Il debito di mamma
di
sophie
genere
etero
La mia vita trascorreva abbastanza lenta e monotona, niente emozioni, niente trasgressioni, anche con mamma andava tutto bene, ogni tanto usava il mio appartamentino in Via Pavia con il “suo” ginecologo, in università avevo addirittura dato i primi tre esami, nulla di ché, appena sufficiente, tanto papà diceva che i voti del biennio non facevano media, comunque tant’è, poi un giorno la mamma mi chiama e mi dice che mi viene a trovare, e cosa sarà mai successo?
Mamma è nervosa, tesa, le faccio un the, le sue mani sembrano in moto perpetuo, cerco di calmarla ma non è facile, poi scoppia a piangere e si sfoga :
La mamma gioca, sì è una giocatrice incallita, io pensavo solo a bridge, con le sue amiche una o due volte la settimana ma non è così, mi spiega che una delle sue tante amiche “per bene” l’ha accompagnata in un posto, qualche mese prima e, lei ha continuato ad andarci anche da sola, a volte vince a volte perde, ma questa volta ha perso molto, molto più di quanto possa recuperare da papà senza insospettirlo, lei gioca a chemin, non chiedetemi com’è che si gioca perché non lo so, so solo che ha fatto un “buco” di dieci milioni e che il giorno dopo scade il termine per pagarli, chiaramente non li ha, le chiedo se non c’è qualcuno che possa prestarglieli, ma risponde che sono tutti amici suoi e di papà e questi lo verrebbe a sapere subito, le chiedo dei suoi gioielli, ma qui la confessione, li ha già usati facendosene fare di falsi per non insospettire papà, uffah che storia, cerco di tranquillizzarla ma non c’è verso, allora le prometto di accompagnarla il giorno dopo e vedremo cosa si può fare, visto poi che papà è, come al solito, in giro per l?Italia le propongo di fermarsi a dormire e così fece.
Il giorno dopo, a colazione, mi raccontò che si trattava di un locale, chiaramente clandestino, dove si giocava d’azzardo, era di proprietà di due fratelli, probabilmente, anzi sicuramente, legati alla malavita, ma pensa in cosa doveva andare a cacciarsi la mia mammina? Il suo timore, comunque, non era che potessero farle del male, del resto aveva sempre pagato, bensì che facessero in modo che papà lo venisse a sapere e, questo sarebbe stato “assolutamente improponibile”, mia madre ha sempre usato questi termini, se non si fosse trattato di una situazione così drammatica, sarebbe stato da ridere.
Il pomeriggio ci truccammo, ci vestimmo con attenzione, mamma diceva che si trattava di un locale elegante, e poi, con il mio maggiolino ci dirigemmo verso Piazza Napoli, da lì verso il Lorenteggio e, dietro Piazza Frattini trovammo un parcheggio, la palazzina era abbastanza anonima, praticamente una villetta, le finestre erano chiuse da persiane, dall’esterno non sembrava che lì si svolgesse una qualsiasi attività, ma mamma suonò al citofono e subito il cancelletto si aprì, attraversammo il giardino e poi salimmo alcuni gradini per arrivare all’ingresso, lì mamma suonò ancora un campanello posto di fianco al portoncino e, subito ci venne aperto, un uomo, in giacca e cravatta ci accolse, chiudendo la porta alle nostre spalle, ci diede il suo benvenuto e si appropriò dei nostri soprabiti.
La mamma mi guidò attraverso un corridoio e poi oltre una porta dove entrammo in una sala abbastanza ampia dove una decina di persone stavano giocando alla roulette, mamma si diresse in fretta verso una specie di ufficio che scoprii essere la cassa e chiese del proprietario, il sig. Cavalcanti (nome inventato, chiaramente) ci venne detto di attendere e, dopo pochi minuti venimmo invitate verso un corridoio al cui inizio c’era una tenda color rosso, mamma doveva conoscere bene la strada perché vi si diresse a passo svelto fino ad arrivare, all’incirca a metà corridoio davanti ad una porta, ai lati della quale c’erano due uomini seduti su delle sedie, non dissero una parola, ci fecero solo cenno di entrare; entrammo in un bell’ufficio, abbastanza ampio, una scrivania, un divano con una pio di poltrone, tappeti ed un mobile bar in un angolo, con mamma ci sedemmo su due poltroncine poste di fronte alla scrivania, una porta, sul lato sinistro della stanza si aprì ed un uomo molto elegante entrò, aveva i capelli un po’ lunghi, ma indossava un completo grigio sicuramente di qualche stilista, azzardai un ‘Armani, subito si rivolse alla mamma :” Cara Signora, l’aspettavo con ansia, ma ero certo non sarebbe mancata al nostro appuntamento” poi si sedette nella poltrona dietro la scrivania, “ E questa bella signorina chi è?” aggiunse appena seduto, mamma gli spiegò che ero sua figlia, la sua unica figlia e che facevo l’università e lui ancora :” così giovane e con una figlia già così grande”, mamma, comunque, era sulle spine, aprì la borsa e ne trasse una busta, l’appoggiò sulla scrivania e poi la spinse verso l’uomo spiegandogli che era tutto quello che aveva potuto racimolare e che se avesse avuto ancora un po’ di tempo avrebbe saldato il debito al più presto.
L’uomo non disse niente, contò i soldi nella busta e poi li gettò con uno scatto contro mia madre, il suo tono cambiò, si alzò in piedi e quasi urlando disse”due milioni, due milioni, cosa pensava di fare con due milioni? Me ne deve dare DIECI” urlò più forte, mamma non sapeva cosa rispondere, allora intervenni io raccogliendo i soldi che per fortuna erano ancora quasi tutti nella busta “ Se mamma le dice che pagherà, lo farà senz’altro, ha solo bisogno di un po’ più di tempo, non c’è bisogno di reagire così” rimisi i soldi sulla scrivania e li spinsi di nuovo verso di lui , si sedette, si appoggiò all’indietro sulla poltrona e disse , con un tono molto diverso :” E quanto tempo vi occorrerebbe?” mamma rispose che si trattava solo di qualche giorno, lui, intrecciando le mani sul piano della scrivania, in modo però che la busta con i soldi rimanesse tra le sue mani ed il suo corpo, disse :” vi concedo fino a domani alle 4 del pomeriggio, però... “ rivolgendosi a me questa volta, “ dovrà darmi qualcosa in cambio di questa proroga, vero signora?” girandosi verso mia madre, lei abbassò lo sguardo e compresi che ci era già passata, l’uomo si alzò e, girando intorno alla scrivania si mise proprio di fronte a me, si appoggiò al piano del tavolo e si tirò giù la lampo dei pantaloni estraendone il pene e disse” bene, signore, chi delle due…… “ compresi subito cosa voleva, era chiarissimo, allungai una mano, gli impugnai il membro con la mano destra e cominciai a leccarlo, lo inumidii per bene e poi lo presi in bocca, volevo fare in fretta, con la coda dell’occhio avevo visto la mamma girarsi dall’altra parte, lavorai di lingua e bocca senza fermarmi, ci misi almeno un quarto d’ora prima di venir colpita proprio sul naso dal suo primo schizzo di sborra; presi un cleenex da una scatola sulla scrivania, mi ripulii il viso e rivolgendomi all’uomo :” ci vediamo domani” presi la mamma per mano ed uscimmo dalla stanza e, dopo poco da quel posto “elegante”.
Durante il tragitto in macchina la mamma piagnucolò un po’, le dissi che l’indomani sarei andata io a saldare il debito e la riaccompagnai a casa.
Il mattino dopo, mi alzai all’alba, erano praticamente le 8, come si fa ad alzarsi a quell’ora? Comunque visto che durante la notte avevo preso una decisione, presi una piccola borsa che avevo preparato ed uscii, ho un amico barista pratico di “queste cose”, mi aspettava all’angolo di corso San Gottardo, andammo in un posto in centro noto a molti milanesi, “il monte di pietà”, unico modo per recuperare del denaro in fretta senza vendere nulla, tutti i miei gioielli erano in quella borsetta , mi servivano 8 milioni, ne ricavai 6, non erano sufficienti ma avrei fatto in modo che bastassero.
Il pomeriggio, dopo aver fatto un bel bagno caldo, mi truccai e vestii per l’appuntamento delle 16,00, un tailleur che mi invecchiava un po’ ma mi stava benissimo, con la gonna che aveva uno spacchetto posteriore che lo rendeva sexy,sotto la giacca un top di seta praticamente “inesistente”, calze di seta nere velate e scarpe di coccodrillo tacco 10, i miei lunghi capelli biondi raccolti in una trecciona che mi ricadeva sulla spalla destra occhiali dal sole, pochette anch’essa di coccodrillo con dentro i 6 milioni recuperati; arrivata davanti alla stessa palazzina del giorno prima ripetei l’iter già collaudato con la mamma e venni introdotta nello stesso ufficio, stavolta il sig. “Cavalcanti” era già seduto alla sua scrivania, non si degnò neppure di alzarsi, con un cenno mi indicò una delle poltroncine di fronte a lui, mi sedetti accavallando le gambe ed appoggiando la pochette sulla scrivania, lui intervenne subito :” Ha portato i soldi?”,
Risposi che li avevo portati ma che ne avevo recuperati solo una parte ; 6 milioni, ne mancavano “solo” 2, ma se avesse aspettato, al massimo una decina di giorni avrei provveduto senz’altro, stavolta no disse nulla, contò i soldi che avevo tolto dalla borsetta e gli avevo allungato oltre il tavolo, poi aprì un cassetto e li ripose, appoggiò i gomiti alla scrivania e mi disse :” Signorina, le ho già concesso una proroga, per la quale, devo dire sono stato pagato in maniera soddisfacente, almeno per me, però per una decina di giorni………… ho paura che il prezzo sia molto più alto, inoltre devo, per forza chiedere un parere al mio socio che, oltretutto è anche mio fratello”, risposi chiedendo di darmi un’idea di questo prezzo così alto, allora si alzò ed invitandomi a fare altrettanto si diresse verso la porta dalla quale il giorno prima era uscito, mi invitò ad entrare e mi ritrovai in una specie di soggiorno, con due divani, ad uno dei quali era seduto un uomo, con un giornale in mano,che aveva in effetti una qualche somiglianza con il sig. Cavalcanti, questo, a differenza del fratello, si alzò per stringermi la mano che, tenne tra le sue per qualche istante squadrandomi con attenzione, il fratello gli spiegò il problema e la mia richiesta di proroga, poi, lasciandomi in piedi, davanti ai divani si sedettero vicini, poi il “nuovo” fratello mi disse, indicandomi un’altra porta alla sua sinistra :” vai in quella stanza, c’è un letto, spogliati ed aspetta”, quasi come un automa, con le gambe rigide, obbedii, entrando in quell’altra stanza, mi richiusi la porta dietro le spalle e mi ci appoggiai respirando forte, poi mi guardai intorno, a parte alcuni mobili antichi lungo le pareti, il centro della camera era dominato da un grande letto a baldacchino, con drappeggi rossi e un copriletto dello stesso colore, tolsi la giacca del tailleur e la appoggiai su una poltroncina, poi “scesi” dalle mie scarpe, feci scorrere la cerniera della gonna e un po’ sculettando la feci scivolare per terra, poi la raccolsi e le feci raggiungere la giacca, mi feci passare il top sopra la testa, poi slacciai gli automatici del reggicalze e sganciai le calze appoggiando i piedi al sedile della poltroncina, staccai il reggicalze ed infine, chinandomi in avanti mi tolsi le mutandine di pizzo, poi rimasi in piedi, di fianco al letto ad aspettare.
I due fratelli entrarono insieme, mi guardarono girandomi intorno, poi sorrisero, quasi contemporaneamente,
il sig. Cavalcanti si tolse la giacca e in poco tempo si spogliò completamente, mi venne vicino, mi fece girare verso il letto, poi mi spinse facendomi piegare in avanti, sentii le sue mani allargarmi le natiche e la sua lingua lambirmi le grandi labbra ed il buchino posteriore, io,ero praticamente distesa in avanti sul materasso, però con i piedi per terra ed il viso appoggiato al copriletto, cominciavo a sentire l’effetto di quella lingua, le mie labbra si gonfiavano, ero già bagnata abbondantemente, oltre la lingua sentivo anche le sue dita intrufolarsi nei miei orefizi, ora volevo mi penetrasse, volevo un cazzo dentro di me, e glielo dissi, quasi urlando, non si fece pregare e sentii la sua cappella farsi strada nella mia fica fradicia di umori, aprii gli occhi mentre lui mi penetrava e, davanti al mio viso, vidi il fratello, completamente nudo, seduto davanti al mio viso, la cosa incredibile era il suo pene, non ne avevo mai visti così, sembrava il ramo di un albero, tutto storto e nodoso, non lungo ma…..grosso del tutto diverso da quello dell’altro fratello che, intanto, mi stava “sbattendo” al punto che sentivo le sue palle sbattere contro le mie natiche ad ogni colpo, presa da ingordigia allungai una mano e , successivamente la lingua, cominciai dal suo scroto, lentamente, molto lentamente, ne assaporai ogni centimetro prima di imboccarlo e farlo scorrere nella mia bocca, lo sentivo pulsare contro il mio palato, averlo nella mia bocca mi dava piacere quasi quanto l’altro pene che avevo nel mio corpo e che, imperterrito, continuava il suo andirivieni nella mia vagina, finalmente, con un grido roco, il sig. Cavalcanti venne dentro di me, sentii il suo primo schizzo caldo infrangersi contro il mio utero e, successivamente, sentii il suo pene ritirarsi da me; intanto ero presa da quello che, penso , sia stato il mio miglior pompino …….fino a quel momento, rifiutavo l’idea di lasciarlo andare, ma mi sentii sollevare e mettere sul letto e, dovetti per forza abbandonarlo, il fratello che mi aveva appena omaggiato del suo sperma presentò il suo membro alla mia bocca perché ne “risollevassi” le sorti, ed ecco sentii strusciare tra le mie cosce quel ramo d’albero, strisciò la cappella sulle mie grandi labbra che si dischiusero naturalmente ma, passò oltre, e puntò al mio buchino posteriore, quel mostro voleva infilarsi nel mio corpo dalla porta posteriore, dalla parte più “stretta” e difficile, appoggiò la punta al mio buchino e …… spinse, lentamente, un centimetro per volta, dandomi il tempo di abituarmi a quell’ospite tanto scomodo quanto……..piacevole, certo che stavo guadagnandomi la mia proroga ma non stavo “soffrendo” troppo, a parte quella cosa dentro di me, uhm ancora un centimetro, poi ancora, stringevo il copriletto nelle mani mentre, comunque, l’altro fratello, ballonzolava la sua cosa moscia tra le mie labbra.
Ecco, era arrivato in fondo, non penso riuscisse ad andare più avanti di così, si fermò, rimasi in attesa, penso passarono quasi due minuti prima che iniziasse a muoversi arretrando leggermente e poi tornando nella posizione precedente, poi arretrando ancora un poco di più e tornando avanti, poi ancora e ancora e………..ancora.
Uhmmmm il piacere che mi stava dando, tanto gliene ero grata che cominciai a succhiare con entusiasmo il cazzo del fratello che sembrò dare segni di rinvenimento, i colpi che stavo ricevendo adesso erano lunghi e profondi, la strada si era aperta, ora per lui era più agevole, tanto che, ogni tanto, usciva da me per poi rientrare quasi subito, ad un certo punto mi prese per i fianchi, si sedette contro la spalliera del letto e mi tirò sopra di se, praticamente impalandomi e facendomi saltellare su quel cazzo nodoso, il fratello si mise, invece, davanti a me e mi penetrò con un colpo secco di reni, ma l’altro fratello non veniva mai? Avevo il sederino in fiamme e quello continuava a stantuffarmi come niente fosse, il primo, il sig. Cavalcanti, durò solo una decina di minuti e mi scaricò sul pube il suo seme denso e biancastro, e si sdraiò sul letto al nostro fianco, il proprietario del “mostro” invece uscì da me, e prese, per qualche istante il posto del fratello, provocandomi l’ennesimo orgasmo, poi mi fece scendere dal letto, appoggiare un piede a terra ed uno sul materasso, tenendomi ad una colonnina e, mettendosi dietro di me continuò ad incularmi, questa volta con molta forza, ad ogni colpo quasi mi sollevava da terra, poi, ad un certo punto, uscì di colpo da me, mi spinse per terra e, tenendosi il cazzo in mano lo puntò alla mia faccia e con un urlo gutturale si scaricò su di me, venni praticamente …..inondata, sperma bollente, denso, copioso, con la lingua cercavo di catturarne il più possibile ma ce l’avevo dappertutto , mi aggrappai alle sue gambe e leccai le sue cosce e di nuovo quel mostro non ancora in posizione di riposo, mi sentivo svuotata ma …..sazia, mi prese tra le braccia, mi baciò e mi distese sul letto di fianco al fratello, poi si stese dall’altra parte e mi abbracciò, mi addormentai così, tra le sue braccia.
Guardando il mio orologio mi accorsi che avevo dormito almeno 3 ore, ero sola sul letto, silenzio intorno, c’era una porta che vidi portava in un grande bagno, c’era la doccia ma venni attirata da una grande vasca incassata a pavimento, la riempii d’acqua e mi ci immersi, avevo trovato del bagno schiuma, penso che ci rimasi per una buona mezz’ora, poi mi asciugai strofinandomi energicamente, il mio corpo era leggermente dolorante ma ancora assaporavo il piacere che mi avevano dato i due fratelli, mi rivestii ed uscii dalla stanza, sicura di aver ottenuto la mia proroga, ripresi la mia borsa dalla scrivania e guadagnai l’uscita, arrivata alla macchina aprii la borsa per prenderne le chiavi e vi trovai un biglietto, c’era una data ed un’ora, da lì ad una decina di giorni e subito sotto c’era scritto : Saldo ed interessi.
Sorrisi e risalii in macchina.
Mamma è nervosa, tesa, le faccio un the, le sue mani sembrano in moto perpetuo, cerco di calmarla ma non è facile, poi scoppia a piangere e si sfoga :
La mamma gioca, sì è una giocatrice incallita, io pensavo solo a bridge, con le sue amiche una o due volte la settimana ma non è così, mi spiega che una delle sue tante amiche “per bene” l’ha accompagnata in un posto, qualche mese prima e, lei ha continuato ad andarci anche da sola, a volte vince a volte perde, ma questa volta ha perso molto, molto più di quanto possa recuperare da papà senza insospettirlo, lei gioca a chemin, non chiedetemi com’è che si gioca perché non lo so, so solo che ha fatto un “buco” di dieci milioni e che il giorno dopo scade il termine per pagarli, chiaramente non li ha, le chiedo se non c’è qualcuno che possa prestarglieli, ma risponde che sono tutti amici suoi e di papà e questi lo verrebbe a sapere subito, le chiedo dei suoi gioielli, ma qui la confessione, li ha già usati facendosene fare di falsi per non insospettire papà, uffah che storia, cerco di tranquillizzarla ma non c’è verso, allora le prometto di accompagnarla il giorno dopo e vedremo cosa si può fare, visto poi che papà è, come al solito, in giro per l?Italia le propongo di fermarsi a dormire e così fece.
Il giorno dopo, a colazione, mi raccontò che si trattava di un locale, chiaramente clandestino, dove si giocava d’azzardo, era di proprietà di due fratelli, probabilmente, anzi sicuramente, legati alla malavita, ma pensa in cosa doveva andare a cacciarsi la mia mammina? Il suo timore, comunque, non era che potessero farle del male, del resto aveva sempre pagato, bensì che facessero in modo che papà lo venisse a sapere e, questo sarebbe stato “assolutamente improponibile”, mia madre ha sempre usato questi termini, se non si fosse trattato di una situazione così drammatica, sarebbe stato da ridere.
Il pomeriggio ci truccammo, ci vestimmo con attenzione, mamma diceva che si trattava di un locale elegante, e poi, con il mio maggiolino ci dirigemmo verso Piazza Napoli, da lì verso il Lorenteggio e, dietro Piazza Frattini trovammo un parcheggio, la palazzina era abbastanza anonima, praticamente una villetta, le finestre erano chiuse da persiane, dall’esterno non sembrava che lì si svolgesse una qualsiasi attività, ma mamma suonò al citofono e subito il cancelletto si aprì, attraversammo il giardino e poi salimmo alcuni gradini per arrivare all’ingresso, lì mamma suonò ancora un campanello posto di fianco al portoncino e, subito ci venne aperto, un uomo, in giacca e cravatta ci accolse, chiudendo la porta alle nostre spalle, ci diede il suo benvenuto e si appropriò dei nostri soprabiti.
La mamma mi guidò attraverso un corridoio e poi oltre una porta dove entrammo in una sala abbastanza ampia dove una decina di persone stavano giocando alla roulette, mamma si diresse in fretta verso una specie di ufficio che scoprii essere la cassa e chiese del proprietario, il sig. Cavalcanti (nome inventato, chiaramente) ci venne detto di attendere e, dopo pochi minuti venimmo invitate verso un corridoio al cui inizio c’era una tenda color rosso, mamma doveva conoscere bene la strada perché vi si diresse a passo svelto fino ad arrivare, all’incirca a metà corridoio davanti ad una porta, ai lati della quale c’erano due uomini seduti su delle sedie, non dissero una parola, ci fecero solo cenno di entrare; entrammo in un bell’ufficio, abbastanza ampio, una scrivania, un divano con una pio di poltrone, tappeti ed un mobile bar in un angolo, con mamma ci sedemmo su due poltroncine poste di fronte alla scrivania, una porta, sul lato sinistro della stanza si aprì ed un uomo molto elegante entrò, aveva i capelli un po’ lunghi, ma indossava un completo grigio sicuramente di qualche stilista, azzardai un ‘Armani, subito si rivolse alla mamma :” Cara Signora, l’aspettavo con ansia, ma ero certo non sarebbe mancata al nostro appuntamento” poi si sedette nella poltrona dietro la scrivania, “ E questa bella signorina chi è?” aggiunse appena seduto, mamma gli spiegò che ero sua figlia, la sua unica figlia e che facevo l’università e lui ancora :” così giovane e con una figlia già così grande”, mamma, comunque, era sulle spine, aprì la borsa e ne trasse una busta, l’appoggiò sulla scrivania e poi la spinse verso l’uomo spiegandogli che era tutto quello che aveva potuto racimolare e che se avesse avuto ancora un po’ di tempo avrebbe saldato il debito al più presto.
L’uomo non disse niente, contò i soldi nella busta e poi li gettò con uno scatto contro mia madre, il suo tono cambiò, si alzò in piedi e quasi urlando disse”due milioni, due milioni, cosa pensava di fare con due milioni? Me ne deve dare DIECI” urlò più forte, mamma non sapeva cosa rispondere, allora intervenni io raccogliendo i soldi che per fortuna erano ancora quasi tutti nella busta “ Se mamma le dice che pagherà, lo farà senz’altro, ha solo bisogno di un po’ più di tempo, non c’è bisogno di reagire così” rimisi i soldi sulla scrivania e li spinsi di nuovo verso di lui , si sedette, si appoggiò all’indietro sulla poltrona e disse , con un tono molto diverso :” E quanto tempo vi occorrerebbe?” mamma rispose che si trattava solo di qualche giorno, lui, intrecciando le mani sul piano della scrivania, in modo però che la busta con i soldi rimanesse tra le sue mani ed il suo corpo, disse :” vi concedo fino a domani alle 4 del pomeriggio, però... “ rivolgendosi a me questa volta, “ dovrà darmi qualcosa in cambio di questa proroga, vero signora?” girandosi verso mia madre, lei abbassò lo sguardo e compresi che ci era già passata, l’uomo si alzò e, girando intorno alla scrivania si mise proprio di fronte a me, si appoggiò al piano del tavolo e si tirò giù la lampo dei pantaloni estraendone il pene e disse” bene, signore, chi delle due…… “ compresi subito cosa voleva, era chiarissimo, allungai una mano, gli impugnai il membro con la mano destra e cominciai a leccarlo, lo inumidii per bene e poi lo presi in bocca, volevo fare in fretta, con la coda dell’occhio avevo visto la mamma girarsi dall’altra parte, lavorai di lingua e bocca senza fermarmi, ci misi almeno un quarto d’ora prima di venir colpita proprio sul naso dal suo primo schizzo di sborra; presi un cleenex da una scatola sulla scrivania, mi ripulii il viso e rivolgendomi all’uomo :” ci vediamo domani” presi la mamma per mano ed uscimmo dalla stanza e, dopo poco da quel posto “elegante”.
Durante il tragitto in macchina la mamma piagnucolò un po’, le dissi che l’indomani sarei andata io a saldare il debito e la riaccompagnai a casa.
Il mattino dopo, mi alzai all’alba, erano praticamente le 8, come si fa ad alzarsi a quell’ora? Comunque visto che durante la notte avevo preso una decisione, presi una piccola borsa che avevo preparato ed uscii, ho un amico barista pratico di “queste cose”, mi aspettava all’angolo di corso San Gottardo, andammo in un posto in centro noto a molti milanesi, “il monte di pietà”, unico modo per recuperare del denaro in fretta senza vendere nulla, tutti i miei gioielli erano in quella borsetta , mi servivano 8 milioni, ne ricavai 6, non erano sufficienti ma avrei fatto in modo che bastassero.
Il pomeriggio, dopo aver fatto un bel bagno caldo, mi truccai e vestii per l’appuntamento delle 16,00, un tailleur che mi invecchiava un po’ ma mi stava benissimo, con la gonna che aveva uno spacchetto posteriore che lo rendeva sexy,sotto la giacca un top di seta praticamente “inesistente”, calze di seta nere velate e scarpe di coccodrillo tacco 10, i miei lunghi capelli biondi raccolti in una trecciona che mi ricadeva sulla spalla destra occhiali dal sole, pochette anch’essa di coccodrillo con dentro i 6 milioni recuperati; arrivata davanti alla stessa palazzina del giorno prima ripetei l’iter già collaudato con la mamma e venni introdotta nello stesso ufficio, stavolta il sig. “Cavalcanti” era già seduto alla sua scrivania, non si degnò neppure di alzarsi, con un cenno mi indicò una delle poltroncine di fronte a lui, mi sedetti accavallando le gambe ed appoggiando la pochette sulla scrivania, lui intervenne subito :” Ha portato i soldi?”,
Risposi che li avevo portati ma che ne avevo recuperati solo una parte ; 6 milioni, ne mancavano “solo” 2, ma se avesse aspettato, al massimo una decina di giorni avrei provveduto senz’altro, stavolta no disse nulla, contò i soldi che avevo tolto dalla borsetta e gli avevo allungato oltre il tavolo, poi aprì un cassetto e li ripose, appoggiò i gomiti alla scrivania e mi disse :” Signorina, le ho già concesso una proroga, per la quale, devo dire sono stato pagato in maniera soddisfacente, almeno per me, però per una decina di giorni………… ho paura che il prezzo sia molto più alto, inoltre devo, per forza chiedere un parere al mio socio che, oltretutto è anche mio fratello”, risposi chiedendo di darmi un’idea di questo prezzo così alto, allora si alzò ed invitandomi a fare altrettanto si diresse verso la porta dalla quale il giorno prima era uscito, mi invitò ad entrare e mi ritrovai in una specie di soggiorno, con due divani, ad uno dei quali era seduto un uomo, con un giornale in mano,che aveva in effetti una qualche somiglianza con il sig. Cavalcanti, questo, a differenza del fratello, si alzò per stringermi la mano che, tenne tra le sue per qualche istante squadrandomi con attenzione, il fratello gli spiegò il problema e la mia richiesta di proroga, poi, lasciandomi in piedi, davanti ai divani si sedettero vicini, poi il “nuovo” fratello mi disse, indicandomi un’altra porta alla sua sinistra :” vai in quella stanza, c’è un letto, spogliati ed aspetta”, quasi come un automa, con le gambe rigide, obbedii, entrando in quell’altra stanza, mi richiusi la porta dietro le spalle e mi ci appoggiai respirando forte, poi mi guardai intorno, a parte alcuni mobili antichi lungo le pareti, il centro della camera era dominato da un grande letto a baldacchino, con drappeggi rossi e un copriletto dello stesso colore, tolsi la giacca del tailleur e la appoggiai su una poltroncina, poi “scesi” dalle mie scarpe, feci scorrere la cerniera della gonna e un po’ sculettando la feci scivolare per terra, poi la raccolsi e le feci raggiungere la giacca, mi feci passare il top sopra la testa, poi slacciai gli automatici del reggicalze e sganciai le calze appoggiando i piedi al sedile della poltroncina, staccai il reggicalze ed infine, chinandomi in avanti mi tolsi le mutandine di pizzo, poi rimasi in piedi, di fianco al letto ad aspettare.
I due fratelli entrarono insieme, mi guardarono girandomi intorno, poi sorrisero, quasi contemporaneamente,
il sig. Cavalcanti si tolse la giacca e in poco tempo si spogliò completamente, mi venne vicino, mi fece girare verso il letto, poi mi spinse facendomi piegare in avanti, sentii le sue mani allargarmi le natiche e la sua lingua lambirmi le grandi labbra ed il buchino posteriore, io,ero praticamente distesa in avanti sul materasso, però con i piedi per terra ed il viso appoggiato al copriletto, cominciavo a sentire l’effetto di quella lingua, le mie labbra si gonfiavano, ero già bagnata abbondantemente, oltre la lingua sentivo anche le sue dita intrufolarsi nei miei orefizi, ora volevo mi penetrasse, volevo un cazzo dentro di me, e glielo dissi, quasi urlando, non si fece pregare e sentii la sua cappella farsi strada nella mia fica fradicia di umori, aprii gli occhi mentre lui mi penetrava e, davanti al mio viso, vidi il fratello, completamente nudo, seduto davanti al mio viso, la cosa incredibile era il suo pene, non ne avevo mai visti così, sembrava il ramo di un albero, tutto storto e nodoso, non lungo ma…..grosso del tutto diverso da quello dell’altro fratello che, intanto, mi stava “sbattendo” al punto che sentivo le sue palle sbattere contro le mie natiche ad ogni colpo, presa da ingordigia allungai una mano e , successivamente la lingua, cominciai dal suo scroto, lentamente, molto lentamente, ne assaporai ogni centimetro prima di imboccarlo e farlo scorrere nella mia bocca, lo sentivo pulsare contro il mio palato, averlo nella mia bocca mi dava piacere quasi quanto l’altro pene che avevo nel mio corpo e che, imperterrito, continuava il suo andirivieni nella mia vagina, finalmente, con un grido roco, il sig. Cavalcanti venne dentro di me, sentii il suo primo schizzo caldo infrangersi contro il mio utero e, successivamente, sentii il suo pene ritirarsi da me; intanto ero presa da quello che, penso , sia stato il mio miglior pompino …….fino a quel momento, rifiutavo l’idea di lasciarlo andare, ma mi sentii sollevare e mettere sul letto e, dovetti per forza abbandonarlo, il fratello che mi aveva appena omaggiato del suo sperma presentò il suo membro alla mia bocca perché ne “risollevassi” le sorti, ed ecco sentii strusciare tra le mie cosce quel ramo d’albero, strisciò la cappella sulle mie grandi labbra che si dischiusero naturalmente ma, passò oltre, e puntò al mio buchino posteriore, quel mostro voleva infilarsi nel mio corpo dalla porta posteriore, dalla parte più “stretta” e difficile, appoggiò la punta al mio buchino e …… spinse, lentamente, un centimetro per volta, dandomi il tempo di abituarmi a quell’ospite tanto scomodo quanto……..piacevole, certo che stavo guadagnandomi la mia proroga ma non stavo “soffrendo” troppo, a parte quella cosa dentro di me, uhm ancora un centimetro, poi ancora, stringevo il copriletto nelle mani mentre, comunque, l’altro fratello, ballonzolava la sua cosa moscia tra le mie labbra.
Ecco, era arrivato in fondo, non penso riuscisse ad andare più avanti di così, si fermò, rimasi in attesa, penso passarono quasi due minuti prima che iniziasse a muoversi arretrando leggermente e poi tornando nella posizione precedente, poi arretrando ancora un poco di più e tornando avanti, poi ancora e ancora e………..ancora.
Uhmmmm il piacere che mi stava dando, tanto gliene ero grata che cominciai a succhiare con entusiasmo il cazzo del fratello che sembrò dare segni di rinvenimento, i colpi che stavo ricevendo adesso erano lunghi e profondi, la strada si era aperta, ora per lui era più agevole, tanto che, ogni tanto, usciva da me per poi rientrare quasi subito, ad un certo punto mi prese per i fianchi, si sedette contro la spalliera del letto e mi tirò sopra di se, praticamente impalandomi e facendomi saltellare su quel cazzo nodoso, il fratello si mise, invece, davanti a me e mi penetrò con un colpo secco di reni, ma l’altro fratello non veniva mai? Avevo il sederino in fiamme e quello continuava a stantuffarmi come niente fosse, il primo, il sig. Cavalcanti, durò solo una decina di minuti e mi scaricò sul pube il suo seme denso e biancastro, e si sdraiò sul letto al nostro fianco, il proprietario del “mostro” invece uscì da me, e prese, per qualche istante il posto del fratello, provocandomi l’ennesimo orgasmo, poi mi fece scendere dal letto, appoggiare un piede a terra ed uno sul materasso, tenendomi ad una colonnina e, mettendosi dietro di me continuò ad incularmi, questa volta con molta forza, ad ogni colpo quasi mi sollevava da terra, poi, ad un certo punto, uscì di colpo da me, mi spinse per terra e, tenendosi il cazzo in mano lo puntò alla mia faccia e con un urlo gutturale si scaricò su di me, venni praticamente …..inondata, sperma bollente, denso, copioso, con la lingua cercavo di catturarne il più possibile ma ce l’avevo dappertutto , mi aggrappai alle sue gambe e leccai le sue cosce e di nuovo quel mostro non ancora in posizione di riposo, mi sentivo svuotata ma …..sazia, mi prese tra le braccia, mi baciò e mi distese sul letto di fianco al fratello, poi si stese dall’altra parte e mi abbracciò, mi addormentai così, tra le sue braccia.
Guardando il mio orologio mi accorsi che avevo dormito almeno 3 ore, ero sola sul letto, silenzio intorno, c’era una porta che vidi portava in un grande bagno, c’era la doccia ma venni attirata da una grande vasca incassata a pavimento, la riempii d’acqua e mi ci immersi, avevo trovato del bagno schiuma, penso che ci rimasi per una buona mezz’ora, poi mi asciugai strofinandomi energicamente, il mio corpo era leggermente dolorante ma ancora assaporavo il piacere che mi avevano dato i due fratelli, mi rivestii ed uscii dalla stanza, sicura di aver ottenuto la mia proroga, ripresi la mia borsa dalla scrivania e guadagnai l’uscita, arrivata alla macchina aprii la borsa per prenderne le chiavi e vi trovai un biglietto, c’era una data ed un’ora, da lì ad una decina di giorni e subito sotto c’era scritto : Saldo ed interessi.
Sorrisi e risalii in macchina.
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