Fai quello che ti dico io -Parte 3 “Conoscenza”
di
Dan
genere
dominazione
Ripensai a lungo a quanto accaduto e vissi con impazienza l’attesa fino al giorno concordato per l’allenamento. A dire il vero, di concordato c’era bene poco: avevo deciso io. Ma perché mai avrei dovuto concordare? In quei due giorni pensai di scrivere un messaggio a Nicola, o di chiamarlo, ma alla fine scelsi di non fare nulla di ciò.
Quando arrivò il momento del nuovo allenamento, trovai Nicola già in palestra. Come mi vide venne subito a salutarmi. Era visibilmente teso ed emozionato. Come prima cosa mi ringraziò. Io gli chiesi per che cosa mi stesse ringraziando e lui, candidamente disse. “per tutto”. “appena la lavanderia mi restituisce la maglia te la porto”, mi disse. Avrei voluto chiedergli se avesse utilizzato in qualche modo la mia maglia ma lasciai perdere. Iniziammo ad allenarci, la sala era deserta, come al solito. Nicola mi fissava con insistenza, aspettando una mia mossa. Ad un certo punto, dissi che dovevo fare il plank e gli dissi di prepararmi il tappetino e l’asciugamano. Lui non disse nulla e subito lasciò quello che stava facendo per prepararmi la postazione. Rimase accanto al tappetino, sorridendo. Arrivai dinanzi a lui e fissandolo gli dissi: “levati di torno”. Lui, subito si fece da parte. “Vuoi che ti tengo il tempo?” mi chiese. Continuammo così per un po, mi piaceva avere una sorta di assistente da trattare con durezza.
Ad un certo punto gli dissi di tornare a fare il suo allenamento e poco dopo andai da lui per chiedergli qualche informazione su dove viveva, i suoi orari etc.. Nicola viveva in appartamento a cinque minuti di cammino dalla palestra. Una casa per studenti universitari dove però viveva da solo. Il prezzo dell’affitto era un po alto rispetto alla media e l’altra stanza era rimasta sfitta. Il proprietario dell’appartamento aveva preferito mantenere un prezzo altro, trattandosi di un’abitazione abbastanza nuova ed arredata da poco. A quanto capii Nicola non aveva affatto problemi di soldi: la sua famiglia era molto benestante. Nel fine settimana scendeva dalla famiglia o andava dalla sua fidanzata oppure lei lo raggiungeva per stare un po insieme.
Finimmo allenamento quasi contemporaneamente. A dire il vero, Nicola decise di finire quando io dissi di aver finito. Salimmo su e iniziai a prepararmi per la doccia. Anche Nicola fece la stessa cosa. Continuavo a sentirmi osservato. Ad un certo punto gli dissi chiaramente di smetterla di fissarmi. Lui, sfoderando un bel sorriso (occorre essere onesti sui suoi lineamenti del viso) mi disse: “non posso”. In quell'occasione ebbi modo di vedere Nicola senza vestiti; fino a quel momento era sempre successo che lui arrivasse quando io stavo per andare via. Nicola era un bel ragazzo: aveva un fisico non particolarmente definito, era magro e la palestra l'avrebbe di certo aiutato a migliorare. Il suo viso era davvero bello, moro con degli occhi chiari molto espressivi. Era quasi completamente glabro, il che non è molto comune per chi ha capelli neri. Ovviamente non potei fare a meno di valutare se la natura fosse stata generosa o meno: devo dire che non gli era andata male.
Andammo nelle docce ed io aprii l’acqua calda per me. Per lui aprii il rubinetto dell’acqua fredda. Nicola non si accorse che il rubinetto era girato e mi ringraziò, pensando avessi fatto un gesto carino verso di lui. Non appena si accorse della temperatura dell’acqua allungò la mano per girare la manopola dell’acqua ma io lo richiamai subito “Fermati”, prendendolo per una spalla. Lo spinsi delicatamente verso il muretto che separava le postazioni delle docce. Eravamo uno di fronte l’altro. Io avevo ancora l’accappatoio addosso, lui no. “Ora tu ti farai la doccia fredda, senza fiatare. Perché te lo meriti. E alla fine mi ringrazi. Sono stato chiaro. Se vuoi essere unico per me, da oggi farai quello che dico io. Nicola mi fissò per alcuni istanti. Io tolsi la mano dalla sua spalla. Lui, senza dire una parola, andò sotto la doccia. Io mi infilai sotto la mia doccia calda, soddisfatto per quello che avevo ottenuto. Al di là del singolo episodio, Nicola aveva accettato di essere a mia disposizione. Ora toccava solo vedere fino a che punto sarebbe stato mio.
…
Quando arrivò il momento del nuovo allenamento, trovai Nicola già in palestra. Come mi vide venne subito a salutarmi. Era visibilmente teso ed emozionato. Come prima cosa mi ringraziò. Io gli chiesi per che cosa mi stesse ringraziando e lui, candidamente disse. “per tutto”. “appena la lavanderia mi restituisce la maglia te la porto”, mi disse. Avrei voluto chiedergli se avesse utilizzato in qualche modo la mia maglia ma lasciai perdere. Iniziammo ad allenarci, la sala era deserta, come al solito. Nicola mi fissava con insistenza, aspettando una mia mossa. Ad un certo punto, dissi che dovevo fare il plank e gli dissi di prepararmi il tappetino e l’asciugamano. Lui non disse nulla e subito lasciò quello che stava facendo per prepararmi la postazione. Rimase accanto al tappetino, sorridendo. Arrivai dinanzi a lui e fissandolo gli dissi: “levati di torno”. Lui, subito si fece da parte. “Vuoi che ti tengo il tempo?” mi chiese. Continuammo così per un po, mi piaceva avere una sorta di assistente da trattare con durezza.
Ad un certo punto gli dissi di tornare a fare il suo allenamento e poco dopo andai da lui per chiedergli qualche informazione su dove viveva, i suoi orari etc.. Nicola viveva in appartamento a cinque minuti di cammino dalla palestra. Una casa per studenti universitari dove però viveva da solo. Il prezzo dell’affitto era un po alto rispetto alla media e l’altra stanza era rimasta sfitta. Il proprietario dell’appartamento aveva preferito mantenere un prezzo altro, trattandosi di un’abitazione abbastanza nuova ed arredata da poco. A quanto capii Nicola non aveva affatto problemi di soldi: la sua famiglia era molto benestante. Nel fine settimana scendeva dalla famiglia o andava dalla sua fidanzata oppure lei lo raggiungeva per stare un po insieme.
Finimmo allenamento quasi contemporaneamente. A dire il vero, Nicola decise di finire quando io dissi di aver finito. Salimmo su e iniziai a prepararmi per la doccia. Anche Nicola fece la stessa cosa. Continuavo a sentirmi osservato. Ad un certo punto gli dissi chiaramente di smetterla di fissarmi. Lui, sfoderando un bel sorriso (occorre essere onesti sui suoi lineamenti del viso) mi disse: “non posso”. In quell'occasione ebbi modo di vedere Nicola senza vestiti; fino a quel momento era sempre successo che lui arrivasse quando io stavo per andare via. Nicola era un bel ragazzo: aveva un fisico non particolarmente definito, era magro e la palestra l'avrebbe di certo aiutato a migliorare. Il suo viso era davvero bello, moro con degli occhi chiari molto espressivi. Era quasi completamente glabro, il che non è molto comune per chi ha capelli neri. Ovviamente non potei fare a meno di valutare se la natura fosse stata generosa o meno: devo dire che non gli era andata male.
Andammo nelle docce ed io aprii l’acqua calda per me. Per lui aprii il rubinetto dell’acqua fredda. Nicola non si accorse che il rubinetto era girato e mi ringraziò, pensando avessi fatto un gesto carino verso di lui. Non appena si accorse della temperatura dell’acqua allungò la mano per girare la manopola dell’acqua ma io lo richiamai subito “Fermati”, prendendolo per una spalla. Lo spinsi delicatamente verso il muretto che separava le postazioni delle docce. Eravamo uno di fronte l’altro. Io avevo ancora l’accappatoio addosso, lui no. “Ora tu ti farai la doccia fredda, senza fiatare. Perché te lo meriti. E alla fine mi ringrazi. Sono stato chiaro. Se vuoi essere unico per me, da oggi farai quello che dico io. Nicola mi fissò per alcuni istanti. Io tolsi la mano dalla sua spalla. Lui, senza dire una parola, andò sotto la doccia. Io mi infilai sotto la mia doccia calda, soddisfatto per quello che avevo ottenuto. Al di là del singolo episodio, Nicola aveva accettato di essere a mia disposizione. Ora toccava solo vedere fino a che punto sarebbe stato mio.
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