L'isola che c'è - Prima parte
di
Ryan74
genere
trio
Era il lavoro più importante che mi avessero mai affidato. L’avevo finito, il mio capo lo aveva visto, servivano solo delle piccole modifiche, una lavoro di rifinitura. A casa le cose andavano male, brutto periodo, ho una scadenza lunga per il lavoro, decido di staccare, prendere il computer, la macchina fotografica e andare via per un periodo. Voglio posti nuovi e facce nuove. La primavera è appena cominciata e io punto la costa salentina per il mio soggiorno ma avevo il presentimento che appena si fosse sparsa la voce tra i miei amici, a turno, sarebbero venuti a trovarmi. No, voglio isolarmi e quindi un’isola mi sembra l’opzione migliore, magari lontana, una di quelle appena al largo della Sicilia, abbastanza lontana per scoraggiare l’orda dei miei amici scrocconi.
Cerco soluzioni abitative, mi capita di vedere un sito web di un esclusivo b/b, una villa antica, con le stanze grandissime, con i tetti alti e dipinti, sono letteralmente stregato dall’arredamento, dalla casa e dal giardino. La villa si trovava nel borgo collinare dell’isola, piuttosto lontana dalla costa, dai bar, dai ristoranti e dai turisti. Ho deciso, fa al caso mio. Scrivo alla mail della proprietaria. Mi risponde dopo un’ora, la signora era molto contenta dei miei commenti lusinghieri sulla villa ma mi avvertiva che l’apertura del b/b era fissata a metà maggio ma io volevo la camera da metà aprile e fino a metà giugno. Raggiungiamo un’intesa, Sandra, la proprietaria della villa (che vive a Milano), mi concede a un buon prezzo, una delle due camere padronali del piano terra, con ingresso privato e mi promette che chiamerà qualcuno per pulire la stanza prima del mio arrivo, di attivare la wi-fi e un suo amico mi verrà a prendere agli arrivi degli aliscafi. Il giorno prima della partenza chiamo Sandra per la conferma. Mi rassicura su tutto. Camera pulita e Antonio, il figlio della cuoca del ristorante vicino alla villa, verrà a prendermi agli aliscafi. In tarda mattinata sono sul molo dell’isola con le mie due valigie. Non vedo nessuno quando a un tratto, un ragazzo magrissimo, timidissimo mi chiede se io fossi il nuovo inquilino della villa della signora Sandra. E’ Antonio, mi aiuta con le valigie, raggiungiamo la sua auto e lentamente ci inerpichiamo per la stretta e tortuosa stradina che porta al borgo. Nel tragitto Antonio mi da qualche dritta sulle cose da fare sull’isola, sui posti più suggestivi da visitare e di avere pazienza perché molte delle attività sono chiuse, almeno per il primo mese. Arriviamo a destinazione. La villa è molto più bella di quello che avevo immaginato ma almeno per il primo mese non potrò usufruire delle stanze comuni. Ho solo la mia meravigliosa suite e un bagno meraviglioso, praticamente una spa in miniatura. La camera, come mi aveva rassicurato Sandra, è pulitissima, profumatissima. E’ celeste, con gli affreschi in pieno stile barocco sulle pareti, i mobili antichi, è meravigliosa. Disfo i bagagli. Esco, è ora di conoscere i genitori di Antonio, i proprietari del ristorante accanto alla villa. Al mio arrivo vengo subito accolto calorosamente da Milena, la mamma di Antonio, Sandra gli aveva detto del mio arrivo. Ci accordiamo per le colazioni, i pranzi e le cene a prezzi estremamente convenienti. Milena mi presenta il marito che nel frattempo era rientrato dal porto. Giuseppe, come Antonio, magrissimo, coi tratti gentili mi dice di fermarmi a pranzo con loro, aveva avuto in dono del pesce freschissimo e voleva cucinarlo per noi. Mangiamo sulla veranda, all’aperto, il pesce era buonissimo, i coniugi erano divertenti, spesso parlavano in dialetto e non capivo tutto quello che dicevano ma io ero fin troppo contento della mia scelta che annuivo a tutto con un bel sorriso stampato. Subito dopo pranzo, saluto Giuseppe e Milena, torno in camera. Avevo esagerato con il vino bianco, non avevo voglia di mettermi al computer, mi stendo sul letto, mi addormento. Mi sveglio nel tardo pomeriggio. Esco, faccio una passeggiata per il borgo che come avevo visto su Google Map era veramente minuscolo. Poco prima di sera raggiungo l’autonoleggio gestito da Antonio. In mattinata avevamo concordato l’affitto per uno scooter ma una volta arrivato sul posto vedo un quad. Lo prendo, mi fa un prezzo stracciato per i due mesi che rimarrò sull’isola. Finite le pratiche per il noleggio, Antonio mi invita per una birra al bar lì vicino. E’ un bar piuttosto spartano ma con una zona tavolini davvero incantevole, ci accomodiamo e dopo qualche minuto arriva la sorella di Antonio. Si chiama Giovanna, carina, magra, con la faccia furba e con una voce stridula si presenta. Giovanna gestisce la tabaccheria/emporio del paesino, è sposata da un anno con Filippo che lavora sulle navi di collegamento con la Sicilia. Non è una tipa simpatica come il fratello anzi, piuttosto scorbutica e quel suo dialetto per me era del tutto incomprensibile. Finita la birra passo da Milena al ristorante, mi da il permesso di entrare in cucina, mi faccio due panini, saluto e vado via. Mangio in camera. Sono stanco, guardo un film in tv e poi crollo. Di prima mattina passo alla tavola calda di Giuseppe a fare colazione, torno alle 09.00 e rimango incollato al computer fino all’ora di pranzo. Verso le 13.30 prendo il quad e gironzolo un po' sull’isola, pranzo in riva al mare. Nel primo pomeriggio mi chiama Sandra, la proprietaria del b/b, mi chiede come è andata la mia prima giornata, gli dico che è andato tutto splendidamente, poco prima di chiudere la telefonata, Sandra mi raccomanda di passare nella piccola libreria vicino al municipio, la gestisce una sua amica, Julia. Ci vado subito e appena arrivato Julia mi sorride “Tu sei l’amico di Sandra, giusto?”. Mi fa accomodare. Julia è una bella cinquantenne, è tedesca, ha scoperto l’isola tanti anni fa, se ne è innamorata subito e ci veniva quando poteva ma dopo il divorzio e la figlia all’università, ha lasciato l’insegnamento e si è trasferita sull’isola, ha comprato una casa nel borgo e quello che doveva essere il salone del pianoterra, Julia, l’ha trasformato in una piccola libreria. Davanti a un thè, Julia mi racconta un sacco di pettegolezzi degli abitanti del borgo, che piano piano, stavo conoscendo. Dopo il thè, rimaniamo insieme ancora un po' a chiacchierare e qui la magica tedesca mi offre da fumare e mi dice molto chiaramente che fumano tutti al borgo ma evitano di farlo in pubblico. Riesco a sollevarmi dal divano di Julia, sui cui ero sprofondato, la saluto e la invito a vederci nei prossimi giorni. Torno in camera. Ceno al ristorante, Giuseppe mi prepara un piatto di antipasti incredibile, che finisce per diventare la mia cena. Dopo cena faccio quattro passi, mi dirigo a una specie di belvedere appena fuori dal borgo, dove ci sono due panchine. Mi siedo, pochi minuti dopo vengo notato da Antonio che passava di lì con lo scooter. Si ferma. Cominciamo una lunga chiacchierata, era molto interessato alla mia scelta di passare lì ben due mesi, in bassa stagione, qualcosa sul mio lavoro ma proprio quando mi stava raccontando qualcosa di lui, arriva Giovanna, la sorella, che con la sua terrificante voce stridula esclama “Lascialo perdere, è un frocio di merda!”. Rimango senza parole. Fin dal primo momento avevo capito che Giovanna era una stronza ma non avrei mai immaginato che potesse comportarsi così, umiliare così il fratello davanti a un estraneo e non contenta rincara la dose “Ci ha già provato? Vedi che è un ricchione” e ridacchia con una cattiveria incredibile. Le rispondo subito a tono “No Giovanna, Antonio mi stava dando dei suggerimenti sulle cose da fare sull’isola, sulle escursioni, sui posti più belli da fotografare e prima che venissi tu, era tutto molto bello, sei una…” Non riesco a terminare la frase che Antonio scoppia in lacrime e scappa via con il suo scooter. “Sei contenta? Ma ti diverti a umiliarlo davanti agli sconosciuti?” e qui Giovanna si fa seria “No, cerco di farlo svegliare, in paese lo prendono tutti in giro, deve reagire” le rispondo “Cioè tu per farlo reagire lo tratti così? Secondo me non è la strada giusta anzi… “. Abbastanza schifato dalle parole di Giovanna, anche io vado via. I giorni seguenti scorrono lenti, come tutto in quel paesino, il tempo ha una misura diversa, le giornate sono interminabili, il silenzio è incredibile, possono passare pure delle ore senza sentire il rumore di un’automobile. Il mio lavoro procede molto bene, le mie passeggiate pure e girare con il quad sull’isola è una delle cose più belle che mi siano capitate nella vita. La sera spesso ceno con Julia nella sua sicilianissima cucina con vista, da brividi, sul mare. Cucino io, Julia è veramente una donna fantastica ma ha litigato con i fornelli. Ho qualche problema con i fari del quad, poco prima di pranzo passo da Antonio. Portiamo il quad nel retrobottega e comincia a smontare le luci, cercando di capire il problema. Non ci vediamo da quella sera, salvo incontri al volo al ristorante dei suoi genitori e quando stavo proprio per dire qualcosa per sdrammatizzare quella sera arriva Giovanna. “Eh ma voi due siete sempre insieme, nascondete qualcosa?” e ride come una stupida. “No, tuo fratello mi sta risolvendo un problema con il quad, tu invece non smetti mai di fare la stronza, vero?”. Giovanna, si avvicina al fratello, lo abbraccia da dietro “Gioia, diglielo che io ti voglio bene e lo faccio solo per te, diglielo che a te ci tengo” Antonio farfuglia qualcosa di incomprensibile o almeno per me, perché Giovanna cambia espressione e gli dice “Eh lo vuoi ora? Davanti a lui?” Antonio risponde con un lapidario “Si!”. Non capisco ma Giovanna mi spiega. “Antonio è sempre solo, soprattutto in inverno, d’estate si da alla pazza gioia” Ride “Quindi in inverno, quando l’isola è semi deserta, io mi occupo di lui”. Giovanna non si era staccata dal fratello, lo continuava ad abbracciare da dietro ma ora le mani che gli cingevano la vita, si stanno spostando verso il basso. Io non ci potevo credere, Giovanna aveva cominciato a massaggiare il cazzo ad Antonio, passava la mano sui jeans e faceva una certa pressione sul pacco, visibilmente gonfio. Giovanna attraverso la porta aperta guarda nell’ufficio del noleggio, si stacca da Antonio e va a controllare se la porta dell’ufficio fosse chiusa. La chiude, gira la targhetta in “Chiuso”, torna e richiude delicatamente la porta dietro di se. Siamo nell’officina. Antonio nel frattempo si era seduto, mi guarda “Non te ne andare, per favore, rimani”. Giovanna, senza tanti fronzoli, va verso il fratello, si piega sulle gambe, gli slaccia le scarpe e gli sfila il jeans “Antonio, togliti le mutande”. Antonio esegue. Si mette in piedi, si sfila gli slip e mostra un cazzo di notevoli dimensioni. “Ah ma ce l’hai già duro, ti sei eccitato perché c’è lui?” Antonio con un filo di voce “Si!”. Giovanna che era rimasta piegata, comincia a leccare il cazzo durissimo mentre Antonio, completamente disinteressato alla sorella, mi parla, mi chiede se gli piace quello che sto vedendo. Abbastanza imbarazzato gli dico di si, che è una bella scena. Sono appoggiato al quad e comincio veramente a godermi la scena, certo, il fatto che i due fossero fratelli mi metteva un po' a disagio ma li vedevo contenti. Giovanna pompava bene, lo faceva bene, lo faceva divertire e Antonio non smetteva di guardarmi. Il silenzio, come sempre, viene rotto da Giovanna, mi guarda “Mettiglielo in bocca!”. Preso in contropiede non so cosa dire o fare ma Giovanna incalza “Mettiglielo in bocca, facciamolo divertire per bene”. Mi sbottono i jeans, mi avvicino ad Antonio, che si mostra subito entusiasta, comincia a leccarlo finché lo mette in bocca. Antonio guarda me. Io guardo Giovanna. Dopo qualche minuto Antonio dice alla sorella che sta per venire, si sposta da me, chiude gli occhi e gode sotto i colpi di lingua della sorella. Respira forte. Seduto sulla sedia da lavoro. Giovanna si alza, guarda il fratello, soddisfatta del suo operato quando Antonio “Succhiaglielo, dai prendiglielo in bocca, fai ancora più cornuto quella merda di tuo marito”. Giovanna con la faccia da stronza, eccitata dalle parole del fratello “Non ti alzare il jeans, lascialo così” e piano viene verso di me, che nel frattempo mi ero seduto sul quad. Si china e comincia a leccarlo. Antonio “Giovanna, ti piace?”. La sorella si ferma per un attimo “Si, mi piace!”. Con un filo di voce mi rivolgo a Giovanna “Allora visto che ti piace, perché non ti spogli?” Antonio “Si si dai, spogliati spogliati”. Con una velocità incredibile Giovanna si spoglia di tutto, rimane nuda in pochi secondi, è bella, magra, scolpita, mi alzo, la giro, glielo metto dentro, è bagnatissima, glielo spingo piano. Antonio con grandissima cattiveria “Tuo marito è un gran cornuto e tu sei una gran buttana”. Giovanna che si stava veramente divertendo “Si sono una buttana e Filippo è un bastardo cornuto”. La scopo piano, stavamo in silenzio. “Non mi sborrare dentro, hai capito? Quando devi godere me lo dici”. Sotto i consigli di Antonio, aumento il ritmo, Giovanna nonostante fosse proprio carina aveva sempre quella voce insopportabile perfino quando godeva e proprio mentre arriva il suo orgasmo aumenta i decibel della sua voce sempre più fastidiosa. Rimaniamo qualche secondo in silenzio. “Giovanna, mi è tornato duro, guardarti scopare mi è piaciuto”. “Fatti una sega allora” consiglia Giovanna con una voce divertita mentre i suoi occhi si posano sul mio cazzo, ancora duro. Giovanna scivola dallo sgabello su cui si era seduta, viene verso di me, lo prende in mano e mi sega per un po', finché si piega e comincia a succhiare. “Posso?” Antonio mi guarda e ripete “Posso aiutare Giovanna?” Gli dico di si. I fratelli sono chini su di me. Li vedo che spesso si baciano. Sono a disagio. Molto a disagio ma provo un certo piacere a vederli piegati a occuparsi di me. Qualche minuto dopo, non riesco a resistere a quelle due lingue invadenti, avide che ormai avevano esplorato tutti gli angoli, Antonio aveva infilato la testa tra le mie gambe, mi leccava le palle e il culo, ogni tanto metteva i testicoli in bocca e quella sensazione di calore mista a quelle pompate martellanti di Giovanna mi avevano portato a un’eccitazione assai complicata da tenere a bada. Crollo. Giovanna succhia fino all’ultima goccia senza mai fermarsi e Antonio mi aveva tormentato il culo durante tutto il mio piacere. E’ tornato il silenzio. Giovanna si riveste. “Vado a casa, ci vediamo dopo”, poi mi guarda “Con te ci vediamo al primo turno notturno di Filippo” Ridendo va via. “Ti sei divertito?” Antonio ancora visibilmente eccitato mi guarda impaziente della mia risposta. “Si mi sono divertito, ti confesso che all’inizio ero un po'…” Mi interrompe “Un po' come?”. “Un po' colto di sorpresa!”. Rispondo così per evitare ulteriori domande. Il faro del quad funziona. Vado giù in spiaggia. Mi fermo a un bar. Ho bisogno di bere, ho bisogno di alcol. Continuo a ripetermi che non è da me, che non sono cose a cui non avevo mai pensato, figurarsi farle. Volevo vedere facce nuove. Volevo vedere posti nuovi. Eccomi accontentato. Nuovo.
Cerco soluzioni abitative, mi capita di vedere un sito web di un esclusivo b/b, una villa antica, con le stanze grandissime, con i tetti alti e dipinti, sono letteralmente stregato dall’arredamento, dalla casa e dal giardino. La villa si trovava nel borgo collinare dell’isola, piuttosto lontana dalla costa, dai bar, dai ristoranti e dai turisti. Ho deciso, fa al caso mio. Scrivo alla mail della proprietaria. Mi risponde dopo un’ora, la signora era molto contenta dei miei commenti lusinghieri sulla villa ma mi avvertiva che l’apertura del b/b era fissata a metà maggio ma io volevo la camera da metà aprile e fino a metà giugno. Raggiungiamo un’intesa, Sandra, la proprietaria della villa (che vive a Milano), mi concede a un buon prezzo, una delle due camere padronali del piano terra, con ingresso privato e mi promette che chiamerà qualcuno per pulire la stanza prima del mio arrivo, di attivare la wi-fi e un suo amico mi verrà a prendere agli arrivi degli aliscafi. Il giorno prima della partenza chiamo Sandra per la conferma. Mi rassicura su tutto. Camera pulita e Antonio, il figlio della cuoca del ristorante vicino alla villa, verrà a prendermi agli aliscafi. In tarda mattinata sono sul molo dell’isola con le mie due valigie. Non vedo nessuno quando a un tratto, un ragazzo magrissimo, timidissimo mi chiede se io fossi il nuovo inquilino della villa della signora Sandra. E’ Antonio, mi aiuta con le valigie, raggiungiamo la sua auto e lentamente ci inerpichiamo per la stretta e tortuosa stradina che porta al borgo. Nel tragitto Antonio mi da qualche dritta sulle cose da fare sull’isola, sui posti più suggestivi da visitare e di avere pazienza perché molte delle attività sono chiuse, almeno per il primo mese. Arriviamo a destinazione. La villa è molto più bella di quello che avevo immaginato ma almeno per il primo mese non potrò usufruire delle stanze comuni. Ho solo la mia meravigliosa suite e un bagno meraviglioso, praticamente una spa in miniatura. La camera, come mi aveva rassicurato Sandra, è pulitissima, profumatissima. E’ celeste, con gli affreschi in pieno stile barocco sulle pareti, i mobili antichi, è meravigliosa. Disfo i bagagli. Esco, è ora di conoscere i genitori di Antonio, i proprietari del ristorante accanto alla villa. Al mio arrivo vengo subito accolto calorosamente da Milena, la mamma di Antonio, Sandra gli aveva detto del mio arrivo. Ci accordiamo per le colazioni, i pranzi e le cene a prezzi estremamente convenienti. Milena mi presenta il marito che nel frattempo era rientrato dal porto. Giuseppe, come Antonio, magrissimo, coi tratti gentili mi dice di fermarmi a pranzo con loro, aveva avuto in dono del pesce freschissimo e voleva cucinarlo per noi. Mangiamo sulla veranda, all’aperto, il pesce era buonissimo, i coniugi erano divertenti, spesso parlavano in dialetto e non capivo tutto quello che dicevano ma io ero fin troppo contento della mia scelta che annuivo a tutto con un bel sorriso stampato. Subito dopo pranzo, saluto Giuseppe e Milena, torno in camera. Avevo esagerato con il vino bianco, non avevo voglia di mettermi al computer, mi stendo sul letto, mi addormento. Mi sveglio nel tardo pomeriggio. Esco, faccio una passeggiata per il borgo che come avevo visto su Google Map era veramente minuscolo. Poco prima di sera raggiungo l’autonoleggio gestito da Antonio. In mattinata avevamo concordato l’affitto per uno scooter ma una volta arrivato sul posto vedo un quad. Lo prendo, mi fa un prezzo stracciato per i due mesi che rimarrò sull’isola. Finite le pratiche per il noleggio, Antonio mi invita per una birra al bar lì vicino. E’ un bar piuttosto spartano ma con una zona tavolini davvero incantevole, ci accomodiamo e dopo qualche minuto arriva la sorella di Antonio. Si chiama Giovanna, carina, magra, con la faccia furba e con una voce stridula si presenta. Giovanna gestisce la tabaccheria/emporio del paesino, è sposata da un anno con Filippo che lavora sulle navi di collegamento con la Sicilia. Non è una tipa simpatica come il fratello anzi, piuttosto scorbutica e quel suo dialetto per me era del tutto incomprensibile. Finita la birra passo da Milena al ristorante, mi da il permesso di entrare in cucina, mi faccio due panini, saluto e vado via. Mangio in camera. Sono stanco, guardo un film in tv e poi crollo. Di prima mattina passo alla tavola calda di Giuseppe a fare colazione, torno alle 09.00 e rimango incollato al computer fino all’ora di pranzo. Verso le 13.30 prendo il quad e gironzolo un po' sull’isola, pranzo in riva al mare. Nel primo pomeriggio mi chiama Sandra, la proprietaria del b/b, mi chiede come è andata la mia prima giornata, gli dico che è andato tutto splendidamente, poco prima di chiudere la telefonata, Sandra mi raccomanda di passare nella piccola libreria vicino al municipio, la gestisce una sua amica, Julia. Ci vado subito e appena arrivato Julia mi sorride “Tu sei l’amico di Sandra, giusto?”. Mi fa accomodare. Julia è una bella cinquantenne, è tedesca, ha scoperto l’isola tanti anni fa, se ne è innamorata subito e ci veniva quando poteva ma dopo il divorzio e la figlia all’università, ha lasciato l’insegnamento e si è trasferita sull’isola, ha comprato una casa nel borgo e quello che doveva essere il salone del pianoterra, Julia, l’ha trasformato in una piccola libreria. Davanti a un thè, Julia mi racconta un sacco di pettegolezzi degli abitanti del borgo, che piano piano, stavo conoscendo. Dopo il thè, rimaniamo insieme ancora un po' a chiacchierare e qui la magica tedesca mi offre da fumare e mi dice molto chiaramente che fumano tutti al borgo ma evitano di farlo in pubblico. Riesco a sollevarmi dal divano di Julia, sui cui ero sprofondato, la saluto e la invito a vederci nei prossimi giorni. Torno in camera. Ceno al ristorante, Giuseppe mi prepara un piatto di antipasti incredibile, che finisce per diventare la mia cena. Dopo cena faccio quattro passi, mi dirigo a una specie di belvedere appena fuori dal borgo, dove ci sono due panchine. Mi siedo, pochi minuti dopo vengo notato da Antonio che passava di lì con lo scooter. Si ferma. Cominciamo una lunga chiacchierata, era molto interessato alla mia scelta di passare lì ben due mesi, in bassa stagione, qualcosa sul mio lavoro ma proprio quando mi stava raccontando qualcosa di lui, arriva Giovanna, la sorella, che con la sua terrificante voce stridula esclama “Lascialo perdere, è un frocio di merda!”. Rimango senza parole. Fin dal primo momento avevo capito che Giovanna era una stronza ma non avrei mai immaginato che potesse comportarsi così, umiliare così il fratello davanti a un estraneo e non contenta rincara la dose “Ci ha già provato? Vedi che è un ricchione” e ridacchia con una cattiveria incredibile. Le rispondo subito a tono “No Giovanna, Antonio mi stava dando dei suggerimenti sulle cose da fare sull’isola, sulle escursioni, sui posti più belli da fotografare e prima che venissi tu, era tutto molto bello, sei una…” Non riesco a terminare la frase che Antonio scoppia in lacrime e scappa via con il suo scooter. “Sei contenta? Ma ti diverti a umiliarlo davanti agli sconosciuti?” e qui Giovanna si fa seria “No, cerco di farlo svegliare, in paese lo prendono tutti in giro, deve reagire” le rispondo “Cioè tu per farlo reagire lo tratti così? Secondo me non è la strada giusta anzi… “. Abbastanza schifato dalle parole di Giovanna, anche io vado via. I giorni seguenti scorrono lenti, come tutto in quel paesino, il tempo ha una misura diversa, le giornate sono interminabili, il silenzio è incredibile, possono passare pure delle ore senza sentire il rumore di un’automobile. Il mio lavoro procede molto bene, le mie passeggiate pure e girare con il quad sull’isola è una delle cose più belle che mi siano capitate nella vita. La sera spesso ceno con Julia nella sua sicilianissima cucina con vista, da brividi, sul mare. Cucino io, Julia è veramente una donna fantastica ma ha litigato con i fornelli. Ho qualche problema con i fari del quad, poco prima di pranzo passo da Antonio. Portiamo il quad nel retrobottega e comincia a smontare le luci, cercando di capire il problema. Non ci vediamo da quella sera, salvo incontri al volo al ristorante dei suoi genitori e quando stavo proprio per dire qualcosa per sdrammatizzare quella sera arriva Giovanna. “Eh ma voi due siete sempre insieme, nascondete qualcosa?” e ride come una stupida. “No, tuo fratello mi sta risolvendo un problema con il quad, tu invece non smetti mai di fare la stronza, vero?”. Giovanna, si avvicina al fratello, lo abbraccia da dietro “Gioia, diglielo che io ti voglio bene e lo faccio solo per te, diglielo che a te ci tengo” Antonio farfuglia qualcosa di incomprensibile o almeno per me, perché Giovanna cambia espressione e gli dice “Eh lo vuoi ora? Davanti a lui?” Antonio risponde con un lapidario “Si!”. Non capisco ma Giovanna mi spiega. “Antonio è sempre solo, soprattutto in inverno, d’estate si da alla pazza gioia” Ride “Quindi in inverno, quando l’isola è semi deserta, io mi occupo di lui”. Giovanna non si era staccata dal fratello, lo continuava ad abbracciare da dietro ma ora le mani che gli cingevano la vita, si stanno spostando verso il basso. Io non ci potevo credere, Giovanna aveva cominciato a massaggiare il cazzo ad Antonio, passava la mano sui jeans e faceva una certa pressione sul pacco, visibilmente gonfio. Giovanna attraverso la porta aperta guarda nell’ufficio del noleggio, si stacca da Antonio e va a controllare se la porta dell’ufficio fosse chiusa. La chiude, gira la targhetta in “Chiuso”, torna e richiude delicatamente la porta dietro di se. Siamo nell’officina. Antonio nel frattempo si era seduto, mi guarda “Non te ne andare, per favore, rimani”. Giovanna, senza tanti fronzoli, va verso il fratello, si piega sulle gambe, gli slaccia le scarpe e gli sfila il jeans “Antonio, togliti le mutande”. Antonio esegue. Si mette in piedi, si sfila gli slip e mostra un cazzo di notevoli dimensioni. “Ah ma ce l’hai già duro, ti sei eccitato perché c’è lui?” Antonio con un filo di voce “Si!”. Giovanna che era rimasta piegata, comincia a leccare il cazzo durissimo mentre Antonio, completamente disinteressato alla sorella, mi parla, mi chiede se gli piace quello che sto vedendo. Abbastanza imbarazzato gli dico di si, che è una bella scena. Sono appoggiato al quad e comincio veramente a godermi la scena, certo, il fatto che i due fossero fratelli mi metteva un po' a disagio ma li vedevo contenti. Giovanna pompava bene, lo faceva bene, lo faceva divertire e Antonio non smetteva di guardarmi. Il silenzio, come sempre, viene rotto da Giovanna, mi guarda “Mettiglielo in bocca!”. Preso in contropiede non so cosa dire o fare ma Giovanna incalza “Mettiglielo in bocca, facciamolo divertire per bene”. Mi sbottono i jeans, mi avvicino ad Antonio, che si mostra subito entusiasta, comincia a leccarlo finché lo mette in bocca. Antonio guarda me. Io guardo Giovanna. Dopo qualche minuto Antonio dice alla sorella che sta per venire, si sposta da me, chiude gli occhi e gode sotto i colpi di lingua della sorella. Respira forte. Seduto sulla sedia da lavoro. Giovanna si alza, guarda il fratello, soddisfatta del suo operato quando Antonio “Succhiaglielo, dai prendiglielo in bocca, fai ancora più cornuto quella merda di tuo marito”. Giovanna con la faccia da stronza, eccitata dalle parole del fratello “Non ti alzare il jeans, lascialo così” e piano viene verso di me, che nel frattempo mi ero seduto sul quad. Si china e comincia a leccarlo. Antonio “Giovanna, ti piace?”. La sorella si ferma per un attimo “Si, mi piace!”. Con un filo di voce mi rivolgo a Giovanna “Allora visto che ti piace, perché non ti spogli?” Antonio “Si si dai, spogliati spogliati”. Con una velocità incredibile Giovanna si spoglia di tutto, rimane nuda in pochi secondi, è bella, magra, scolpita, mi alzo, la giro, glielo metto dentro, è bagnatissima, glielo spingo piano. Antonio con grandissima cattiveria “Tuo marito è un gran cornuto e tu sei una gran buttana”. Giovanna che si stava veramente divertendo “Si sono una buttana e Filippo è un bastardo cornuto”. La scopo piano, stavamo in silenzio. “Non mi sborrare dentro, hai capito? Quando devi godere me lo dici”. Sotto i consigli di Antonio, aumento il ritmo, Giovanna nonostante fosse proprio carina aveva sempre quella voce insopportabile perfino quando godeva e proprio mentre arriva il suo orgasmo aumenta i decibel della sua voce sempre più fastidiosa. Rimaniamo qualche secondo in silenzio. “Giovanna, mi è tornato duro, guardarti scopare mi è piaciuto”. “Fatti una sega allora” consiglia Giovanna con una voce divertita mentre i suoi occhi si posano sul mio cazzo, ancora duro. Giovanna scivola dallo sgabello su cui si era seduta, viene verso di me, lo prende in mano e mi sega per un po', finché si piega e comincia a succhiare. “Posso?” Antonio mi guarda e ripete “Posso aiutare Giovanna?” Gli dico di si. I fratelli sono chini su di me. Li vedo che spesso si baciano. Sono a disagio. Molto a disagio ma provo un certo piacere a vederli piegati a occuparsi di me. Qualche minuto dopo, non riesco a resistere a quelle due lingue invadenti, avide che ormai avevano esplorato tutti gli angoli, Antonio aveva infilato la testa tra le mie gambe, mi leccava le palle e il culo, ogni tanto metteva i testicoli in bocca e quella sensazione di calore mista a quelle pompate martellanti di Giovanna mi avevano portato a un’eccitazione assai complicata da tenere a bada. Crollo. Giovanna succhia fino all’ultima goccia senza mai fermarsi e Antonio mi aveva tormentato il culo durante tutto il mio piacere. E’ tornato il silenzio. Giovanna si riveste. “Vado a casa, ci vediamo dopo”, poi mi guarda “Con te ci vediamo al primo turno notturno di Filippo” Ridendo va via. “Ti sei divertito?” Antonio ancora visibilmente eccitato mi guarda impaziente della mia risposta. “Si mi sono divertito, ti confesso che all’inizio ero un po'…” Mi interrompe “Un po' come?”. “Un po' colto di sorpresa!”. Rispondo così per evitare ulteriori domande. Il faro del quad funziona. Vado giù in spiaggia. Mi fermo a un bar. Ho bisogno di bere, ho bisogno di alcol. Continuo a ripetermi che non è da me, che non sono cose a cui non avevo mai pensato, figurarsi farle. Volevo vedere facce nuove. Volevo vedere posti nuovi. Eccomi accontentato. Nuovo.
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