Angelita al centro commerciale

di
genere
masturbazione

Un bagliore, un fragore, un tumulto. Che fare? Pensare, riflettere, attendere o agire? Decido di mettere in moto la macchina e partire. La città si sta preparando alle feste e lo fa nel migliore dei modi. I viali sono illuminati e le vetrine pullulano di addobbi. Il rombo del motore sovrasta il tourbillon dei miei pensieri. Il semaforo arresta la mia corsa e mi ritrovo ad un incrocio a sbuffare. Sono assorto a creare ghirigori sul vetro appannato del mio finestrino quando una macchina mi affianca sull'altra corsia, fermando anch'essa la sua marcia inchiodando al semaforo. D'istinto mi viene di mandare a quel paese l'ignoto automobilista che ha frenato così bruscamente ma poi tra me e me concludo che non ne valga la pena e torno a guardare il semaforo. Ancora rosso. Qualcosa però mi attrae. Dalla famosa auto con cui condivido la tediante attesa si riverbera una musica che suona familiare. "Il nostro caro angelo, si ciba di radici e poi...". É Lucio, il caro vecchio Lucio. Decido di abbassare il finestrino più per convenzione che per palese curiosità. Poi il trambusto. Interiore. Un bagliore, un fragore un tumulto. Lei canticchia, la sua voce si interpone con quella di Battisti. Canta e sorride. Neanche si accorge di me. Un profilo ben marcato per quel poco che riesco ad intravedere, sotto un cappellino di lana grigio, avvolta in un cappottino nero. Capelli lunghi castani, ondulati, che le ricadono sulle spalle. È verde. Lei riparte mentre io sono ancora intento a guardare il vuoto che ha lasciato mentre le macchine di dietro mi strombazzano. Riparto, questa volta alla sua ricerca. Le sto dando la "caccia" in questo anonimo venerdì romano. A cui voglio dare un senso. È due macchine innanzi a me, la tengo d'occhio. Dopo circa sei estenuanti km d'inseguimento la mia "preda" gira a sinistra in zona Eur imboccando il parcheggio del centro commerciale. Spengo il motore e la seguo con lo sguardo dallo specchietto retrovisore. Tacchi e una gonna color cammello con spacco laterale corredati da un paio di autoreggenti con la riga nera sul retro. Scendo anch'io ed é difficile starle dietro. Non c'è vetrina su cui non si soffermi. È un'ora che in lungo e in largo percorre il perimetro del centro commerciale. Finalmente decide di entrare in un negozio dopo averne scrutato la vetrina. Vende lingerie e io sto già per uscire pazzo. Alla curiosità subentra un pizzico di imbarazzo. Entro, qualcosa dovrò pure inventare.
Nell'attimo esatto in cui la commessa si avvicina, la vedo prima sparire tra i manichini e poi dissolversi in un camerino.
-"In cosa posso esserle utile?" incalza la dipendente.
- "Non saprei, devo fare un regalo ad una persona molto speciale. Non bado a spese"
Dopo averle elencato i miei "gusti", mi propone una cosa.
-"Ho dei coordinati che potrebbero fare al suo caso. È per sua moglie?"
Annuisco sapendo di mentire, senza tradire, però, la seppur minima emozione. Mi dice di attendere ché sarebbe tornata a breve. Provvidenzale. Lascio la postazione per fiondarmi su "quel" camerino. Le tendine sono chiuse celando ogni tipo di visuale, alimentando però la curiosità. L'unico senso che rimane effettivamente soddisfatto è l'olfatto. Le narici sono travolte da un soave profumo. È Dior. Hypnotic. Sento la commessa chiamarmi. Una, due volte. Non voglio discutere. Mi nascondo nel camerino di fronte e attendo che si plachi quella concitazione.
-"Angelita hai fatto?" È la voce della commessa, sta chiamando qualcuno. Si avvicina al famoso camerino. Scosto la tenda quel tanto che basta per sentire crescere l'eccitazione.
-"Come mi sta?"
-"Su dai è perfetto. A chi vuoi far girare la testa? ". E giù delle risate.
Si chiama Angelita. È tutto quello che riesco a capire. Statura medio alta. Pelle olivastra ed un décolleté da mozzare il respiro. Sta provando un body in pizzo di colore bordeaux molto sgambato con coppe grandi. Ha le bretelline e degli arabeschi davanti. Sul retro lascia la schiena scoperta. Si accorge di me ma fa finta di nulla lasciando le tendine semiaperte. Fissa lo specchio ed inizia ad attivare i miei sensi fasciando il suo corpo con le mani. Poi prima raccoglie i capelli tenendoli all'insú, successivamente li fa ricadere sulle spalle. Accarezza l'interno coscia per risalire sui seni inguainati dal pizzo. Gioca con il bordo delle autoreggenti mordendo il labbro inferiore e reclina la testa di lato come se stesse concedendosi ad un servizio fotografico. È un dipinto. Apparentemente solo, capisco di non essere l'unico spettatore della scena quando noto la commessa in un angolo. Lei però non riesce a vedermi, sono nascosto alla sua visuale. Si sta masturbando. Si regala attimi di intenso piacere con la mano sprofondata nei jeans di fronte quella scena. L'atmosfera è elettrica. Entro in azione. Cingo da dietro Angelina. Non oppone resistenza. Il suo collo è una prateria che si concede alle pennellate della mia lingua che gusta l'odore delicato di Hyonotic. Ma io non cerco il profumo sebbene sia seducente, bensì l'odore della sua pelle. Del suo sesso. Si gira e mi guarda intensamente.
-"È dal semaforo che ti attendo" sussurra.
-"Sono venuto a farti la multa" le rispondo.
Prima scosto con le mie mani l'attaccatura del body allagata dalle sue voglie e non ho difficoltà ad infilarle l'indice e il medio della mia mano sinistra nel suo intimo carnale. Emette un singulto di piacere. Ho le dita intrise di liquido vaginale, denso. Afferra la mia mano e se la porta sulle labbra sorbendo il suo nettare. Mi stringe i capelli spingendomi verso la vulva. Le tengo le cosce e con i denti scardino violentemente quei gancetti. È ben depilata. Una leccatina nell'incavo dell'inguine e poi faccio sussultare le sue grandi labbra roteando con la mia lingua sui petali di quella rosa. Sento il clitoride pulsare e i suoi gemiti mi provocano una forte erezione.
-"Vieni qui..." dice Angelita rivolgendosi alla commessa con voce strozzata dal piacere.
Le due donne si concedono un bacio appassionato.
Mente continuo con il cunnilingus un mio dito fruga nel suo ano. La sento contrarsi. Mi tira i capelli, sta avendo un forte orgasmo perché sussulta. Poi un rumore sordo. Un tonfo. La borsa di Angelita cade dalla sedia rovesciando tutto ciò che contiene.
-"È arrivata gente devo andare" dice ansimante la commessa.
-"Il body lo prendo" le fa eco Angelita.
Il mio rigonfiamento struscia contro il tessuto bordeaux ma è ora di lasciare quel posto, c'è troppo affollamento in quel negozio adibito ad alcova.
Raccolgo il rossetto caduto dalla borsa e prima di salutare Angelita le scrivo il mio numero sulla gamba.
Le bacio quel seno sodo e formoso ed esco canticchiando: "... il nostro caro angelo, è giovane lo sai, le reti il volo aperto gli precludono, ma non rinuncia mai..."
scritto il
2021-11-18
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