In treno (come diventai Cuckold)
di
Mario58
genere
bisex
Salve, sono Mario, geometra, vivo a Napoli e sono sposato da trentanni con Maria. A causa del mio lavoro sono spesso in giro per l'Italia. All'epoca dei fatti di cui narro alcune storie di anni ne avevo ventitre, mentre Maria diciannove. Questa storia è propedeutica al cuckoldismo.
Al ritorno da una trasferta a Genova, su di un treno semivuoto, dalle parti di Livorno, salì ed entro nello scompartimento un signore sui quaranta anni, un viso quadrato abbronzatissimo ed un petto villoso in evidenza per via dei bottoni della camicetta non allacciati. Si sedette davanti a me ed iniziò a leggere una rivista. I jeans attillati mettevano in evidenza due cosce robuste ed un bozzo inguinale non indifferente. Non avevo nulla da leggere, passavo il tempo con il viso al finestrino per ammirare il paesaggio. Ogni tanto uno sguardo intorno per finire con furtive occhiate al “pacco”. Non avevo mai avute delle vere esperienze gay, se non nella prima pubertà quando nascosti in vecchi magazzini inutilizzati ci masturbavamo tra ragazzi. Inutile dire che io preferivo masturbare che essere masturbato. Non avemmo mai penetrazioni per via delle nostre scarse dotazioni, ci accontentavamo di strofinarlo sulle natiche. Altri sogni reconditi durante le mie masturbazioni vedevano protagoniste le mie zie alle prese con estranei molto più anziani di loro. Ora, solo in uno scompartimento, con un uomo, si riaccesero quelle voglie e lo sguardo indugiava inconsciamente, sul pacco nei suoi pantaloni. Se ne accorse, chiuse la rivista e chiese se volessi leggere qualcosa. No, grazie – risposi – non riesco a concentrarmi in treno. Queste brevi frasi furono un incentivo per intavolare un più ampio discorso. Discorsi dapprima generici per poi entrare nel privato. Come mai in giro di questi tempi di ferie? Mi chiese. Abbiamo terminato ora un cantiere – risposi - ed ora sto tornando a casa, ma vedo che lei è già abbronzato! Si è da giugno che nei fine settimana vado in Sardegna dalla famiglia – rispose – le ferie inizieranno dal prossimo venerdi. Il mio sguardo, mentre parlavamo, continuava la spola tra il suo viso ed il suo pacco. Lui se ne accorse, tant'è che portò la mano non per nascondere ma per evidenziare il pacco, continuò a parlare entrando semre più nel privato. Da quanto tempo sei sposato? Chiese. Un anno! Risposi, estraendo dal portafoglio una foto di mia moglie e gliela porsi. Bella ragazza – disse – è un peccato non portartela dietro, a casa c'è sempre qualcuno che vorrà scoparsela. Arrossii e sentii il mio cazzo gonfiarsi, goffamente cercai di sistemarlo con una mossa che non passò inosservata a Giacomo, così si chiamava. Risposi che lei è una tipa molto all'antica e che quando sono fuori va a vivere con i genitori nell'entroterra napoletano. Non fidarti – ribadì Giacomo, ed iniziò alcuni aneddoti di vita vissuta. Pensa che – iniziò un racconto – proprio questa estate ho scopato la moglie di un amico proprio nei bagni del campeggio, mentre lui era a pochi passi dalle docce a lavare i piatti – nel frattempo dava vigore al suo pacco stringendolo tra le mani, e forse per incoraggiarmi continuò con un'altro racconto - le docce dei camping sono al primo posto nella statistica dei luoghi strani dove fare l'amore, una volta mentre eravamo sotto la doccia con un ragazzo della tua età non ho avuto difficoltà a esaudire il suo desiderio di prenderlo in bocca. A quelle parole salì l'eccitazione ed all'ennesimo posizionamente del mio pisello nei pantaloni. Sei eccitato? Mi chiese. Beh – farfugliai – chi non lo sarebbe con questi racconti? - e terminai con un “anche tu?”. Si alzò per chiudere le tendine e venne a posizionarsi davanti al mio viso, sbottonò i jeans e ne uscì un cazzo enorme: lo vuoi? Mi disse. Restai immobile, vecchi ricordi riaffiorarono alla mente: SI. Mi prese per la mano e mi trascino nel bagno. Ancora imbambolato restai fermo, mi sbottonò i pantaloni, che si calarono ai miei piedi, lasciai scivolare anche gli slip ma non presi nessuna iniziativa. Lo prese nella mano e comincio a masturbarmi, mi rasserenai, e lasciai a lui l'iniziativa. L'invito ad abbassarmi, una mano sul capo premeva verso il basso, mi ritrovai sulle labbra una cappella rossa, un cazzo contornato da peli rossicci che emanavano un gradevole odore di talco e uomo. Aprii le labbra e ne ingoiai una piccola parte, succhiando. Le sue mani sulla nuca impedivano qualsiasi mio movimento ma non il suo che iniziò a scoparmi nella bocca con un ritmo lento per un paio di minuti fino a quando mi tirò su e mi rigirò, punto la sua cappella sul buchino vergine e spinse. Non entrò, credo si sia fatto anche male. Si ritrasse ed umettà un dito, lo passò sul buchetto e riprovò la penetrazione. Altra spinta, questa volta a buon fine. Ma .. ma è la prima volta? Disse con l'asta a metà fuori. Si – risposi. Avevo all'attivo solo alcuni giochi giovanili. Rise e lo tolse dal buco. Ascolta – disse – ora bagnalo bene con tanta saliva. Lo ricevetti nuovamente nela bocca ed insalivai, mi fece rialzare ed iniziò un lavoro di dita nel culo fino a quando rimise la cappella poggiata sullo sfintere ed iniziò con dei piccoli colpi a penetrarmi fermandosi ad ogni centimetro conquistato. Non appena tutto dentro si fermò, mi strinse forte e roteava il bacino. Avevo delle fitte lancinanti ma il piacere ebbe il sopravvento. Con una mano iniziò una lenta masturbazione sul mio pene, simultaneamente alle sue spinte di bacino. Andò avanti per un paio di minuti finchè accellerò le spinte in contemporanea la masturbazione. Venni non appena un caldo fiotto riempì le mie viscere, restò dentro ancora un po' e poi lentamente lo tolse si schiacquò con la poca acqua del rubinetto ed uscì. Io restai un po' sulla tazza e nel ripulirmi notai del sangue sulla carta igienica. Finalmente avevo provato un uomo.
Al ritorno da una trasferta a Genova, su di un treno semivuoto, dalle parti di Livorno, salì ed entro nello scompartimento un signore sui quaranta anni, un viso quadrato abbronzatissimo ed un petto villoso in evidenza per via dei bottoni della camicetta non allacciati. Si sedette davanti a me ed iniziò a leggere una rivista. I jeans attillati mettevano in evidenza due cosce robuste ed un bozzo inguinale non indifferente. Non avevo nulla da leggere, passavo il tempo con il viso al finestrino per ammirare il paesaggio. Ogni tanto uno sguardo intorno per finire con furtive occhiate al “pacco”. Non avevo mai avute delle vere esperienze gay, se non nella prima pubertà quando nascosti in vecchi magazzini inutilizzati ci masturbavamo tra ragazzi. Inutile dire che io preferivo masturbare che essere masturbato. Non avemmo mai penetrazioni per via delle nostre scarse dotazioni, ci accontentavamo di strofinarlo sulle natiche. Altri sogni reconditi durante le mie masturbazioni vedevano protagoniste le mie zie alle prese con estranei molto più anziani di loro. Ora, solo in uno scompartimento, con un uomo, si riaccesero quelle voglie e lo sguardo indugiava inconsciamente, sul pacco nei suoi pantaloni. Se ne accorse, chiuse la rivista e chiese se volessi leggere qualcosa. No, grazie – risposi – non riesco a concentrarmi in treno. Queste brevi frasi furono un incentivo per intavolare un più ampio discorso. Discorsi dapprima generici per poi entrare nel privato. Come mai in giro di questi tempi di ferie? Mi chiese. Abbiamo terminato ora un cantiere – risposi - ed ora sto tornando a casa, ma vedo che lei è già abbronzato! Si è da giugno che nei fine settimana vado in Sardegna dalla famiglia – rispose – le ferie inizieranno dal prossimo venerdi. Il mio sguardo, mentre parlavamo, continuava la spola tra il suo viso ed il suo pacco. Lui se ne accorse, tant'è che portò la mano non per nascondere ma per evidenziare il pacco, continuò a parlare entrando semre più nel privato. Da quanto tempo sei sposato? Chiese. Un anno! Risposi, estraendo dal portafoglio una foto di mia moglie e gliela porsi. Bella ragazza – disse – è un peccato non portartela dietro, a casa c'è sempre qualcuno che vorrà scoparsela. Arrossii e sentii il mio cazzo gonfiarsi, goffamente cercai di sistemarlo con una mossa che non passò inosservata a Giacomo, così si chiamava. Risposi che lei è una tipa molto all'antica e che quando sono fuori va a vivere con i genitori nell'entroterra napoletano. Non fidarti – ribadì Giacomo, ed iniziò alcuni aneddoti di vita vissuta. Pensa che – iniziò un racconto – proprio questa estate ho scopato la moglie di un amico proprio nei bagni del campeggio, mentre lui era a pochi passi dalle docce a lavare i piatti – nel frattempo dava vigore al suo pacco stringendolo tra le mani, e forse per incoraggiarmi continuò con un'altro racconto - le docce dei camping sono al primo posto nella statistica dei luoghi strani dove fare l'amore, una volta mentre eravamo sotto la doccia con un ragazzo della tua età non ho avuto difficoltà a esaudire il suo desiderio di prenderlo in bocca. A quelle parole salì l'eccitazione ed all'ennesimo posizionamente del mio pisello nei pantaloni. Sei eccitato? Mi chiese. Beh – farfugliai – chi non lo sarebbe con questi racconti? - e terminai con un “anche tu?”. Si alzò per chiudere le tendine e venne a posizionarsi davanti al mio viso, sbottonò i jeans e ne uscì un cazzo enorme: lo vuoi? Mi disse. Restai immobile, vecchi ricordi riaffiorarono alla mente: SI. Mi prese per la mano e mi trascino nel bagno. Ancora imbambolato restai fermo, mi sbottonò i pantaloni, che si calarono ai miei piedi, lasciai scivolare anche gli slip ma non presi nessuna iniziativa. Lo prese nella mano e comincio a masturbarmi, mi rasserenai, e lasciai a lui l'iniziativa. L'invito ad abbassarmi, una mano sul capo premeva verso il basso, mi ritrovai sulle labbra una cappella rossa, un cazzo contornato da peli rossicci che emanavano un gradevole odore di talco e uomo. Aprii le labbra e ne ingoiai una piccola parte, succhiando. Le sue mani sulla nuca impedivano qualsiasi mio movimento ma non il suo che iniziò a scoparmi nella bocca con un ritmo lento per un paio di minuti fino a quando mi tirò su e mi rigirò, punto la sua cappella sul buchino vergine e spinse. Non entrò, credo si sia fatto anche male. Si ritrasse ed umettà un dito, lo passò sul buchetto e riprovò la penetrazione. Altra spinta, questa volta a buon fine. Ma .. ma è la prima volta? Disse con l'asta a metà fuori. Si – risposi. Avevo all'attivo solo alcuni giochi giovanili. Rise e lo tolse dal buco. Ascolta – disse – ora bagnalo bene con tanta saliva. Lo ricevetti nuovamente nela bocca ed insalivai, mi fece rialzare ed iniziò un lavoro di dita nel culo fino a quando rimise la cappella poggiata sullo sfintere ed iniziò con dei piccoli colpi a penetrarmi fermandosi ad ogni centimetro conquistato. Non appena tutto dentro si fermò, mi strinse forte e roteava il bacino. Avevo delle fitte lancinanti ma il piacere ebbe il sopravvento. Con una mano iniziò una lenta masturbazione sul mio pene, simultaneamente alle sue spinte di bacino. Andò avanti per un paio di minuti finchè accellerò le spinte in contemporanea la masturbazione. Venni non appena un caldo fiotto riempì le mie viscere, restò dentro ancora un po' e poi lentamente lo tolse si schiacquò con la poca acqua del rubinetto ed uscì. Io restai un po' sulla tazza e nel ripulirmi notai del sangue sulla carta igienica. Finalmente avevo provato un uomo.
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