Shila & Ben
di
Kaiserben
genere
etero
- "Parlami di te, cosa ti ha spinto a cercare un consulto" mi domandò
- "È un periodo che...", trattenni il fiato e la guardai intensamente quasi a fermare il tempo e godermi quell'immagine di lei che si stagliava in quello studio.
Aveva le gambe accavallate e sporadicamente picchiettava con le unghie smaltate sul bracciolo della sedia.
-" Ma sa... dottoressa", aggiunsi senza celare un certo imbarazzo, "gli occhi neri come due tizzoni ardenti mi riconciliano col mondo" e nel dire ciò mi alzai dalla sedia senza staccare il mio sguardo dal suo. Mi guardò quasi con aria interrogativa ma non disse nulla. Mi posi alle sue spalle e le massaggiai i capelli. Non oppose resistenza e mi lasciò fare.
- "Chiuda gli occhi dottoressa e mi dica... la sente la musica rimbalzarle nella mente? La sente questa voce? Immagini questo momento come un pentagramma. Io sono la chiave di basso e lei quella di violino, sembrano viaggiare su binari parallelo ma ci sono momenti nella vita in cui si incontrano e si fondono.
"Interessante" affermò Shila con gli occhi chiusi, plasmata dal mio massaggio. Le toccavo le tempie con movimenti lenti e circolari, da controllato diventai controllore e lei non si sottraeva. "Fortuna vuole, Ben, che dopo ho pausa e non ho altri appuntamenti, tranne rimettere a posto le solite, dannate carte" bofonchiò sorridendo con gli occhi chiusi, "a meno che - continuò - lei non voglia continuare con una seduta suppletiva."
- "Lo so", dissi, "il 'problema' è serio, ho bisogno di vuotarle tutte le fissazioni di questo periodo" e mi piegai spazzolandole il suo collo profumato con la lingua. La fragranza del suo profumo accese i miei sensi. Scostai leggermente il collo del suo dolcevita grigio e inserii la mia mano, che aveva suonato dolci note fino ad un'ora prima su una tastiera, scendendo a palparle i seni. Affrontai deciso la resistenza del reggiseno e sollevai un seno carpendo la turgidità del suo capezzolo. Aveva voglia e si percepiva. Si lasciò andare ad un gemito soffuso e giró la sedia per pararsi dinanzi a me. Le sollevai la maglia che aveva toccato quelle carni e notai il contrasto dell'abbronzatura. Ansimava e mi slacciò la cinta. Lo studio era diventato troppo piccolo per contenere la voglia di entrambi. Mi abbassò i pantaloni e tirò mio "fratello" dai boxer neri. Cercavo di non lasciarmi andare ad una piena erezione perché avevo voglia che crescesse nella sua bocca. E così fece. Leccò l'asta su e giù per tutta la sua lunghezza provocandomi con un sorriso negli occhi. Aveva le fiamme negli occhi la dottoressa e sentii ardere il mio ceppo. Cominciò a segarlo accompagnando il movimento con la mano e a colpi di lingua, tra il glande e il prepuzio. La sollevai dalla sedia e la fermai. Ero pronto. Le abbassai la zip della gonna in cui era "intubata", le sfilai la brasiliana nera di pizzo e la odorai per sentire i suoi umori impregnati lì. La feci accomodare a cavalcioni su di me e mi sedetti. Una dolce melodia, un adagio, fu il preludio dei nostri movimenti. La dottoressa inarcava la schiena facendo fluttuare all'indietro i suoi capelli come foglie scosse dal vento. Ripensai ai colori dell'autunno e li vidi stampati cromaticamente sulla mia pelle. Accolse il mio membro senza aiutarsi con le mani e mi sussurrò all'orecchio "sei una piacevole" sorpresa Ben.
Sentii la sua voce mentre la testa del mio sesso lucida e gonfia strusciava contro le pareti vaginali.
- "Sono un buongustaio Shila" ammisi. E ci lasciammo andare al più sfrenato amplesso per poi sgorgare entrambi in un lago inseminato...
- "È un periodo che...", trattenni il fiato e la guardai intensamente quasi a fermare il tempo e godermi quell'immagine di lei che si stagliava in quello studio.
Aveva le gambe accavallate e sporadicamente picchiettava con le unghie smaltate sul bracciolo della sedia.
-" Ma sa... dottoressa", aggiunsi senza celare un certo imbarazzo, "gli occhi neri come due tizzoni ardenti mi riconciliano col mondo" e nel dire ciò mi alzai dalla sedia senza staccare il mio sguardo dal suo. Mi guardò quasi con aria interrogativa ma non disse nulla. Mi posi alle sue spalle e le massaggiai i capelli. Non oppose resistenza e mi lasciò fare.
- "Chiuda gli occhi dottoressa e mi dica... la sente la musica rimbalzarle nella mente? La sente questa voce? Immagini questo momento come un pentagramma. Io sono la chiave di basso e lei quella di violino, sembrano viaggiare su binari parallelo ma ci sono momenti nella vita in cui si incontrano e si fondono.
"Interessante" affermò Shila con gli occhi chiusi, plasmata dal mio massaggio. Le toccavo le tempie con movimenti lenti e circolari, da controllato diventai controllore e lei non si sottraeva. "Fortuna vuole, Ben, che dopo ho pausa e non ho altri appuntamenti, tranne rimettere a posto le solite, dannate carte" bofonchiò sorridendo con gli occhi chiusi, "a meno che - continuò - lei non voglia continuare con una seduta suppletiva."
- "Lo so", dissi, "il 'problema' è serio, ho bisogno di vuotarle tutte le fissazioni di questo periodo" e mi piegai spazzolandole il suo collo profumato con la lingua. La fragranza del suo profumo accese i miei sensi. Scostai leggermente il collo del suo dolcevita grigio e inserii la mia mano, che aveva suonato dolci note fino ad un'ora prima su una tastiera, scendendo a palparle i seni. Affrontai deciso la resistenza del reggiseno e sollevai un seno carpendo la turgidità del suo capezzolo. Aveva voglia e si percepiva. Si lasciò andare ad un gemito soffuso e giró la sedia per pararsi dinanzi a me. Le sollevai la maglia che aveva toccato quelle carni e notai il contrasto dell'abbronzatura. Ansimava e mi slacciò la cinta. Lo studio era diventato troppo piccolo per contenere la voglia di entrambi. Mi abbassò i pantaloni e tirò mio "fratello" dai boxer neri. Cercavo di non lasciarmi andare ad una piena erezione perché avevo voglia che crescesse nella sua bocca. E così fece. Leccò l'asta su e giù per tutta la sua lunghezza provocandomi con un sorriso negli occhi. Aveva le fiamme negli occhi la dottoressa e sentii ardere il mio ceppo. Cominciò a segarlo accompagnando il movimento con la mano e a colpi di lingua, tra il glande e il prepuzio. La sollevai dalla sedia e la fermai. Ero pronto. Le abbassai la zip della gonna in cui era "intubata", le sfilai la brasiliana nera di pizzo e la odorai per sentire i suoi umori impregnati lì. La feci accomodare a cavalcioni su di me e mi sedetti. Una dolce melodia, un adagio, fu il preludio dei nostri movimenti. La dottoressa inarcava la schiena facendo fluttuare all'indietro i suoi capelli come foglie scosse dal vento. Ripensai ai colori dell'autunno e li vidi stampati cromaticamente sulla mia pelle. Accolse il mio membro senza aiutarsi con le mani e mi sussurrò all'orecchio "sei una piacevole" sorpresa Ben.
Sentii la sua voce mentre la testa del mio sesso lucida e gonfia strusciava contro le pareti vaginali.
- "Sono un buongustaio Shila" ammisi. E ci lasciammo andare al più sfrenato amplesso per poi sgorgare entrambi in un lago inseminato...
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