza pieno di insidie, tuttavia, in quel periodo cercavo qualcosa di poco faticoso e impegnativo.
Il mio braccio destro per la propaganda delle mie improvvisate capacità è Ernesto, un vecchio amico tipografo al quale affidavo la stampa dei volantini che io stesso andavo a consegnare in giro.
Univo sempre l'utile al dilettevole, in tutto ciò che facevo, e dato che dovevo fare volantinaggio autopubblicitario, ne approfittavo per fare del jogging, nel parco della mia città, e mentre scorazzavo ridendo come un matto tra la gente facevo volare i miei fogli stampati.
Prima di allora non mi ero mai accorto di quanto fossero boni e sexy certi papà che portavano a spasso il frutto del loro sperma. Di sicuro mi piacevano solo i miei coetanei ventenni o poco più o poco meno... però... vedere i loro petti pieni di muscoli, le braccia nerborute, o anche le loro poderose gambe che cullavano, dondolavano o consolavano i propri pargoli... Che arrapamento!!!
E quel giorno ebbi un elettrizzante contatto ravvicinato con uno di quei papà. Incontrai Lui. Non era eccessivamente alto, nè scoppiava di muscoli, le spalle nè troppo larghe nè troppo strette, il volto ovale col mento a punta con una barbetta chara e impercettibile, caschetto biondo che pendeva da un lato, indossava una camicia bianca stile etnico legata con i lacci invece dei bottoni che però lasciava chiaramente intravedere un petto che a discapito di tutto il resto era meraviglioso, e le gambe perfette fasciate da un paio di pantaloni verde militare vagamente attillati dai quali, lasciatevelo dire, era chiaro e prominente un paccone che da solo poteva spingere tutte le carrozzine del parco!!!
Il bimbetto aveva tra le mani un filo che tratteneva un palloncino, ma che non gli rimase attaccato per molto, e ad un certo punto, scoppiando in lacrime e grida stridenti, il pallocino volò via andadosi ad incastrare tra i rami dell'albero ivi presente.
Assistetti a tutta la scena. Il papà non fece in tempo ad acchiappare la sfera volante, per cui mi precipitai.
- Oh, poverino, ha perso il palloncino, ora te lo riprendo io!- Rassicurai il pupetto.
-Ma no, lasci stare, gliene compro un altro!-Esclamò il bell'uomo, ma io con un sorriso e con un'agilità che avrebbe fatto invidia ad una scimmia, recuperai con facilità il preziosissimo palloncino e lo riconsegnai al piccolo proprietario. Poi presi a civettare con l'infante, ignorando volutamente il bellone.
- Posso offrirti da bere, come ringraziamento?- Mi domanda riuscendo a così ad avere la mia attenzione. Era quello che volevo.
- No, grazie, non bevo mai quando fa caldo, eccetto l'acqua fresca... però può darmi una mano se vuole...-
Allungo un braccio dietro la schiena e sfilo dallo zaino un volantino, glielo do e con un sorriso corsi via scomparendo dalla sua vista.
Quello stesso giorno vengo rincorso e raggiunto da un altro papà, era un tipo strano, carnagione olivastra, un venezuelano forse che mi chiede:
- Scusa, tu sai bailar la lambada?- Ma che cazzo di domanda si pone ad un aspirante babysitter come me? Mi chiedo, e naturalmente la risposta che diedi fu negativa.
Tuttavia, lo straniero era un tipo carino, anche se forse aveva preso un colpo di sole violento.
...
I frutti del mio impegno maturarono dopo alcuni giorni.
Infatti, squillò il cellulare ed io risposi. Mi contattò un uomo che esigeva il mio intervento immediato. Mi faccio spiegare la strada, e tutto il necessario per raggiungere il luogo.
Abitava piuttosto lontano, tanto che dovetti prendere due autobus impiegando tre quarti d'ora prima di raggiungere il palazzo.
L'appartamento era al decimo piano.
Suono all'interno indicatomi dal cliente.
La porta s'aprì e comparve Lui, e salutandomi con un sorriso mi invitò ad entrare. Mi fece accomodare nel salotto. Notai che l'appartamento era piuttosto grande. Mi aspettai che da un momento all'altro da una stanza comparisse la moglie col bimbo da assistere mentre loro erano via.
Ma stranamente la casa era silenziosa.
- Aspettami qui, ho preparato qualcosa da bere, serviti pure senza fare complimenti.- Lui fu gentilissimo. Bevvi una bibta, mentre mi guardavo attorno. Non vedevo l'ora di iniziare il mio lavoro. Speravo di essere all'altezza. Non volevo sfigurare dinanzi a quello splendido esemplare di uomo.
Fare il babysitter, pensai, non era stata poi una scelta tanto sbagliata.
Dopo qualche minuto comparve sempre Lui. Sbucò dalla camera da letto, lo vidi, e rimasi sconcertato nel notare che indossava solo un accappatoio blu. Mi si avvcina fischiettando a denti stretti, e con una mano faceva roteare un lembo del legaccio dell'accappatoio.
Mi si parò di fronte a un palmo dal naso. Mi osservò dall'alto con un vago sorriso.
Io ero sconcertatissimo, allibito, non stavo capendo più niente.
Mi aspettavo che sbucasse all'improvviso la sua donna e il bimbo, ma lui era li, dinansi a me che fischiettava sorridendo.
- Allora? sei pronto per guadagnarti il pane?.- Detto ciò si tolse di colpo l'accappatoio mostrandomi tutto ciò c'era prima nascosto.
Ero allibito.
Indossava un completo leather: string di pelle a incrocio sul petto agganciato da un grosso anello d'aciaio, che sontuosamente sottolineava i pettorali favolosi adornati da due stupendi capezzoli leggermente impreziositi da peletti dorati, di sotto portava il tipico slip anch'esso di cuoio, legato ai fianchi da due catenelle con due piccoli moschettoni, ai piedi un paio di stivaletti neri in pelle, infine, completò il tutto indossando il berretto di cuoio più bello che avessi mai visto, e tirò fuori non so da dove un gatto a nove code!
Ero pietrificato!
- Spogliatì!!!- Mi ordinò con un grido che fece tremare l'aria, ed io mi paralizzai ancora di più.
- Ho detto che ti devi spogliare!!!- Urlò Lui con tono incazzatissimo sferzandomi un colpo di frusta su un braccio che s'infiammo istantaneamente dal dolore facendomi urlare maledettamente!
E visto che ero a dir poco inerte Lui mi strappò uno ad uno tutti i vestiti di dosso lasciandomi nudo e poi mi strattonò a terra. Fu strano, ma ebbi una violenta erezione non controllata. Accortosene Lui sorrise e con un altro urlo da incredibile Hulk, mi ordina senza diritto di replica di leccargli gli stivali. Naturalmente ero tremante e in preda al terrore, ma anche profondamente eccitato. Mi frustò in mezzo alla schiena incitandomi ad eseguire ancora una volta quel suo ordine, e contorcendomi dolorante per la nuova sferzata, mi avvicinai ai suoi stivali e iniziai a slinguazzargli il cuoio degli stivaletti. La mia lingua percorse tutta la lunghezza del dorso delle calzature. Notai al tatto sotto le mie papille gustative, l'amaro del duro tessuto e il suo calore prodotto dai piedi ivi contenuti. Non seppi spiegarmelo, ma mi elettrizzò di puro piacere e presi vero gusto leccandogli le estremità di pelle.
- Mi hai fatto girare la testa... l'altro giorno quando ti sei arrampicato su quell'albero.. ti ho visto il culo poco coperto da quel paio di pantaloncini strettissimi e aderentissimi... mi hai fatto arrapare da matti!...- Mi raccontò Lui mentre gli leccavo i gambaletti.
- Signore io...- E sbamm!! Appen apro bocca mi frusta di nuovo col gatto a nove code, una delle quali, andò a sbattere contro le mie povere palle, mi contorsi a terra e con le mani mi trattenevo i coglioni doloranti...
- Chiamami Daddy!!!- Mi ringhiò con ferocia.
- Ti chiamo anche nonno basta che la pianti con quella dannata frusta!- Esclamai con la voce strozzata.
- Te la insegno io un pò di disciplina!!!- Lui mi si buttò addosso e in un lampo mi mise un guinzaglio borchiato attorno al collo, con tanto di catena attaccata con la quale prese a strattonarmi carponi lungo tutto il perimetro della camera.
Non nascondo che malgrado la situazione di sottomissione, mi eccitai fino all'inverosimile; fin quando ad un certo punto, decise di cavalcarmi come se fossi un pony. E... fortissimo proprio non sono, i muscoletti non mi sono mai mancati, ma portare sul groppone quell'omaccione fu davvero faticoso. Avvertivo, oltre al peso insospettabilmente poco dolce, il contatto con le sue parti intime schiacciate contro i lombi... arrossii sorridendo... ma durò poco.
Mi obbligò a trascinarlo di peso dentro un'altra stanza, dalle pareti scure e dall'aria parecchio dark, in mezzo c'era uno sling, la tipica altalena sadomaso sulla quale ci si può sdragliare, attorno invece non c'era niente, a parte una fila di mensole a muro piene di ogni sorta di giocattoli sessuali.
Sceso dalla mia povera schiena, chiuse la porta e fu buio totale, poi accese una luce direzionata sullo sling. Mi fece stendere sulla schiena. Mi legò le caviglie alle catene che tenevano sospesa la particolare altalena. Non avevo mai allargato così tanto e oscenamente le cosce. Lui scomparve nell'ombra per poi riapparire con in una mano un vasetto e nell'altra un dildo nero di notevoli dimenzioni.
Aprì il vasetto, prelevò una generosa porzione di crema bianca con tre dita della mano, e poi me la spalmò piano piano intorno al buco del mio culo posto in bella vista, sentii il freddo dell'unguento scivoloso riscaldarsi al contatto della mia pelle più intima. Godetti di quel trattamento come mai prima! inseguito, unse anche la punta del grosso cazzo di gomma e poi lo posizionò contro il forellino mio, roteandolo con delicatezza e senza fretta alcuna introdusse lentamente il duro arnese dentro il mio culo, avvertii la durezz di quel coso, era anch'esso freddo, prima, e le mie carni riscaldarono pure quello.
- Ti piace?- Mi chiede con un sospiro, io annuisco, e lui ripete la domanda, gli risposi di si, e Lui ripetette:
- Si, cosa?-
- Si Daddy!- Risposi ricordando di come egli volevava che lo chiamassi.
- Bene, bravo bambino! Vedo che impari la lezione, anche se non tanto velocemente, per questo, tanto per ricordarti la disciplina che esigo, ti faccio questo!-
Detto ciò affondò con un colpo solo tutto l'aggeggio cazzo-forme dentro il mio deretano facendomi urlare come un maiale. Me lo piantò tutto dentro, lo trattenne con decisione, lo fece vibrare con le mani, lo roteò vorticosamente, me lo smulinò fino a farmelo sentire tutto prepotentemente dentro di me. E mentre mi faceva quel servizietto con il cazzo artificiale, con lo sguardo cercavo i suo paccone ancora imprigionato nella mutanda di pelle nera, che aumentava a dismisura le sue dimenzioni, tanto che da un lato sbucarono i coglioni gonfi e coperti di peli dorati, e dal lato opposto la capocchiona scapocchiata rossa quasi violacea, piena di sudore prodotto dal pesante indumento.
Dopo un pò, il cazzo finto che tratteneva con una mano tutto ben pressato prese a farlo muovere a farlo uscire per un pò per poi ributtarlo dentro con forza, me lo sfilò e poi lo rimise dentro per un tempo infinitamente lungo, io gemevo, mi contorcevo, sudavo come una fontana, godetti maledettamente, mi piaceva, non volevo che smettesse, lui mi sorrideva, di tanto in tanto si spremeva l'asta, la sua quella vera quella che io presi a desiderare con tutte le mie forze.
E quando ne ebbe abbastanza del gioco, tolse via dal mio culo il cazzone di gomma buttandoselo dietro le spalle. Mi liberò le caviglie e mi aiutò a scendere.
Aveva l'aria soddisfatta. Ma io ero, al pari suo, ancora più infoiato di prima, tanto che tremavo, e il mio cazzo ormai urlava voglia di sborrare!
- Vieni con me, ragazzo.-
Mi prese per mano, me la strinse con forza, come se fossi di sua proprietà, e certamente durante quel lungo giorno ero a tutti gli effetti qualcosa che gli apparteneva di diritto.
Mi condusse nella sua camera. Si buttò sul letto.
- Vieni, toglimi lo slip.- Mi chiede con dolcezza.
Con trepidazione mi intrufolai nel mezzo delle sue cosce dure e muscolose, ammirando tutto di lui, anche la bionda e vellutata peluria che lo ricopriva. Con poco intuito, sbloccai entrambe i moschettoni ai lati del triangolo dello slip di cuoio. E finalmente i miei occhi si bearono della vista del cazzo più bello, più dritto, più grosso, più lungo, più affascinante che avessi mai visto!
Lui mi sorrise.
Azzardai a smanettarlo mentre studiavo la sua reazione, avevo una dannata paura che mi tirasse qualcosa a dosso. Ma mi lasciò fare. Lo presi in bocca come se fossi un affamato, e lo ero, ma del suo cazzo, mi aveva semi torturato per tutto il giorno, e in quel momento sentivo d'avermi meritato il più giusto e grosso dei premi. Lo spompinai come un assatanato, lui gemeva e gemeva, virilmente, respirava affanosamente, io volli tutto di lui, gustai l'odore maschio del coso più maschio che potesse avere: il suo cazzone che ritto com'era superava l'altezza dell'ombelico!
Mi sorrise ancora, poi, alzando le gambe all'aria, mi mostrò il suo buco del culo:
- Inculami!- Mi ordina con semplicità.
Io non potevo credere alle mie orecchie. Mi aveva chiesto proprio di fotterlo! Io avevo avuto l'opportunità di scoparmi un paparino del parco! Che emozione sconvolgente! Studiai brevemente la sua parte intima, osservai con occhi lussuriosi il suo forellino occhieggiante, accarezzai i suoi contorni leggermente grinzosi, sfiorai il perineo sodo e muscoloso prominente ed estroflesso, sembrava indicare la direzione giusta per trovare il suo formidabile cazzone previa una sosta sulla doppia sacca dei coglioni enormi! Lo toccai dappertutto, la sua pelle intima era ruvida, quasi rasposa, incredibilmente arrapante, il mio cazzo ormai era all'estasi massima possibile, sarebbe potuto svenire se la cosa fosse possibile!!!
Introduco nel culo di Lui un dito, solo uno, mi emozionai fino allo spasmo, intanto egli mi guardava divertito, mantenendo le cosce ritte e tese verso il soffitto in attesa che lo scopassi come da lui richiesto. Ero inebriato della sua pelle abbronzata, quasi scura, e lentamente avvicinai il mio cazzo in direzione del suo buchetto, e affondai dolcemente detro Lui... che meravigliosa sensazione! Quel suo culo era generosamente profondo, quanto generoso in dimenzione lo era il suo cazzo, infatti, lo prese tutto, senza batter ciglio, arrivai a sbatterglielo tutto dentro fino alle palle. Quello non era un uomo, ma un'autentica macchina del sesso!!
Presi a stantuffarlo come un forsennato, e finalmente lo feci gemere alla grande. Sentiva quello che sentivo io, il mio cazzo, che se pur non fosse grande quanto il suo bestione, che nel frattempo lo stavo menando di gusto, è ugualmente notevole, e dopo una sconvolgente cavalcata, dietro sua richiesta, gli sborrai dentro inondandolo col mio seme bollente, e anche dopo, non mi si afflosciò per niente, e continuai a chiavarlo come per vendicarmi di tutto quello che mi aveva fatto passare, e con il pisellone dentro di se ancora viscido della prima sborrata venni di nuovo svuotandomi le palle la mente e l'anima!
Ricaddi su di lui esausto, dopo che ebbe abassato le gambe e ristese sul letto. Mi permise addirittura di baciarlo sulle labbra sue carnose, e dopo esserci ripresi lui mi parlò:
- Ed ora tocca a me! Alzati e vai difronte al muro, e appoggiaci le meni, e tieni le gambe divaricate.-
- Si Daddy!- Risposi con un sorriso compiaciuto.
Mi misi nella posizione richiestami. Attesi che si fece vicino, sperai che nel frattempo non avesse tirato fuori qualche altro strano arnese erotico.
Di fronte a me il bianco del muro mi ipnotizzò brevemente, e dopo una breve attesa, senza preavviso, sento il suo cazzone di granito grosso come un palo telegrafico sfondarmi il culo con una tale violenza che andai a sbattere con tutto il corpo contro la parete. Fu come se mi avesse investito un treno ad alta velocità. Tutto il suo torace era schiacciato contro la mia schiena. Avanti a me il freddo del muro e dietro il calore rovente del suo corpo duro e potente che mi trapanava mi rompeva mi fotteva con tutto se stesso, e sembrava come se mi stesse dimostrando come fosse una vera scopata, una scopata fatta da un uomo vero, un maschiaccio duro e cazzuto, e per Dio se non lo fosse!
Il suo cazzone era sprofondato prepotentemente tutto dentro di me, lo avvertivo chiaramente, come molto chiaramente sentivo il fragore dei suoi grossi coglioni sbattermi contro ad ogni rinculo, ma questo non gli bastò, mi inculò talmente a fondo che mi costrinse a mantenermi in punta di piedi, e ad ogni colpo tremendo del suo minchione mi sembrava di compiere dei salti! Ad un certo punto, dopo un tempo infinito, metre avvertivo dei crampi lancinanti ai polpacci, mi strinse con le sue forti braccia, fino a non poter quasi respirare, e finalmente Lui venne dentro di me, tanto tanto tanto, ma così tanto che un abbondente scroscio di miele bianco colò copioso rigandomi le gambe.E in quel momento, mentre mi stava sborrando nel culo Lui urlò come un animale, e ad ogni contrazione del suo cazzone assestava e riassestava con violenza inaudita tutta l'asta dentro il mio culetto sfasciato trapanadomi così anche l'anima.
E alla fine arrancammo verso il letto totalmente distrutti dalla immane fatica. Avevamo il respiro affannato, ma poi si regolarizzò, e in quel frangente, Lui mi coccolò, mi accarezzò con dolcezza la nuca, mi diede il braccio dove io posai il capo. Poi prese dal comodino del suo lato un pacchetto di sigarette, me ne offrì una ed io accettai.
Fumammo insieme, come due vecchi amici.
Come ti chiami?- Mi chiese, ed io feci mente locale, non ci avevamo ancora presentati!
- Kirone, ma Kir per gli amici.- Rispondo. e ripongo la medesima domanda.
- Andrea.- Mi risponde brevemente, e poi mi chiese se ero libero nell'altro prossimo fine settimana. Gli spiego che ero libero quasi sempre, essendo ancora estate, per cui mi invitò a trascorrere un paio di giorni nella sua casa in campagna. Naturalmente accettai con gioia immensa... solo all'idea di rifare la stessa esperienza di nuovo, mmmhmmmm!!!!
...
Mi ci vollero parecchi giorni per riprendermi da quel magistrale incontro ultra sessuale, ma poi, il cellulare, un giorno di quelli, suonò di nuovo, il dovere mi chiamava. Ed io accorsi nella casa dove speravo avrei potuto fare davvero il babysitter.
Suono al campanello della casa del mio nuovo cliente, e mi apre una donna, con un bimbo in braccio.
Mi presento e prima di dirle che ero il babysitter, compare dietro le sue spalle il marito. Lo riconobbi quasi subito: era il tipo strano che al parco mi aveva chiesto se sapevo ballare la lambada.
Mi fa entrare senza quasi dire una parloa, la moglie non fece più caso a me, ansi, era vestita di tutto punto per uscire, e infatti, sparì praticamente subito.
- Tu sei il daddysitter?- Mi chiese lo strano tipo, ed io, prima di rispondere lo studiai brevemente, carnagione scura olivastra, capello corto e nero, occhi quasi a mandorla, un mustacchio sottile disegnato sul labbro superiore, un fisico davvero niente male.
- Babysitter!- Lo correggo e lui rimane sorpreso. Si avvicinò sul tavolino del salotto, mi invitò ad accomodarmi. Naturalmente accettai, più per vedere come andava a finire la cosa che per altro.
Mi mostrò il mio volantino. Lo lessi, anche se sapevo bene cosa ci fosse scritto... e invece notai un clamoroso errore di battitura... ansichè babysitter cerca lavoro e bla bla bla, c'era scritto proprio daddysitter e bla bla bla! Sgranai gli occhi quasi inorridito. Mi alzai dal salotto e scusandomi corsi verso la porta. Volevo andare dal mio caro amico Ernesto il tipografo a torcergli il collo!
Ma l'uomo latino americano mi rincorse con stupefacente agilità impedendomi di andar via.
Mi tranquillizzò, disse che era tutto okay, che non era successo niente, e che altro non voleva che ballare sta dannata danza della lambada. Pensate che mi voleva pure pagare per questo.
Gli spiegai una volta per tutte che tutto potevo e sapevo fare, tranne che ballare, sono sempre stato un tronco di legno! Ma quel tipo aveva la testa dura, mi disse che me lo avrebbe insegnato, e pagato pure...
Beh! se proprio voleveva buttar via del tempo e dei soldi, cazzi suoi! accettai, peggio per lui!
Mi condusse nella sua stanza privata, al piano di sopra. Non era molto grande, c'era un letto alto, un mobile, e una grande finestra con un largo davanzale. Ad un angolo della stanza un enorme stereo con casse spaziali. Il mio strano cliente prese il telecomando dell'impianto stereo e avviò la musica tipica del suo ballo preferito. Mi sorrideva come se mi conoscesse da una vita. Prese ad ondeggiarmi intorno sinuso come un serpente. Io cercai di assecondarlo, ma la mia magra figura era riflessa nei suoi occhi e nelle sue risate divertite.
Lentamente mi si avvicinò ballando, certo che doveva essre una specie di campione del genere, mi abbracciò, mi guidò con una sensualità che non credevo. Poi, lentamente si tolse la maglia e lo stesso fece con la mia. Me la sfilò. Ammirai i suoi pettorali, e le spalle larghe che possedeva, i suoi muscoli si torcevano e si contraevano al ritmo della danza scatenata, e piano piano presi a sciogliermi. Non divenni un ballerino, ma mi divertii un sacco.
Poi, dopo quella sorta di riscaldamento, si tolse i pantaloni. Avete capito già dove voleva andare a parare lo strano tipo. Si? Io no, invece.
Rimase in mutande, e che mutande! erano ripiene di un cazzo scuro come la notte lungo come un ponte! Mi invitò a spogliarmi, e naturalmente, visto che la cosa si fece più interessante, lo accontentai.
Mi si avvicinò di nuovo, e prese a stropicciare tutto il suo corpo contro il mio, schiacciò tutto il suo pacco nero cotro il mio bianco. Il tutto sempre sorridendomi, senza mai smettere di farlo. Fu tanto strano quanto eccitante, sentire il pacco suo contro il mio mentre lui mi ballava attorno ed io cercavo di imtarlo.
Non ci volle poi molto perchè si sfilasse via pure le mutande mostrandomi un poderoso cazzone nero d'importazione! Beh! come si dice? Nero è bello!
Senza che me lo chiedesse, mi calai le mutande e proseguimmo a ballare e a strusciarci l'uno all'altro a ritmo di musica. I nostri cazzi si gonfiarono a dismisura, poi lui prese dal mobile un nastro di seta, prese insieme il suo e il mio cazzo, mi fece avvicinare a se fino a quasi toccarlo, legò i nostri piselloni con quell'insolito legaccio, molto stretto. Non potevo compiere un passo senza che mi trascinassi dietro lui, e viceversa. Eravamo letteralmente legati per il cazzo. Lui prese a baciarmi mentre si dimenava a ritmo di musica, mi abbracciava, mi stringeva e si strusciava, ed io risposi al suo eccitante modo di fare l'amore. Ed era chiaro che i nostri cazzi, così stretti a contanto insieme non poterono che aumentare la nostra eccitazione... e quanto fu eccitante!
A furia di spalmarmisi addosso con tutto se stesso, mi spinse fino al davanzale della finestra. Mi fu proprio sopra, e continuò ancora e ancora a sfregarsi contro di me, i nostri cazzi a momenti andarono a fuoco! E dopo che ebbi quasi visto il cielo oltre la finestra, avvertii le pulszione della sua uretra incanalare il succo caldo delle sue palle, ed eruttò come un vulcano, e l'insolito brivido avvertito dal mio randello fece venire anche me... così, senza che lo avessi previsto.
Fu l'amplesso più strano che avessi mai fatto.
...
Il giorno dop andai da Ernesto, ma la tipografia aveva chiuso per ferie. Quindi non potei torcere il collo ad Ernesto il disonesto.
...
Arrivò il giorno dell'invito di Andrea, il mio primo cliente da Babysitter... o per meglio dire da daddysitter.
Mi venne a prendere da casa proprio Andrea. Mi portò con la sua auto di grossa cilindrata in campagna, e dopo quasi due ore di viaggio, arrivammo nella sua villa di campagna. Notai subito che le luci all'interno erano accese, e che dentro ci fosse qualcuno. Andrea mi spiegò che aveva dato una festa tra amici. Compresi, così, che non avremmo scopato insieme.
E vedendo il lato positivo, almeno non sarei stato frustato.
- Preparati all'accoglienza!- Esclamò Andrea con il suo solito ghigno divertito, poi, mentre scendeva dall'auto prese a fischiettare a denti stretti, come quel giorno nel suo appartamento. Di colpo ebbi un'erezione sotto i pantaloni.
Mi fece scendere dalla vettura, e mi accompagnò dentro casa sua.
Sorpresa delle sorprese, contai otto uomini tutti bardati di cuoio come Andrea amava!
- E' arrivato il piccolino!- Gridò Andrea e tutti si voltarono. Io pensavo che scherzasse sul fatto di chiamarmi piccolino, dopotutto avevo superato da poco i venti anni...
Ma che sorpresa fu nel vedere un gruppo di uomini mezzi nudi, con solo alcuni legacci di pelle che gli coprivano pochissimi centimetri della loro pelle?!
Senza perdere tempo, mi condussero al centro della sala, si misero tutti intorno a me, mi obbligarono ad inginocchiarmi, e uno ad uno, tutti tirarono fuori dai pacchi di cuoio i loro rispettivi ripieni di carne oblunga. A turno mi ficcarno fino in gola le loro nerchie dure, ed io, che ancora dovevo realizzare cosa mi stesse capitando, automaticamente li spompinai tutti, e se prima non mi ero mai considerato una troia in quel giorno superai tale grado! Piselli piselloni, cazzi e cazzoni tutti in bocca a me, li spompinai con gusto, con foga assecondai ogni loro capriccio, ogni andatura che volevano, fino a farmi venire i crampi alle mascelle.
Naturalmente nella mischia c'era pure Andrea, e il latino americano strambo, che però in quanto a cazzo era davvero stupefacente.
All'ennesimo cazzo in gola mi venne da tossire, a momenti mi strozzavo. E non fosse mai successo!
- Il piccolino fa i capricci, diamogli una bella lezione!- Gridò il solito Andrea, e il resto dell'allegra combricola di paparini, mi sollevarono da terra, mi tolsero di dosso ogni mio vestito, mi denudarono completamente, poi, a turno mi fecero stendere su ogniuna delle loro ginocchia e sempre a turno mi sculacciarono il popò, con forza vera, con violenza, tanto che già al secondo colpo le mie chiappe divennero rosse e formicolanti di dolore. Ricevetti una sonora sculacciata di un'oretta circa...
- No! Nooo!!! AAAAAA!!!! Bastaaaaa! Mi fate male!!!!!!-
Ma non ci fu verso, tutti si divertirono a schiaffeggiarmi il sedere come un tamburo.
- Signori! Il piccolino adesso ha il sederino arrossato! Ci vuole la cremina! Chi gliela mette?- Gridò ancora Andrea, e tutti si offrirono a spalmarmi la famosa crema...
Mi condussero al centro di un enorme lettone, sul quale c'era posizionato niente meno che un enorme pannolino!! Mi ci adagiarno sopra, sistemando il mio fondoschiena in maniera da potermelo mettere addosso.
Ma non me lo misero.
Mi si mise tra le gambe uno dei daddy che ancora non conoscevo, se non di vista al parco. Non era male. Mi dice:
- Hai il culetto arrossato, ti ci vuole la cremina, ma prma bisogna farla!- E subito, senza preamboli, mi solleva le cosce e fionda la su minchia nel mio culo, che già dolorante, finì per rompersi del tutto! Mi scopò con zero dolcezza, ed io nonstante tutto, godetti da Dio! Ogniuno di loro mi scopò seguendo il loro gusto, il ritmo, e il tempo che più piaceva... e piacevano parecchio anchea me... mi sborrarono dentro le viscere, fuori, sul culo, addosso al mio cazzo, e il più bravo il più forte, il più meravigliso dei papà fu sempre Andrea che mi inculò nella maniera più dolcemente dolorosa possibile facendomi godere mille volte di più di tutti!
Il pannolino raccolse tutto lo sperma, lo yogourt, la panna, il miele bianco, la spremuta di palle, la mugitura di toro, che i miei nove daddy mi avevano schizzato, me lo fecero indossare così pieno che come minimo avrebbe potuto pesare un paio di chili... però che sensazione piacevole.. avevo il cazzo, ancora duro, le palle il buco del culo tutto insaporito e spalmato da un quintale di profumata e caldissima sborra! Il mio cazzo fluttuava nel pannolino e ad un certo punto, tutti i miei papà mi si avvicinarono, e iniziarono a massaggiarmi con le loro mani poco delicate. Mi strizzarono i capezzoli, mi accarezzarno i fianchi, mi pastrugnavano il pannolino pieno della loro stupenda sborra fin quando, senza che nessuno mi toccasse il cazzo, venni anch'io aggiungendo a tutto quel delizioso miele d'argento il mio di perla...
FINE
Il mio braccio destro per la propaganda delle mie improvvisate capacità è Ernesto, un vecchio amico tipografo al quale affidavo la stampa dei volantini che io stesso andavo a consegnare in giro.
Univo sempre l'utile al dilettevole, in tutto ciò che facevo, e dato che dovevo fare volantinaggio autopubblicitario, ne approfittavo per fare del jogging, nel parco della mia città, e mentre scorazzavo ridendo come un matto tra la gente facevo volare i miei fogli stampati.
Prima di allora non mi ero mai accorto di quanto fossero boni e sexy certi papà che portavano a spasso il frutto del loro sperma. Di sicuro mi piacevano solo i miei coetanei ventenni o poco più o poco meno... però... vedere i loro petti pieni di muscoli, le braccia nerborute, o anche le loro poderose gambe che cullavano, dondolavano o consolavano i propri pargoli... Che arrapamento!!!
E quel giorno ebbi un elettrizzante contatto ravvicinato con uno di quei papà. Incontrai Lui. Non era eccessivamente alto, nè scoppiava di muscoli, le spalle nè troppo larghe nè troppo strette, il volto ovale col mento a punta con una barbetta chara e impercettibile, caschetto biondo che pendeva da un lato, indossava una camicia bianca stile etnico legata con i lacci invece dei bottoni che però lasciava chiaramente intravedere un petto che a discapito di tutto il resto era meraviglioso, e le gambe perfette fasciate da un paio di pantaloni verde militare vagamente attillati dai quali, lasciatevelo dire, era chiaro e prominente un paccone che da solo poteva spingere tutte le carrozzine del parco!!!
Il bimbetto aveva tra le mani un filo che tratteneva un palloncino, ma che non gli rimase attaccato per molto, e ad un certo punto, scoppiando in lacrime e grida stridenti, il pallocino volò via andadosi ad incastrare tra i rami dell'albero ivi presente.
Assistetti a tutta la scena. Il papà non fece in tempo ad acchiappare la sfera volante, per cui mi precipitai.
- Oh, poverino, ha perso il palloncino, ora te lo riprendo io!- Rassicurai il pupetto.
-Ma no, lasci stare, gliene compro un altro!-Esclamò il bell'uomo, ma io con un sorriso e con un'agilità che avrebbe fatto invidia ad una scimmia, recuperai con facilità il preziosissimo palloncino e lo riconsegnai al piccolo proprietario. Poi presi a civettare con l'infante, ignorando volutamente il bellone.
- Posso offrirti da bere, come ringraziamento?- Mi domanda riuscendo a così ad avere la mia attenzione. Era quello che volevo.
- No, grazie, non bevo mai quando fa caldo, eccetto l'acqua fresca... però può darmi una mano se vuole...-
Allungo un braccio dietro la schiena e sfilo dallo zaino un volantino, glielo do e con un sorriso corsi via scomparendo dalla sua vista.
Quello stesso giorno vengo rincorso e raggiunto da un altro papà, era un tipo strano, carnagione olivastra, un venezuelano forse che mi chiede:
- Scusa, tu sai bailar la lambada?- Ma che cazzo di domanda si pone ad un aspirante babysitter come me? Mi chiedo, e naturalmente la risposta che diedi fu negativa.
Tuttavia, lo straniero era un tipo carino, anche se forse aveva preso un colpo di sole violento.
...
I frutti del mio impegno maturarono dopo alcuni giorni.
Infatti, squillò il cellulare ed io risposi. Mi contattò un uomo che esigeva il mio intervento immediato. Mi faccio spiegare la strada, e tutto il necessario per raggiungere il luogo.
Abitava piuttosto lontano, tanto che dovetti prendere due autobus impiegando tre quarti d'ora prima di raggiungere il palazzo.
L'appartamento era al decimo piano.
Suono all'interno indicatomi dal cliente.
La porta s'aprì e comparve Lui, e salutandomi con un sorriso mi invitò ad entrare. Mi fece accomodare nel salotto. Notai che l'appartamento era piuttosto grande. Mi aspettai che da un momento all'altro da una stanza comparisse la moglie col bimbo da assistere mentre loro erano via.
Ma stranamente la casa era silenziosa.
- Aspettami qui, ho preparato qualcosa da bere, serviti pure senza fare complimenti.- Lui fu gentilissimo. Bevvi una bibta, mentre mi guardavo attorno. Non vedevo l'ora di iniziare il mio lavoro. Speravo di essere all'altezza. Non volevo sfigurare dinanzi a quello splendido esemplare di uomo.
Fare il babysitter, pensai, non era stata poi una scelta tanto sbagliata.
Dopo qualche minuto comparve sempre Lui. Sbucò dalla camera da letto, lo vidi, e rimasi sconcertato nel notare che indossava solo un accappatoio blu. Mi si avvcina fischiettando a denti stretti, e con una mano faceva roteare un lembo del legaccio dell'accappatoio.
Mi si parò di fronte a un palmo dal naso. Mi osservò dall'alto con un vago sorriso.
Io ero sconcertatissimo, allibito, non stavo capendo più niente.
Mi aspettavo che sbucasse all'improvviso la sua donna e il bimbo, ma lui era li, dinansi a me che fischiettava sorridendo.
- Allora? sei pronto per guadagnarti il pane?.- Detto ciò si tolse di colpo l'accappatoio mostrandomi tutto ciò c'era prima nascosto.
Ero allibito.
Indossava un completo leather: string di pelle a incrocio sul petto agganciato da un grosso anello d'aciaio, che sontuosamente sottolineava i pettorali favolosi adornati da due stupendi capezzoli leggermente impreziositi da peletti dorati, di sotto portava il tipico slip anch'esso di cuoio, legato ai fianchi da due catenelle con due piccoli moschettoni, ai piedi un paio di stivaletti neri in pelle, infine, completò il tutto indossando il berretto di cuoio più bello che avessi mai visto, e tirò fuori non so da dove un gatto a nove code!
Ero pietrificato!
- Spogliatì!!!- Mi ordinò con un grido che fece tremare l'aria, ed io mi paralizzai ancora di più.
- Ho detto che ti devi spogliare!!!- Urlò Lui con tono incazzatissimo sferzandomi un colpo di frusta su un braccio che s'infiammo istantaneamente dal dolore facendomi urlare maledettamente!
E visto che ero a dir poco inerte Lui mi strappò uno ad uno tutti i vestiti di dosso lasciandomi nudo e poi mi strattonò a terra. Fu strano, ma ebbi una violenta erezione non controllata. Accortosene Lui sorrise e con un altro urlo da incredibile Hulk, mi ordina senza diritto di replica di leccargli gli stivali. Naturalmente ero tremante e in preda al terrore, ma anche profondamente eccitato. Mi frustò in mezzo alla schiena incitandomi ad eseguire ancora una volta quel suo ordine, e contorcendomi dolorante per la nuova sferzata, mi avvicinai ai suoi stivali e iniziai a slinguazzargli il cuoio degli stivaletti. La mia lingua percorse tutta la lunghezza del dorso delle calzature. Notai al tatto sotto le mie papille gustative, l'amaro del duro tessuto e il suo calore prodotto dai piedi ivi contenuti. Non seppi spiegarmelo, ma mi elettrizzò di puro piacere e presi vero gusto leccandogli le estremità di pelle.
- Mi hai fatto girare la testa... l'altro giorno quando ti sei arrampicato su quell'albero.. ti ho visto il culo poco coperto da quel paio di pantaloncini strettissimi e aderentissimi... mi hai fatto arrapare da matti!...- Mi raccontò Lui mentre gli leccavo i gambaletti.
- Signore io...- E sbamm!! Appen apro bocca mi frusta di nuovo col gatto a nove code, una delle quali, andò a sbattere contro le mie povere palle, mi contorsi a terra e con le mani mi trattenevo i coglioni doloranti...
- Chiamami Daddy!!!- Mi ringhiò con ferocia.
- Ti chiamo anche nonno basta che la pianti con quella dannata frusta!- Esclamai con la voce strozzata.
- Te la insegno io un pò di disciplina!!!- Lui mi si buttò addosso e in un lampo mi mise un guinzaglio borchiato attorno al collo, con tanto di catena attaccata con la quale prese a strattonarmi carponi lungo tutto il perimetro della camera.
Non nascondo che malgrado la situazione di sottomissione, mi eccitai fino all'inverosimile; fin quando ad un certo punto, decise di cavalcarmi come se fossi un pony. E... fortissimo proprio non sono, i muscoletti non mi sono mai mancati, ma portare sul groppone quell'omaccione fu davvero faticoso. Avvertivo, oltre al peso insospettabilmente poco dolce, il contatto con le sue parti intime schiacciate contro i lombi... arrossii sorridendo... ma durò poco.
Mi obbligò a trascinarlo di peso dentro un'altra stanza, dalle pareti scure e dall'aria parecchio dark, in mezzo c'era uno sling, la tipica altalena sadomaso sulla quale ci si può sdragliare, attorno invece non c'era niente, a parte una fila di mensole a muro piene di ogni sorta di giocattoli sessuali.
Sceso dalla mia povera schiena, chiuse la porta e fu buio totale, poi accese una luce direzionata sullo sling. Mi fece stendere sulla schiena. Mi legò le caviglie alle catene che tenevano sospesa la particolare altalena. Non avevo mai allargato così tanto e oscenamente le cosce. Lui scomparve nell'ombra per poi riapparire con in una mano un vasetto e nell'altra un dildo nero di notevoli dimenzioni.
Aprì il vasetto, prelevò una generosa porzione di crema bianca con tre dita della mano, e poi me la spalmò piano piano intorno al buco del mio culo posto in bella vista, sentii il freddo dell'unguento scivoloso riscaldarsi al contatto della mia pelle più intima. Godetti di quel trattamento come mai prima! inseguito, unse anche la punta del grosso cazzo di gomma e poi lo posizionò contro il forellino mio, roteandolo con delicatezza e senza fretta alcuna introdusse lentamente il duro arnese dentro il mio culo, avvertii la durezz di quel coso, era anch'esso freddo, prima, e le mie carni riscaldarono pure quello.
- Ti piace?- Mi chiede con un sospiro, io annuisco, e lui ripete la domanda, gli risposi di si, e Lui ripetette:
- Si, cosa?-
- Si Daddy!- Risposi ricordando di come egli volevava che lo chiamassi.
- Bene, bravo bambino! Vedo che impari la lezione, anche se non tanto velocemente, per questo, tanto per ricordarti la disciplina che esigo, ti faccio questo!-
Detto ciò affondò con un colpo solo tutto l'aggeggio cazzo-forme dentro il mio deretano facendomi urlare come un maiale. Me lo piantò tutto dentro, lo trattenne con decisione, lo fece vibrare con le mani, lo roteò vorticosamente, me lo smulinò fino a farmelo sentire tutto prepotentemente dentro di me. E mentre mi faceva quel servizietto con il cazzo artificiale, con lo sguardo cercavo i suo paccone ancora imprigionato nella mutanda di pelle nera, che aumentava a dismisura le sue dimenzioni, tanto che da un lato sbucarono i coglioni gonfi e coperti di peli dorati, e dal lato opposto la capocchiona scapocchiata rossa quasi violacea, piena di sudore prodotto dal pesante indumento.
Dopo un pò, il cazzo finto che tratteneva con una mano tutto ben pressato prese a farlo muovere a farlo uscire per un pò per poi ributtarlo dentro con forza, me lo sfilò e poi lo rimise dentro per un tempo infinitamente lungo, io gemevo, mi contorcevo, sudavo come una fontana, godetti maledettamente, mi piaceva, non volevo che smettesse, lui mi sorrideva, di tanto in tanto si spremeva l'asta, la sua quella vera quella che io presi a desiderare con tutte le mie forze.
E quando ne ebbe abbastanza del gioco, tolse via dal mio culo il cazzone di gomma buttandoselo dietro le spalle. Mi liberò le caviglie e mi aiutò a scendere.
Aveva l'aria soddisfatta. Ma io ero, al pari suo, ancora più infoiato di prima, tanto che tremavo, e il mio cazzo ormai urlava voglia di sborrare!
- Vieni con me, ragazzo.-
Mi prese per mano, me la strinse con forza, come se fossi di sua proprietà, e certamente durante quel lungo giorno ero a tutti gli effetti qualcosa che gli apparteneva di diritto.
Mi condusse nella sua camera. Si buttò sul letto.
- Vieni, toglimi lo slip.- Mi chiede con dolcezza.
Con trepidazione mi intrufolai nel mezzo delle sue cosce dure e muscolose, ammirando tutto di lui, anche la bionda e vellutata peluria che lo ricopriva. Con poco intuito, sbloccai entrambe i moschettoni ai lati del triangolo dello slip di cuoio. E finalmente i miei occhi si bearono della vista del cazzo più bello, più dritto, più grosso, più lungo, più affascinante che avessi mai visto!
Lui mi sorrise.
Azzardai a smanettarlo mentre studiavo la sua reazione, avevo una dannata paura che mi tirasse qualcosa a dosso. Ma mi lasciò fare. Lo presi in bocca come se fossi un affamato, e lo ero, ma del suo cazzo, mi aveva semi torturato per tutto il giorno, e in quel momento sentivo d'avermi meritato il più giusto e grosso dei premi. Lo spompinai come un assatanato, lui gemeva e gemeva, virilmente, respirava affanosamente, io volli tutto di lui, gustai l'odore maschio del coso più maschio che potesse avere: il suo cazzone che ritto com'era superava l'altezza dell'ombelico!
Mi sorrise ancora, poi, alzando le gambe all'aria, mi mostrò il suo buco del culo:
- Inculami!- Mi ordina con semplicità.
Io non potevo credere alle mie orecchie. Mi aveva chiesto proprio di fotterlo! Io avevo avuto l'opportunità di scoparmi un paparino del parco! Che emozione sconvolgente! Studiai brevemente la sua parte intima, osservai con occhi lussuriosi il suo forellino occhieggiante, accarezzai i suoi contorni leggermente grinzosi, sfiorai il perineo sodo e muscoloso prominente ed estroflesso, sembrava indicare la direzione giusta per trovare il suo formidabile cazzone previa una sosta sulla doppia sacca dei coglioni enormi! Lo toccai dappertutto, la sua pelle intima era ruvida, quasi rasposa, incredibilmente arrapante, il mio cazzo ormai era all'estasi massima possibile, sarebbe potuto svenire se la cosa fosse possibile!!!
Introduco nel culo di Lui un dito, solo uno, mi emozionai fino allo spasmo, intanto egli mi guardava divertito, mantenendo le cosce ritte e tese verso il soffitto in attesa che lo scopassi come da lui richiesto. Ero inebriato della sua pelle abbronzata, quasi scura, e lentamente avvicinai il mio cazzo in direzione del suo buchetto, e affondai dolcemente detro Lui... che meravigliosa sensazione! Quel suo culo era generosamente profondo, quanto generoso in dimenzione lo era il suo cazzo, infatti, lo prese tutto, senza batter ciglio, arrivai a sbatterglielo tutto dentro fino alle palle. Quello non era un uomo, ma un'autentica macchina del sesso!!
Presi a stantuffarlo come un forsennato, e finalmente lo feci gemere alla grande. Sentiva quello che sentivo io, il mio cazzo, che se pur non fosse grande quanto il suo bestione, che nel frattempo lo stavo menando di gusto, è ugualmente notevole, e dopo una sconvolgente cavalcata, dietro sua richiesta, gli sborrai dentro inondandolo col mio seme bollente, e anche dopo, non mi si afflosciò per niente, e continuai a chiavarlo come per vendicarmi di tutto quello che mi aveva fatto passare, e con il pisellone dentro di se ancora viscido della prima sborrata venni di nuovo svuotandomi le palle la mente e l'anima!
Ricaddi su di lui esausto, dopo che ebbe abassato le gambe e ristese sul letto. Mi permise addirittura di baciarlo sulle labbra sue carnose, e dopo esserci ripresi lui mi parlò:
- Ed ora tocca a me! Alzati e vai difronte al muro, e appoggiaci le meni, e tieni le gambe divaricate.-
- Si Daddy!- Risposi con un sorriso compiaciuto.
Mi misi nella posizione richiestami. Attesi che si fece vicino, sperai che nel frattempo non avesse tirato fuori qualche altro strano arnese erotico.
Di fronte a me il bianco del muro mi ipnotizzò brevemente, e dopo una breve attesa, senza preavviso, sento il suo cazzone di granito grosso come un palo telegrafico sfondarmi il culo con una tale violenza che andai a sbattere con tutto il corpo contro la parete. Fu come se mi avesse investito un treno ad alta velocità. Tutto il suo torace era schiacciato contro la mia schiena. Avanti a me il freddo del muro e dietro il calore rovente del suo corpo duro e potente che mi trapanava mi rompeva mi fotteva con tutto se stesso, e sembrava come se mi stesse dimostrando come fosse una vera scopata, una scopata fatta da un uomo vero, un maschiaccio duro e cazzuto, e per Dio se non lo fosse!
Il suo cazzone era sprofondato prepotentemente tutto dentro di me, lo avvertivo chiaramente, come molto chiaramente sentivo il fragore dei suoi grossi coglioni sbattermi contro ad ogni rinculo, ma questo non gli bastò, mi inculò talmente a fondo che mi costrinse a mantenermi in punta di piedi, e ad ogni colpo tremendo del suo minchione mi sembrava di compiere dei salti! Ad un certo punto, dopo un tempo infinito, metre avvertivo dei crampi lancinanti ai polpacci, mi strinse con le sue forti braccia, fino a non poter quasi respirare, e finalmente Lui venne dentro di me, tanto tanto tanto, ma così tanto che un abbondente scroscio di miele bianco colò copioso rigandomi le gambe.E in quel momento, mentre mi stava sborrando nel culo Lui urlò come un animale, e ad ogni contrazione del suo cazzone assestava e riassestava con violenza inaudita tutta l'asta dentro il mio culetto sfasciato trapanadomi così anche l'anima.
E alla fine arrancammo verso il letto totalmente distrutti dalla immane fatica. Avevamo il respiro affannato, ma poi si regolarizzò, e in quel frangente, Lui mi coccolò, mi accarezzò con dolcezza la nuca, mi diede il braccio dove io posai il capo. Poi prese dal comodino del suo lato un pacchetto di sigarette, me ne offrì una ed io accettai.
Fumammo insieme, come due vecchi amici.
Come ti chiami?- Mi chiese, ed io feci mente locale, non ci avevamo ancora presentati!
- Kirone, ma Kir per gli amici.- Rispondo. e ripongo la medesima domanda.
- Andrea.- Mi risponde brevemente, e poi mi chiese se ero libero nell'altro prossimo fine settimana. Gli spiego che ero libero quasi sempre, essendo ancora estate, per cui mi invitò a trascorrere un paio di giorni nella sua casa in campagna. Naturalmente accettai con gioia immensa... solo all'idea di rifare la stessa esperienza di nuovo, mmmhmmmm!!!!
...
Mi ci vollero parecchi giorni per riprendermi da quel magistrale incontro ultra sessuale, ma poi, il cellulare, un giorno di quelli, suonò di nuovo, il dovere mi chiamava. Ed io accorsi nella casa dove speravo avrei potuto fare davvero il babysitter.
Suono al campanello della casa del mio nuovo cliente, e mi apre una donna, con un bimbo in braccio.
Mi presento e prima di dirle che ero il babysitter, compare dietro le sue spalle il marito. Lo riconobbi quasi subito: era il tipo strano che al parco mi aveva chiesto se sapevo ballare la lambada.
Mi fa entrare senza quasi dire una parloa, la moglie non fece più caso a me, ansi, era vestita di tutto punto per uscire, e infatti, sparì praticamente subito.
- Tu sei il daddysitter?- Mi chiese lo strano tipo, ed io, prima di rispondere lo studiai brevemente, carnagione scura olivastra, capello corto e nero, occhi quasi a mandorla, un mustacchio sottile disegnato sul labbro superiore, un fisico davvero niente male.
- Babysitter!- Lo correggo e lui rimane sorpreso. Si avvicinò sul tavolino del salotto, mi invitò ad accomodarmi. Naturalmente accettai, più per vedere come andava a finire la cosa che per altro.
Mi mostrò il mio volantino. Lo lessi, anche se sapevo bene cosa ci fosse scritto... e invece notai un clamoroso errore di battitura... ansichè babysitter cerca lavoro e bla bla bla, c'era scritto proprio daddysitter e bla bla bla! Sgranai gli occhi quasi inorridito. Mi alzai dal salotto e scusandomi corsi verso la porta. Volevo andare dal mio caro amico Ernesto il tipografo a torcergli il collo!
Ma l'uomo latino americano mi rincorse con stupefacente agilità impedendomi di andar via.
Mi tranquillizzò, disse che era tutto okay, che non era successo niente, e che altro non voleva che ballare sta dannata danza della lambada. Pensate che mi voleva pure pagare per questo.
Gli spiegai una volta per tutte che tutto potevo e sapevo fare, tranne che ballare, sono sempre stato un tronco di legno! Ma quel tipo aveva la testa dura, mi disse che me lo avrebbe insegnato, e pagato pure...
Beh! se proprio voleveva buttar via del tempo e dei soldi, cazzi suoi! accettai, peggio per lui!
Mi condusse nella sua stanza privata, al piano di sopra. Non era molto grande, c'era un letto alto, un mobile, e una grande finestra con un largo davanzale. Ad un angolo della stanza un enorme stereo con casse spaziali. Il mio strano cliente prese il telecomando dell'impianto stereo e avviò la musica tipica del suo ballo preferito. Mi sorrideva come se mi conoscesse da una vita. Prese ad ondeggiarmi intorno sinuso come un serpente. Io cercai di assecondarlo, ma la mia magra figura era riflessa nei suoi occhi e nelle sue risate divertite.
Lentamente mi si avvicinò ballando, certo che doveva essre una specie di campione del genere, mi abbracciò, mi guidò con una sensualità che non credevo. Poi, lentamente si tolse la maglia e lo stesso fece con la mia. Me la sfilò. Ammirai i suoi pettorali, e le spalle larghe che possedeva, i suoi muscoli si torcevano e si contraevano al ritmo della danza scatenata, e piano piano presi a sciogliermi. Non divenni un ballerino, ma mi divertii un sacco.
Poi, dopo quella sorta di riscaldamento, si tolse i pantaloni. Avete capito già dove voleva andare a parare lo strano tipo. Si? Io no, invece.
Rimase in mutande, e che mutande! erano ripiene di un cazzo scuro come la notte lungo come un ponte! Mi invitò a spogliarmi, e naturalmente, visto che la cosa si fece più interessante, lo accontentai.
Mi si avvicinò di nuovo, e prese a stropicciare tutto il suo corpo contro il mio, schiacciò tutto il suo pacco nero cotro il mio bianco. Il tutto sempre sorridendomi, senza mai smettere di farlo. Fu tanto strano quanto eccitante, sentire il pacco suo contro il mio mentre lui mi ballava attorno ed io cercavo di imtarlo.
Non ci volle poi molto perchè si sfilasse via pure le mutande mostrandomi un poderoso cazzone nero d'importazione! Beh! come si dice? Nero è bello!
Senza che me lo chiedesse, mi calai le mutande e proseguimmo a ballare e a strusciarci l'uno all'altro a ritmo di musica. I nostri cazzi si gonfiarono a dismisura, poi lui prese dal mobile un nastro di seta, prese insieme il suo e il mio cazzo, mi fece avvicinare a se fino a quasi toccarlo, legò i nostri piselloni con quell'insolito legaccio, molto stretto. Non potevo compiere un passo senza che mi trascinassi dietro lui, e viceversa. Eravamo letteralmente legati per il cazzo. Lui prese a baciarmi mentre si dimenava a ritmo di musica, mi abbracciava, mi stringeva e si strusciava, ed io risposi al suo eccitante modo di fare l'amore. Ed era chiaro che i nostri cazzi, così stretti a contanto insieme non poterono che aumentare la nostra eccitazione... e quanto fu eccitante!
A furia di spalmarmisi addosso con tutto se stesso, mi spinse fino al davanzale della finestra. Mi fu proprio sopra, e continuò ancora e ancora a sfregarsi contro di me, i nostri cazzi a momenti andarono a fuoco! E dopo che ebbi quasi visto il cielo oltre la finestra, avvertii le pulszione della sua uretra incanalare il succo caldo delle sue palle, ed eruttò come un vulcano, e l'insolito brivido avvertito dal mio randello fece venire anche me... così, senza che lo avessi previsto.
Fu l'amplesso più strano che avessi mai fatto.
...
Il giorno dop andai da Ernesto, ma la tipografia aveva chiuso per ferie. Quindi non potei torcere il collo ad Ernesto il disonesto.
...
Arrivò il giorno dell'invito di Andrea, il mio primo cliente da Babysitter... o per meglio dire da daddysitter.
Mi venne a prendere da casa proprio Andrea. Mi portò con la sua auto di grossa cilindrata in campagna, e dopo quasi due ore di viaggio, arrivammo nella sua villa di campagna. Notai subito che le luci all'interno erano accese, e che dentro ci fosse qualcuno. Andrea mi spiegò che aveva dato una festa tra amici. Compresi, così, che non avremmo scopato insieme.
E vedendo il lato positivo, almeno non sarei stato frustato.
- Preparati all'accoglienza!- Esclamò Andrea con il suo solito ghigno divertito, poi, mentre scendeva dall'auto prese a fischiettare a denti stretti, come quel giorno nel suo appartamento. Di colpo ebbi un'erezione sotto i pantaloni.
Mi fece scendere dalla vettura, e mi accompagnò dentro casa sua.
Sorpresa delle sorprese, contai otto uomini tutti bardati di cuoio come Andrea amava!
- E' arrivato il piccolino!- Gridò Andrea e tutti si voltarono. Io pensavo che scherzasse sul fatto di chiamarmi piccolino, dopotutto avevo superato da poco i venti anni...
Ma che sorpresa fu nel vedere un gruppo di uomini mezzi nudi, con solo alcuni legacci di pelle che gli coprivano pochissimi centimetri della loro pelle?!
Senza perdere tempo, mi condussero al centro della sala, si misero tutti intorno a me, mi obbligarono ad inginocchiarmi, e uno ad uno, tutti tirarono fuori dai pacchi di cuoio i loro rispettivi ripieni di carne oblunga. A turno mi ficcarno fino in gola le loro nerchie dure, ed io, che ancora dovevo realizzare cosa mi stesse capitando, automaticamente li spompinai tutti, e se prima non mi ero mai considerato una troia in quel giorno superai tale grado! Piselli piselloni, cazzi e cazzoni tutti in bocca a me, li spompinai con gusto, con foga assecondai ogni loro capriccio, ogni andatura che volevano, fino a farmi venire i crampi alle mascelle.
Naturalmente nella mischia c'era pure Andrea, e il latino americano strambo, che però in quanto a cazzo era davvero stupefacente.
All'ennesimo cazzo in gola mi venne da tossire, a momenti mi strozzavo. E non fosse mai successo!
- Il piccolino fa i capricci, diamogli una bella lezione!- Gridò il solito Andrea, e il resto dell'allegra combricola di paparini, mi sollevarono da terra, mi tolsero di dosso ogni mio vestito, mi denudarono completamente, poi, a turno mi fecero stendere su ogniuna delle loro ginocchia e sempre a turno mi sculacciarono il popò, con forza vera, con violenza, tanto che già al secondo colpo le mie chiappe divennero rosse e formicolanti di dolore. Ricevetti una sonora sculacciata di un'oretta circa...
- No! Nooo!!! AAAAAA!!!! Bastaaaaa! Mi fate male!!!!!!-
Ma non ci fu verso, tutti si divertirono a schiaffeggiarmi il sedere come un tamburo.
- Signori! Il piccolino adesso ha il sederino arrossato! Ci vuole la cremina! Chi gliela mette?- Gridò ancora Andrea, e tutti si offrirono a spalmarmi la famosa crema...
Mi condussero al centro di un enorme lettone, sul quale c'era posizionato niente meno che un enorme pannolino!! Mi ci adagiarno sopra, sistemando il mio fondoschiena in maniera da potermelo mettere addosso.
Ma non me lo misero.
Mi si mise tra le gambe uno dei daddy che ancora non conoscevo, se non di vista al parco. Non era male. Mi dice:
- Hai il culetto arrossato, ti ci vuole la cremina, ma prma bisogna farla!- E subito, senza preamboli, mi solleva le cosce e fionda la su minchia nel mio culo, che già dolorante, finì per rompersi del tutto! Mi scopò con zero dolcezza, ed io nonstante tutto, godetti da Dio! Ogniuno di loro mi scopò seguendo il loro gusto, il ritmo, e il tempo che più piaceva... e piacevano parecchio anchea me... mi sborrarono dentro le viscere, fuori, sul culo, addosso al mio cazzo, e il più bravo il più forte, il più meravigliso dei papà fu sempre Andrea che mi inculò nella maniera più dolcemente dolorosa possibile facendomi godere mille volte di più di tutti!
Il pannolino raccolse tutto lo sperma, lo yogourt, la panna, il miele bianco, la spremuta di palle, la mugitura di toro, che i miei nove daddy mi avevano schizzato, me lo fecero indossare così pieno che come minimo avrebbe potuto pesare un paio di chili... però che sensazione piacevole.. avevo il cazzo, ancora duro, le palle il buco del culo tutto insaporito e spalmato da un quintale di profumata e caldissima sborra! Il mio cazzo fluttuava nel pannolino e ad un certo punto, tutti i miei papà mi si avvicinarono, e iniziarono a massaggiarmi con le loro mani poco delicate. Mi strizzarono i capezzoli, mi accarezzarno i fianchi, mi pastrugnavano il pannolino pieno della loro stupenda sborra fin quando, senza che nessuno mi toccasse il cazzo, venni anch'io aggiungendo a tutto quel delizioso miele d'argento il mio di perla...
FINE
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