La nuova routine - cap 2
di
Meizu
genere
masturbazione
Capitolo due – Piccole confessioni
Mangiavamo la pizza tutti e quattro rilassati sui due divani disposti ad angolo retto davanti al tavolino ingombro di cartoni e bottiglie di birra già ben oltre la metà, ridendo e scherzando con la naturalezza di chi è abituato a condividere le normali routine della giornata senza nessun indumento indosso.
Si chiacchierava e si scherzava con leggerezza, quando Ivan disse “Basta, son pieno!”, posando l’ultimo quarto di pizza sul cartone. Fabio lo guardò con malizia, e gli rispose: “parli dello stomaco?” e lui, esplodendo in una grossa risata e con aria di sfida si prese in mano lo scroto gonfio e mostrandolo con fierezza rispose “Anche!”
Senza aggiungere altro Fabio si sporse verso di lui ed iniziò un pompino spettacolare che portò in meno di un minuto la verga di Ivan in totale erezione.
Io ed Erika ci godemmo l’esibizione con un sorriso sulla faccia, continuando a gustare la nostra pizza mentre le nostre mani automaticamente andarono a stuzzicare i rispettivi sessi.
Il nostro rapporto ormai era arrivato ad un livello di intesa oltre ogni tabù, qualsiasi cosa ci procurasse piacere era lecita e condivisa. Eppure avvenne tutto in pochissimo tempo.
-
(Flashback)
Dopo circa una mezz’ora di dormiveglia fui svegliato dal rumore della porta di casa che si chiudeva, e impiegai diversi secondi a riconnettere e focalizzare quanto fosse successo meno di un’ora prima.
Mi alzai ed, essendo nudo, optai per mettermi addosso solo una vestaglia da camera, uscii dalla stanza ed arrivai al salotto dove vidi Erika di spalle ormai sola, inginocchiata sul divano con i piedi sotto il sedere e le gambe leggermente divaricate, aveva indossato un a maglia corta smanicata, e con il cellulare in mano era intenta probabilmente a scattarsi un selfie.
Andai a sedermi sul secondo divano posizionato ad L, e passandole davanti mi accorsi che non aveva nient’altro addosso. Mi guardò, mi sorrise, e proseguì per qualche minuto a riprendersi, incurante della mia presenta, non omettendo di inquadrarsi le parti intime allargando le grandi labbra con l’altra mano, e lasciando scivolare fuori qualche goccia di liquido biancastro che con tutta probabilità doveva essere lo sperma di Fabio.
Poi scorse il dito sullo smartphone, probabilmente per rivedere gli scatti, e dopo qualche gesto fece un’espressione soddisfatta, mise via il telefono e finalmente mi degnò di considerazione.
Dopo avermi fissato per qualche secondo disse: “Sai, Ivan adora ricevere le mie foto dopo che scopo con qualcuno!”
Con quella frase aveva risposto alla domanda che mi ronzava per la testa per tutto il tempo: non si era lasciata con il suo ragazzo, semplicemente avevano un rapporto aperto, ed evidentemente anche un po’ trasgressivo.
Inutile dire che in tutto questo mi era tornato duro, e senza rendermene conto mi spuntava fuori dalla vestaglia. La cosa non sfuggì ad Erika, che aggiunse: “Ed a quanto pare non è l’unico che apprezza” fissandomi in mezzo alle gambe.
La mia reazione istintiva fu quella di coprirmi, il che suscitò una sonora risata prima in lei e, subito appresso, anche in me. “Eh si, è il caso che ti copri, vista la situazione…” mi disse con sarcasmo, e quella battuta mi portò nell’immediato a rilassarmi, e qualche secondo dopo a prendermelo in mano senza remore.
“Da quanto tempo hai queste abitudini?” Le chiesi con tono distratto celando invece una morbosa curiosità.
“Più o meno da sempre. Ho sviluppato prestissimo interesse per il sesso, e mi accorsi subito che a differenza delle mie amichette non ero minimamente interessata ai rapporti romantici ed ai sentimentalismi, anzi mi disturbavano proprio.
Così cominciai a provare più o meno tutti i cazzi che mi capitavano a tiro in cerca di esperienze, ma questo atteggiamento, nonostante non abitassi in una piccola provincia, mi fruttò sin da ragazzina la fama della troia.
Avevo ormai 16 anni quando un giorno, dopo la scuola, rientrai a casa ed a tavola i miei vollero affrontare il discorso. Mi dissero che da un po’ di tempo arrivavano alle loro orecchie delle voci maliziose su di me, io inizialmente negai ma la loro reazioni mi stupì. Mi risposero che a loro non interessava se fosse vero o meno, che ormai avevo un’età in cui la maturità sessuale mi consentiva di avere i miei istinti e di prendere le mie decisioni riguardo il mio corpo. Ma dovevo essere ben consapevole dei rischi e delle possibili conseguenze.
Fecero solo un accenno alle malattie ed alla possibilità di restare incinta, dicendo che davano per scontato che non fossi una stupida e sapessi come evitare quei rischi. Il discorso andò quasi subito invece verso la necessità di vivere sereni nel contesto sociale, anche se condizionate da regole idiote basate su una moralità bigotta e antica. Mi confessarono che loro stessi avevano dovuto imparare a proprie spese questa lezione, visto che da ragazzi ostentavano una vita molto libertina convinti che se tutti lo avessero fatto la società si sarebbe finalmente evoluta, ma non fu così: furono invece additati ed ebbero una marea di problemi sia in famiglia che sul lavoro, tanto da essere costretti a cambiare città e ricominciare.
Venni a sapere che sin da quando si erano conosciuti avevano condiviso un rapporto aperto e tuttora non si negavano alcuna trasgressione quando gli andava, ma avevano imparato a gestire due vite parallele, e questo gli aveva permesso di vivere serenamente la propria natura senza dover fare i conti con i giudizi e le discriminazioni.
Ricordo perfettamente la sensazione di gioia, il senso di libertà misto ad eccitazione che provai sentendo quelle parole dai miei. Mi sentii libera di aprirmi, e volli testare sin dove poteva arrivare la loro comprensione, così dissi loro che anche io volevo fare tutte le esperienze che il sesso permette, che volevo provare uomini, donne, anche in gruppo, e questo non provocò in loro la minima reazione di contrarietà. Si limitarono a suggerirmi di andarci piano, e di imparare a selezionare molto bene le persone di cui fidarmi.
Gli anni successivi sino a poco dopo il diploma furono meravigliosi: i miei si sentirono liberi di invitare in casa i loro compagni di giochi anche in mia presenza, pur vietandomi di partecipare (ma io ogni tanto spiavo di nascosto!), ed allo stesso tempo anche io mi potei permettere di organizzare in casa qualsiasi cosa mi venisse in mente, a patto che rendessi nello studio e dimostrassi di saper mettere nel giusto ordine di importanza le priorità.
Al secondo anno di università conobbi Ivan. Eravamo colleghi, e studiando insieme si creò quella complicità necessaria per confessarci a vicenda, così scoprimmo di essere perfettamente sulla stessa lunghezza d’onda. Iniziammo a condividere fantasie che si trasformarono ben presto in esperienze. Ricordo la prima volta che andai con lui nel parcheggio della zona industriale dove si pratica il car sex. Fu così eccitante che dopo aver passato tutto il pomeriggio a scopare in macchina e facendo venire almeno una decina di guardoni, tornammo a casa e lo facemmo ancora per due ore!
Da quel momento è stata un’escalation di situazioni trasgressive sino ad arrivare a quello che hai visto oggi, che ormai per noi è abbastanza la normalità, sempre seguendo i consigli dei miei”
“Per questo non mi ero mai accorto di nulla!”
“Già, non ti nascondo che quando arrivasti qui per me fu una grossa seccatura. Prima avevo l’appartamento sempre libero per organizzare quello che mi saltava in mente, ma il tuo arrivo, non conoscendoti e non sapendo se potessi fidarmi, mi obbligò a limitarmi alla macchina o ad approfittare delle case di qualche amico fidato. Ma ora si direbbe che il problema non si ponga più…”
Nel pronunciare quell’ultima frase il suo sguardo, dopo essere stato fisso sul viso per tutto il tempo, scese di nuovo a fissarmi tra le gambe, e solo in quel momento mi resi conto che mi stavo serenamente masturbando davanti a lei durante tutto il racconto. Fermai un istante la mia mano, e con sguardo interrogativo le chiesi se la cosa la disturbasse. Per tuta risposta, con lo stesso sorriso sornione da zoccola che avevo visto qualche ora prima, allargò le cosce ed iniziò a stuzzicarsi la clitoride con due dita.
Continuammo a toccarci guardandoci a vicenda senza dire altro, sino a raggiungere un orgasmo molto più appagante di quanto normalmente accada con la semplice masturbazione.
Mangiavamo la pizza tutti e quattro rilassati sui due divani disposti ad angolo retto davanti al tavolino ingombro di cartoni e bottiglie di birra già ben oltre la metà, ridendo e scherzando con la naturalezza di chi è abituato a condividere le normali routine della giornata senza nessun indumento indosso.
Si chiacchierava e si scherzava con leggerezza, quando Ivan disse “Basta, son pieno!”, posando l’ultimo quarto di pizza sul cartone. Fabio lo guardò con malizia, e gli rispose: “parli dello stomaco?” e lui, esplodendo in una grossa risata e con aria di sfida si prese in mano lo scroto gonfio e mostrandolo con fierezza rispose “Anche!”
Senza aggiungere altro Fabio si sporse verso di lui ed iniziò un pompino spettacolare che portò in meno di un minuto la verga di Ivan in totale erezione.
Io ed Erika ci godemmo l’esibizione con un sorriso sulla faccia, continuando a gustare la nostra pizza mentre le nostre mani automaticamente andarono a stuzzicare i rispettivi sessi.
Il nostro rapporto ormai era arrivato ad un livello di intesa oltre ogni tabù, qualsiasi cosa ci procurasse piacere era lecita e condivisa. Eppure avvenne tutto in pochissimo tempo.
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(Flashback)
Dopo circa una mezz’ora di dormiveglia fui svegliato dal rumore della porta di casa che si chiudeva, e impiegai diversi secondi a riconnettere e focalizzare quanto fosse successo meno di un’ora prima.
Mi alzai ed, essendo nudo, optai per mettermi addosso solo una vestaglia da camera, uscii dalla stanza ed arrivai al salotto dove vidi Erika di spalle ormai sola, inginocchiata sul divano con i piedi sotto il sedere e le gambe leggermente divaricate, aveva indossato un a maglia corta smanicata, e con il cellulare in mano era intenta probabilmente a scattarsi un selfie.
Andai a sedermi sul secondo divano posizionato ad L, e passandole davanti mi accorsi che non aveva nient’altro addosso. Mi guardò, mi sorrise, e proseguì per qualche minuto a riprendersi, incurante della mia presenta, non omettendo di inquadrarsi le parti intime allargando le grandi labbra con l’altra mano, e lasciando scivolare fuori qualche goccia di liquido biancastro che con tutta probabilità doveva essere lo sperma di Fabio.
Poi scorse il dito sullo smartphone, probabilmente per rivedere gli scatti, e dopo qualche gesto fece un’espressione soddisfatta, mise via il telefono e finalmente mi degnò di considerazione.
Dopo avermi fissato per qualche secondo disse: “Sai, Ivan adora ricevere le mie foto dopo che scopo con qualcuno!”
Con quella frase aveva risposto alla domanda che mi ronzava per la testa per tutto il tempo: non si era lasciata con il suo ragazzo, semplicemente avevano un rapporto aperto, ed evidentemente anche un po’ trasgressivo.
Inutile dire che in tutto questo mi era tornato duro, e senza rendermene conto mi spuntava fuori dalla vestaglia. La cosa non sfuggì ad Erika, che aggiunse: “Ed a quanto pare non è l’unico che apprezza” fissandomi in mezzo alle gambe.
La mia reazione istintiva fu quella di coprirmi, il che suscitò una sonora risata prima in lei e, subito appresso, anche in me. “Eh si, è il caso che ti copri, vista la situazione…” mi disse con sarcasmo, e quella battuta mi portò nell’immediato a rilassarmi, e qualche secondo dopo a prendermelo in mano senza remore.
“Da quanto tempo hai queste abitudini?” Le chiesi con tono distratto celando invece una morbosa curiosità.
“Più o meno da sempre. Ho sviluppato prestissimo interesse per il sesso, e mi accorsi subito che a differenza delle mie amichette non ero minimamente interessata ai rapporti romantici ed ai sentimentalismi, anzi mi disturbavano proprio.
Così cominciai a provare più o meno tutti i cazzi che mi capitavano a tiro in cerca di esperienze, ma questo atteggiamento, nonostante non abitassi in una piccola provincia, mi fruttò sin da ragazzina la fama della troia.
Avevo ormai 16 anni quando un giorno, dopo la scuola, rientrai a casa ed a tavola i miei vollero affrontare il discorso. Mi dissero che da un po’ di tempo arrivavano alle loro orecchie delle voci maliziose su di me, io inizialmente negai ma la loro reazioni mi stupì. Mi risposero che a loro non interessava se fosse vero o meno, che ormai avevo un’età in cui la maturità sessuale mi consentiva di avere i miei istinti e di prendere le mie decisioni riguardo il mio corpo. Ma dovevo essere ben consapevole dei rischi e delle possibili conseguenze.
Fecero solo un accenno alle malattie ed alla possibilità di restare incinta, dicendo che davano per scontato che non fossi una stupida e sapessi come evitare quei rischi. Il discorso andò quasi subito invece verso la necessità di vivere sereni nel contesto sociale, anche se condizionate da regole idiote basate su una moralità bigotta e antica. Mi confessarono che loro stessi avevano dovuto imparare a proprie spese questa lezione, visto che da ragazzi ostentavano una vita molto libertina convinti che se tutti lo avessero fatto la società si sarebbe finalmente evoluta, ma non fu così: furono invece additati ed ebbero una marea di problemi sia in famiglia che sul lavoro, tanto da essere costretti a cambiare città e ricominciare.
Venni a sapere che sin da quando si erano conosciuti avevano condiviso un rapporto aperto e tuttora non si negavano alcuna trasgressione quando gli andava, ma avevano imparato a gestire due vite parallele, e questo gli aveva permesso di vivere serenamente la propria natura senza dover fare i conti con i giudizi e le discriminazioni.
Ricordo perfettamente la sensazione di gioia, il senso di libertà misto ad eccitazione che provai sentendo quelle parole dai miei. Mi sentii libera di aprirmi, e volli testare sin dove poteva arrivare la loro comprensione, così dissi loro che anche io volevo fare tutte le esperienze che il sesso permette, che volevo provare uomini, donne, anche in gruppo, e questo non provocò in loro la minima reazione di contrarietà. Si limitarono a suggerirmi di andarci piano, e di imparare a selezionare molto bene le persone di cui fidarmi.
Gli anni successivi sino a poco dopo il diploma furono meravigliosi: i miei si sentirono liberi di invitare in casa i loro compagni di giochi anche in mia presenza, pur vietandomi di partecipare (ma io ogni tanto spiavo di nascosto!), ed allo stesso tempo anche io mi potei permettere di organizzare in casa qualsiasi cosa mi venisse in mente, a patto che rendessi nello studio e dimostrassi di saper mettere nel giusto ordine di importanza le priorità.
Al secondo anno di università conobbi Ivan. Eravamo colleghi, e studiando insieme si creò quella complicità necessaria per confessarci a vicenda, così scoprimmo di essere perfettamente sulla stessa lunghezza d’onda. Iniziammo a condividere fantasie che si trasformarono ben presto in esperienze. Ricordo la prima volta che andai con lui nel parcheggio della zona industriale dove si pratica il car sex. Fu così eccitante che dopo aver passato tutto il pomeriggio a scopare in macchina e facendo venire almeno una decina di guardoni, tornammo a casa e lo facemmo ancora per due ore!
Da quel momento è stata un’escalation di situazioni trasgressive sino ad arrivare a quello che hai visto oggi, che ormai per noi è abbastanza la normalità, sempre seguendo i consigli dei miei”
“Per questo non mi ero mai accorto di nulla!”
“Già, non ti nascondo che quando arrivasti qui per me fu una grossa seccatura. Prima avevo l’appartamento sempre libero per organizzare quello che mi saltava in mente, ma il tuo arrivo, non conoscendoti e non sapendo se potessi fidarmi, mi obbligò a limitarmi alla macchina o ad approfittare delle case di qualche amico fidato. Ma ora si direbbe che il problema non si ponga più…”
Nel pronunciare quell’ultima frase il suo sguardo, dopo essere stato fisso sul viso per tutto il tempo, scese di nuovo a fissarmi tra le gambe, e solo in quel momento mi resi conto che mi stavo serenamente masturbando davanti a lei durante tutto il racconto. Fermai un istante la mia mano, e con sguardo interrogativo le chiesi se la cosa la disturbasse. Per tuta risposta, con lo stesso sorriso sornione da zoccola che avevo visto qualche ora prima, allargò le cosce ed iniziò a stuzzicarsi la clitoride con due dita.
Continuammo a toccarci guardandoci a vicenda senza dire altro, sino a raggiungere un orgasmo molto più appagante di quanto normalmente accada con la semplice masturbazione.
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