Diana e la lezione di musica
di
enea
genere
tradimenti
Nota dell'autore: quel che segue è un racconto liberamente inspirato ad un video che vede protagonisti una studentessa follemente innamorata del proprio insegnante e un insegnante che, dopo aver ceduto al fascino innocente della studentessa, si ritrova a dover gestire una situazione molto incandescente. Lo dedico agli studenti innamorati dei propri insegnanti e agli insegnanti che sono stati tentati o hanno ceduto al fascino di qualche loro studente.
Resta inteso che i protagonisti del presente racconto sono maggiorenni e consenzienti.
Per idee, osservazioni, critiche etc potete scrivermi via mail a raccontidienea (chiocciola) gmail.com
Buona lettura!
Bill stava parlando a telefono quando il campanello della sua abitazione suonò.
Era un tardo pomeriggio d'autunno e Bill era convinto che fosse sua moglie Laura che, rientrando da lavoro, avesse nuovamente smarrito le chiavi di casa.
Bill chiuse il telefono congedandosi dal suo interlocutore e andò ad aprire la porta senza nemmeno guardare prima dallo spioncino. Rimase sorpreso nel vedere Diana.
Diana è una ragazzina peperina, alta un metro e sessanta circa, con capelli biondi lunghi lisci. Il suo viso innocente e aggraziato, i suoi ammalianti occhi verdi, la bocca sensuale con labbra sottili, il nasino all'insù, il fisico allenato da cheerleader, i seni piccoli e sodi e il suo sedere tonico, farebbero pensare ad una sedicenne. Diana, però, ha da tempo compiuto la maggiore età e dietro a quel faccino innocente si nasconde...beh, lo scoprirete presto.
Quel pomeriggio si era presentata a casa di Bill indossando la divisa della scuola: una giacca blu sopra una camicetta bianca aderente, un gonnellino a quadri, delle scarpe blu e infine dei calzettoni bianchi. Portava i capelli sciolti dietro la schiena, una fascia rossa sulla fronte impediva alle ciocche di finirle tra gli occhi.
Un gran sorriso le si era dipinto sul volto quando Bill le aprì la porta: dallo zainetto scuro che portava sulle spalle aveva appena tirato fuori un flauto dolce che teneva tra le mani, pronta ad iniziare la sua recita.
"Diana! Che...che diavolo ci fai qui!?" - chiese Bill balbettando
"Salve, professor Smith!" - cinguettò Diana
"Che diavolo ci fai qui!?" - tornò a chiedere Bill con un filo di risentimento nel tono della voce
"Beh...sono passata perchè...avevo bisogno di lei" - disse ammiccando
Sul volto di Bill si intravedeva paura: la scomoda presenza di quella ragazzina davanti casa sua poteva costargli cara: "Diana, per l'amor del cielo! Devi assolutamente andartene via! Ti ho già detto più di una volta di non venire a casa mia." - disse Bill con l'espressione che da impaurita era diventata terrorizzata.
"Ma prof! ...questa settimana mi sono esercitata molto sugli esercizi di..." - fece una breve pausa sorridendo - "...respirazione che mi aveva assegnato e..."
"Devi andare via!" - la interruppe Bill che, non sapendo cosa fare, decise di chiuderle la porta in faccia senza aggiungere altro.
Appena chiusa la porta Bill aveva chiuso gli occhi sperando in cuor suo che la ragazzina avesse capito e fosse andata via. Ma il campanello era tornato a suonare. Bill cominciava a sudare freddo, incapace di pensare a come gestire quella situazione. Un secondo suono del campanello lo aveva fatto precipitare nuovamente nel panico.
Aperta di scatto la porta e con voce disperata le urlò: "Cosa vuoi?!?!"
L'espressione di Diana carica di malizia non era cambiata: "...mi chiedevo, prof...se adesso fossi finalmente pronta per suonare il SUO flauto..." - l'aggettivo possessivo usato prima della parola flauto non era casuale
Senza staccare lo sguardo dagli occhi di Bill aveva iniziato a carezzare con i polpastrelli il flauto che teneva tra le mani: "...mi chiedevo quale fosse la posizione corretta delle dita...come devo mettere...la bocca...la lingua..."
Con uno sguardo sempre più porco in direzione del prof, Diana aveva iniziato a sfiorare con le labbra il flauto. Poi, con la punta della lingua, aveva iniziato a bagnarne la punta con dei movimenti lenti e provocanti. Bill stava per perdere la testa.
"CIAO BILL!" - la voce del vicino che passava dall'altro lato della strada salutando gli aveva gelato il sangue.
Riavutosi rapidamente dallo spavento, aveva ricambiato il saluto alzando la mano forzando un sorriso. Appena lo sguardo del vicino fu fuori dalla sua portata, Bill decise di agire: afferrato con forza un braccio della ragazza, la trascinò velocemente in casa chiudendo la porta.
"Cinque minuti!" - le disse Bill urlando - "...cinque minuti e te ne vai, ok?"
Diana sorrideva soddisfatta: aveva appena ottenuto quello che voleva. Senza nemmeno rispondere a Bill si divincolò dalla presa e cominciò a camminare sicura per il corridoio.
"Dove....dove stai andando?" - chiese Bill disperato
Ma la sagoma di Diana era già sparita dal corridoio: la ragazza si era diretta in salotto con passo sicuro. Non era la prima volta che veniva a trovare Bill. Entrata in salotto aveva posato il flauto nella tasca esterna del suo zainetto che aveva lasciato cadere a terra. Bill nel frattempo l'aveva inseguita e raggiunta nella stanza.
"Diana, per l'amor del cielo..." - erano state le parole disperate che era riuscito a pronunciare entrando in salotto prima di bloccarsi: Diana si era messa comoda sul divano togliendosi le scarpe e la giacca e iniziando a guardare Bill con sguardo voglioso.
Lo squillo del telefono aveva impedito a Bill di porre rimedio a quello che quel terremoto di ragazza aveva intenzione di fare. A chiamarlo era sua moglie che, non essendo ancora rincasata, probabilmente lo stava chiamando per un'emergenza.
Bill chiuse gli occhi facendo un respiro profondo, poi dopo aver premuto il tasto per rispondere portò il telefono all'orecchio: "Amore! Che succede?"
Dall'altro capo del telefono la situazione doveva essere abbastanza complicata, perchè la moglie di Bill aveva iniziato a parlare velocemente senza dare possibilità a Bill di parlare.
Diana approfittò di quella situazione a suo favore: dopo aver catturato l'attenzione di Bill lanciandogli le mutandine che si era appena tolta, aveva cominciato a passarsi le dita sulle labbra in modo lascivo.
"Sì....sì..." - ripeteva Bill di tanto in tanto a telefono, cercando di far credere alla moglie di avere tutta la sua attenzione, mentre il suo sguardo era ipnotizzato dai movimenti della ragazzina.
Intanto i comportamenti di Diana, che non aveva smesso di fissare Bill nemmeno per un attimo, si erano fatti sempre più provocantori ed espliciti: dopo aver giocato a succhiarsi i polpastrelli aveva fatto scivolare le sue dita sul collo raggiungendo la camicetta e aveva preso a sbottonarla lentamente. Bill continuava a guardare immobile la ragazzina che, bottone dopo bottone aveva iniziato a mettere in mostra il reggiseno che portava sotto. In pochi attimi volarono via camicetta, reggiseno e gonna.
A Bill venne quasi un mancamento nel vedere di fronte a sè Diana, completamente nuda, che, seduta sul divano e aveva aperto le gambe invitandolo ad avvicinarsi.
Bill si lasciò cadere disperato sulla poltrona che aveva accanto e provò a coprirsi gli occhi con la mano che gli era rimasta libera.
( continua su raccontidienea.blogspot.com )
Resta inteso che i protagonisti del presente racconto sono maggiorenni e consenzienti.
Per idee, osservazioni, critiche etc potete scrivermi via mail a raccontidienea (chiocciola) gmail.com
Buona lettura!
Bill stava parlando a telefono quando il campanello della sua abitazione suonò.
Era un tardo pomeriggio d'autunno e Bill era convinto che fosse sua moglie Laura che, rientrando da lavoro, avesse nuovamente smarrito le chiavi di casa.
Bill chiuse il telefono congedandosi dal suo interlocutore e andò ad aprire la porta senza nemmeno guardare prima dallo spioncino. Rimase sorpreso nel vedere Diana.
Diana è una ragazzina peperina, alta un metro e sessanta circa, con capelli biondi lunghi lisci. Il suo viso innocente e aggraziato, i suoi ammalianti occhi verdi, la bocca sensuale con labbra sottili, il nasino all'insù, il fisico allenato da cheerleader, i seni piccoli e sodi e il suo sedere tonico, farebbero pensare ad una sedicenne. Diana, però, ha da tempo compiuto la maggiore età e dietro a quel faccino innocente si nasconde...beh, lo scoprirete presto.
Quel pomeriggio si era presentata a casa di Bill indossando la divisa della scuola: una giacca blu sopra una camicetta bianca aderente, un gonnellino a quadri, delle scarpe blu e infine dei calzettoni bianchi. Portava i capelli sciolti dietro la schiena, una fascia rossa sulla fronte impediva alle ciocche di finirle tra gli occhi.
Un gran sorriso le si era dipinto sul volto quando Bill le aprì la porta: dallo zainetto scuro che portava sulle spalle aveva appena tirato fuori un flauto dolce che teneva tra le mani, pronta ad iniziare la sua recita.
"Diana! Che...che diavolo ci fai qui!?" - chiese Bill balbettando
"Salve, professor Smith!" - cinguettò Diana
"Che diavolo ci fai qui!?" - tornò a chiedere Bill con un filo di risentimento nel tono della voce
"Beh...sono passata perchè...avevo bisogno di lei" - disse ammiccando
Sul volto di Bill si intravedeva paura: la scomoda presenza di quella ragazzina davanti casa sua poteva costargli cara: "Diana, per l'amor del cielo! Devi assolutamente andartene via! Ti ho già detto più di una volta di non venire a casa mia." - disse Bill con l'espressione che da impaurita era diventata terrorizzata.
"Ma prof! ...questa settimana mi sono esercitata molto sugli esercizi di..." - fece una breve pausa sorridendo - "...respirazione che mi aveva assegnato e..."
"Devi andare via!" - la interruppe Bill che, non sapendo cosa fare, decise di chiuderle la porta in faccia senza aggiungere altro.
Appena chiusa la porta Bill aveva chiuso gli occhi sperando in cuor suo che la ragazzina avesse capito e fosse andata via. Ma il campanello era tornato a suonare. Bill cominciava a sudare freddo, incapace di pensare a come gestire quella situazione. Un secondo suono del campanello lo aveva fatto precipitare nuovamente nel panico.
Aperta di scatto la porta e con voce disperata le urlò: "Cosa vuoi?!?!"
L'espressione di Diana carica di malizia non era cambiata: "...mi chiedevo, prof...se adesso fossi finalmente pronta per suonare il SUO flauto..." - l'aggettivo possessivo usato prima della parola flauto non era casuale
Senza staccare lo sguardo dagli occhi di Bill aveva iniziato a carezzare con i polpastrelli il flauto che teneva tra le mani: "...mi chiedevo quale fosse la posizione corretta delle dita...come devo mettere...la bocca...la lingua..."
Con uno sguardo sempre più porco in direzione del prof, Diana aveva iniziato a sfiorare con le labbra il flauto. Poi, con la punta della lingua, aveva iniziato a bagnarne la punta con dei movimenti lenti e provocanti. Bill stava per perdere la testa.
"CIAO BILL!" - la voce del vicino che passava dall'altro lato della strada salutando gli aveva gelato il sangue.
Riavutosi rapidamente dallo spavento, aveva ricambiato il saluto alzando la mano forzando un sorriso. Appena lo sguardo del vicino fu fuori dalla sua portata, Bill decise di agire: afferrato con forza un braccio della ragazza, la trascinò velocemente in casa chiudendo la porta.
"Cinque minuti!" - le disse Bill urlando - "...cinque minuti e te ne vai, ok?"
Diana sorrideva soddisfatta: aveva appena ottenuto quello che voleva. Senza nemmeno rispondere a Bill si divincolò dalla presa e cominciò a camminare sicura per il corridoio.
"Dove....dove stai andando?" - chiese Bill disperato
Ma la sagoma di Diana era già sparita dal corridoio: la ragazza si era diretta in salotto con passo sicuro. Non era la prima volta che veniva a trovare Bill. Entrata in salotto aveva posato il flauto nella tasca esterna del suo zainetto che aveva lasciato cadere a terra. Bill nel frattempo l'aveva inseguita e raggiunta nella stanza.
"Diana, per l'amor del cielo..." - erano state le parole disperate che era riuscito a pronunciare entrando in salotto prima di bloccarsi: Diana si era messa comoda sul divano togliendosi le scarpe e la giacca e iniziando a guardare Bill con sguardo voglioso.
Lo squillo del telefono aveva impedito a Bill di porre rimedio a quello che quel terremoto di ragazza aveva intenzione di fare. A chiamarlo era sua moglie che, non essendo ancora rincasata, probabilmente lo stava chiamando per un'emergenza.
Bill chiuse gli occhi facendo un respiro profondo, poi dopo aver premuto il tasto per rispondere portò il telefono all'orecchio: "Amore! Che succede?"
Dall'altro capo del telefono la situazione doveva essere abbastanza complicata, perchè la moglie di Bill aveva iniziato a parlare velocemente senza dare possibilità a Bill di parlare.
Diana approfittò di quella situazione a suo favore: dopo aver catturato l'attenzione di Bill lanciandogli le mutandine che si era appena tolta, aveva cominciato a passarsi le dita sulle labbra in modo lascivo.
"Sì....sì..." - ripeteva Bill di tanto in tanto a telefono, cercando di far credere alla moglie di avere tutta la sua attenzione, mentre il suo sguardo era ipnotizzato dai movimenti della ragazzina.
Intanto i comportamenti di Diana, che non aveva smesso di fissare Bill nemmeno per un attimo, si erano fatti sempre più provocantori ed espliciti: dopo aver giocato a succhiarsi i polpastrelli aveva fatto scivolare le sue dita sul collo raggiungendo la camicetta e aveva preso a sbottonarla lentamente. Bill continuava a guardare immobile la ragazzina che, bottone dopo bottone aveva iniziato a mettere in mostra il reggiseno che portava sotto. In pochi attimi volarono via camicetta, reggiseno e gonna.
A Bill venne quasi un mancamento nel vedere di fronte a sè Diana, completamente nuda, che, seduta sul divano e aveva aperto le gambe invitandolo ad avvicinarsi.
Bill si lasciò cadere disperato sulla poltrona che aveva accanto e provò a coprirsi gli occhi con la mano che gli era rimasta libera.
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