Accudito dalla vicina di casa 6° ed ultima parte
di
falco
genere
sentimentali
6° Parte ed ultima
Gli amici mi avevano dato per disperso, trascorsi con loro il venerdì sera, rincasai a notte fonda.
Non trapelò nulla di quanto vissuto durante la settimana con Roberta e Federica, e il progetto per il fine settimana, la mia latitanza , ufficialmente, “ero a capofitto a preparare esami”.
Avevo avvertito qualche rumore, ma avevo sonno e continuavo a dormire.
Stavo avvertendo una sensazione strana, qualcosa di umido era li a contatto del culo, delle chiappe, la sera mi ero coricato nudo, come mia abitudine.
Aprii un occhio e mi sembrò di vedere la sagoma di una persona, sentivo ancora il contatto umido, avvertivo anche un ansimare, un respiro affannoso.
Una mano mi stava accarezzando la schiena, in quell’istante aprii entrambi gli occhi, la figura che si stagliava al mio fianco, in piedi, era Roberta. Mi girai sul fianco, con la schiena urtai qualcosa di caldo.
Se all’impiedi vi era Roberta, che mi aveva accarezzato la schiena, ebbi la percezione che quanto di caldo avevo urtato non poteva che essere Fulmine. Infatti emise qualche abbaio, quel cane mi stava leccando chiappe e buchetto del culo.
Roberta si abbassò per baciarmi, ero un riottoso, sapevo troppo di notte, vale a dire un po’ di merda.
Lei non solo baciò ma, mi penetrò di lingua. Il cazzo era già diritto, un po’ perché al mattino ho sempre il cazzo sull’attenti, sarà la pipi che spinge, saranno i sogni, sarà che sono giovane, poi ora con la leccata di Fulmine e la limonata di Roberta.
Allungai le mani per tirare verso di me la bella donna, appoggiò le ginocchia al materasso, io m’ero seduto, ora ero io a baciarla, contemporaneamente le stavo sfilando il vestito/camicia da notte.
Le sue floride tette ballonzolavano.
Fulmine non perse tempo, si posizionò dietro al culo della sua padrona ed iniziò a leccare.
Accarezzai le grosse poppe, vi passai poi la lingua, leccate e risucchi, la mano era scesa a dare il buongiorno alla fighetta, era bagnata, non persi tempo, aiutato da Roberta che non voleva che quello, infilai il pisello duro nella sua passera.
Come spesso mi capitava, all’inizio non mi muovevo, godevo di essere dentro, poi iniziavo, iniziavamo il balletto, non ci volle molto per portarla all’apice, continuavamo a danzare, il mio cazzo emanava almeno tre schizzi di sborra bei corposi.
Ci abbracciavamo e limonavamo.
Roberta, a casa sua aveva già preparato la colazione, mi proponeva di andare da lei.
Da pazzi, voleva attraversare il pianerottolo, entrambi nudi, io con il cazzo che per l’emozione era rizzato subito, lei che aveva, sull’interno coscia, il rigagnolo della sborra appena ricevuta durante l’amplesso. Arrivati alla sua porta, senza incontrare nessun coinquilino, eravamo dentro, noi ed il cane, dopo aver chiuso la porta, l’avevo abbracciata, l’avevo alzata di peso e limonata, dicendole “siamo un po’ fuori di melone”. Era buona cosa, prima della colazione, rinfrescare e pulire la fighetta, avevo avuto il permesso di farle il bidet, con bacio finale.
La giornata era iniziata bene. Dovevo contattare Federica, e poi potevamo iniziare a divertirci in tre.
Alla prima telefonata non avevo avuto risposta, dopo poco mi aveva richiamato lei, era un po’ adirata, il suo motorino non voleva partire, le dissi di non preoccuparsi sarei passato io con lo scooter, per portarla a casa di Roberta.
Al mio arrivo, a casa sua, mi aveva fatto salire, doveva finire di vestirsi, nell’avviare e sistemare il motorino, s’era sporcata ed aveva sudato, qundi s’era fatta una nuova doccia.
Entrato in casa me la trovo davanti con il solo perizoma. Le dico subito ”bella porcellina, mi sa che il motorino era una scusa per farti trovare nuda”.
Lei aveva sorriso e mi aveva baciato. Come poteva continuare se non con una bella scopatina, diciamo una sveltina, ma con una gran leccata della sua favolosa figa, prima, e una bella penetrazione, dopo, che ci aveva portato ad un orgasmo contemporaneo.
Il mio cazzo, mi stava strabiliando, non era passato un gran che dalla sborrata nella passera di Roberta, e ne aveva prodotta dell’altra, in buona dose, per la fighetta giovane di Federica.
Con il mio scooter avevamo raggiunto la Roby, la quale da marpiona, guardandomi in viso, aveva capito tutto, venendomi vicino mi aveva sussurrato “mandrillone, a metà mattina sei già a quota due”. Con la testa avevo ammesso tutto.
Avevo fatto conoscere alle mie due amiche, il programma della giornata, condiviso da tutte e due, mi ringraziarono con un bacio.
Meta: lago Maggiore con visita alle isole, avremmo pranzato in riva al lago e avremmo fatto ritorno per sera.
La navigazione sul lago, con una bella giornata soleggiata, è splendida, le mie compagne d’avventura, si erano posizionate su una panchetta, s’erano tolte la camicetta, e prendevano il sole, i reggiseni, un po’ ridotti mettevano in evidenza le poppe.
Il battello era quasi pieno, erano diversi gli sguardi sulle due donne, non passavano certo inosservate.
Avevamo deciso di pranzare all’isola Pescatori, un bel ristorantino.
Fra un’attraversata e l’altra avevamo avuto il tempo di gironzolare per negozi, avevo regalato loro delle ciabatte infradito in cuoio, le avevano calzate subito, mettevano in risalto i loro bei piedi, con le unghie smaltate di rosso.
La sera al rientro, Roberta, aveva voluta far guidare a me, lei s’era sdraiata sui sedili posteriori a riposare, al mio fianco sedeva Federica. Tutte e due salendo s’erano tolte la gonna, avevo in visione, per una, grazie allo specchietto l’altra avendola a fianco, le loro splendide gambe, che avevano preso un bel colore.
Arrivati a casa, avevamo fatto la doccia, uno alla volta, intanto avevo contribuito a preparare la cena: spaghetti alla “putanesca”.
Era arrivato il momento dei giochi.
Avevo preparato un mazzo di carte, avremmo giocato “a peppa tencia”, chi rimaneva con in mano la donna di picche doveva sottoporsi ad una penitenza (molto gradita).
Le penitenze le avevo scritte personalmente su foglietti.
La prima che si doveva sottoporre era Federica, il foglietto estratto recitava “quattro cubetti di ghiaccio nel tuo culo avrai, ed il tuo sesso ti sarà leccato. Avevo già sul tavolino un secchiello con cubetti di ghiaccio, la Fede aveva tolto il perizoma e mi aveva messo il suo bel culo davanti al viso, avevo preso un cubetto e l’avevo appoggiato al suo ano, con un dito mi ero fatto largo, poi anche Roby aveva eseguito la stessa operazione, che ogni uno aveva poi bissato, ad ogni infilata sentivamo gemiti di goduria, alternativamente leccavamo la passera di Federica, arrivò il suo primo orgasmo.
Secondo giro, era il mio turno, il bigliettino diceva “se il tuo sesso è penetrante, tutti i buchi dovrai tappare.
Se il tuo sesso è da penetrare, tutti i buchi ti tapperanno”.
Mi sono prodigato, visto che possedevo un cazzo che fino a prova contraria è “penetrante”, ho chiuso prima i buchi delle fighe, con delle belle pompate, poi la volta delle bocche, aiutato dalle lingue bramose delle amiche, leggermente, solo puntando mi era aperto una breccia nei culetti di Roby e Fede.
Avevo la cappella violacea, un po’ di goccine di sperma avevano fatto la comparsa, così che quando l’ho infilato nelle bocche hanno potuto leccare il nettare iniziale.
Senza barare era poi toccato a Roby, ed il bigliettino recitava “ il tuo corpo verrà inondato/a da una pioggia tutta dorata”. La padrona di casa aveva proposto come luogo la vasca da bagno, lei si era messa appoggiata sulle ginocchia, io avevo iniziato ad innaffiare il suo corpo con il getto di piscia che usciva violento dal mio uccello, Federica s’era posizionata in piedi sul bordo della vasca e con forza faceva uscire un getto che colpiva il viso e le tette di Roby.
Capitò successivamente a Federica una penitenza vera e propria, lei era stata legata, mani e pidi con del nastro adesivo, ed assisteva ad un amplesso fra me e Roberta, non avevamo tralasciato nulla, ci eravamo leccati, dalle tette al culo, dal cazzo ai piedi, proprio tutto il corpo di uno e dell’altra, lei legata ed impotente si struggeva si divincolava, voleva partecipare anche lei alla nostra goduria. Ci eravamo messi i, io sotto a Roberta e avevo infilato il cazzo nella sua passera, i colpi sferrati era ritmati, non tardò a lanciare un urlo per il suo coito, i continuai a cavalcare, tosi il cazzo da quella bella tana, iniziava a schizzare, Roberta aveva avuto compassione di Federica, l’aveva liberata e si era precipitata a leccare la sborra che stava uscendo dal mio uccello, era eccitata, lo stava leccando, e lo stava pulendo, aveva inghiottito tutto, la bella maialina.
Operazione finale, avevo preso gli’ultimi cubetti di ghiaccio e li passavo sul corpo delle mie due amanti, loro intanto si palpavano reciprocamente le loro farfalline bagnate fradice dopo tanto giocare.
Avevo appoggiato su un vassoio, due Whurstel, i più lunghi e grossi trovati al supermercato li avevo uniti con un bastoncino da spiedini, le avevo fatte sedere una fronte all’altra, avevo allargato loro le labbra delle fighe, ed avevo infilato ad entrambe “il cazzo artificiale”, si dimenavano, si scopavano, io nel contempo le limonavo e massaggiavo le loro tette, poi strofinavo i loro clitoridi, durò a lungo, poi prima Roby e a seguire Federica, era giunte all’apice, stavano godendo e dalle passere uscivano schizzi biancastri, che non mi ero fatto sfuggire. Pensavo che il basta giochi fosse quello, no volevano dare il meglio con un favoloso pompino. Intervallandosi l’una all’altra con leccate all’asta e alla cappella, la bevuta che ne era seguita aveva appagato sia la giovane e la matura, indubbiamente anche me.
Poi ci eravamo dedicati a lavarci, e a salutarci, il giorno dopo tornavano i miei, ma non sarebbe stato più come prima della loro partenza, avrei avuto altre occasioni per giocare con le mie insaziabili amanti.
Gli amici mi avevano dato per disperso, trascorsi con loro il venerdì sera, rincasai a notte fonda.
Non trapelò nulla di quanto vissuto durante la settimana con Roberta e Federica, e il progetto per il fine settimana, la mia latitanza , ufficialmente, “ero a capofitto a preparare esami”.
Avevo avvertito qualche rumore, ma avevo sonno e continuavo a dormire.
Stavo avvertendo una sensazione strana, qualcosa di umido era li a contatto del culo, delle chiappe, la sera mi ero coricato nudo, come mia abitudine.
Aprii un occhio e mi sembrò di vedere la sagoma di una persona, sentivo ancora il contatto umido, avvertivo anche un ansimare, un respiro affannoso.
Una mano mi stava accarezzando la schiena, in quell’istante aprii entrambi gli occhi, la figura che si stagliava al mio fianco, in piedi, era Roberta. Mi girai sul fianco, con la schiena urtai qualcosa di caldo.
Se all’impiedi vi era Roberta, che mi aveva accarezzato la schiena, ebbi la percezione che quanto di caldo avevo urtato non poteva che essere Fulmine. Infatti emise qualche abbaio, quel cane mi stava leccando chiappe e buchetto del culo.
Roberta si abbassò per baciarmi, ero un riottoso, sapevo troppo di notte, vale a dire un po’ di merda.
Lei non solo baciò ma, mi penetrò di lingua. Il cazzo era già diritto, un po’ perché al mattino ho sempre il cazzo sull’attenti, sarà la pipi che spinge, saranno i sogni, sarà che sono giovane, poi ora con la leccata di Fulmine e la limonata di Roberta.
Allungai le mani per tirare verso di me la bella donna, appoggiò le ginocchia al materasso, io m’ero seduto, ora ero io a baciarla, contemporaneamente le stavo sfilando il vestito/camicia da notte.
Le sue floride tette ballonzolavano.
Fulmine non perse tempo, si posizionò dietro al culo della sua padrona ed iniziò a leccare.
Accarezzai le grosse poppe, vi passai poi la lingua, leccate e risucchi, la mano era scesa a dare il buongiorno alla fighetta, era bagnata, non persi tempo, aiutato da Roberta che non voleva che quello, infilai il pisello duro nella sua passera.
Come spesso mi capitava, all’inizio non mi muovevo, godevo di essere dentro, poi iniziavo, iniziavamo il balletto, non ci volle molto per portarla all’apice, continuavamo a danzare, il mio cazzo emanava almeno tre schizzi di sborra bei corposi.
Ci abbracciavamo e limonavamo.
Roberta, a casa sua aveva già preparato la colazione, mi proponeva di andare da lei.
Da pazzi, voleva attraversare il pianerottolo, entrambi nudi, io con il cazzo che per l’emozione era rizzato subito, lei che aveva, sull’interno coscia, il rigagnolo della sborra appena ricevuta durante l’amplesso. Arrivati alla sua porta, senza incontrare nessun coinquilino, eravamo dentro, noi ed il cane, dopo aver chiuso la porta, l’avevo abbracciata, l’avevo alzata di peso e limonata, dicendole “siamo un po’ fuori di melone”. Era buona cosa, prima della colazione, rinfrescare e pulire la fighetta, avevo avuto il permesso di farle il bidet, con bacio finale.
La giornata era iniziata bene. Dovevo contattare Federica, e poi potevamo iniziare a divertirci in tre.
Alla prima telefonata non avevo avuto risposta, dopo poco mi aveva richiamato lei, era un po’ adirata, il suo motorino non voleva partire, le dissi di non preoccuparsi sarei passato io con lo scooter, per portarla a casa di Roberta.
Al mio arrivo, a casa sua, mi aveva fatto salire, doveva finire di vestirsi, nell’avviare e sistemare il motorino, s’era sporcata ed aveva sudato, qundi s’era fatta una nuova doccia.
Entrato in casa me la trovo davanti con il solo perizoma. Le dico subito ”bella porcellina, mi sa che il motorino era una scusa per farti trovare nuda”.
Lei aveva sorriso e mi aveva baciato. Come poteva continuare se non con una bella scopatina, diciamo una sveltina, ma con una gran leccata della sua favolosa figa, prima, e una bella penetrazione, dopo, che ci aveva portato ad un orgasmo contemporaneo.
Il mio cazzo, mi stava strabiliando, non era passato un gran che dalla sborrata nella passera di Roberta, e ne aveva prodotta dell’altra, in buona dose, per la fighetta giovane di Federica.
Con il mio scooter avevamo raggiunto la Roby, la quale da marpiona, guardandomi in viso, aveva capito tutto, venendomi vicino mi aveva sussurrato “mandrillone, a metà mattina sei già a quota due”. Con la testa avevo ammesso tutto.
Avevo fatto conoscere alle mie due amiche, il programma della giornata, condiviso da tutte e due, mi ringraziarono con un bacio.
Meta: lago Maggiore con visita alle isole, avremmo pranzato in riva al lago e avremmo fatto ritorno per sera.
La navigazione sul lago, con una bella giornata soleggiata, è splendida, le mie compagne d’avventura, si erano posizionate su una panchetta, s’erano tolte la camicetta, e prendevano il sole, i reggiseni, un po’ ridotti mettevano in evidenza le poppe.
Il battello era quasi pieno, erano diversi gli sguardi sulle due donne, non passavano certo inosservate.
Avevamo deciso di pranzare all’isola Pescatori, un bel ristorantino.
Fra un’attraversata e l’altra avevamo avuto il tempo di gironzolare per negozi, avevo regalato loro delle ciabatte infradito in cuoio, le avevano calzate subito, mettevano in risalto i loro bei piedi, con le unghie smaltate di rosso.
La sera al rientro, Roberta, aveva voluta far guidare a me, lei s’era sdraiata sui sedili posteriori a riposare, al mio fianco sedeva Federica. Tutte e due salendo s’erano tolte la gonna, avevo in visione, per una, grazie allo specchietto l’altra avendola a fianco, le loro splendide gambe, che avevano preso un bel colore.
Arrivati a casa, avevamo fatto la doccia, uno alla volta, intanto avevo contribuito a preparare la cena: spaghetti alla “putanesca”.
Era arrivato il momento dei giochi.
Avevo preparato un mazzo di carte, avremmo giocato “a peppa tencia”, chi rimaneva con in mano la donna di picche doveva sottoporsi ad una penitenza (molto gradita).
Le penitenze le avevo scritte personalmente su foglietti.
La prima che si doveva sottoporre era Federica, il foglietto estratto recitava “quattro cubetti di ghiaccio nel tuo culo avrai, ed il tuo sesso ti sarà leccato. Avevo già sul tavolino un secchiello con cubetti di ghiaccio, la Fede aveva tolto il perizoma e mi aveva messo il suo bel culo davanti al viso, avevo preso un cubetto e l’avevo appoggiato al suo ano, con un dito mi ero fatto largo, poi anche Roby aveva eseguito la stessa operazione, che ogni uno aveva poi bissato, ad ogni infilata sentivamo gemiti di goduria, alternativamente leccavamo la passera di Federica, arrivò il suo primo orgasmo.
Secondo giro, era il mio turno, il bigliettino diceva “se il tuo sesso è penetrante, tutti i buchi dovrai tappare.
Se il tuo sesso è da penetrare, tutti i buchi ti tapperanno”.
Mi sono prodigato, visto che possedevo un cazzo che fino a prova contraria è “penetrante”, ho chiuso prima i buchi delle fighe, con delle belle pompate, poi la volta delle bocche, aiutato dalle lingue bramose delle amiche, leggermente, solo puntando mi era aperto una breccia nei culetti di Roby e Fede.
Avevo la cappella violacea, un po’ di goccine di sperma avevano fatto la comparsa, così che quando l’ho infilato nelle bocche hanno potuto leccare il nettare iniziale.
Senza barare era poi toccato a Roby, ed il bigliettino recitava “ il tuo corpo verrà inondato/a da una pioggia tutta dorata”. La padrona di casa aveva proposto come luogo la vasca da bagno, lei si era messa appoggiata sulle ginocchia, io avevo iniziato ad innaffiare il suo corpo con il getto di piscia che usciva violento dal mio uccello, Federica s’era posizionata in piedi sul bordo della vasca e con forza faceva uscire un getto che colpiva il viso e le tette di Roby.
Capitò successivamente a Federica una penitenza vera e propria, lei era stata legata, mani e pidi con del nastro adesivo, ed assisteva ad un amplesso fra me e Roberta, non avevamo tralasciato nulla, ci eravamo leccati, dalle tette al culo, dal cazzo ai piedi, proprio tutto il corpo di uno e dell’altra, lei legata ed impotente si struggeva si divincolava, voleva partecipare anche lei alla nostra goduria. Ci eravamo messi i, io sotto a Roberta e avevo infilato il cazzo nella sua passera, i colpi sferrati era ritmati, non tardò a lanciare un urlo per il suo coito, i continuai a cavalcare, tosi il cazzo da quella bella tana, iniziava a schizzare, Roberta aveva avuto compassione di Federica, l’aveva liberata e si era precipitata a leccare la sborra che stava uscendo dal mio uccello, era eccitata, lo stava leccando, e lo stava pulendo, aveva inghiottito tutto, la bella maialina.
Operazione finale, avevo preso gli’ultimi cubetti di ghiaccio e li passavo sul corpo delle mie due amanti, loro intanto si palpavano reciprocamente le loro farfalline bagnate fradice dopo tanto giocare.
Avevo appoggiato su un vassoio, due Whurstel, i più lunghi e grossi trovati al supermercato li avevo uniti con un bastoncino da spiedini, le avevo fatte sedere una fronte all’altra, avevo allargato loro le labbra delle fighe, ed avevo infilato ad entrambe “il cazzo artificiale”, si dimenavano, si scopavano, io nel contempo le limonavo e massaggiavo le loro tette, poi strofinavo i loro clitoridi, durò a lungo, poi prima Roby e a seguire Federica, era giunte all’apice, stavano godendo e dalle passere uscivano schizzi biancastri, che non mi ero fatto sfuggire. Pensavo che il basta giochi fosse quello, no volevano dare il meglio con un favoloso pompino. Intervallandosi l’una all’altra con leccate all’asta e alla cappella, la bevuta che ne era seguita aveva appagato sia la giovane e la matura, indubbiamente anche me.
Poi ci eravamo dedicati a lavarci, e a salutarci, il giorno dopo tornavano i miei, ma non sarebbe stato più come prima della loro partenza, avrei avuto altre occasioni per giocare con le mie insaziabili amanti.
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