- Il mondo delle ragazze - Capitolo 2- Roberta, ancora

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genere
orge

ROBERTA. NEL CALEIDOSCOPIO

Rintanati in camera. Nudi. Infoiati.

I nostri due corpi si riflettono all’infinito negli specchi. Siamo soli, ma in un virtuale ammucchiamento orgiastico.

Ci mettiamo di fronte a una parete a specchio e ci guardiamo negli occhi. Rimiriamo i corpi longilinei e ben scolpiti riprodursi all’infinito in più angolature. Siamo una bella coppia. Ci piacciamo.

Mi metto dietro e riprendo a palpeggiarle le curve in profondità come facevo sul divano. Ma qui in piedi ho le mani più libere e indugio ancor più oscenamente sulle parti intime.
Le alzo una gamba e le faccio esporre la sua figa già aperta e perlata di umori. Le sue labbra mi si decuplicano negli occhi correndo da una parete all’altra, da soffitto a pavimento. Come in una composizione cubista mi appaiono moltitudini di fiche da angolature diverse. Cerco di sbirciarmele tutte. Ma mi entrano nello sguardo anche le molteplici sfaccettature con cui si mostrano per frammenti analitici le tette gonfie: coppe, solchi intermmammari, capezzoli. Di lato, di sopra, di sotto.

E le cosce. Nello spigolo si riflettono simmetricamente duplicandosi all’infinito. Sul pavimento appaiono invece scorciate da una prospettiva accelerata che ti porta direttamente al triangolo della loro unione. Rimango colpito dalle loro figure slanciate a finire in alto nei glutei che appaiono contemporaneamente dal davanti, dal dietro, dai fianchi.

Lei sarà sovrastata dalla percezione di una moltitudine di cazzi eretti, vibranti, pulsanti che in più angolature, posizioni e scorci, la circondano minacciosi e bramosi di soddisfazione.

La calzata esperta del preservativo non interrompe la nostra estasi estetica e libidica. E in una frazione di secondo le sono già in fondo.

Mi piace vedere la sua smorfia di sorpresa infinitamente riverberarsi nella stanza, nel sentirsi così repentinamente e molteplicemente violata fino nel fondo del suo ventre.

E vedo i suoi occhi pieni di rimprovero e sfida riflessi negli specchi come a dirmi. “Ah proprio così, come una cagna accalorata mi prendi!? E adesso? Cosa vorresti farmi vedere?”
E te lo faccio vedere, spingendoti fortemente con tutto il peso del mio corpo contro il tuo culo, da costringerti a contrastare la spinta aprendoti tutta e incollandoti a ventosa contro lo specchio.

Intuisco che a te a ai tuoi cloni riflessi negli specchi piace un po’ di energia nell’amplesso, e visto che prima, fuori, sul divano, mi sono infoiato come un animale, adesso ve la scarico addosso tutta la potenza di libidine che ho accumulato.

E vi prendo furiosamente come in una sveltina che si deve consumare nell’emergenza della situazione, nella brevità del tempo a disposizione.

In meno di dieci minuti di stoccate, mentre guaite e sussultate, madide di sudore, vi porto quasi al culmine della sofferenza. Le nostre frequenze cardiache sono già in fascia anaerobica, e datemi ancora tre secondi che vi gonfio di sperma il preservativo da farvelo scoppiare dentro la cavità della vagina.

Ma mi fermo proprio sull’orlo dell’ultimo colpo, prima di sentire lo sperma deflagrare. E mi lascio inebriare il basso ventre da un orgasmo muto (senza eiaculazione n.d.r), soddisfacente e appagante, che mi fa distendere il viso in egoistici sorrisi compiaciuti e rilassati.

Vi vedo contrariate. Sì sono venuto. Allora?

Non sta nei nostri patti che io debba soddisfarvi. Siete voi che dovete appagare me. Mi sbaglio?

Il mio viso disteso ora parla chiaro.
Sono venuto e ho goduto.

Sono rilassato. Io.

Ma non il mio cazzo però. Che ricomincia invece a sfondarvi più di prima. E alla ripresa delle stoccate vi vedo compiaciute assumere quello sguardo malizioso che mi incita ad assestarvi colpi ancora più forti e profondi.

E voi vi date forza con braccia e gambe. Mi contrastate bene, non c’è che dire.
Adesso il ritmo sostenuto è di tutti. Reciproco.
L’asta tesa la faccio scorrere in voi per tutta l’ampiezza dell’escursione. Nello specchio di fianco ci piace guardare come il mio cazzo bello lungo si libra quasi tutto di fuori per riscomparire nel vostro ventre, lasciando solo lo schioccare secco delle carni che si sbattono tra loro a evocarne la figura vibrante.

Andiamo avanti così a lungo. Finché non decido che vi meritiate di placare i contorcimenti interni. E vi sgrilletto il clitoride, che ora grosso e rosso come una fragola matura strasborda dalle labbra oscenamente divaricate dal mio glande che implacabilmente le solca.

Vi piace eh? penetrazione e sfregamento assieme.
Lo sento da come languite. Lo sento da come vi affannate a modulare il vostro respiro sul ritmo del vostro cuore che vi va all’impazzata.
E lo vedo, anche! Lo vedo da come vi passate volgarmente la lingua sulle labbra tenendo gli occhi spalancati per non perdervi l'arrapante visione di infinite vibranti mani in azione proprio lì.

Ma non vi accontentate. Vi sputate sulle vostre dita e ci passate lì sopra la saliva per sentirvi ancora più umide. Come se non bastassero già i liquidi che vi colano giù come urina nell’interno coscia tutte le volte che l’ampia escursione di cazzo arriva fin quasi farlo uscire dal buco irrimediabilmente slargato.

Mi dite di fare più forte.

Mi dite di fare più veloce.

Ma cosa? La scopata? Lo sfregamento?

Aumento entrambi, ma più di così non so come fare, babies.
Avete bisogno di un multipower vibrator messo a manetta voi. Non di un uomo. Cercate di darvi un contegno adesso.

E cercate anche di venire perché non posso stare tutto il tempo a soddisfare voi.
Il cazzo lo sento scottare. Il preservativo mi si può sciogliere come gomma al sole. Lo sento già tutto appiccicato alla carne viva del glande.

E poi guardo negli specchi.
Ma in quante siete da soddisfare! Credo di non potercela fare.

Distolgo lo sguardo e chiudo gli occhi.

La mano mi si sta crampando. Cerco di allentare la presa ma tu me la rischiacci lì, proprio con la forza di prima. Non soddisfatta ti ci sfreghi pure contro, aggiungendo alle controspinte orizzontali che dai alle mie spinte per farti rimbalzare l’utero sul mio cazzo martoriato, anche un movimento di rotazione, che va a intensificare lo sfregamento del tuo clitoride contro le mie dite ormai esangui.

Adesso con un movimento veloce ti chiudi le gambe. Te le stringi l'una contro l’altra accovacciandoti come a trattenere l’urina e mi costringi pure a seguirti in questa posa vergognosa.

Ti ascolto. Non fai trasparire nulla. Chiudi gli occhi e tieni tutto dentro lasciandoti implodere il piacere, che fa scuotere i visceri e fibrillare i muscoli involontari, riverberandosi sul mio cazzo che non molli.

Sì, anche il mio cazzo ti tieni dentro. E te lo stringi come un organo che ormai ti appartiene.
Sei in apnea e ci rimani per oltre un minuto diventando livida.

Poco prima che inizi a preoccuparmi di te riapri gli occhi, fai un sospiro profondo riempiendoti i polmoni, mi riconosci, e ti metti nuovamente in apnea chiudendoti la bocca sulla mia in un risucchio che mi stringe la lingua come la tua figa ancora mi stritola il cazzo.

Per innumerevoli tre quarti d’ora vi ho pompate tutte come un matto. Mi avete fatto perdere litri di sudore e mi indolenziscono tutti i muscoli del corpo.

Adesso mi metto supino e passivo. E mi godo lo spettacolo di voi sopra. A schiene inarcate, a gambe allargate in selvaggia posa accasciata.

Nelle vostre gole profonde vi metterete il glande proprio lì, dove l’ho sentito prima sul divano, depressurizzando la cavità orale con un risucchio.

Impalate e bloccate starete con me in lunga attesa. Solo i lievi spasmi involontari, causati unicamente dalla tensione insostenibile del vostro corpo in così scomoda posizione, mi procureranno la sofferenza di piacere nello stillicidio di tutto lo sperma che ho in corpo ora e quello che dovrò ancora produrre per le settimane a venire.

Vi inonderò l’esofago a goccia a goccia.
E non vorrò neppure avvertire un singulto, né un pur lieve rantolo di respiro, né tantomeno accenni di colpi di tosse.

Tutto dovrà fluire in silenzio con naturalezza senza distogliermi dall'appagamento che mi invaderà per trascinarmi nel lungo torpore placando la frenesia convulsa dell’orgia caleidoscopica riverberata dalle pareti della stanza ai miei sensi spossati. Dal sesso.

Dal troppo sesso.


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scritto il
2012-08-16
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