- Il mondo delle ragazze - Capitolo 2- Roberta
di
A.Amar
genere
voyeur
“Ciao. Sono Roberta. Arrivata da pochi giorni dalla Moldavia. Studio economia all’università. Faccio le vacanza qui, e tu?” Mi fa segno di sedermi accanto a lei, sul suo lettino.
Conversiamo. Ci scrutiamo.
E’ carina di viso e attraente di corpo.
Bei capelli lunghi, lisci e chiari, le cascano sulle spalle nude. Una parure di intimo rosa le copre a malapena la collinetta della felicità e i seni abbondanti all’apparenza sodi. La pancia piatta si dilata nel bacino stretto, da cui dipartono gambe lunghe e affusolate. I piedini scalzi, curati, lasciano risaltare, sulla pelle chiara, il biancolatte delle unghie.
Una bella ragazza, non la tipologia della modella strafica, né della pornostar arrapante.
Proprio una bella ragazza, elegante, dai modi gentili.
Parlando ti stuzzica con garbo e ti risponde con un sorriso che ha una vena di malizia. Ma spontanea, non ostentata o recitata.
E questo la rende intrigante.
Sento che potremo trovarci bene assieme.
Ma adesso devo riprendermi da Siera.
Le do appuntamento per dopo. Lei si alza. Prendo posto sul suo lettino.
A poca distanza da me inizia lentamente a sfilarsi mutandine e reggiseno. Vorrà farsi semplicemente la doccia, ma gli indumenti intimi se li toglie con la sapienza di una che pratica striptease.
Quanta ricca deve essere la cassetta degli attrezzi di un aspirante manager finanziario donna ai nostri tempi!
Avevo intuito giusto.
Il suo seno gonfio rimane in posizione anche senza sostegno. E i suoi bei glutei tondi, adesso che è in piedi, sono ben sospinti dalle gambe tornite.
Sotto la doccia, inclinandosi in avanti per sciacquarsi le gambe, mi fa intravedere, da dietro, le sue labbra intime a fare capolino tra i glutei che tiene stretti. E mi lancia un occhiolino malizioso mentre aprendo una coscia se le raggiunge con una mano per nascondersele in una carezza lunga, alludendo a un gesto di autoerotismo.
O almeno io provo piacere a interpretarlo così. Mi sorride e scompare.
*********************************************************
“Ho proprio bisogno di un massaggio lì. Ecco più sù. Siii proprio lì. Ecco. A due mani. Si. Una a pugno l’altra a palmo disteso sopra a comprimere, che bello, bene continua.
Come ti scorrono bene le mani sull’olio che vela la mia pelle. La senti la mia pelle liscia? Senti come è morbida? Senti come invece è sodo il muscolo? E i peli ? Non c’è un pelo. So che ti piace così, sono così per te.”
Seduto su un divanetto, in attesa di una camera libera, approfondisco la mia conoscenza sensoriale di Roberta.
Sono alle sue spalle. E lei mi pone la schiena, inarcandola, proprio lì dove si attacca il culo che si appoggia largo e sodo e senza mutandine sul morbido del divano. Le piace mostrare a me, e agli altri uomini che ci passano davanti, quanto è disinibita nel farsi massaggiare i suoi glutei scoperti e l’insellatura della sua schiena in lordosi come se l’avessi già disposta a pecorina.
Forse mi farà risalire fino ai seni gonfi.
E lancia in giro occhiate di soddisfazione per sollecitarli gli sguardi. E poi sbircia anche me, per controllare se do segno di notare come gli altri uomini, che forse già più volte l’hanno presa, la rimirano ancora bramosi e pieni di soddisfazione al ricordo di quanto hanno goduto di lei.
E adesso godono anche attraverso la vista della mie mani vogliose che vagano sulle sue curve percorrendole lentamente e impastandole profondamente, anticipando, nella snervante attesa, quel rituale di possedimento che consumerò poi, in privato.
Una leggera perversione che aleggia in questi posti sta proprio nella sottile esibizione di quella complicità che si crea, se si crea, tra cliente e prostituta.
E che si rinnova continuamente anche solo in un reciproco sguardo furtivo, in un simmetrico lampo negli occhi, in un sorriso appena ammiccato, che riportando in vita momenti di soddisfazione forti, colpiscono immediatamente i centri del godimento.
E’ una forma di possesso sensoriale e mentale: da quando scatta sai che la prostituta ti possiede e tu possiedi lei.
E se tu non sei ancora all’interno di tale intimo gioco vorresti invece farne parte. Soffri sentendoti escluso, e fai di tutto per poterci entrare.
Roberta, di giochi di complicità ne ha già avviati molti, nonostante sia nuova qui. E ci tiene a farmelo vedere.
La mia eccitazione, nell’attesa di possedere una ragazza così ambita, aumenta.
E aumento anch’io sotto l’asciugamano. Nel sentire i suoi glutei che così tanto mi riempiono le mani. Nel sentire che la sua lingua, di tanto in tanto, furtiva, mi riempie la bocca.
Proprio lì mi mostra ai suoi clienti abituali come la sua conquista, un prossimo accolito della gang.
Adesso la sua mano agile mi apre l’asciugamano. Ci getta lo sguardo dentro. Recitando una smorfietta libidinosa mi fa intendere di approvare la totale depilazione del mio membro.
“Simply perfect”. E si abbassa subito a prendermelo in bocca, senza mani, tanto è eretto.
Gli sguardi furtivi degli altri si fanno sempre più furtivi.
Vogliono guardare, ma non essere sorpresi a guardare. Ma lei forse è troppo eccitante così inclinata sul mio membro e gli sguardi non riescono più a distogliersi, ora.
Riverso indietro la testa. Apro di più le mie gambe per farle spazio e mi espongo oscenamente davanti a tutti.
A occhi chiusi percepisco solo i rigurgiti della sua saliva attorno all’asta. E il silenzio che si è fatto attorno.
Immagino la visione delle sue labbra aprirsi completamente. La sua testa calare, e le labbra richiudersi lungo l’asta. Mi si concretizzano anche in figure mentali i colpetti secchi di lingua allenata lungo tutta l’asta. Su e giù. Giù e su.
Poi più nulla. Solo uno schermo nero. Interminabili secondi mi lasciano in spasmodica attesa.
Poi un colpo secco sul glande mi fa sbarrare gli occhi ed emettere un rantolo selvaggio misto di dolore e soddisfazione, nella consapevolezza di essere stato repentinamente ingoiato nella profondità della sua gola, fino là, dove la curvatura porta nell’esofago.
Mentre ancora sento nelle orecchie l’eco del mio urlo, mi trovo a bocca spalancata e a occhi sbarrati per la sorpresa. Subisco così, tra un sentimento misto di vergogna ed euforia da esibizione, l’incrocio degli sguardi di decine di uomini, che ora, trepidando, si godono in silenzio e a fiato sospeso la scena di lei, impalata sulla mia spada, riversa immobile per un tempo interminabile a rantolare e respirare profondamente solo dalle narici.
Siamo fortunati. Una ragazza con disinvoltura ci porta una chiave. E’ la chiave 9: quella della camera tutta a specchi.
Ci fuggiamo dentro.
Racconti di storie vere, vissute con passione nei miei viaggi segreti.
Continua con Roberta
Conversiamo. Ci scrutiamo.
E’ carina di viso e attraente di corpo.
Bei capelli lunghi, lisci e chiari, le cascano sulle spalle nude. Una parure di intimo rosa le copre a malapena la collinetta della felicità e i seni abbondanti all’apparenza sodi. La pancia piatta si dilata nel bacino stretto, da cui dipartono gambe lunghe e affusolate. I piedini scalzi, curati, lasciano risaltare, sulla pelle chiara, il biancolatte delle unghie.
Una bella ragazza, non la tipologia della modella strafica, né della pornostar arrapante.
Proprio una bella ragazza, elegante, dai modi gentili.
Parlando ti stuzzica con garbo e ti risponde con un sorriso che ha una vena di malizia. Ma spontanea, non ostentata o recitata.
E questo la rende intrigante.
Sento che potremo trovarci bene assieme.
Ma adesso devo riprendermi da Siera.
Le do appuntamento per dopo. Lei si alza. Prendo posto sul suo lettino.
A poca distanza da me inizia lentamente a sfilarsi mutandine e reggiseno. Vorrà farsi semplicemente la doccia, ma gli indumenti intimi se li toglie con la sapienza di una che pratica striptease.
Quanta ricca deve essere la cassetta degli attrezzi di un aspirante manager finanziario donna ai nostri tempi!
Avevo intuito giusto.
Il suo seno gonfio rimane in posizione anche senza sostegno. E i suoi bei glutei tondi, adesso che è in piedi, sono ben sospinti dalle gambe tornite.
Sotto la doccia, inclinandosi in avanti per sciacquarsi le gambe, mi fa intravedere, da dietro, le sue labbra intime a fare capolino tra i glutei che tiene stretti. E mi lancia un occhiolino malizioso mentre aprendo una coscia se le raggiunge con una mano per nascondersele in una carezza lunga, alludendo a un gesto di autoerotismo.
O almeno io provo piacere a interpretarlo così. Mi sorride e scompare.
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“Ho proprio bisogno di un massaggio lì. Ecco più sù. Siii proprio lì. Ecco. A due mani. Si. Una a pugno l’altra a palmo disteso sopra a comprimere, che bello, bene continua.
Come ti scorrono bene le mani sull’olio che vela la mia pelle. La senti la mia pelle liscia? Senti come è morbida? Senti come invece è sodo il muscolo? E i peli ? Non c’è un pelo. So che ti piace così, sono così per te.”
Seduto su un divanetto, in attesa di una camera libera, approfondisco la mia conoscenza sensoriale di Roberta.
Sono alle sue spalle. E lei mi pone la schiena, inarcandola, proprio lì dove si attacca il culo che si appoggia largo e sodo e senza mutandine sul morbido del divano. Le piace mostrare a me, e agli altri uomini che ci passano davanti, quanto è disinibita nel farsi massaggiare i suoi glutei scoperti e l’insellatura della sua schiena in lordosi come se l’avessi già disposta a pecorina.
Forse mi farà risalire fino ai seni gonfi.
E lancia in giro occhiate di soddisfazione per sollecitarli gli sguardi. E poi sbircia anche me, per controllare se do segno di notare come gli altri uomini, che forse già più volte l’hanno presa, la rimirano ancora bramosi e pieni di soddisfazione al ricordo di quanto hanno goduto di lei.
E adesso godono anche attraverso la vista della mie mani vogliose che vagano sulle sue curve percorrendole lentamente e impastandole profondamente, anticipando, nella snervante attesa, quel rituale di possedimento che consumerò poi, in privato.
Una leggera perversione che aleggia in questi posti sta proprio nella sottile esibizione di quella complicità che si crea, se si crea, tra cliente e prostituta.
E che si rinnova continuamente anche solo in un reciproco sguardo furtivo, in un simmetrico lampo negli occhi, in un sorriso appena ammiccato, che riportando in vita momenti di soddisfazione forti, colpiscono immediatamente i centri del godimento.
E’ una forma di possesso sensoriale e mentale: da quando scatta sai che la prostituta ti possiede e tu possiedi lei.
E se tu non sei ancora all’interno di tale intimo gioco vorresti invece farne parte. Soffri sentendoti escluso, e fai di tutto per poterci entrare.
Roberta, di giochi di complicità ne ha già avviati molti, nonostante sia nuova qui. E ci tiene a farmelo vedere.
La mia eccitazione, nell’attesa di possedere una ragazza così ambita, aumenta.
E aumento anch’io sotto l’asciugamano. Nel sentire i suoi glutei che così tanto mi riempiono le mani. Nel sentire che la sua lingua, di tanto in tanto, furtiva, mi riempie la bocca.
Proprio lì mi mostra ai suoi clienti abituali come la sua conquista, un prossimo accolito della gang.
Adesso la sua mano agile mi apre l’asciugamano. Ci getta lo sguardo dentro. Recitando una smorfietta libidinosa mi fa intendere di approvare la totale depilazione del mio membro.
“Simply perfect”. E si abbassa subito a prendermelo in bocca, senza mani, tanto è eretto.
Gli sguardi furtivi degli altri si fanno sempre più furtivi.
Vogliono guardare, ma non essere sorpresi a guardare. Ma lei forse è troppo eccitante così inclinata sul mio membro e gli sguardi non riescono più a distogliersi, ora.
Riverso indietro la testa. Apro di più le mie gambe per farle spazio e mi espongo oscenamente davanti a tutti.
A occhi chiusi percepisco solo i rigurgiti della sua saliva attorno all’asta. E il silenzio che si è fatto attorno.
Immagino la visione delle sue labbra aprirsi completamente. La sua testa calare, e le labbra richiudersi lungo l’asta. Mi si concretizzano anche in figure mentali i colpetti secchi di lingua allenata lungo tutta l’asta. Su e giù. Giù e su.
Poi più nulla. Solo uno schermo nero. Interminabili secondi mi lasciano in spasmodica attesa.
Poi un colpo secco sul glande mi fa sbarrare gli occhi ed emettere un rantolo selvaggio misto di dolore e soddisfazione, nella consapevolezza di essere stato repentinamente ingoiato nella profondità della sua gola, fino là, dove la curvatura porta nell’esofago.
Mentre ancora sento nelle orecchie l’eco del mio urlo, mi trovo a bocca spalancata e a occhi sbarrati per la sorpresa. Subisco così, tra un sentimento misto di vergogna ed euforia da esibizione, l’incrocio degli sguardi di decine di uomini, che ora, trepidando, si godono in silenzio e a fiato sospeso la scena di lei, impalata sulla mia spada, riversa immobile per un tempo interminabile a rantolare e respirare profondamente solo dalle narici.
Siamo fortunati. Una ragazza con disinvoltura ci porta una chiave. E’ la chiave 9: quella della camera tutta a specchi.
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