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di
genere
dominazione

Calò per un attimo il silenzio. I due avevano quasi finto tutto il cibo che avevano nel piatto. Si percepiva la tensione e il cervello di Franco stava elaborando un’altra strada per venirne fuori al meglio.
Alla fine disse con tono sommesso: ”Scusa, hai ragione. C’è un’altra donna”.
“Ok, bene”, fece con finta calma la ragazza, “e perché ti eccita così tanto da farti sborrare nei pantaloni? Cosa ti fa che io non posso farti?”
“No, Luna, non è così semplice. E poi con lei non abbiamo ancora fatto sesso. Il fatto è che lei mi fa provare un vortice di sensazioni si sprigionano incontrollabili e…”
“Stonzate! Ma sentirti come parli! Sensazioni? Che tipo di sensazioni?”. Ora la compagna di Franco sembrava interessarsi inaspettatamente all’argomento. “Parliamoci chiaro: non facciamo più sesso come una volta e quindi vorrei capire di che cosa hai bisogno adesso. Lo so che si cambia, cambiamo tutti, specialmente nei gusti sessuali, e forse è stata propiziatoria questa tua specie di invaghimento, non so. Forse dovremmo sfruttare anche a nostro vantaggio questa tua nuova attrazione. Sono disposta anche a questo”.
“ Non lo so…”, le rispose Franco, “è una cosa strana, una chimica che mi risveglia antiche voglie e un gioco mentale che mi tormenta ma che allo stesso tempo mi eccitata come non mai”. Scosse la testa, “Non offenderti, amore, ma non credo tu possa sostituire quella donna. Non fraintendetemi: semplicemente tu non sei lei, non hai la sua personalità, non potresti mai GIOCARE come lei…ma solamente perché tu sei tu, unica nella tua unicità. Ed è per questo che io amo te e non lei. Lei è solo una distrazione di adesso, ma talmente potente che mi eccita in maniera violenta e io non riesco a sottrarmi al suo richiamo. Perché in fondo in fondo mi piace, lo desidero, mi attrae forte!”
Franco aveva gli occhi lucidi e spiritati, e con lo sguardo nel vuoto si intuiva che stava ora immaginando quella donna che lo tormentava in maniera così profonda in ogni istante del giorno. Luna intuiva che aveva a che fare con qualcosa di nuovo, ma era sempre più convinta di voler sfruttare questa situazione a suo vantaggio. Rivoleva il cazzo del suo uomo, e basta!

“Ok, ok, ora calmati, tesoro”, e inarcò la schiena in modo che si notassero le sue grosse tette sotto la maglietta tesa. Franco ovviamente non riuscì a non cadere nella trappola, posando lo sguardo proprio lì.
La ragazza allora gli prese dolcemente una mano e se la mise sopra un seno. Era pieno e consistente, e sotto il palmo si iniziava a sentire la ruvidità del capezzolo che iniziava a inturgidirsi. La mano prese ad accarezzare piano e stringere. Luna si lasciava palpare docile. Aveva una voglia matta di fare l’amore con suo marito, di riconquistarlo, di farlo sfogare nell’illusione di fargli dimenticare almeno per qualche tempo quella donna particolare che si stava insinuando nel loro rapporto.
La maglietta venne tolta e le mani che godevano dei grossi seni della ragazza adesso erano due. Franco si era inginocchiato davanti a lei e la baciava avidamente sul collo, per poi salire sulla guancia e incontrare infine le sue labbra socchiuse e debolmente ansimanti per l’eccitazione. Le loro lingue danzavano veloci all’interno delle bocche incollate una contro l’altra, e queste sensazioni al iniziavano a produrre un certo effetto.
“Perché non ti spogli?”, lo invitò febbrile la ragazza, continuando a baciarlo sulla bocca e aiutandolo a sbottonarsi la camicia mentre si alzava.

Franco rimase un istante in piedi di fronte alla sua giovane moglie, a petto nudo e con uno strano sguardo negli occhi.
“Vuoi davvero che mi sfoghi? Sei convinta che il comportamento di quella donna possa avvantaggiare anche noi? Vuoi provare allora ad essere la mia schiava?”
Luna rimase per un attimo perplessa. Non capiva pienamente a cosa lui si riferisse, ma sentiva che c’era bisogno di sbloccare la loro relazione sessuale. E se la fantomatica aguzzina di suo marito, gelosia a parte, poteva giocare un ruolo in questo, beh, allora che andassero avanti senza indugi. Quindi annuì in tono sottomesso.
L'uomo sorrise con una venatura sadica: ”Molto bene. Ora sarò io a dominare, e tu subirai. Farai tutto quello che ti ordinerò, senza storie. Altrimenti ne pagherai le conseguenze, brutta troia! Solo una regola: comando io in tutto e per tutto, e se non ne puoi più, basta che mi implori urlando pietà”.
La ragazza non si aspettava quel cambiamento di personalità, che la spaventò in un primo momento, ma che nel contempo non le dispiaceva affatto. Era sempre stimolante provare qualcosa di nuovo. E comunque si stava eccitando alla grande anche lei.
“Alzati e mostrami il culo, brutta puttana in calore!”, la esortò in modo volgare Franco, che nel frattempo si era sfilato la cintura dai pantaloni.
Luna obbedì, curiosa di assaporare nuove sensazioni. Si mise a novanta, puntando le mani sullo schienale della sedia e inarcando la schiena per offrire meglio il suo didietro al suo uomo. Lui le abbassò svelto i pantaloncini di cotone leggero fino a metà coscia. Poi la schiaffeggiò un paio di volte sulle natiche, che si arrossarono subito.
“Ah!”, si lasciò scappare la ragazza per il dolore provocatole.
“Ti fa male, brutta porca vogliosa?”
“No, no…continua, mi piace”. Luna non voleva che lui si fermasse perché desiderava arrivare fino in fondo. E poi scoprì con sua somma sorpresa che iniziava a piacerle essere percossa in quel modo sulle natiche.
Una volta arrossate per bene a suon di schiaffi le calotte posteriori della ragazza, Franco iniziò ad infierire anche con la cinta. “Ti piace così, gattina in calore? Ti piace soffrire?”
Il bruciore si confondeva con il piacere. “Bastardo di un maniaco, ficcamelo tutto dentro adesso, ti prego!”
“Eh no, devi provare ancora del dolore prima di meritare il mio pisellone”, continuava a batterla con sempre più vigore.
“Basta, basta”, supplicò infine la giovane, non potendone più dal dolore. La cintura di cuoio in effetti aveva lasciato sul quel bel corpo femminile diverse escoriazioni che bruciavano.
Il maritino perverso allora le mise la cinta attorno al collo e la tese forte, come la briglia di un cavallo. Luna faceva fatica a respirare e tentò di liberarsi.
“Ferma! Stai calma e fidati di me”, la rassicurava Franco mentre allentava un po’ la presa. “Lo sapevi che la mancanza di ossigeno tramite strangolamento aumenta l’eccitazione? Come ti senti?”
Nel panico e nella differenza, Luna si accorse con suo grande stupore di essere completamente bagnata. Per tutta risposta abbassò le mutandine e si allargò bene le chiappe, offrendo in golosa attesa il suo fiore socchiuso e palpitante. “Mettimelo dentro, subito!”, chiedeva implorante.

Lui estrasse il cazzo durissimo e fece ciò per cui era stato chiamato, infilzandola con vigore. Con entrambe le mani dosava la tensione della cintura attorno al collo della ragazza, stando attento a non strozzarla troppo e a rilasciare quando sentiva il corpo irrigidirsi (ma dove e quando l’aveva imparato? Era forse una forma di sadismo innato?). Stava cavalcando con forza quella puledra in calore, che godeva ad ogni affondo e ne chiedeva di più. Il suo grosso membro scompariva e riappariva dalle natiche offese della ragazza, e il pensiero di aver provocato lui quelle ferite lo faceva eccitare ancora di più.
Luna urlava, e urlava di piacere e dolore. Ovviamente quando Franco glielo permetteva rilasciando il cappio per lasciarla respirare.
“Ma quanto godi, cagna? Non devi urlare in questo modo altrimenti verranno a suonare alla porta. Ora ti faccio io smettere di urlare, stronza che non sei altro! Vuoi farci scoprire vero? Vuoi che vengano a salvarti?”
“No, no, non voglio essere salvata! Non urlerò più, lo prometto. Farò la brava, farò tutto quello che vuoi!”
Il marito, però, non aveva intenzione di crederle. In effetti tutto quel casino poteva insospettire i vicini che, se fossero venuti a reclamare silenzio, avrebbero interrotto inesorabilmente quell’atmosfera magica. Fece quindi passare la cintura lungo il collo fino a coprire la bocca di Luna.
Tenendo ora ben salda la briglia e continuando a pompare a ritmo sostenuto, gli venne un’idea ulteriore. Afferrò la bottiglia di vino dal tavolo e finì di scolarla, anche se era rimasto ben poco nettare dalla cena di poco prima.
“Ora ti farò provare una tortura ben peggiore”, minacciò la ragazza, prima di estrarre il suo cazzo per conficcarle a sorpresa e di forza il collo della bottiglia su per il culo.
Luna mugugnò e tese al massimo la schiena, subendo quella sodomizzazione inattesa e violenta. Voleva urlare e protestare, ma la cintura le soffocava ogni suono della voce. Quell’oggetto fuori misura le stava aprendo l'ano senza pietà, e ciò provocava un innegabile dolore che si augurava diventasse piacere in breve tempo.

Ma prima che ciò avvenisse il suo aguzzino smise e la fece girare. Ora erano uno di fronte all’altra, e si guardavano come per la prima volta.
Luna aveva gli occhi lucidi per la sofferenza e respirava con affanno; osservava con timore e adorazione suo marito, visibilmente eccitato, forse troppo, e con la bottiglia di vino in mano.
“Che vuoi che faccia?”, gli domandò curiosa.
Franco posizionò a terra la bottiglia, con il collo rivolto verso l’alto. “Accasciati e infilatela adesso da sola nel culo. Voglio vederla scomparire tutta dentro, fino in fondo”.
“Ma…è troppo grossa. Fino al collo ok, ma se vado oltre mi spaccherà il culo!”
“Ubbidisci, troia! Vedrai che ce la fai, e poi lo so che lo vuoi fare, vuoi provare, desideri nel profondo spingerti oltre al limite e metterti alla prova. Questa è l’occasione: fallo!”
Luna ci pensò, ma solo per un attimo. Poi decise che tanto valeva continuare, anche perché Franco aveva ragione. Sotto sotto la sua segreta perversione personale le sussurrava di farlo, di assecondare le fantasie di quell’uomo che si scopriva tanto in sintonia con lei. Queste forme di sadismo attraevano anche lei ed effettivamente li stava avvicinando di più, in un rapporto intimo e unico. In conclusione: le piaceva da morire!

A gambe aperte calò quindi sulla bottiglia, facendo entrare piano il collo sottile, per fermarsi un attimo in prossimità dell’allargamento del diametro. Ora doveva dosare bene i movimenti, giocando sulle spinte per introdurre di più e le pause per consentire all’elasticità della pelle di consolidare l’apertura raggiunta dal suo culetto.
Franco osservava arrapato come non mai, con il membro eretto che pulsava di eccitazione ogni volta che la bottiglia si faceva strada sempre più dentro il culo di sua moglie.
“Ohi, ohi, ohi…non ce la faccio più!”, alla fine la ragazza si arrese, e comunque era riuscita ad introdursi quasi metà bottiglia. Il suo buco del culo aveva raggiunto un diametro impressionante.
“Vergogna!”, la esortò invece Franco a continuare, “non riesci neanche a infilarti una misera bottiglia nel culo!”. In realtà l'uomo era fiero di quell'enorme sforzo fatto da sua moglie e della reazione di libidine che era riuscita a scatenare in lui. Era come se lui stesso stesse provando l’umiliazione e la sofferenza che impartiva. E gli piaceva.

(Continua...) www.nalixa.weebly.com
scritto il
2022-09-06
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