Fai quello che dico io – Parte 8 “ Accontentati “
di
Dan
genere
dominazione
Passò qualche giorno, Nicola fece il suo esame ed andò anche molto bene. Scelsi di non togliere tempo al suo studio, avrei recuperato dopo l'esame. Fu lui ad avvisarmi dell'esito dell'esame. Mi mandò un messaggio con il numero del voto, 28. Lo chiamai, parlammo un po e mi disse che quel week end sarebbe tornato dai suoi e con ogni probabilità anche la sua fidanzata avrebbe fatto lo stesso. Tradotto, avrebbe interrotto il periodo di castità. Pensai che era stato bravo fino a quel punto. O meglio, se aveva veramente rispettato i miei ordini, era stato bravo. Soprattutto in un periodo pre-esame.
Gli ordinai di prepararmi un pranzo veloce. Mi presentai a casa sua verso l'una. Aveva preparato dei tramezzini che, uniti ad un calice di rosato, furono un pranzo più che soddisfacente. Finito il pranzo, che lui ovviamente non consumò al tavolo con me, gli ordinai di spogliarsi e ci dirigemmo in camera sua. Lo buttai sul letto. Lo feci sedere e mi sedetti dietro di lui, abbracciandolo con il corpo. Inizia a segarlo con calma. In più di un'occasione Nicola cercò di girarsi e baciarmi. Glielo impedii ed ogni volta lo punii stringendogli le palle. Mi fermai e gli ordinai di succhiarmi l'uccello. Lui non se lo fece ripetere due volte ed iniziò un lavoro meraviglioso. Roba da starci ore ed ore. Il mio obiettivo era di far soffrire lui però, e di umiliarlo come uomo.
Lo feci stendere e legai i suoi polsi al letto. Ripresi a segarlo e dopo poco tempo mi accorsi che stava per venire. Mi fermai, giusto il tempo di vederlo contorcere e stringere i denti. Ripresi a segarlo: iniziò ad ansimare perchè sentiva che stava per venire. Non mi fermai subito ma attesi un paio di secondi in più del “solito”. Poi lasciai la presa di scatto. Nicola mugugnò per l'eccitazione, per la sofferenza e per la voglia di venire. Effettivamente venne, ma solo un paio di gocce, non potendo segarsi ancora. "ti prego!” mi disse, con il viso rosso. Io lo guardai e gli dissi che quelli come lui dovevano accontentarsi. Dopo qualche secondo gli presi le palle con una mano: erano bollenti. Presi a segarmi e venni addosso a Nicola. Lo slegai. Lo afferrai per i capelli e portai il suo viso vicino al mio. “ringraziami” gli dissi. Lui mi ringraziò e tentò, ancora una volta, di baciarmi. Io lo evitai e gli abbassai la testa. Sapeva già cosa doveva fare.
Per commenti, consigli e chiacchiere: dan8484@libero.it
Gli ordinai di prepararmi un pranzo veloce. Mi presentai a casa sua verso l'una. Aveva preparato dei tramezzini che, uniti ad un calice di rosato, furono un pranzo più che soddisfacente. Finito il pranzo, che lui ovviamente non consumò al tavolo con me, gli ordinai di spogliarsi e ci dirigemmo in camera sua. Lo buttai sul letto. Lo feci sedere e mi sedetti dietro di lui, abbracciandolo con il corpo. Inizia a segarlo con calma. In più di un'occasione Nicola cercò di girarsi e baciarmi. Glielo impedii ed ogni volta lo punii stringendogli le palle. Mi fermai e gli ordinai di succhiarmi l'uccello. Lui non se lo fece ripetere due volte ed iniziò un lavoro meraviglioso. Roba da starci ore ed ore. Il mio obiettivo era di far soffrire lui però, e di umiliarlo come uomo.
Lo feci stendere e legai i suoi polsi al letto. Ripresi a segarlo e dopo poco tempo mi accorsi che stava per venire. Mi fermai, giusto il tempo di vederlo contorcere e stringere i denti. Ripresi a segarlo: iniziò ad ansimare perchè sentiva che stava per venire. Non mi fermai subito ma attesi un paio di secondi in più del “solito”. Poi lasciai la presa di scatto. Nicola mugugnò per l'eccitazione, per la sofferenza e per la voglia di venire. Effettivamente venne, ma solo un paio di gocce, non potendo segarsi ancora. "ti prego!” mi disse, con il viso rosso. Io lo guardai e gli dissi che quelli come lui dovevano accontentarsi. Dopo qualche secondo gli presi le palle con una mano: erano bollenti. Presi a segarmi e venni addosso a Nicola. Lo slegai. Lo afferrai per i capelli e portai il suo viso vicino al mio. “ringraziami” gli dissi. Lui mi ringraziò e tentò, ancora una volta, di baciarmi. Io lo evitai e gli abbassai la testa. Sapeva già cosa doveva fare.
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