Accudito dalla vicina di casa
di
falco
genere
sentimentali
Finalmente era arrivato il fatidico giorno. I miei genitori avevano vinto un viaggio per due persone, durata una settimana e ora si apprestavano a partire, lasciandomi solo.
Ragazzo di 22 anni, avevo la possibilità di godere di una settimana di libertà.
Non era la prima volta che i miei partivano senza di me, ma era senz’altro la prima che, per coincidenza, non vi erano ne nonni ne zii che potessero, in qualche modo, darmi un occhio.
La mamma sempre molto previdente e chioccia, aveva interpellato la nostra vicina, con la quale aveva instaurato un ottimo rapporto di amicizia, le aveva chiesto se potevo appoggiarmi a lei per qualsiasi problema mi fosse mai capitato tra capo e collo in quella lunga settimana. Acconsentì di buon grado.
Quella mattina sembrava stesse partendo un drappello di soldati, mentre erano solo papà e mamma, tanto fu il trambusto che generarono. Partiti.
Durante la mattinata mi ero sentito al telefono con Patrizia, la nostra vicina, e m’ero accordato che al rientro, in serata, dopo aver studiato in università e fatto la seduta in palestra, sarei andato da lei a cena.
Patrizia una bella donna di circa 45 anni, alta, mora, ben attrezzata di tette, belle gambe messe ben in risalto usando gonne piuttosto corte. Era rimasta vedova da circa tre anni, il marito era morto in un incidente stradale. Viveva sola con un cane, un bastardino, a cui si era molto affezionata.
Rincasai verso le 19, passai in casa a posare libri e borsa della palestra, mi misi del profumo , mi sistemai i capelli con il gel e andai a suonare alla porta di Patrizia. Dopo tre squilli, nessuno mi aprì, sentii Fulmine, il cane, abbaiare, pensai che Patrizia non fosse ancora arrivata, la telefonata che ne seguì lo confermò. Aveva fatto tardi al lavoro ed ora era imbottigliata nel traffico. Le dissi di non preoccuparsi, quando sarebbe arrivata avremmo escogitato qualcosa per la cena. Ritornai nel mio appartamento a prendere le chiavi di Patrizia, che aveva lasciato a mia mamma.
Appena entrato nel suo appartamento Fulmine mi venne incontro e fui oggetto di mille apprezzamenti, mi saltava addosso festoso. Andai in cucina, aprii il frigo, volevo verificare come stava a provviste, v’era un po’ di tutto, sapendo della mia presenza aveva fatto scorte. In un batti baleno mi venne l’idea di preparare qualcosa, così quando sarebbe arrivata, avrebbe trovato pronta la cena.
Decisi di preparare un primo, spaghetti alla carbonare. Tutti gl’ingredienti li avevo verificati: guanciale, olio, pecorino, uova, pepe e naturalmente spaghetti piuttosto grossi, come piacciono a me.
Detto fatto, mi metto all’opera ed in poco tempo tutto è pronto, in attesa che l’acqua raggiunga il bollore per gettare la pasta, mi accerto dov’è Patrizia. E’ quasi arrivata e colgo dalla telefonata che è preoccupata per il ritardo. Quando apre la porta e si precipita in cucina, rimane meravigliata nel trovare la tavola apparecchiata, e la carbonara appena impiattata. Posa borsa e pacchetti, mi abbraccia e mi da un bacio, siccome mi stavo girando, finisce un bocca su bocca.
Una corsa in bagno, arriva a tavola ancora incredula della sorpresa. Mangiamo, parliamo e ci beviamo un buon vinello, che avevo trovato in frigo.
Dopa la pasta lei è sazia, io mangio una mozzarella.
Per l’occasione s’era fermata a prendere dei pasticcini, che ben volentieri abbiamo mangiato.
Avevo dimenticato, che all’arrivo di Patrizia, Fulmine, proprio come un fulmine s’era diretto dalla sua padrona e con un balzo le era andato in braccio, facendole mille feste, baci e leccate.
Intanto che Patrizia sparecchiava io, con Fulmine, ero andato sul divano in salotto. Dopo poco arrivò anche lei, s’era cambiata ed indossava un abitino nero leggero, con spalline, si vedevano chiaramente puntare i suoi capezzoli, non si trattenne, in quanto doveva fare il bagno al cane, che di buon grado le saltò in braccio e andarono verso la vasca.
Prima di uscire dal salotto, mi spronò a mettermi comodo, non si sarebbe certo scandalizzata se mi avesse visto in slip o boxer. Esegui l’operazione, togliendomi, camicia, scarpe e pantaloni, rimasi con i boxerini, da dove si vedeva un grosso rigonfiamento, il mio cazzo si stava agitando.
Mi trattenni ancora sul divano, stavo vedendo il tg. Da un po’ non sentivo più scendere l’acqua, mi avvicinai al bagno e vidi che Patrizia, impegnata ad insaponare Fulmine, per non bagnarsi il vestito se lo era tolto ed era solo con le mutandine, le sue belle ed anche grosse tette sballottolavano.
Finito il lavaggio e scaricata la vasca, attivò l’asciugacapelli, intenta ad asciugare il pelo del cane, si stava interessando molto al suo cazzo ch’era diventato grosso e rosso, lo stava smanettando con maestria ed energia, ad un certo punto lo avvicinò alla bocca ed inizio a leccarlo , Fulmine si agitava, il cazzone ora era tutto rosso, scivolò fuori dalle mani di Patrizia ed inizio a sgorgare liquido biancastro, che le schizzo sulle tette, nel contempo, Fulmine stava leccando avidamente la passera di Patrizia, che si contorceva dalla goduria.
Mi stavo eccitando anch’io ed il mio uccello era divenuto bello duro.
Sgaiattolai sul divano, non volevo farmi beccare da guardone.
Di li a poco, scodinzolando beatamente, fulmine passò dal bagno al salotto ed andò a sdraiarsi nella sua postazione, una bella poltroncina per cani.
Uscì dal bagno anche Patrizia, indossando il suo abitino nero, si schiarì la voce e poi mi disse che avrebbe fatto una doccia.
Passato circa un quarto d’ora eccola avvolta in un bell’accappatoio bianco, di morbida spugna, ha in mano due contenitori di creme. Si accomoda sul divano a fianco a me, fa uscire un po’ di crema, che inizia a spalmarsi su di un piede e nel frattempo m’invita a fare anch’io una doccia.
Rispondo che la farò più tardi, ora con il suo consenso vorrei essere io ad idratarla con la crema sui piedi ed avendo visto che si tratta di crema piede ma anche di gambe, di far un lavoro completo.
Il mio massaggio iniziato dai piedi è giunto fino alle sue belle cosce, credo molto gradito dai sospiri e mugolii di chi lo stava ricevendo.
Le chiesi di rimanere li immobile sarei arrivato da li a poco. Ritornai con un’altra crema, questa era per rassodare il seno, l’avevo adocchiata sulla mensola in bagno, l’accappatoio era già aperto fino alle mutandine, ora lo stavo proprio togliendo dall’impiccio, ed oplà due belle tette, come per incanto si presentavano davanti a me.
Mai provato prima, a massaggiare con creme, due bei meloni come quelli di Patrizia, per me era una goduria, dall’espressione lo era anche per lei, quando ormai la crema era stata assorbita, posai le labbra sui turgidi capezzoli, stava iniziando una danza fantastica.
Baciavo e leccavo, poi posai le mie labbra sulle sue, un bacio mordicchioso, poi con penetrazione di lingua, buona, bella calda, e le mani a palpeggiare il suo seno.
Iniziai a baciare il collo, poi giù, giù fino alla pancia, lei con un colpo di reni alzò il bacino e fece scendere, lungo le gambe, le mutandine, ora avevo li in bella mostra il pelo pubico che nascondeva la figa.
Tuffai il viso nel soffice pelo nero, dopo la doccia e una vigorosa asciugata era voluminoso, iniziai a leccare, la zona era ben presto divenuta umida, le allargai le gambe, a questo punto vedevo bene le grandi labbra, leccavo con più energia, i suoi umori la stavano inondando, andai un po’ su, vedevo una piccola protuberanza, era il clitoride che investivo con le mie leccate, lei ansimava sempre in crescendo, respiri sempre più corti, dal suo bottoncino uscirono due schizzi, che intercettai con la bocca, assaporai quel nettare a me sconosciuto.
Ora ero sul vivere quello, che era stata una fantasia: infilare il mio cazzo nella figa di Patrizia, la vicina di casa. Con un colpo repentino lei afferrò l’uccello, ch’era bello ritto ed iniziò a leccarlo, poi a prenderlo tutto in bocca, sensazione splendida, ma ora non volevo più aspettare, lo dissi chiaramente: Patrizia, voglio la tua figa. Prontamente, stando lei sotto, allargò le gambe e facilitò l’ingresso nella sua tana.
Da principio assaporai la penetrazioni e stetti fermo, poi inizia a stantuffare era piacevole, intanto le mani palpavano per bene le tette, le lingue si stavano intrecciando in un bacio infinito.
Lei aveva posato le mani sulle mie chiappe, accarezzava il culo, con un dito massaggiava il buchetto che iniziava a pulsare. I miei colpi erano divenuti più profondi ed intensi, i suoi mugolii divennero urla, urla di godimento, la parola vengoooooo venne pronunciata a squarciagola.
Anch’io sentivo il sopraggiungere del coito, uscii dalla tana e il mio cazzo emanò due schizzi sulle tette di Patrizia.
Mi appoggiai sul suo ventre, e poi mi coricai supino sul cuscino del divano.
Non era sazia, prese il mio pisello e leccò la sborra rimasta, era ancora calda.
Avevo a portata di lingua le sue tette, dalle quali stava scivolando lo sperma schizzato, io ne leccai una, lei afferrò con le mani l’altra ed anche lei si mise a leccare il nettare da me schizzato.
Ci assopimmo esausti, ma contenti e appagati.
Mi destai dal torpore, avevo formicolio al braccio e alla mano, il suo culo era appoggiato li, con cautela liberai il braccio, avevo esigenza di evacuare, mi recai in bagno e mi sedetti sulla tazza. In breve fui più leggero, non ho mai avuto difficoltà, sono un regolare.
Non mi aspettavo l’ingresso di Patrizia, pigiai subito lo sciacquone, la merda puzza, era li in piedi tutta nuda, teneva una mano sulla passera, mi disse che si stava pisciando addosso, si posizionò sopra al bidet, un piede a terra, l’altro sul bordo del sanitario, girata verso di me, leggermente accoccolata, iniziò a far uscire urina, d’istinto allungai la mano e me la facevo bagnare dal suo piscio, poi infilai fra le sue gambe la testa con il viso in su, com’era calda, al termine leccai e baciai sia la passera che il pelo.
Voleva a tutti i costi lavarmi il culetto, asseriva che dopo una cacata bisogna farselo lavare. Scaricandomi sodo non v’erano tracce di cacca, lei insaponò e sciacquò, poi continuava con una sorta di massaggio, con un dito si fece largo e lo infilò, poi fuori, poi ancora, e andava in profondità, usciva e risciacquava, era piacevole quell’inculata con il dito. Approfittavo della sua posizione per baciare ancora le tette che ballavano davanti al mio viso, ma chi mancava? Si arrivò anche lui, arrivò Fulmine che si mise a leccare il culo di Patrizia, io allora presi il suo cazzone, ch’era sgusciato fuori dal fodero, iniziai a massaggiarlo, dopo poco m’inondò la mano del suo seme.
Ragazzo di 22 anni, avevo la possibilità di godere di una settimana di libertà.
Non era la prima volta che i miei partivano senza di me, ma era senz’altro la prima che, per coincidenza, non vi erano ne nonni ne zii che potessero, in qualche modo, darmi un occhio.
La mamma sempre molto previdente e chioccia, aveva interpellato la nostra vicina, con la quale aveva instaurato un ottimo rapporto di amicizia, le aveva chiesto se potevo appoggiarmi a lei per qualsiasi problema mi fosse mai capitato tra capo e collo in quella lunga settimana. Acconsentì di buon grado.
Quella mattina sembrava stesse partendo un drappello di soldati, mentre erano solo papà e mamma, tanto fu il trambusto che generarono. Partiti.
Durante la mattinata mi ero sentito al telefono con Patrizia, la nostra vicina, e m’ero accordato che al rientro, in serata, dopo aver studiato in università e fatto la seduta in palestra, sarei andato da lei a cena.
Patrizia una bella donna di circa 45 anni, alta, mora, ben attrezzata di tette, belle gambe messe ben in risalto usando gonne piuttosto corte. Era rimasta vedova da circa tre anni, il marito era morto in un incidente stradale. Viveva sola con un cane, un bastardino, a cui si era molto affezionata.
Rincasai verso le 19, passai in casa a posare libri e borsa della palestra, mi misi del profumo , mi sistemai i capelli con il gel e andai a suonare alla porta di Patrizia. Dopo tre squilli, nessuno mi aprì, sentii Fulmine, il cane, abbaiare, pensai che Patrizia non fosse ancora arrivata, la telefonata che ne seguì lo confermò. Aveva fatto tardi al lavoro ed ora era imbottigliata nel traffico. Le dissi di non preoccuparsi, quando sarebbe arrivata avremmo escogitato qualcosa per la cena. Ritornai nel mio appartamento a prendere le chiavi di Patrizia, che aveva lasciato a mia mamma.
Appena entrato nel suo appartamento Fulmine mi venne incontro e fui oggetto di mille apprezzamenti, mi saltava addosso festoso. Andai in cucina, aprii il frigo, volevo verificare come stava a provviste, v’era un po’ di tutto, sapendo della mia presenza aveva fatto scorte. In un batti baleno mi venne l’idea di preparare qualcosa, così quando sarebbe arrivata, avrebbe trovato pronta la cena.
Decisi di preparare un primo, spaghetti alla carbonare. Tutti gl’ingredienti li avevo verificati: guanciale, olio, pecorino, uova, pepe e naturalmente spaghetti piuttosto grossi, come piacciono a me.
Detto fatto, mi metto all’opera ed in poco tempo tutto è pronto, in attesa che l’acqua raggiunga il bollore per gettare la pasta, mi accerto dov’è Patrizia. E’ quasi arrivata e colgo dalla telefonata che è preoccupata per il ritardo. Quando apre la porta e si precipita in cucina, rimane meravigliata nel trovare la tavola apparecchiata, e la carbonara appena impiattata. Posa borsa e pacchetti, mi abbraccia e mi da un bacio, siccome mi stavo girando, finisce un bocca su bocca.
Una corsa in bagno, arriva a tavola ancora incredula della sorpresa. Mangiamo, parliamo e ci beviamo un buon vinello, che avevo trovato in frigo.
Dopa la pasta lei è sazia, io mangio una mozzarella.
Per l’occasione s’era fermata a prendere dei pasticcini, che ben volentieri abbiamo mangiato.
Avevo dimenticato, che all’arrivo di Patrizia, Fulmine, proprio come un fulmine s’era diretto dalla sua padrona e con un balzo le era andato in braccio, facendole mille feste, baci e leccate.
Intanto che Patrizia sparecchiava io, con Fulmine, ero andato sul divano in salotto. Dopo poco arrivò anche lei, s’era cambiata ed indossava un abitino nero leggero, con spalline, si vedevano chiaramente puntare i suoi capezzoli, non si trattenne, in quanto doveva fare il bagno al cane, che di buon grado le saltò in braccio e andarono verso la vasca.
Prima di uscire dal salotto, mi spronò a mettermi comodo, non si sarebbe certo scandalizzata se mi avesse visto in slip o boxer. Esegui l’operazione, togliendomi, camicia, scarpe e pantaloni, rimasi con i boxerini, da dove si vedeva un grosso rigonfiamento, il mio cazzo si stava agitando.
Mi trattenni ancora sul divano, stavo vedendo il tg. Da un po’ non sentivo più scendere l’acqua, mi avvicinai al bagno e vidi che Patrizia, impegnata ad insaponare Fulmine, per non bagnarsi il vestito se lo era tolto ed era solo con le mutandine, le sue belle ed anche grosse tette sballottolavano.
Finito il lavaggio e scaricata la vasca, attivò l’asciugacapelli, intenta ad asciugare il pelo del cane, si stava interessando molto al suo cazzo ch’era diventato grosso e rosso, lo stava smanettando con maestria ed energia, ad un certo punto lo avvicinò alla bocca ed inizio a leccarlo , Fulmine si agitava, il cazzone ora era tutto rosso, scivolò fuori dalle mani di Patrizia ed inizio a sgorgare liquido biancastro, che le schizzo sulle tette, nel contempo, Fulmine stava leccando avidamente la passera di Patrizia, che si contorceva dalla goduria.
Mi stavo eccitando anch’io ed il mio uccello era divenuto bello duro.
Sgaiattolai sul divano, non volevo farmi beccare da guardone.
Di li a poco, scodinzolando beatamente, fulmine passò dal bagno al salotto ed andò a sdraiarsi nella sua postazione, una bella poltroncina per cani.
Uscì dal bagno anche Patrizia, indossando il suo abitino nero, si schiarì la voce e poi mi disse che avrebbe fatto una doccia.
Passato circa un quarto d’ora eccola avvolta in un bell’accappatoio bianco, di morbida spugna, ha in mano due contenitori di creme. Si accomoda sul divano a fianco a me, fa uscire un po’ di crema, che inizia a spalmarsi su di un piede e nel frattempo m’invita a fare anch’io una doccia.
Rispondo che la farò più tardi, ora con il suo consenso vorrei essere io ad idratarla con la crema sui piedi ed avendo visto che si tratta di crema piede ma anche di gambe, di far un lavoro completo.
Il mio massaggio iniziato dai piedi è giunto fino alle sue belle cosce, credo molto gradito dai sospiri e mugolii di chi lo stava ricevendo.
Le chiesi di rimanere li immobile sarei arrivato da li a poco. Ritornai con un’altra crema, questa era per rassodare il seno, l’avevo adocchiata sulla mensola in bagno, l’accappatoio era già aperto fino alle mutandine, ora lo stavo proprio togliendo dall’impiccio, ed oplà due belle tette, come per incanto si presentavano davanti a me.
Mai provato prima, a massaggiare con creme, due bei meloni come quelli di Patrizia, per me era una goduria, dall’espressione lo era anche per lei, quando ormai la crema era stata assorbita, posai le labbra sui turgidi capezzoli, stava iniziando una danza fantastica.
Baciavo e leccavo, poi posai le mie labbra sulle sue, un bacio mordicchioso, poi con penetrazione di lingua, buona, bella calda, e le mani a palpeggiare il suo seno.
Iniziai a baciare il collo, poi giù, giù fino alla pancia, lei con un colpo di reni alzò il bacino e fece scendere, lungo le gambe, le mutandine, ora avevo li in bella mostra il pelo pubico che nascondeva la figa.
Tuffai il viso nel soffice pelo nero, dopo la doccia e una vigorosa asciugata era voluminoso, iniziai a leccare, la zona era ben presto divenuta umida, le allargai le gambe, a questo punto vedevo bene le grandi labbra, leccavo con più energia, i suoi umori la stavano inondando, andai un po’ su, vedevo una piccola protuberanza, era il clitoride che investivo con le mie leccate, lei ansimava sempre in crescendo, respiri sempre più corti, dal suo bottoncino uscirono due schizzi, che intercettai con la bocca, assaporai quel nettare a me sconosciuto.
Ora ero sul vivere quello, che era stata una fantasia: infilare il mio cazzo nella figa di Patrizia, la vicina di casa. Con un colpo repentino lei afferrò l’uccello, ch’era bello ritto ed iniziò a leccarlo, poi a prenderlo tutto in bocca, sensazione splendida, ma ora non volevo più aspettare, lo dissi chiaramente: Patrizia, voglio la tua figa. Prontamente, stando lei sotto, allargò le gambe e facilitò l’ingresso nella sua tana.
Da principio assaporai la penetrazioni e stetti fermo, poi inizia a stantuffare era piacevole, intanto le mani palpavano per bene le tette, le lingue si stavano intrecciando in un bacio infinito.
Lei aveva posato le mani sulle mie chiappe, accarezzava il culo, con un dito massaggiava il buchetto che iniziava a pulsare. I miei colpi erano divenuti più profondi ed intensi, i suoi mugolii divennero urla, urla di godimento, la parola vengoooooo venne pronunciata a squarciagola.
Anch’io sentivo il sopraggiungere del coito, uscii dalla tana e il mio cazzo emanò due schizzi sulle tette di Patrizia.
Mi appoggiai sul suo ventre, e poi mi coricai supino sul cuscino del divano.
Non era sazia, prese il mio pisello e leccò la sborra rimasta, era ancora calda.
Avevo a portata di lingua le sue tette, dalle quali stava scivolando lo sperma schizzato, io ne leccai una, lei afferrò con le mani l’altra ed anche lei si mise a leccare il nettare da me schizzato.
Ci assopimmo esausti, ma contenti e appagati.
Mi destai dal torpore, avevo formicolio al braccio e alla mano, il suo culo era appoggiato li, con cautela liberai il braccio, avevo esigenza di evacuare, mi recai in bagno e mi sedetti sulla tazza. In breve fui più leggero, non ho mai avuto difficoltà, sono un regolare.
Non mi aspettavo l’ingresso di Patrizia, pigiai subito lo sciacquone, la merda puzza, era li in piedi tutta nuda, teneva una mano sulla passera, mi disse che si stava pisciando addosso, si posizionò sopra al bidet, un piede a terra, l’altro sul bordo del sanitario, girata verso di me, leggermente accoccolata, iniziò a far uscire urina, d’istinto allungai la mano e me la facevo bagnare dal suo piscio, poi infilai fra le sue gambe la testa con il viso in su, com’era calda, al termine leccai e baciai sia la passera che il pelo.
Voleva a tutti i costi lavarmi il culetto, asseriva che dopo una cacata bisogna farselo lavare. Scaricandomi sodo non v’erano tracce di cacca, lei insaponò e sciacquò, poi continuava con una sorta di massaggio, con un dito si fece largo e lo infilò, poi fuori, poi ancora, e andava in profondità, usciva e risciacquava, era piacevole quell’inculata con il dito. Approfittavo della sua posizione per baciare ancora le tette che ballavano davanti al mio viso, ma chi mancava? Si arrivò anche lui, arrivò Fulmine che si mise a leccare il culo di Patrizia, io allora presi il suo cazzone, ch’era sgusciato fuori dal fodero, iniziai a massaggiarlo, dopo poco m’inondò la mano del suo seme.
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