Vita da cornuto 10 - La troia domata
di
P1945
genere
sentimentali
Intanto Federica cerca ancora di parlarmi. Io rifiuto ancora le telefonate.
Mi ritrovo a casa di Massimo con Cecilia e Ornella. Le due si incazzano con me.
“Devi assolutamente parlare con lei! Anche se ha fatto una grossa cazzata, tu la ami e lei ti ama, solo questo conta alla fine”. Ornella mi dà lo sfratto da casa sua. La guardo con affetto.
La riporto a casa e riprendo le cose mie. La saluto con un bacio profondo, Le sarò per sempre grato di quel che ha fatto per me.
Torno a casa mia; busso alla porta, non c’è nessuno. Ho le chiavi che mi ha fatto avere ed entro. Mi faccio un tè. Lo sto sorbendo quando sento armeggiare alla porta. Entra Federica con sacchetti della spesa. Mi sono alzato in piedi; entra nella stanza mi fissa in preda a tutte le emozioni possibili. Non cerca di abbracciarmi, come mi aspetto. Si butta in lacrime ai miei piedi abbracciandomi dietro le ginocchia.
La tiro subito su; la guardo severo: “La mia donna non si umilia in questo modo …”
Fa fatica a stare in piedi; la faccio sedere sul divano, aspetto le sue parole.
Queste ultime parole sono la più bella e vera dichiarazione d’amore che mi abbia mai fatto. Si alza per versarsi un po’ di tè. Mi avvicino a lei e la fisso negli occhi. “Anch’io ho un debito verso di te!”
Le mollo all’improvviso un forte ceffone in pieno volto che le fa girare la testa.
“Che questo sia l’unico schiaffo che ti prendi in vita tua!”
Le sanguina il labbro, sorride dolcemente: “Questa è la migliore carezza d’amore che abbia mai avuto.” Ci baciamo. Sento il dolce sapore del suo sangue. Mi sto arrapando e lo sente sul suo ventre. Apro i calzoni, tiro fuori la mia urgenza “Succhia il cazzo al tuo cornuto, strega!”
Vede le nuove dimensioni con eccitazione, “Gli hai dato le vitamine?”
Lecca la grossa cappella tutta in giro e se lo introduce lentamente in bocca; quando le arriva alla gola spinge più forte e con un po’ di fatica lo fa penetrare tutto. Le accarezzo i capelli “andiamo a letto amor mio!”
Siamo subito nudi. Non ho bisogno di eccitarmi con feticismi di autoreggenti o di tacchi a spillo; la desidero spiritualmente e animalescamente. Compiamo subito il rito di un 69 come preludio. E poi sono subito dentro di lei. Si gusta il mio cazzo senza pensieri e senza paure: si è liberata.
Ed in piena libertà cavalca la mia verga ora contorcendosi lentamente, ora con movimenti ampi e più rapidi. Vuol cambiare posizione, si stende supina, raccoglie le gambe fino al petto e glielo infilo dentro. In questa posizione la penetrazione è profonda; sento la cappella che tocca spesso la cervice dell’utero, ma non ne soffre anzi emette gemiti di piacere.
“Non sono protetta, vienimi dentro; voglio darti un figlio!”
Provo un’emozione fortissima, mi esce anche qualche lacrima di gioia. Mi accarezza con la nostra carezza.
È un quarto d’ora o forse più che stiamo scopando. Sento che sto per arrivare e lo sente anche lei. “Spargi il tuo seme nelle zolle del mio ventre, crescerò per bene la tua pianta!”
Mi tornano in mente le parole di Claudia sulle scopate per figliare. Ora le capisco bene.
Ansimando mi libero in lei che viene a sua volta per la forte emozione. Rimaniamo nella posizione a lungo. Sento il cazzo che sciacqua nella mia stessa sborra, è gradevole. Quando scivolo fuori, mi fa mettere due cuscini a tenerle sollevato il bel culo. Non vuol perderne neanche una goccia. “Una mezzora dovrebbe bastare per un buon assorbimento. Poi lo rifacciamo. Ora mettimelo in bocca che te lo pulisco.” Eseguo..”Sei sempre quello con il sapore più buono.”
Dopo mezzora si mette una colonna di tre cuscini sotto la parte bassa della pancia e si fa prendere a pecora. Mi diverto a dare ad ogni spinta direzione, profondità, velocità e ritmo diversi. Questo la fa godere intensamente. “Ti piace così?” “Tanto …”. Viene una prima volta e poi una seconda; sono passati quindici minuti; adesso spingo lungo e forte. Lei geme piano il suo godimento. Pochi minuti ancora e con forti spinte le scarico altra sborra.
Mi sdraio accanto a lei che rimane per mezzora con il culo in alto. Finora ha assorbito tutto.
Ci è venuta fame. In casa c’è poco; la invito a cena fuori. Ci laviamo e ci vestiamo.
“Vestiti da troia” le chiedo. “Ma non mi deve scopare nessuno” “La risposta è sbagliata: ti devo scopare io.” “Hai ragione. Capisco anche come si creano i presupposti alla noia coniugale. Mai lasciarsi andare!”. Si veste comunque da troia comoda (tacchi da 8).
Ci rechiamo in una trattoria con cucina tipica. Una griscia per me e una cacio, pepe e fiori di zucca per Federica. Segue un tagliere di ottimi formaggi ed uno di salumi (tra cui i famosi coglioni di mulo e un salame di Varzi). Una buona Passerina del Frusinate innaffia il tutto.
È uscita fuori una cenetta romantica mica male. Mi sento costantemente arrapato.
“Come rientriamo in casa ti salto addosso e ti trombo.” “Guai a te se non lo fai!”
Le caccio una mano tra le cosce sento che la fica è un lago.
“Mi spieghi da dove viene quel cazzo?” e le racconto di De Penis e le sue cure. “Ho fatto male?” “No-no! Hai fatto benissimo, altroché …” e soggiunge sorniona “Lo voglio in culo appena sarò incinta”.
La trattoria è vicino casa; ci siamo andati a piedi attraverso il parco e torniamo lento pede per digerire. Avanziamo a braccetto e di tanto in tanto ci baciamo come fidanzatini.
“Ti piace che la tua donna da oggi in poi sarà sempre soltanto tua?” “No!” “Credo di non aver sentito bene. Hai detto no?”
“Proprio così amore. Siamo umani e abbiamo esigenze e desideri. Non mi sembra che il rinunciarvi sia la cosa migliore. Tra noi c’era un demone. Ma è stato stanato; ora sei libera mentre prima agivi spesso in modo compulsivo. Era quello che non andava bene. Ora ho fiducia che ti comporterai bene con scelte oculate.” “Non hai paura che io possa ancora partire per la tangente?” “Francamente no, e se vogliamo essere più sicuri seguiamo Paracelso.”
“Questo nome l’ho già sentito. Chi fu?” “Il più grande e l’ultimo degli alchimisti e insieme il primo scienziato dell’era moderna. Espresse per primo il concetto che la natura va capita osservandola e non leggendo libri sacri o profani.
Quello cui sto alludendo è un suo famoso detto ‘Non è la sostanza a fare il veleno, ma la dose’. A te so che piace tantissimo l’amaretto alla mandorla amara, ma, se qualcuno ti dicesse che non lo devi bere perché contiene cianuro, gli daresti retta?”
“Allora amore, tu dici che possiamo continuare come abbiamo fatto, ma dandoci dei limiti?”
“Limiti precisi no. I confini netti fanno sempre venir la voglia di attraversarli. Ma il buonsenso sì. Mi eccita saperti e vederti essere una gran troia; riesco sempre meglio a superare il dispiacere iniziale. Non ti procurerò i tuoi amanti come fanno i cuckold, ma sento che mi forzerò a godere al massimo di quelli che hai e avrai di tuo.
Occorre attenzione con gli sconosciuti; cercare di capire chi si ha di fronte prima di lasciarsi andare. E se si hanno dubbi, c’è sempre un amico, amante o marito a cui chiedere consiglio. Ma io credo che dopo questa esperienza, tu ti comporterai sempre al meglio. Ho piena fiducia in te!”
Mi salta al collo e mi riempe il viso di baci. Nell’oscurità mi trascina dietro i cespugli. Mi apre i calzoni, mi tira fuori il cazzo, lo lecca e lo succhia. Si piega ad afferrare un ramo basso; le sono dietro, le tiro su la gonna, non ha le mutande, è un lago, la lecco più per il piacer mio che per necessità di eccitarla. Glielo infilo e la fotto rapido come un animale.
Il vecchio nemico che aveva dentro non c’è più. Ho recuperato la fiducia in lei e mi sento finalmente a mio completo agio in questa vita da cornuto. Ora potrò gustare e non più soffrire le corna che mi farà.
Ripensando a come piace l’amaretto a Federica, devo trovare come aromatizzarmi il cazzo e magari lo sperma con odore e sapore di mandorla amara …
Qualche lettore mi dà suggerimenti?
Potrebbe finire qui, però: continua
Mi ritrovo a casa di Massimo con Cecilia e Ornella. Le due si incazzano con me.
“Devi assolutamente parlare con lei! Anche se ha fatto una grossa cazzata, tu la ami e lei ti ama, solo questo conta alla fine”. Ornella mi dà lo sfratto da casa sua. La guardo con affetto.
La riporto a casa e riprendo le cose mie. La saluto con un bacio profondo, Le sarò per sempre grato di quel che ha fatto per me.
Torno a casa mia; busso alla porta, non c’è nessuno. Ho le chiavi che mi ha fatto avere ed entro. Mi faccio un tè. Lo sto sorbendo quando sento armeggiare alla porta. Entra Federica con sacchetti della spesa. Mi sono alzato in piedi; entra nella stanza mi fissa in preda a tutte le emozioni possibili. Non cerca di abbracciarmi, come mi aspetto. Si butta in lacrime ai miei piedi abbracciandomi dietro le ginocchia.
La tiro subito su; la guardo severo: “La mia donna non si umilia in questo modo …”
Fa fatica a stare in piedi; la faccio sedere sul divano, aspetto le sue parole.
Queste ultime parole sono la più bella e vera dichiarazione d’amore che mi abbia mai fatto. Si alza per versarsi un po’ di tè. Mi avvicino a lei e la fisso negli occhi. “Anch’io ho un debito verso di te!”
Le mollo all’improvviso un forte ceffone in pieno volto che le fa girare la testa.
“Che questo sia l’unico schiaffo che ti prendi in vita tua!”
Le sanguina il labbro, sorride dolcemente: “Questa è la migliore carezza d’amore che abbia mai avuto.” Ci baciamo. Sento il dolce sapore del suo sangue. Mi sto arrapando e lo sente sul suo ventre. Apro i calzoni, tiro fuori la mia urgenza “Succhia il cazzo al tuo cornuto, strega!”
Vede le nuove dimensioni con eccitazione, “Gli hai dato le vitamine?”
Lecca la grossa cappella tutta in giro e se lo introduce lentamente in bocca; quando le arriva alla gola spinge più forte e con un po’ di fatica lo fa penetrare tutto. Le accarezzo i capelli “andiamo a letto amor mio!”
Siamo subito nudi. Non ho bisogno di eccitarmi con feticismi di autoreggenti o di tacchi a spillo; la desidero spiritualmente e animalescamente. Compiamo subito il rito di un 69 come preludio. E poi sono subito dentro di lei. Si gusta il mio cazzo senza pensieri e senza paure: si è liberata.
Ed in piena libertà cavalca la mia verga ora contorcendosi lentamente, ora con movimenti ampi e più rapidi. Vuol cambiare posizione, si stende supina, raccoglie le gambe fino al petto e glielo infilo dentro. In questa posizione la penetrazione è profonda; sento la cappella che tocca spesso la cervice dell’utero, ma non ne soffre anzi emette gemiti di piacere.
“Non sono protetta, vienimi dentro; voglio darti un figlio!”
Provo un’emozione fortissima, mi esce anche qualche lacrima di gioia. Mi accarezza con la nostra carezza.
È un quarto d’ora o forse più che stiamo scopando. Sento che sto per arrivare e lo sente anche lei. “Spargi il tuo seme nelle zolle del mio ventre, crescerò per bene la tua pianta!”
Mi tornano in mente le parole di Claudia sulle scopate per figliare. Ora le capisco bene.
Ansimando mi libero in lei che viene a sua volta per la forte emozione. Rimaniamo nella posizione a lungo. Sento il cazzo che sciacqua nella mia stessa sborra, è gradevole. Quando scivolo fuori, mi fa mettere due cuscini a tenerle sollevato il bel culo. Non vuol perderne neanche una goccia. “Una mezzora dovrebbe bastare per un buon assorbimento. Poi lo rifacciamo. Ora mettimelo in bocca che te lo pulisco.” Eseguo..”Sei sempre quello con il sapore più buono.”
Dopo mezzora si mette una colonna di tre cuscini sotto la parte bassa della pancia e si fa prendere a pecora. Mi diverto a dare ad ogni spinta direzione, profondità, velocità e ritmo diversi. Questo la fa godere intensamente. “Ti piace così?” “Tanto …”. Viene una prima volta e poi una seconda; sono passati quindici minuti; adesso spingo lungo e forte. Lei geme piano il suo godimento. Pochi minuti ancora e con forti spinte le scarico altra sborra.
Mi sdraio accanto a lei che rimane per mezzora con il culo in alto. Finora ha assorbito tutto.
Ci è venuta fame. In casa c’è poco; la invito a cena fuori. Ci laviamo e ci vestiamo.
“Vestiti da troia” le chiedo. “Ma non mi deve scopare nessuno” “La risposta è sbagliata: ti devo scopare io.” “Hai ragione. Capisco anche come si creano i presupposti alla noia coniugale. Mai lasciarsi andare!”. Si veste comunque da troia comoda (tacchi da 8).
Ci rechiamo in una trattoria con cucina tipica. Una griscia per me e una cacio, pepe e fiori di zucca per Federica. Segue un tagliere di ottimi formaggi ed uno di salumi (tra cui i famosi coglioni di mulo e un salame di Varzi). Una buona Passerina del Frusinate innaffia il tutto.
È uscita fuori una cenetta romantica mica male. Mi sento costantemente arrapato.
“Come rientriamo in casa ti salto addosso e ti trombo.” “Guai a te se non lo fai!”
Le caccio una mano tra le cosce sento che la fica è un lago.
“Mi spieghi da dove viene quel cazzo?” e le racconto di De Penis e le sue cure. “Ho fatto male?” “No-no! Hai fatto benissimo, altroché …” e soggiunge sorniona “Lo voglio in culo appena sarò incinta”.
La trattoria è vicino casa; ci siamo andati a piedi attraverso il parco e torniamo lento pede per digerire. Avanziamo a braccetto e di tanto in tanto ci baciamo come fidanzatini.
“Ti piace che la tua donna da oggi in poi sarà sempre soltanto tua?” “No!” “Credo di non aver sentito bene. Hai detto no?”
“Proprio così amore. Siamo umani e abbiamo esigenze e desideri. Non mi sembra che il rinunciarvi sia la cosa migliore. Tra noi c’era un demone. Ma è stato stanato; ora sei libera mentre prima agivi spesso in modo compulsivo. Era quello che non andava bene. Ora ho fiducia che ti comporterai bene con scelte oculate.” “Non hai paura che io possa ancora partire per la tangente?” “Francamente no, e se vogliamo essere più sicuri seguiamo Paracelso.”
“Questo nome l’ho già sentito. Chi fu?” “Il più grande e l’ultimo degli alchimisti e insieme il primo scienziato dell’era moderna. Espresse per primo il concetto che la natura va capita osservandola e non leggendo libri sacri o profani.
Quello cui sto alludendo è un suo famoso detto ‘Non è la sostanza a fare il veleno, ma la dose’. A te so che piace tantissimo l’amaretto alla mandorla amara, ma, se qualcuno ti dicesse che non lo devi bere perché contiene cianuro, gli daresti retta?”
“Allora amore, tu dici che possiamo continuare come abbiamo fatto, ma dandoci dei limiti?”
“Limiti precisi no. I confini netti fanno sempre venir la voglia di attraversarli. Ma il buonsenso sì. Mi eccita saperti e vederti essere una gran troia; riesco sempre meglio a superare il dispiacere iniziale. Non ti procurerò i tuoi amanti come fanno i cuckold, ma sento che mi forzerò a godere al massimo di quelli che hai e avrai di tuo.
Occorre attenzione con gli sconosciuti; cercare di capire chi si ha di fronte prima di lasciarsi andare. E se si hanno dubbi, c’è sempre un amico, amante o marito a cui chiedere consiglio. Ma io credo che dopo questa esperienza, tu ti comporterai sempre al meglio. Ho piena fiducia in te!”
Mi salta al collo e mi riempe il viso di baci. Nell’oscurità mi trascina dietro i cespugli. Mi apre i calzoni, mi tira fuori il cazzo, lo lecca e lo succhia. Si piega ad afferrare un ramo basso; le sono dietro, le tiro su la gonna, non ha le mutande, è un lago, la lecco più per il piacer mio che per necessità di eccitarla. Glielo infilo e la fotto rapido come un animale.
Il vecchio nemico che aveva dentro non c’è più. Ho recuperato la fiducia in lei e mi sento finalmente a mio completo agio in questa vita da cornuto. Ora potrò gustare e non più soffrire le corna che mi farà.
Ripensando a come piace l’amaretto a Federica, devo trovare come aromatizzarmi il cazzo e magari lo sperma con odore e sapore di mandorla amara …
Qualche lettore mi dà suggerimenti?
Potrebbe finire qui, però: continua
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