Quello scricciolo di Alice (Prima parte)
di
Gordon
genere
etero
Quella notte Alice non riusciva a dormire e non era colpa solo del caldo. Si alzò smaniosa verso le 4, aprí il balcone per godersi quella vista mozzafiato che di lí a qualche giorno avrebbe lasciato. Una boccata di aria fresca nella notte mentre la vista del castello che si stagliava in alto a far l'amore con la luna mozzava il fiato. Quanti ricordi, quante notti insonni, quanti umori abbandonati tra le lenzuola. Mandò giù due sorsi d'acqua e rimase attaccata al collo della bottiglia leccandola lentamente, desiderosa di avere tra le labbra il membro di lui.
"Cosa cazzo sto facendo?! " - rinvenne - e d'un tratto ricordò di aver lasciato lo smartphone sotto il cuscino con la chat aperta. Controllò l'ultimo accesso del "Tipo" - sí lo chiamava così - che segnalava la sua disconnessione da circa un paio d'ore.
"Non dorme mai e stavolta...", pensò, infilandosi nuovamente tra le lenzuola profumate che l'ossessione per il pulito rendevano ancora più accoglienti. Non voleva ammetterlo ma la attanagliava la nostalgia. Sorrideva al pensiero del loro segreto, dei loro linguaggi in codice, dei litigi, delle risate ma questa volta a farsi strada era un turbinío ineluttabile di diapositive sensoriali. La luce filtrava nella stanza illuminando le sue dita affusolate e smaltate color arancio che risaltavano e che a lui provocavano sensazioni indescrivibili ogni qual volta Alice sfiorava il cazzo con quei polpastrelli. Lo immaginava nudo e accigliato nel suo letto e di colpo si accorse che stava bagnandosi.
"Mhhh..." mugolava mentre il labbro inferiore gogngolava di piacere lasciandosi inumidire dalla lingua. La mano scivolò verso il suo anfratto di carne che iniziò a sussultare sotto i colpi sempre più insistenti delle dita. La sua fica depilata grondava piacere ed Alice immaginava che il "Tipo" la montasse adagiandole le gambe sulle sue spalle. La avvinghiava penetrandola a dovere e nel suo loop lo implorava di "non venire, ti prego". Come sempre avrebbe coperto con la mano la bocca per insonorizzare i gemiti. Questa volta no. Nella sua mente lui spingeva guardandola negli occhi vogliosi, dandole della "porca", occhi che si schiudevano all'intensità del piacere più recondito. Uno, due, tre colpi e cacciò un gemito che cancellò la sua innata timidezza. Alice esplose. Le sue gambe inarcandosi tremavano. Tolse la mano dalla fica, gustò il nettare che l'aveva mandata in orbita ed esclamò: "cazzo...!" (continua.)
"Cosa cazzo sto facendo?! " - rinvenne - e d'un tratto ricordò di aver lasciato lo smartphone sotto il cuscino con la chat aperta. Controllò l'ultimo accesso del "Tipo" - sí lo chiamava così - che segnalava la sua disconnessione da circa un paio d'ore.
"Non dorme mai e stavolta...", pensò, infilandosi nuovamente tra le lenzuola profumate che l'ossessione per il pulito rendevano ancora più accoglienti. Non voleva ammetterlo ma la attanagliava la nostalgia. Sorrideva al pensiero del loro segreto, dei loro linguaggi in codice, dei litigi, delle risate ma questa volta a farsi strada era un turbinío ineluttabile di diapositive sensoriali. La luce filtrava nella stanza illuminando le sue dita affusolate e smaltate color arancio che risaltavano e che a lui provocavano sensazioni indescrivibili ogni qual volta Alice sfiorava il cazzo con quei polpastrelli. Lo immaginava nudo e accigliato nel suo letto e di colpo si accorse che stava bagnandosi.
"Mhhh..." mugolava mentre il labbro inferiore gogngolava di piacere lasciandosi inumidire dalla lingua. La mano scivolò verso il suo anfratto di carne che iniziò a sussultare sotto i colpi sempre più insistenti delle dita. La sua fica depilata grondava piacere ed Alice immaginava che il "Tipo" la montasse adagiandole le gambe sulle sue spalle. La avvinghiava penetrandola a dovere e nel suo loop lo implorava di "non venire, ti prego". Come sempre avrebbe coperto con la mano la bocca per insonorizzare i gemiti. Questa volta no. Nella sua mente lui spingeva guardandola negli occhi vogliosi, dandole della "porca", occhi che si schiudevano all'intensità del piacere più recondito. Uno, due, tre colpi e cacciò un gemito che cancellò la sua innata timidezza. Alice esplose. Le sue gambe inarcandosi tremavano. Tolse la mano dalla fica, gustò il nettare che l'aveva mandata in orbita ed esclamò: "cazzo...!" (continua.)
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