Il casello autostradale
di
Ryan74
genere
etero
Diversi anni fa, dopo l’ennesima serata alcolica con gli amici, tornavo a casa. Vivevo in una paese sulla costa, vicinissimo al centro della città e come ogni volta, in prossimità del casello autostradale, frugavo nelle tasche o nel cassettino portaoggetti dell’automobile per trovare gli spiccioli per pagare il pedaggio. Quella sera non trovavo tutte le monete necessarie e faccio partire un “Solo un momento” indirizzato a uno dei soliti impiegati scazzati del turno di notte, uno di quelli che vedi sonnecchiare e che ti guardano in cagnesco perché sei quello che gli ha rovinato il riposino quando sento “Ciao!”. Mi giro immediatamente, era Daria.
Daria era l’inseparabile amica di Giada, la fidanzata storica del mio istruttore in palestra, figa come poche ma antipatica come nessuna, in palestra la vedevo raramente e quelle rare eccezioni in cui mi rivolgeva la parola lo faceva sempre come se fosse un regalo, solo perché aveva quattro o cinque anni in più e io ero poco più che ventenne. “Ciao Daria, come stai? Ma soprattutto che ci fai qui?” Daria “Sto bene, sto bene, lavoro ai caselli autostradali da qualche mese e siccome non mi dispiace guadagnare qualche soldo in più, faccio spesso i turni notturni, tu? Come stai?”. Le rispondo con le solite frasi di circostanza quando vedo un bagliore venire dalla postazione di Daria. “Daria cos’è quella luce?” e subito Daria sposta, per farmela vedere meglio, una piccolissima tv portatile. “Ah ma ti sei organizzata bene, i tuoi colleghi invece dormono alla grandissima, alcune volte devo bussare al vetro per svegliarli.” E qui Daria si fa una grande risata “Si, meglio la tv, guardo qualcosa e la notte passa presto, vedi? Ho anche un termos per il caffè ma ancora commetto degli errori, ho dimenticato di portarmi da mangiare, sono le 02.00 e ho già fame”. Saluto cordialmente Daria anche perché nonostante fosse tardi, stava arrivando un’automobile proprio dietro di me. Esco dall’autostrada. Mi fermo subito dopo e penso a Daria, mi rendo conto che in paese è praticamente impossibile trovare un bar aperto, ritorno in autostrada. Torno in città, sono solo dieci minuti in fondo. Vado in un bar pasticceria famoso per i croissant e i bomboloni. Dopo l’acquisto m rimetto in auto e torno in autostrada. In prossimità del casello, questa volta sono decisamente più attento, vedo Daria, con lo sguardo annoiato puntato sulla tv. Arrivo. Lei alza il finestrino e mi guarda con un’espressione buffissima di sorpresa. Gli porgo gli spiccioli del pedaggio e senza parlare prendo il vassoio con i dolci e glielo passo. “Ciao Daria, buon appetito”. Daria esclama “Tu sei un pazzo!”. Faccio appena in tempo a vedere la sua espressione di soddisfazione guardando i dolci che rimetto in moto la saluto e vado via. Avrei voluto continuare a chiacchierare qualche minuto ma non volevo essere invadente. Torno a casa. Nei giorni successivi tutto scorre via normalmente, avevo fatto tardi qualche sera ma Daria non lavorava, erano tornati i soliti zombi del casello. Una decina di giorni dopo, sempre tarda notte, torno a casa, quando mi ero perfino dimenticato della possibilità di vederla. Eccola. “Ciao pazzo, ancora in giro di notte?” Rido. “Ciao Daria, come va? Che guardi?”. “Stanotte in tv nulla di interessante, di solito un film carino lo trovo ma stanotte… tu che fai?”. Gli racconto in pochi secondi la mia serata alcolica in compagnia dei miei soliti amici quando… “Se non hai di meglio da fare, posteggia l’auto nella piazzola in fondo, accanto alla mia e torna, ti offro un caffè”. Il sorriso di Daria mi rassicura sul fatto che aveva voglia di compagnia e non era un invito buttato lì a caso. Seguo le istruzioni di Daria, posteggio e ritorno a piedi al casello, sono circa 100 metri. Una volta raggiunto il casello, Daria apre la porta e mi invita a entrare. Guardandolo da fuori, il casello mi sembrava un loculo ma in effetti è molto più grande di quello che avevo immaginato. Mi siedo su un tavolo dietro alla sua postazione mentre lei prende due bicchierini e mi offre un caffè quasi bollente. “L’altra sera sei stato un grande, non so davvero come ringraziarti, avevo davvero fame ma perché sei scappato via?”. Le dico che non ho fatto nulla di che portandole i dolci e che non ero rimasto perché magari potevo risultare invadente e poi anche perché lei sta lavorando. Parliamo una buona mezz’ora, ci fumiamo anche una sigaretta insieme, nel frattempo sono passati pure due automobilisti a interrompere per pochi secondi la nostra chiacchierata quando vista anche l’ora e che comunque quello rimaneva il suo posto di lavoro, la saluto, promettendoci di rifare la stessa cosa alla prima occasione. Qualche giorno dopo mi arriva un sms… “S.O.S. - Ho fame”. Sono a casa ma lei immagina che io mi stia alcolizzando in centro, Daria mi piace troppo per non fare una cavolata. Le rispondo “Ho letto il segnale di S.O.S. verrò a salvarti entro mezz’ora”. Daria mi risponde con uno smile. Salto giù dal letto, spengo la tv, mi vesto nella tromba delle scale e in macchina. Prendo l’autostrada. Sono in centro, solita pasticceria. Il vassoio lo faccio più grande e più colorato dell’altra volta. A tutta velocità torno verso casa. In prossimità del casello vedo Daria che già ride perché mi ha visto arrivare. Mentre le porgo il vassoio dal finestrino faccio il cretino simulando una conversazione radio con un immaginario capo e… “La ragazza è stata salvata!”. Daria scoppia a ridere “Posteggia, sei un cretino” e ride come una matta. Vado alla piazzola e torno indietro. Daria aveva già preparato il caffè. Con un’espressione quasi commossa Daria con in una mano uno dei dolcetti che avevo acquistato “Il cestino di pasta frolla, crema e fragole e una delle cose più buone del mondo”. “Daria, concordo con te!”. Mangiamo i dolci, beviamo il caffè. Lei sempre seduta alla sua postazione e io sul tavolo, ci accendiamo una sigaretta. Io guardavo Daria, la sua pelle abbronzatissima nonostante l’estate fosse finita da un po', i suoi lunghi capelli neri, bella anzi bellissima. Finita la sigaretta Daria si alza dallo sgabello, spegne la luce, rimaniamo quasi al buio, rimane solo la luce bluastra della tv e le luci dei fari delle automobili che passano nelle altre corsie. Senza parlare mi viene incontro, si ferma tra le mie gambe, ci baciamo. Non parla nessuno, ci baciamo. Rimaniamo così per qualche minuto quando Daria, si stacca e con un sorriso da porca incredibile mi dice “Avvertimi se arriva qualche auto”. Mi sbottona i jeans, me li sfila un po', torno seduto sul tavolo, comincia a segarmi, si piega sulle gambe, lo mette in bocca, lo lecca e lo succhia, io sono completamente andato, è una situazione fantastica, allargo le braccia e mi distendo all’indietro, me lo voglio proprio godere quel momento. Daria continua a giocare con il cazzo, ogni tanto si stacca e mi guarda, poi torna a leccarlo e succhiarlo alternando intensità e velocità, mi vengono in mente tante cose ma rimango in silenzio è uno di quei momenti perfetti così, senza parlare. Dopo qualche minuto, in lontananza vedo il bagliore dei fari di un’automobile. “Daria, c’è una macchina”. Daria con tutta la calma del mondo, si alza, mi dice di stare tranquillo anche perché non mi possono vedere, fa pagare il pedaggio all’automobilista, richiude il finestrino del casello, si gira a guardare se ci fossero macchine in arrivo. Torna a guardarmi, mi guarda, io mi sego piano, molto piano e questa cosa deve aver eccitato particolarmente Daria che, alzando una parte del vestitino a fiori, si sfila le mutandine riponendole accanto alla borsa, viene verso di me, si appoggia a uno schedario metallico “Alzami il vestito”. Mi alzo immediatamente, le vado dietro, l’accarezzo e piano piano le alzo il vestitino, le scopro il culo, duro, muscoloso e penso a tutte le volte che glielo guardavo in palestra, Daria comincia a piegarsi in avanti, si appoggia al tavolo, senza tergiversare le metto una mano tra le cosce e praticamente è fradicia, la mia mano l’ha fatta sussultare, è pronta, lo vuole, vuole il cazzo e me lo dice pure “Dammi il cazzo, dammelo”. Glielo metto dentro e comincio a scoparla piano, sento la sua voce, mi piace, mi dice cosa prova, come sente il cazzo e quando gli metto una mano davanti e comincio a giocare con il clitoride “Sei un bastardo, così mi fai impazzire, mi fai diventare una troia”. Dopo queste parole, non resisto più e inizio a scoparla più forte e piano piano comincio a insultarla, il suo “Mi fai diventare una troia” mi aveva acceso, le davo schiaffi sul culo ma sembrava non sortissero nessun effetto tanto era duro, la chiamavo puttana, le avevo raccolto i lunghi capelli in mano e la tiravo leggermente cosa che aveva tanto gradito quando a un tratto Daria “Sto per godere, dimmi che sono la tua troia, dimmi che sono la tua puttana, dimmelooooo” aumento la velocità dei colpi e Daria gode, non urlando ma con dei gemiti che mi avevano fatto eccitare tantissimo, Daria ancora un po' frastornata, mi guarda, sorride “Siediti, ti faccio felice”. Faccio come dice lei. Daria è stata di parola, l’ha preso in bocca, senza perdere tempo ed è partita in quarta, sono capitolato dopo pochissimi minuti, ha continuato a pompare anche quando gli dicevo che stavo per godere, le ho sborrato in bocca tutto il mio piacere di una notte incredibile. Stanchi e un po' frastornati ci sediamo sul tavolo, accanto. “Mi sono divertita, ti dovrebbero dare la medaglia per i soccorritori di ragazze in difficoltà” Ride. “E comunque il tuo sapore è buono ma meglio un altro pasticcino con le fragole”. E ridendo Daria, si dirige verso il vassoio, mangiamo ancora insieme. Chiacchieriamo un po', fumiamo ancora. Ormai ricomposti Daria riaccende la luce all’interno del casello, le vado vicino, le do un bacio sulla guancia, le auguro la buona notte e vado via, mentre torno alla macchina la vedo tornare seduta sullo sgabello a guardare la tv, mentre io ringrazio che quel venerdì sera a parte un automobilista non è passato nessuno a interrompere una serata straordinaria.
Daria era l’inseparabile amica di Giada, la fidanzata storica del mio istruttore in palestra, figa come poche ma antipatica come nessuna, in palestra la vedevo raramente e quelle rare eccezioni in cui mi rivolgeva la parola lo faceva sempre come se fosse un regalo, solo perché aveva quattro o cinque anni in più e io ero poco più che ventenne. “Ciao Daria, come stai? Ma soprattutto che ci fai qui?” Daria “Sto bene, sto bene, lavoro ai caselli autostradali da qualche mese e siccome non mi dispiace guadagnare qualche soldo in più, faccio spesso i turni notturni, tu? Come stai?”. Le rispondo con le solite frasi di circostanza quando vedo un bagliore venire dalla postazione di Daria. “Daria cos’è quella luce?” e subito Daria sposta, per farmela vedere meglio, una piccolissima tv portatile. “Ah ma ti sei organizzata bene, i tuoi colleghi invece dormono alla grandissima, alcune volte devo bussare al vetro per svegliarli.” E qui Daria si fa una grande risata “Si, meglio la tv, guardo qualcosa e la notte passa presto, vedi? Ho anche un termos per il caffè ma ancora commetto degli errori, ho dimenticato di portarmi da mangiare, sono le 02.00 e ho già fame”. Saluto cordialmente Daria anche perché nonostante fosse tardi, stava arrivando un’automobile proprio dietro di me. Esco dall’autostrada. Mi fermo subito dopo e penso a Daria, mi rendo conto che in paese è praticamente impossibile trovare un bar aperto, ritorno in autostrada. Torno in città, sono solo dieci minuti in fondo. Vado in un bar pasticceria famoso per i croissant e i bomboloni. Dopo l’acquisto m rimetto in auto e torno in autostrada. In prossimità del casello, questa volta sono decisamente più attento, vedo Daria, con lo sguardo annoiato puntato sulla tv. Arrivo. Lei alza il finestrino e mi guarda con un’espressione buffissima di sorpresa. Gli porgo gli spiccioli del pedaggio e senza parlare prendo il vassoio con i dolci e glielo passo. “Ciao Daria, buon appetito”. Daria esclama “Tu sei un pazzo!”. Faccio appena in tempo a vedere la sua espressione di soddisfazione guardando i dolci che rimetto in moto la saluto e vado via. Avrei voluto continuare a chiacchierare qualche minuto ma non volevo essere invadente. Torno a casa. Nei giorni successivi tutto scorre via normalmente, avevo fatto tardi qualche sera ma Daria non lavorava, erano tornati i soliti zombi del casello. Una decina di giorni dopo, sempre tarda notte, torno a casa, quando mi ero perfino dimenticato della possibilità di vederla. Eccola. “Ciao pazzo, ancora in giro di notte?” Rido. “Ciao Daria, come va? Che guardi?”. “Stanotte in tv nulla di interessante, di solito un film carino lo trovo ma stanotte… tu che fai?”. Gli racconto in pochi secondi la mia serata alcolica in compagnia dei miei soliti amici quando… “Se non hai di meglio da fare, posteggia l’auto nella piazzola in fondo, accanto alla mia e torna, ti offro un caffè”. Il sorriso di Daria mi rassicura sul fatto che aveva voglia di compagnia e non era un invito buttato lì a caso. Seguo le istruzioni di Daria, posteggio e ritorno a piedi al casello, sono circa 100 metri. Una volta raggiunto il casello, Daria apre la porta e mi invita a entrare. Guardandolo da fuori, il casello mi sembrava un loculo ma in effetti è molto più grande di quello che avevo immaginato. Mi siedo su un tavolo dietro alla sua postazione mentre lei prende due bicchierini e mi offre un caffè quasi bollente. “L’altra sera sei stato un grande, non so davvero come ringraziarti, avevo davvero fame ma perché sei scappato via?”. Le dico che non ho fatto nulla di che portandole i dolci e che non ero rimasto perché magari potevo risultare invadente e poi anche perché lei sta lavorando. Parliamo una buona mezz’ora, ci fumiamo anche una sigaretta insieme, nel frattempo sono passati pure due automobilisti a interrompere per pochi secondi la nostra chiacchierata quando vista anche l’ora e che comunque quello rimaneva il suo posto di lavoro, la saluto, promettendoci di rifare la stessa cosa alla prima occasione. Qualche giorno dopo mi arriva un sms… “S.O.S. - Ho fame”. Sono a casa ma lei immagina che io mi stia alcolizzando in centro, Daria mi piace troppo per non fare una cavolata. Le rispondo “Ho letto il segnale di S.O.S. verrò a salvarti entro mezz’ora”. Daria mi risponde con uno smile. Salto giù dal letto, spengo la tv, mi vesto nella tromba delle scale e in macchina. Prendo l’autostrada. Sono in centro, solita pasticceria. Il vassoio lo faccio più grande e più colorato dell’altra volta. A tutta velocità torno verso casa. In prossimità del casello vedo Daria che già ride perché mi ha visto arrivare. Mentre le porgo il vassoio dal finestrino faccio il cretino simulando una conversazione radio con un immaginario capo e… “La ragazza è stata salvata!”. Daria scoppia a ridere “Posteggia, sei un cretino” e ride come una matta. Vado alla piazzola e torno indietro. Daria aveva già preparato il caffè. Con un’espressione quasi commossa Daria con in una mano uno dei dolcetti che avevo acquistato “Il cestino di pasta frolla, crema e fragole e una delle cose più buone del mondo”. “Daria, concordo con te!”. Mangiamo i dolci, beviamo il caffè. Lei sempre seduta alla sua postazione e io sul tavolo, ci accendiamo una sigaretta. Io guardavo Daria, la sua pelle abbronzatissima nonostante l’estate fosse finita da un po', i suoi lunghi capelli neri, bella anzi bellissima. Finita la sigaretta Daria si alza dallo sgabello, spegne la luce, rimaniamo quasi al buio, rimane solo la luce bluastra della tv e le luci dei fari delle automobili che passano nelle altre corsie. Senza parlare mi viene incontro, si ferma tra le mie gambe, ci baciamo. Non parla nessuno, ci baciamo. Rimaniamo così per qualche minuto quando Daria, si stacca e con un sorriso da porca incredibile mi dice “Avvertimi se arriva qualche auto”. Mi sbottona i jeans, me li sfila un po', torno seduto sul tavolo, comincia a segarmi, si piega sulle gambe, lo mette in bocca, lo lecca e lo succhia, io sono completamente andato, è una situazione fantastica, allargo le braccia e mi distendo all’indietro, me lo voglio proprio godere quel momento. Daria continua a giocare con il cazzo, ogni tanto si stacca e mi guarda, poi torna a leccarlo e succhiarlo alternando intensità e velocità, mi vengono in mente tante cose ma rimango in silenzio è uno di quei momenti perfetti così, senza parlare. Dopo qualche minuto, in lontananza vedo il bagliore dei fari di un’automobile. “Daria, c’è una macchina”. Daria con tutta la calma del mondo, si alza, mi dice di stare tranquillo anche perché non mi possono vedere, fa pagare il pedaggio all’automobilista, richiude il finestrino del casello, si gira a guardare se ci fossero macchine in arrivo. Torna a guardarmi, mi guarda, io mi sego piano, molto piano e questa cosa deve aver eccitato particolarmente Daria che, alzando una parte del vestitino a fiori, si sfila le mutandine riponendole accanto alla borsa, viene verso di me, si appoggia a uno schedario metallico “Alzami il vestito”. Mi alzo immediatamente, le vado dietro, l’accarezzo e piano piano le alzo il vestitino, le scopro il culo, duro, muscoloso e penso a tutte le volte che glielo guardavo in palestra, Daria comincia a piegarsi in avanti, si appoggia al tavolo, senza tergiversare le metto una mano tra le cosce e praticamente è fradicia, la mia mano l’ha fatta sussultare, è pronta, lo vuole, vuole il cazzo e me lo dice pure “Dammi il cazzo, dammelo”. Glielo metto dentro e comincio a scoparla piano, sento la sua voce, mi piace, mi dice cosa prova, come sente il cazzo e quando gli metto una mano davanti e comincio a giocare con il clitoride “Sei un bastardo, così mi fai impazzire, mi fai diventare una troia”. Dopo queste parole, non resisto più e inizio a scoparla più forte e piano piano comincio a insultarla, il suo “Mi fai diventare una troia” mi aveva acceso, le davo schiaffi sul culo ma sembrava non sortissero nessun effetto tanto era duro, la chiamavo puttana, le avevo raccolto i lunghi capelli in mano e la tiravo leggermente cosa che aveva tanto gradito quando a un tratto Daria “Sto per godere, dimmi che sono la tua troia, dimmi che sono la tua puttana, dimmelooooo” aumento la velocità dei colpi e Daria gode, non urlando ma con dei gemiti che mi avevano fatto eccitare tantissimo, Daria ancora un po' frastornata, mi guarda, sorride “Siediti, ti faccio felice”. Faccio come dice lei. Daria è stata di parola, l’ha preso in bocca, senza perdere tempo ed è partita in quarta, sono capitolato dopo pochissimi minuti, ha continuato a pompare anche quando gli dicevo che stavo per godere, le ho sborrato in bocca tutto il mio piacere di una notte incredibile. Stanchi e un po' frastornati ci sediamo sul tavolo, accanto. “Mi sono divertita, ti dovrebbero dare la medaglia per i soccorritori di ragazze in difficoltà” Ride. “E comunque il tuo sapore è buono ma meglio un altro pasticcino con le fragole”. E ridendo Daria, si dirige verso il vassoio, mangiamo ancora insieme. Chiacchieriamo un po', fumiamo ancora. Ormai ricomposti Daria riaccende la luce all’interno del casello, le vado vicino, le do un bacio sulla guancia, le auguro la buona notte e vado via, mentre torno alla macchina la vedo tornare seduta sullo sgabello a guardare la tv, mentre io ringrazio che quel venerdì sera a parte un automobilista non è passato nessuno a interrompere una serata straordinaria.
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