Fai quello che dico io - Parte 6 “Il primo regalo”

di
genere
dominazione

Arrivai a casa di Nicola per pranzo. Mi feci servire il pranzo a tavola. Il suo piatto lo misi per terra. Finito di pranzare condussi Nicola nella sua stanza; in borsa mi ero portato un paio di cordini: spogliai Nicola e lo legai al letto ed iniziai a schiaffeggiargli il culo. “Questo è il resto dell’altro giorno”, gli dissi prima di cominciare. Nicola sopportò tutti gli schiaffi anche se erano davvero parecchi. Alla fine aveva il culo rosso e dolorante. Anche quando si lamentava per il dolore, ringraziava per la punizione. Che devoto. Mentre lo punivo mi ero tolto la camicia, per non sgualcirla.
Lo slegai e feci girare, pancia in alto. Guardandolo negli occhi gli chiesi se volesse dirmi qualcosa. Lui mi rispose: “Nulla, anzi ti ringrazio!”. Di nuovo lo legai al letto con i cordini. Era bello vederlo disteso, inerme, completamente a mia disposizione. Mentre lo fissavo notai una leggera erezione. Decisi allora di farlo soffrire un po. Iniziai ad accarezzarlo sul petto, sulle gambe, fino ad arrivare all’uccello. Appena glielo afferrai, Nicola ebbe un sussulto. Spine la testa indietro e sorrise, con gli occhi chiusi. Continuai ad accarezzarlo, afferrando di tanto in tanto il suo uccello, fino a che non arrivò ad un’erezione piena. Iniziai a segarlo, lentamente, con cura. Ogni tanto Nicola mi fissava, quasi incredulo di quanto stesse accadendo. Iniziava a fare caldo, mi tolsi i pantaloni anche io. Ripresi a segarlo aumentando il ritmo, sempre di più. Ad un certo punto capii che Nicola stava per giungere al punto di non ritorno. Il suo respiro e i suoi versi lasciavano intendere chiaramente che stava per raggiungere l’orgasmo. Mi fermai di colpo, lasciando la presa. Nicola istintivamente spinse il bacino in alto, come per rimettermelo in mano. Strinse i denti perché avrebbe voluto godere e dirmi chissà cosa. Lo guardai, respirava affannosamente. “Pensavi veramente che avremmo interrotto la tua castità?” gli dissi ridendo. Nicola mi fissò e mi disse che certamente non meritava di godere senza il mio permesso. Aspettai che il suo uccello tornasse a riposo e ripresi a segarlo di nuovo. Ancora una volta mi fermai poco prima che venisse. Questa volta Nicola urlò, pregandomi di non fermarmi. Ovviamente non diedi seguito alla sua richiesta. Ripetei la sequenza altre due volte. Il corpo di Nicola era brillante per il sudore che aveva sul petto, sulle gambe, in viso. “Non ti farò venire, è ancora presto” gli dissi, con tono perentorio. Lui mi ringraziò con un filo di voce. Mi protesi per slegarlo ma poi cambiai idea. Mi tolsi anche i boxer e mi misi sopra di lui, in piedi. Iniziai a segarmi. Nicola mi fissava con degli occhi a metà strada tra l’incredulità e la voglia. Dopo non troppo tempo sentii che stavo per venire. “Ti faccio un regalo”, gli dissi, prima di abbassarmi leggermente e esplodere. Alcuni schizzi finirono sul suo petto, mentre la maggior parte dello sperma cadde all’altezza del suo uccello, di nuovo in tiro. Mi alzi, soddisfatto di quanto fatto. “Sei mio” gli dissi “ sei a mia disposizione per il mio piacere”. “Certo”, mi disse Nicola. Lo slegai; Nicola raccolse una goccia del mio seme dal suo petto e la mise sulla lingua. Non vidi chiaramente la scena perché ero girato, ma non credo di essermi sbagliato.
Andammo in bagno per lavarci. La cabina doccia era di media grandezza, almeno un metro di lunghezza per 60 cm di profondità. Feci sede Nicola sul piatto doccia ed io iniziai a lavarmi. “Il servo si laverà quando avrò finito io!” gli dissi. Lui rimase lì. Seduto, a guardarmi. Appena ebbi finito, uscii, e fu il suo turno. Questa volta gli lascia usare l’acqua calda.
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2022-06-21
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