Chat - Scegli nickname: Ryan 74
di
Ryan74
genere
etero
La pagina web si carica lenta…
- Scegli nickname
Sono davanti al pc, è il primo lockdown, sono blindato a casa. Ho l’ansia. Ho finito l’erba, gli alcolici e pure gli ansiolitici. Fumo una sigaretta. Guardo lo schermo e non riesco nemmeno a capire il perché di quella scritta “Scegli nickname” ah si, preso da una noia mortale avevo deciso di provare a entrare in una di quelle chat dove si chiacchiera in base a vari argomenti. Avevo scelto il canale “viaggi”, mi sembrava una scelta corretta, quattro chiacchiere e sognare di ripartire ora che, al massimo, potevo andare in farmacia e al supermercato.
La pagina era bianca e sempre quella scritta “Scegli nickname” e adesso che nome gli metto? Avrò perso almeno 10 minuti a pensarci, alla fine ho ripiegato su “Ryan 74”, Ryan come il protagonista del film “Tra le nuvole” interpretato da George Clooney e ci avevo messo il mio anno di nascita accanto, mi sembrava “comodo” far capire immediatamente la mia età a chi cercava di parlare o meglio chattare con me. Digito Ryan 74, clicco su enter e sul lato sinistro dello schermo mi appaiono le persone in quel momento online. Hanno tutti dei nomi più carini del mio ma ormai mi sembrava una stronzata perdere ancora altro tempo per trovare un nickname più interessante. Sulla chat generale alcune persone chattavano sul Belgio, seguo con molto interesse la discussione finché qualcuno comincia a fare una domanda specifica.
“Qualcuno mi da un consiglio su Bruges?”
Conosco molto bene il Belgio e soprattutto Bruges, prendo la palla al balzo.
“Non dire mai Bruges a Bruges”.
E subito si scatenano domane curiose sulla mia affermazione.
“Loro la chiamano in fiammingo, Brugge e credetemi, si incazzano se la pronunci in francese”.
Continuano le risate e le domande sui posti da visitare, consigli su dove pernottare, dove mangiare insomma le solite cose e io rispondo puntualmente a tutte le domande che mi vengono fatte, sono tutti cortesi e mi fa davvero piacere condividere con loro le mie super positive esperienze belghe.
Qualche minuto dopo, vedo accendersi una luce verde, è una chat privata, una delle persone con cui stavo dialogando mi aveva scritto in privato. Era Lucilla o almeno così c’era scritto, si scusava di disturbarmi ma che aveva tantissime curiosità su Bruges e se poteva scrivermi privatamente per non ingolfare la chat comune con i suoi messaggi. Le rispondo che mi faceva piacere darle qualche dritta. Chiacchieriamo per circa un’ora, Lucilla prendeva appunti su qualsiasi cosa le dicessi, mi aveva fatto domande estremamente garbate e precise, si vedeva che era una grande appassionata di viaggi ma soprattutto che era una tipa molto organizzata e finito il discorso del Belgio le chiedo qualcosa sui suoi ultimi viaggi. Lucilla mi racconta l’ultimo viaggio terminato poco prima del lockdown, in Madagascar, insieme a una spedizione umanitaria che si batteva per la riforestazione dell’isola. Scrive molto bene, non si perde in chiacchiere ma descrive benissimo la fatica nell’organizzazione del viaggio, degli spostamenti sull’isola ma delle bellissime sensazioni e fotografie che si era portata dietro. Chiacchieriamo anche di noi rimanendo sempre in incognito finché Lucilla mi chiede “E tu come la paghi la connessione?” le rispondo immediatamente “Mi occupo di comunicazione, e tu?” Lucilla “Lavoro per una compagnia aerea”. Qualche altra battuta, ci salutiamo e ci diamo appuntamento per la sera successiva intorno alle 22.00.
Mi sveglio tardissimo, non ho la sveglia, non nemmeno voglia di fare una doccia, me ne sto in pigiama davanti alla finestra con una tazza di caffè americano a guardare la pioggia, fumo, guardo le strade deserte. Sono diventato un essere mitologico, metà uomo e metà divano, sono spalmato perennemente sul divano, continuo a consultare il catalogo di Netflix senza trovare nulla di interessante e alla fine mi piego ai crime sui cartelli della droga sudamericani e statunitensi, così facendo avrei avuto qualcosa da guardare per almeno 2 mesi. Non ho voglia di cucinare, mi preparo un paio di toast, li mangio sul divano, mi porto dietro una bottiglia di coca cola. Poco prima delle 22.00 mi metto al pc, seppur virtuale avevo un appuntamento con Lucilla. Mi collego alla chat, digito “Ryan74” e vedo che Lucilla è già online e nella chat comune mi accorgo che sta litigando con Rocky_123, non capisco subito i motivi della diatriba ma cominciano a volare insulti, finché Lucilla chiude la chat e scompare dalla lista online. Nemmeno un minuto dopo mi arriva una chat segreta “Penelope B”. “Ciao sono Lucilla, non volevo più rimanere a discutere con quell’idiota. In poche parole Lucilla mi spiega la lite con Rocky, stavano discutendo su un itinerario di viaggio negli States quando Rocky ha sconsigliato di frequentare certe zone, per la grande presenza di “negri” e da lì sono partite la parolacce. Finito il racconto Lucilla mi fa la domanda che temevo più di tutte “Che hai fatto oggi?”. In fondo Lucilla era una presenza virtuale, non dovevo scusarmi o mentire, non dovevo inventarmi qualcosa di figo per fare colpo o far credere che la mia vita fosse fantastica, le dico la pura verità e invece di compatirmi le strappo qualche risata. Anche Lucilla non se la passava bene, anche lei parecchio depressa, la sua compagnia aerea aveva ridotto drasticamente gli spostamenti e lei era rimasta a casa. Dopo circa 2 ore di chiacchiere eravamo in grande confidenza, io le avevo addirittura confessato la scelta cinematografica pomeridiana riguardo la visione dei crime sulla droga e lei mi aveva detto che non aveva mai visto un Harry Potter e che ne stava guardando uno a sera. Lucilla era single, non si era mai sposata, aveva avuto una lunga storia importante fino a due anni prima con un collega e dopo solo incontri occasionali. Io le avevo raccontato in breve la mia vita sentimentale con un laconico “Non ho una vita sentimentale” e lei pensava che fosse una battuta divertentissima e continuava a ridere. Ci scambiamo le mail, naturalmente quelle fake, così possiamo sentirci liberamente senza la chat, ci salutiamo. Il mattino dopo un evento straordinario, non piove e quindi decido di andare al supermercato, in effetti vado a comprare poche cose, in casa ho viveri per sopravvivere a una guerra nucleare di 4 anni ma nessuna bottiglia di alcol. Sono in fila, al supermercato, perfettamente allineato e distanziato rispetto al signore che mi precede. In un’ora sbrigo la faccenda alcolica. Sono di nuovo a casa mentre orgogliosamente ripongo i miei acquisti tra il frigo e la credenza. Ok, ho l’alcol. E’ una notizia positiva e mentre cazzeggio sul web guardando foto di cuccioli di pitbull mi arriva una mail di Lucilla. “Alohomora”. Ci metto un po' a capire cosa voglia dire, si guardavo i cuccioli di pitbull ma con il terzo gin tonic del pomeriggio, le rispondo che i film di Harry Potter ormai le avevano cambiato la vita e che per un viaggio a Hogwarts avrebbe rinunciato anche al suo prossimo viaggio, in Patagonia. Riesco a strapparle un’altra risata. Ci scriviamo per un po' finché “Ceniamo insieme stasera?” Lucilla mi invitava a una cena davanti al pc, in videochat. Le rispondo che sarebbe una cosa carina anche perché sarebbe la prima volta. Ci diamo appuntamento alle 20.30. Mi do una ripulita, taglio la barba, mi pettino o almeno faccio finta di sistemare i capelli, creo uno spazio pulito in cucina, si uno spazio che non sembri un territorio di guerra come il resto dell’appartamento. Doccia. Mi preparo la pasta. Sono le 20.30. E’ l’ora di Skype. Pochi secondi ed eccola lì. Carinissima, sorridente, un po' imbarazzata, con i capelli ricci mi mostra il piatto. Anche lei aveva preparato la pasta. L’imbarazzo passa presto, Lucilla è molto divertente, mi racconta la sua giornata anche perché io gli avevo raccontato la mia in 10 secondi e dovevamo trovare qualcosa di cui parlare. Finita la pasta “Io mi chiamo Lucilla davvero, è il mio vero nome” e da lì passiamo a parlare veramente di noi, le dico il mio nome reale, il mio vero lavoro e tutto quello che normalmente si dice al primo appuntamento evitando accuratamente il segno zodiacale. Lucilla è una co-pilota di aerei di linea nazionali e internazionali, ha una casa ma la usa molto di rado salvo in questa situazione perché la sua vita si spende tra aeroporti e hotel vicino agli aeroporti, quando è libera, viaggia. Rimaniamo a chiacchierare fino alle 23, poco prima dei saluti ci scambiamo il numero di telefono. E’ stata una serata estremamente divertente ma c’era Pablo Escobar ad aspettarmi con la prima serie di Narcos. All’inizio della sesta puntata mi arriva un messaggio. “Ho finito il terzo Harry Potter, tu a che punto sei?” le rispondo “Pablo ha ordinato di uccidere un sacco di poliziotti e di cercare una ragazza!” continuiamo a messaggiare ridendo delle nostre battute cinematografiche quando Lucilla “Dove la guardi la tv? Sul divano o a letto?” Le rispondo “Divano, tu?” Lucilla invece di rispondermi, mi manda una foto delle sue sgambe. E’ sdraiata sul divano. “Esattamente come te, solo che tu hai le gambe con meno peli di me”. Lucilla mi chiama. Prima di riuscire a parlare ci mette qualche secondo, poi prende un respiro, la smette di ridere e cominciamo a chiacchierare. Sono le 02.00 e parlavamo come se fosse un orario normalissimo, non c’erano sveglie, non c’era nulla di definito, vivevamo quest’atmosfera surreale fatta si improvvisazioni per evadere dalla noia che aleggiava su di noi. Lucilla durante la conversazione “Fammi vedere le tue gambe, vediamo se racconti balle”. Faccio una fotografia e gliela invio. Lucilla “Eh ma io ho osato di più!” Le rispondo “In che senso? Che tu hai messo più cm di pelle scoperta rispetto a me?” Lucilla ride come una matta, chiacchieriamo qualche altro minuto e poi ci salutiamo. Il giorno seguente sono invitato a pranzo dalla signora Adele del primo piano, cucina da dio. Passo con lei e la sua famiglia tutto il pomeriggio, ci facciamo compagnia. Poco prima delle 18.00 torno a casa. Gin tonic, sigaretta e Pablo Escobar in tv… manca solo Lucilla. Le scrivo. “Che fai?” Lucilla dopo qualche minuto mi manda una fotografia. Si vedeva una lavatrice e una pila di vestiti ben ripiegati. “Ah ma sei proprio una brava massaia, se non hai altro da fare puoi passare a darmi una mano a casa mia”. Lucilla “Se venissi a casa tua non sarebbe per fare la domestica” e uno smile ammiccante. Mi sa che ieri ho sottovalutato quella battuta sui cm di pelle scoperta, Lucilla fa la stronzetta. “Intanto vieni, mi aiuti con il bucato poi magari possiamo pure cenare insieme”. Lucilla è più diretta di me o forse è solo più pragmatica di me, più concreta, si vuol divertire e non vuole girarci intorno. Mi manda una foto. Non si vede il viso. E’ sdraiata sul divano. Nuda. E’ magra, scolpita, sicuramente si allena in palestra e ha le gambe lunghissime che avevo già intravisto ieri. Gli porgo i miei complimenti. “Vieni su Skype”. Apro il pc, mi collego. Lucilla mi appare con il suo bel sorriso, indossa una camicia blu, che pochi secondi dopo apre completamente. “Io ho ancora una volta osato più di te!” Ride. Ha quel sorriso meraviglioso stampato. “Senti, prendi un aereo, a te lo danno e vieni a casa mia, c’è l’aeroporto vicino casa mia”. Ridiamo insieme. Lucilla si sposta un po' indietro, ha sicuramente appoggiato il laptop su un tavolo davanti al divano, è completamente nuda e non sorride più. Gli è venuta su una faccia da porca pazzesca. Apre le gambe e si massaggia l’interno delle cosce e mi guarda. “Fammelo vedere, spogliati”. Eseguo gli ordini. Faccio come Lucilla, metto il computer sul tavolino davanti al divano, mi sfilo i jeans, tolgo anche i boxer e lo metto in bella mostra per Lucilla. Lei lo guarda attentamente e continua a toccarsi, spalanca completamente le cosce e comincia a massaggiarsi sempre più intensamente. Faccio la stessa cosa, solo un po' più lentamente, mi sego guardando Lucilla che comincia a contorcersi dal piacere. E’ bella e mi piace un sacco come mi guarda. “Vorrei che fossi qui, vorrei che mi prendessi, con forza e invece mi devo accontentare” nemmeno il tempo di finire di parlare che dal divano, fuori l’inquadratura della cam, prende un dildo, un pisellone rosa con la ventosa alla base, comincia a strofinarlo sulle labbra senza mai metterlo dentro. “Mettilo dentro, voglio guardarti mentre lo prendi”. Lucilla “Ah si ti piacerebbe guardarmi prenderlo? E se tu fossi qui come mi prenderesti?” Le rispondo “Se io fossi li, ti direi di piegarti e ti monterei forte, lo so che lo vuoi” Lucilla senza dire niente si alza, sposta il pc che adesso non inquadra più il divano ma una porta, poco più destra, Lucilla è in piedi e attacca il pisellone rosa alla porta, con la ventosa, sceglie con cura la posizione dell’attacco, si mette davanti, si piega e lo prende dentro, la faccia che fa è da gran troia ma niente a che vedere con quello che succede dopo un minuto, Lucilla con la mano sinistra afferra la maniglia della porta, in poche parole si sbatte il pisellone dentro muovendo la porta. Io ho il cazzo così duro che sta per scoppiarmi, devo rallentare per non godere all’istante. Mi godo lo spettacolo. Il gioco è così coinvolgente che mi lascio scappare qualche insulto che Lucilla accoglie con piacere, anzi rincara la dose “Dimmelo ancora, dimmi tutto quello che vuoi”. Lucilla è ancora li, con la sua mano sinistra cura la forza con cui spinge il dildo dentro, a volte rallenta a volte accelera a un tratto si stacca, torna sul divano, si siede. “Voglio godere, fammi godere, dimmi di tutto ma dimmi che sono tua”. Siamo al massimo dell’eccitazione. Godiamo. E’ stata una cosa incredibile per due persone che possono solo guardarsi e parlarsi, mi è mancato il contatto ma mi sento appagato e quando rivedo il sorriso di Lucilla diventa tutto perfetto. Il mese di marzo è passato velocemente, io e Lucilla ci siamo sentiti tutti i giorni e ci siamo divertiti tantissime volte. A maggio ha ripreso a lavorare e quando il suo aereo ha fatto rotta verso casa mia, mi ha avvertito e ha preso un weekend libero. Lo abbiamo passato insieme a casa mia. Non siamo mai usciti. Abbiamo fatto l’amore di continuo. Lucilla è perfino riuscita ad andare in Patagonia con la sua associazione ambientalista. La sua vita è in aereo, negli aeroporti, negli hotel vicino agli aeroporti, raramente a casa e in viaggio con me. Io sono tornato a una vita quasi normale, ho da bere, ho da fumare e quando Lucilla è libera, voliamo insieme.
- Scegli nickname
Sono davanti al pc, è il primo lockdown, sono blindato a casa. Ho l’ansia. Ho finito l’erba, gli alcolici e pure gli ansiolitici. Fumo una sigaretta. Guardo lo schermo e non riesco nemmeno a capire il perché di quella scritta “Scegli nickname” ah si, preso da una noia mortale avevo deciso di provare a entrare in una di quelle chat dove si chiacchiera in base a vari argomenti. Avevo scelto il canale “viaggi”, mi sembrava una scelta corretta, quattro chiacchiere e sognare di ripartire ora che, al massimo, potevo andare in farmacia e al supermercato.
La pagina era bianca e sempre quella scritta “Scegli nickname” e adesso che nome gli metto? Avrò perso almeno 10 minuti a pensarci, alla fine ho ripiegato su “Ryan 74”, Ryan come il protagonista del film “Tra le nuvole” interpretato da George Clooney e ci avevo messo il mio anno di nascita accanto, mi sembrava “comodo” far capire immediatamente la mia età a chi cercava di parlare o meglio chattare con me. Digito Ryan 74, clicco su enter e sul lato sinistro dello schermo mi appaiono le persone in quel momento online. Hanno tutti dei nomi più carini del mio ma ormai mi sembrava una stronzata perdere ancora altro tempo per trovare un nickname più interessante. Sulla chat generale alcune persone chattavano sul Belgio, seguo con molto interesse la discussione finché qualcuno comincia a fare una domanda specifica.
“Qualcuno mi da un consiglio su Bruges?”
Conosco molto bene il Belgio e soprattutto Bruges, prendo la palla al balzo.
“Non dire mai Bruges a Bruges”.
E subito si scatenano domane curiose sulla mia affermazione.
“Loro la chiamano in fiammingo, Brugge e credetemi, si incazzano se la pronunci in francese”.
Continuano le risate e le domande sui posti da visitare, consigli su dove pernottare, dove mangiare insomma le solite cose e io rispondo puntualmente a tutte le domande che mi vengono fatte, sono tutti cortesi e mi fa davvero piacere condividere con loro le mie super positive esperienze belghe.
Qualche minuto dopo, vedo accendersi una luce verde, è una chat privata, una delle persone con cui stavo dialogando mi aveva scritto in privato. Era Lucilla o almeno così c’era scritto, si scusava di disturbarmi ma che aveva tantissime curiosità su Bruges e se poteva scrivermi privatamente per non ingolfare la chat comune con i suoi messaggi. Le rispondo che mi faceva piacere darle qualche dritta. Chiacchieriamo per circa un’ora, Lucilla prendeva appunti su qualsiasi cosa le dicessi, mi aveva fatto domande estremamente garbate e precise, si vedeva che era una grande appassionata di viaggi ma soprattutto che era una tipa molto organizzata e finito il discorso del Belgio le chiedo qualcosa sui suoi ultimi viaggi. Lucilla mi racconta l’ultimo viaggio terminato poco prima del lockdown, in Madagascar, insieme a una spedizione umanitaria che si batteva per la riforestazione dell’isola. Scrive molto bene, non si perde in chiacchiere ma descrive benissimo la fatica nell’organizzazione del viaggio, degli spostamenti sull’isola ma delle bellissime sensazioni e fotografie che si era portata dietro. Chiacchieriamo anche di noi rimanendo sempre in incognito finché Lucilla mi chiede “E tu come la paghi la connessione?” le rispondo immediatamente “Mi occupo di comunicazione, e tu?” Lucilla “Lavoro per una compagnia aerea”. Qualche altra battuta, ci salutiamo e ci diamo appuntamento per la sera successiva intorno alle 22.00.
Mi sveglio tardissimo, non ho la sveglia, non nemmeno voglia di fare una doccia, me ne sto in pigiama davanti alla finestra con una tazza di caffè americano a guardare la pioggia, fumo, guardo le strade deserte. Sono diventato un essere mitologico, metà uomo e metà divano, sono spalmato perennemente sul divano, continuo a consultare il catalogo di Netflix senza trovare nulla di interessante e alla fine mi piego ai crime sui cartelli della droga sudamericani e statunitensi, così facendo avrei avuto qualcosa da guardare per almeno 2 mesi. Non ho voglia di cucinare, mi preparo un paio di toast, li mangio sul divano, mi porto dietro una bottiglia di coca cola. Poco prima delle 22.00 mi metto al pc, seppur virtuale avevo un appuntamento con Lucilla. Mi collego alla chat, digito “Ryan74” e vedo che Lucilla è già online e nella chat comune mi accorgo che sta litigando con Rocky_123, non capisco subito i motivi della diatriba ma cominciano a volare insulti, finché Lucilla chiude la chat e scompare dalla lista online. Nemmeno un minuto dopo mi arriva una chat segreta “Penelope B”. “Ciao sono Lucilla, non volevo più rimanere a discutere con quell’idiota. In poche parole Lucilla mi spiega la lite con Rocky, stavano discutendo su un itinerario di viaggio negli States quando Rocky ha sconsigliato di frequentare certe zone, per la grande presenza di “negri” e da lì sono partite la parolacce. Finito il racconto Lucilla mi fa la domanda che temevo più di tutte “Che hai fatto oggi?”. In fondo Lucilla era una presenza virtuale, non dovevo scusarmi o mentire, non dovevo inventarmi qualcosa di figo per fare colpo o far credere che la mia vita fosse fantastica, le dico la pura verità e invece di compatirmi le strappo qualche risata. Anche Lucilla non se la passava bene, anche lei parecchio depressa, la sua compagnia aerea aveva ridotto drasticamente gli spostamenti e lei era rimasta a casa. Dopo circa 2 ore di chiacchiere eravamo in grande confidenza, io le avevo addirittura confessato la scelta cinematografica pomeridiana riguardo la visione dei crime sulla droga e lei mi aveva detto che non aveva mai visto un Harry Potter e che ne stava guardando uno a sera. Lucilla era single, non si era mai sposata, aveva avuto una lunga storia importante fino a due anni prima con un collega e dopo solo incontri occasionali. Io le avevo raccontato in breve la mia vita sentimentale con un laconico “Non ho una vita sentimentale” e lei pensava che fosse una battuta divertentissima e continuava a ridere. Ci scambiamo le mail, naturalmente quelle fake, così possiamo sentirci liberamente senza la chat, ci salutiamo. Il mattino dopo un evento straordinario, non piove e quindi decido di andare al supermercato, in effetti vado a comprare poche cose, in casa ho viveri per sopravvivere a una guerra nucleare di 4 anni ma nessuna bottiglia di alcol. Sono in fila, al supermercato, perfettamente allineato e distanziato rispetto al signore che mi precede. In un’ora sbrigo la faccenda alcolica. Sono di nuovo a casa mentre orgogliosamente ripongo i miei acquisti tra il frigo e la credenza. Ok, ho l’alcol. E’ una notizia positiva e mentre cazzeggio sul web guardando foto di cuccioli di pitbull mi arriva una mail di Lucilla. “Alohomora”. Ci metto un po' a capire cosa voglia dire, si guardavo i cuccioli di pitbull ma con il terzo gin tonic del pomeriggio, le rispondo che i film di Harry Potter ormai le avevano cambiato la vita e che per un viaggio a Hogwarts avrebbe rinunciato anche al suo prossimo viaggio, in Patagonia. Riesco a strapparle un’altra risata. Ci scriviamo per un po' finché “Ceniamo insieme stasera?” Lucilla mi invitava a una cena davanti al pc, in videochat. Le rispondo che sarebbe una cosa carina anche perché sarebbe la prima volta. Ci diamo appuntamento alle 20.30. Mi do una ripulita, taglio la barba, mi pettino o almeno faccio finta di sistemare i capelli, creo uno spazio pulito in cucina, si uno spazio che non sembri un territorio di guerra come il resto dell’appartamento. Doccia. Mi preparo la pasta. Sono le 20.30. E’ l’ora di Skype. Pochi secondi ed eccola lì. Carinissima, sorridente, un po' imbarazzata, con i capelli ricci mi mostra il piatto. Anche lei aveva preparato la pasta. L’imbarazzo passa presto, Lucilla è molto divertente, mi racconta la sua giornata anche perché io gli avevo raccontato la mia in 10 secondi e dovevamo trovare qualcosa di cui parlare. Finita la pasta “Io mi chiamo Lucilla davvero, è il mio vero nome” e da lì passiamo a parlare veramente di noi, le dico il mio nome reale, il mio vero lavoro e tutto quello che normalmente si dice al primo appuntamento evitando accuratamente il segno zodiacale. Lucilla è una co-pilota di aerei di linea nazionali e internazionali, ha una casa ma la usa molto di rado salvo in questa situazione perché la sua vita si spende tra aeroporti e hotel vicino agli aeroporti, quando è libera, viaggia. Rimaniamo a chiacchierare fino alle 23, poco prima dei saluti ci scambiamo il numero di telefono. E’ stata una serata estremamente divertente ma c’era Pablo Escobar ad aspettarmi con la prima serie di Narcos. All’inizio della sesta puntata mi arriva un messaggio. “Ho finito il terzo Harry Potter, tu a che punto sei?” le rispondo “Pablo ha ordinato di uccidere un sacco di poliziotti e di cercare una ragazza!” continuiamo a messaggiare ridendo delle nostre battute cinematografiche quando Lucilla “Dove la guardi la tv? Sul divano o a letto?” Le rispondo “Divano, tu?” Lucilla invece di rispondermi, mi manda una foto delle sue sgambe. E’ sdraiata sul divano. “Esattamente come te, solo che tu hai le gambe con meno peli di me”. Lucilla mi chiama. Prima di riuscire a parlare ci mette qualche secondo, poi prende un respiro, la smette di ridere e cominciamo a chiacchierare. Sono le 02.00 e parlavamo come se fosse un orario normalissimo, non c’erano sveglie, non c’era nulla di definito, vivevamo quest’atmosfera surreale fatta si improvvisazioni per evadere dalla noia che aleggiava su di noi. Lucilla durante la conversazione “Fammi vedere le tue gambe, vediamo se racconti balle”. Faccio una fotografia e gliela invio. Lucilla “Eh ma io ho osato di più!” Le rispondo “In che senso? Che tu hai messo più cm di pelle scoperta rispetto a me?” Lucilla ride come una matta, chiacchieriamo qualche altro minuto e poi ci salutiamo. Il giorno seguente sono invitato a pranzo dalla signora Adele del primo piano, cucina da dio. Passo con lei e la sua famiglia tutto il pomeriggio, ci facciamo compagnia. Poco prima delle 18.00 torno a casa. Gin tonic, sigaretta e Pablo Escobar in tv… manca solo Lucilla. Le scrivo. “Che fai?” Lucilla dopo qualche minuto mi manda una fotografia. Si vedeva una lavatrice e una pila di vestiti ben ripiegati. “Ah ma sei proprio una brava massaia, se non hai altro da fare puoi passare a darmi una mano a casa mia”. Lucilla “Se venissi a casa tua non sarebbe per fare la domestica” e uno smile ammiccante. Mi sa che ieri ho sottovalutato quella battuta sui cm di pelle scoperta, Lucilla fa la stronzetta. “Intanto vieni, mi aiuti con il bucato poi magari possiamo pure cenare insieme”. Lucilla è più diretta di me o forse è solo più pragmatica di me, più concreta, si vuol divertire e non vuole girarci intorno. Mi manda una foto. Non si vede il viso. E’ sdraiata sul divano. Nuda. E’ magra, scolpita, sicuramente si allena in palestra e ha le gambe lunghissime che avevo già intravisto ieri. Gli porgo i miei complimenti. “Vieni su Skype”. Apro il pc, mi collego. Lucilla mi appare con il suo bel sorriso, indossa una camicia blu, che pochi secondi dopo apre completamente. “Io ho ancora una volta osato più di te!” Ride. Ha quel sorriso meraviglioso stampato. “Senti, prendi un aereo, a te lo danno e vieni a casa mia, c’è l’aeroporto vicino casa mia”. Ridiamo insieme. Lucilla si sposta un po' indietro, ha sicuramente appoggiato il laptop su un tavolo davanti al divano, è completamente nuda e non sorride più. Gli è venuta su una faccia da porca pazzesca. Apre le gambe e si massaggia l’interno delle cosce e mi guarda. “Fammelo vedere, spogliati”. Eseguo gli ordini. Faccio come Lucilla, metto il computer sul tavolino davanti al divano, mi sfilo i jeans, tolgo anche i boxer e lo metto in bella mostra per Lucilla. Lei lo guarda attentamente e continua a toccarsi, spalanca completamente le cosce e comincia a massaggiarsi sempre più intensamente. Faccio la stessa cosa, solo un po' più lentamente, mi sego guardando Lucilla che comincia a contorcersi dal piacere. E’ bella e mi piace un sacco come mi guarda. “Vorrei che fossi qui, vorrei che mi prendessi, con forza e invece mi devo accontentare” nemmeno il tempo di finire di parlare che dal divano, fuori l’inquadratura della cam, prende un dildo, un pisellone rosa con la ventosa alla base, comincia a strofinarlo sulle labbra senza mai metterlo dentro. “Mettilo dentro, voglio guardarti mentre lo prendi”. Lucilla “Ah si ti piacerebbe guardarmi prenderlo? E se tu fossi qui come mi prenderesti?” Le rispondo “Se io fossi li, ti direi di piegarti e ti monterei forte, lo so che lo vuoi” Lucilla senza dire niente si alza, sposta il pc che adesso non inquadra più il divano ma una porta, poco più destra, Lucilla è in piedi e attacca il pisellone rosa alla porta, con la ventosa, sceglie con cura la posizione dell’attacco, si mette davanti, si piega e lo prende dentro, la faccia che fa è da gran troia ma niente a che vedere con quello che succede dopo un minuto, Lucilla con la mano sinistra afferra la maniglia della porta, in poche parole si sbatte il pisellone dentro muovendo la porta. Io ho il cazzo così duro che sta per scoppiarmi, devo rallentare per non godere all’istante. Mi godo lo spettacolo. Il gioco è così coinvolgente che mi lascio scappare qualche insulto che Lucilla accoglie con piacere, anzi rincara la dose “Dimmelo ancora, dimmi tutto quello che vuoi”. Lucilla è ancora li, con la sua mano sinistra cura la forza con cui spinge il dildo dentro, a volte rallenta a volte accelera a un tratto si stacca, torna sul divano, si siede. “Voglio godere, fammi godere, dimmi di tutto ma dimmi che sono tua”. Siamo al massimo dell’eccitazione. Godiamo. E’ stata una cosa incredibile per due persone che possono solo guardarsi e parlarsi, mi è mancato il contatto ma mi sento appagato e quando rivedo il sorriso di Lucilla diventa tutto perfetto. Il mese di marzo è passato velocemente, io e Lucilla ci siamo sentiti tutti i giorni e ci siamo divertiti tantissime volte. A maggio ha ripreso a lavorare e quando il suo aereo ha fatto rotta verso casa mia, mi ha avvertito e ha preso un weekend libero. Lo abbiamo passato insieme a casa mia. Non siamo mai usciti. Abbiamo fatto l’amore di continuo. Lucilla è perfino riuscita ad andare in Patagonia con la sua associazione ambientalista. La sua vita è in aereo, negli aeroporti, negli hotel vicino agli aeroporti, raramente a casa e in viaggio con me. Io sono tornato a una vita quasi normale, ho da bere, ho da fumare e quando Lucilla è libera, voliamo insieme.
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