Osservando la mia ragazza Cap.2

di
genere
tradimenti

Non potevo credere ai miei occhi, cosa mai avevo potuto scatenare nella mia monotona vita in poche ore, lasciare andare la mia ingenua ragazza tra le mani di un altro maschio che, come un lupo affamato, mi stava sbranando la donna, la mia donna.
Stavo comprendendo come veramente doveva godere una donna, come le mani dovevano essere usate, vedere quel seno, una bellissima quinta, essere accarezzato ed afferrato con passione, vedere come veniva poi lambito, sfiorato dalla lingua altrui, un capezzolo poi morsicato.
Mi meravigliavo come quel banale e delicato morso fosse replicato da lei su quel dito che lui le aveva sapientemente portato tra le labbra, per non dimenticare quell’altro che aveva ancora tra le labbra della vulva, trasmettendo alle gambe ripetute scosse di piacere.
Vedere poi ancora lui in un gioco di lingua e labbra salire dal petto sino al collo aiutarsi con la mano a slacciare la cintura ed i pantaloni, come in una moviola, tirarsi l’elastico e liberare una cosa spaventosa, come in un fermo immagine ero bloccato, ma nel nelle mie orecchie un suono ovattato di un telefono.
Come un automa ero li ad ascoltare dalla cornetta mia sorella che era rimasta ferma sull’autostrada con l’auto in panne e nessuno poteva riportarla a casa, dall’altro orecchio sentivo strani versi, mugolii forse, la voce di mia sorella mi chiedeva se fossi ancora in linea, il mio sguardo e la mia mente erano ipnotizzati dalla vita della bocca, dalle labbra della mia ragazza che lambivano il grosso membro di Di.
Non potevo credere che mia sorella mi diceva che la sua amica all’altro telefono a gettoni stava chiamando i suoi e in contemporanea Melissa si stava slogando la mascella prendendosi in bocca quella proboscide, no mia sorella mi stava implorando di andarla a prendere, mi rigiro e Di era con la faccia tra le sue gambe in un sottosopra con quel mostro che le entrava e usciva dalla bocca.
Corsi in camera a prendere giaccone e chiavi, sentii un urlo, corsi di là, lei con le gambe alzate e le caviglie al collo di lui mentre per metà ne aveva inserito nella vagina, lei gridava che la stava spaccando, lui che l’avrebbe sfondata, la stava martellando, corsi via per le scale che si udivano chiaramente i lamenti di una monta animalesca, ero nel panico non so nemmeno come riportai a casa mia sorella, i lamenti rimbombavano nella mia mente, il ritorno sembrava non finire mai e la chiave del portone non entrava.
Per le scale incontrai le vicine che se la ridevano mormorando che la mia lei si stava facendo sfondare da un toro mentre io ero fuori, avevo paura di aprire la porta, ma c’era silenzio, corsi in camera, erano sul letto distesi, lei a pancia sotto con una gamba di fuori, lui più in là quasi stremato, mi inginocchiai, provai a carezzarla ma capelli e viso erano imbrattati di un liquido biancastro, guance, naso, tempia erano piene.
Le chiesi come stesse, sembrava avesse la bocca impastata, si stava scusando, chiedeva il perdono, io la rassicuravo, ripeteva che le aveva fatto anche qualcosa che non scandiva bene, non capivo, poi sussurrava che aveva sentito molto dolore ma aveva goduto tanto, che l’aveva sfondata dietro, continuavo a non capire, così Di, ripresosi, mi disse chiaramente che non sapeva che li lei era ancora vergine, io ripetevo cosa, lui mi disse chiaramente che non aveva mai goduto tanto quanto sfondare quel favoloso di culetto.
Non ci potevo credere, ero di nuovo stordito, come ubriaco, la testa mi pesava ed i suoni mi rimbombavano come in una discoteca, mi ripresi e mi fiondai a vedere quello che non era più il mio sederino preferito, che carezzavo la sera, ora era tutto arrossato, le natiche prese sicuramente a schiaffi, si distinguevano distintamente le fattezze di una mano poi quella che era la sua rosellina preziosa ora tutta arrossata era impressionatamente slargato.
Le cose poi cambiarono un po’, mentre facevamo l’amore nei giorni successivi, la sentivo piangere, lei si sentiva terribilmente in colpa, col mio modesto arnese la sentivo meno ricettiva forse la mia era solo un’impressione.
Il nostro amore è rimasto sempre saldo nel tempo anche quando sembrava vacillare quando ci incontravamo con Di, lui sapeva quanto Melissa fosse attratta dalla sua personalità, gli spiegai che non ero contrario ai loro eventuali incontri, sapevo che l’avrebbe rispettata.
Ci sarebbero così tante storie da raccontare, tante delle quali ho dovuto pregare a Mel di confidarmele, altre invece ne sono stato spettatore, come quella volta fuori dalla vedetta dei bagnini o quella ancora più assurda del nostro addio al celibato-nubilato combinato, nel quale abbiamo dato il meglio di noi stessi.
Se mai ne avrò il coraggio (altro), proverò a scrivere il frutto delle avventure della mia dolce ed ingenua Mel.
di
scritto il
2022-08-25
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