Pausa di lavoro con giochi di lingua
di
Stefy54
genere
gay
Un lungo, insistito gioco con la lingua lasciata scorrere lungo un cazzo venuto allo scoperto per puro divertimento. La fine del gioco è una bocca che si riempie e questo è realmente accaduto.
“Te lo lecco… te lo lecco e basta, te lo lecco tutto morbidamente fino a farmi scorrere sulla punta della lingua lo sperma caldo! Non voglio un cazzo in bocca in questo momento! D’accordo?”
Così risposi, dopo incertezze e tentennamenti, a Fabio, un mio collega con cui stavo lavorando e che, impertinente, mi aveva chiesto, spiazzandomi di brutto: ”Perché non mi succhi a fondo e per bene il cazzo?”.
Eravamo a casa, nella prima settimana d’agosto a terminare un lavoro urgentissimo. Faceva caldo ed eravamo soli, la famiglia era al mare. Eravamo due colleghi che si frequentavano solo per lavoro, senza confidenze e senza complicità. Lavorando a stretto contatto di gomito c’eravamo aperti, trovandoci reciprocamente simpatici e nel lavoro di quel giorno, molto complesso, avevamo scoperto comunanza d’interessi, identici punti di vista e stabilito fra noi un clima cameratesco in un gioco divertente di battute spiritose, senza remore sempre più spinte e complici.
In una pausa, mentre trovavamo sollievo al caldo restando a torso nudo e divorandoci una vaschetta di gelato, l’avevo visto ridacchiare davanti al suo portatile e incuriosito gli avevo chiesto: ”Che ci hai da ridere?” “Niente, una cosa così per scaricare la tensione del lavoro!”
“Beh allora fai ridere anche me!”.
Mi ero alzato e avvicinato al suo fianco poggiandogli una mano sulla spalla nuda, per complicità. Ma quello che scorreva sullo schermo non mi fece ridere: erano limpidissime ed inequivocabili scene porno, per la precisione un pompino profondo e succulento: un giovane uomo succhiava, sbavando avidamente, un cazzo di belle proporzioni. La mia reazione d’imbarazzo si accompagnò all’inequivocabile erezione del cazzo che gonfiò immediatamente i jeans.
Da acuto osservatore, prontamente Fabio commentò la mia repentina e vistosa eccitazione: “Ehilà, il pompino ti drizza l’uccello!”
Tra sorrisetti imbarazzati e farfugliamenti vari glissai la sua constatazione ma lui insistette:
”E dai, ammettilo che quella bocca succhiacazzo ti eccita! E’ normale, anch’io non sono rimasto impassibile!!”. E spostandosi leggermente indietro con la sedia fece notarmi che anche il suo pantalone si era rigonfiato abbondantemente.
Fui costretto, allora, ad ammettere la mia reazione eccitata: ”E che ci vuoi fare, sono un tipo sensibile, i pompini mi fanno morire!” e volevo dire che farmi fare i pompini mi procurava un grande piacere, forse fui equivoco nell’espressione!
Sempre ridacchiando Fabio portò al massimo il volume del pc e la mia cucina si riempì dei suoni del video. Fra le pareti echeggiava il risucchio umidiccio delle labbra che avvolgevano il cazzo rilasciando filamenti di saliva e la voce ansimante del padrone della robusta mazza di carne che guidava il ragazzo nel farsi pompare il cazzo: ”Sìì così… brava, dai ancora più giù… sì porca succhiamelo tutto, tutto, puttanella, ficcatelo tutto in bocca. succhiami l’anima… da brava, riempiti la bocca troietta succhia cazzi!”. L
’audio sparato a tutto volume fece crescere la nostra eccitazione. Istintivamente portai una mano a stringermi la patta gonfia mentre Fabio, sbuffando: ”Cazzo! Mi stringe da morire il pantalone!” si slacciò la cintura e si calò fino alle ginocchia pantaloni e slip mettendo in mostra il suo cazzo che non temeva certo il confronto con quello del video, con la sola differenza che il suo arnese marrone, completamente scappellato e rigonfio di vene pulsanti, era lì a mezzo metro da me, in bella vista: nudo e a portata di mano.
Nel video le labbra che succhiavano, intanto, avanzavano lentamente nel godimento urlato dal porco a cui stavano facendo un servizietto meraviglioso: “Tutto troia, tutto in bocca te lo devi prendere, dai zoccola!”. E millimetro dopo millimetro le labbra guadagnavano la fine del palo di carne fino a quando il labbro superiore si schiacciò contro i peli scuri del ventre e il labbro inferiore non sfiorò i coglioni: scena impressionante, frizzante ad altissima carica erotica.
“Roba da non crederci! Da sborrata convulsa!!” Si lasciò andare Fabio mentre premeva il fermo immagine lasciando fissa quella bocca rigonfia e quelle labbra che avevano fatto letteralmente sparire dalla vista quel grosso cazzo, e il viso del ragazzo rosso e trasformato dallo sforzo di ingurgitare quell’animalesco pezzo di carne, mentre gli occhi lacrimavano.
E mentre commentava l’immagine mi sentii stringere delicatamente l’interno della coscia sinistra, circostanza cui non diedi eccessivo peso attratto com’ero dalla scena sullo schermo e dal luccichio sul suo glande prodotto da gocce di liquido trasparente fuoriuscite per l’eccitazione. D’altra parte anch’io mi sentivo l’umido degli slip intrisi di eccitazione prespermatica.
“Che sensazione ti produce quest’immagine? Ti senti più bocca o più cazzo?” fece ed io, alquanto frastornato: ”Non capisco, che vuoi dire?” “Voglio dire…” ricominciò il discorso
“che di fronte a questa scena…” s’interruppe e con molta naturalezza mi prese la mano e me la portò ad avvolgergli il cazzo, facendomelo stringere in un principio di smanettamento delicato e riprese: ”voglio dire che se adesso ti senti sicuramente più mano che stringe, che cazzo che viene stretto, se ti immedesimi nella scena fai la bocca che si riempie di cazzo o fai il cazzo che riempie la bocca?”.
L’atmosfera cominciava a farsi pesante, avvertivo il rossore che mi colorava il volto e un disagio ansioso mi percorreva il corpo. Pensando una risposta efficace, lasciai comunque che la mia mano continuasse a stringergli la nerchia e sentirla nella mano calda e dura non era sensazione da poco, anzi mi piaceva proprio, e mi piaceva un casino. Fabio aveva colto subito che la mia reazione non era stata d’indifferenza o di rifiuto e spinse a palparmi il culo insinuando le dita nel solco con una pressione crescente.
“E’ chiaro che anche in questo caso so che ti senti più culo palpato che mano che palpa ed allora non rispondi? Bocca o cazzo?” E rilasciò partire il filmato e le labbra della puttanella scivolarono indietro facendo riapparire il cazzo durissimo sbavato di saliva filamentosa e poi, di nuovo, lo riavvolsero facendolo sparire in una serie eccitantissima di dentro e fuori che mi scuotevano il cazzo e mi sconvolgevano le palle. Abbozzai una risposta, molto confuso e imbarazzato: ”Ma… non vorrei che tu avessi pensato che io sia…” E mentre farfugliavo con la bocca impastata dall’emozione, la sua mano mi accarezzò la schiena e il contatto caldo e deciso mi fece drizzare la pelle, poi la mano si fece spazio nei jeans e negli slip e mi strinse le chiappe mentre le dita frugavano il buchetto.
“No stai tranquillo – fece lui - non ho pensato che tu sei gay!” e si sollevò dalla sedia con la mia mano saldamente incollata al suo cazzo
“ho pensato che tu sei un maschio a cui ogni tanto piace fare la troietta vogliosa di cazzo! Non lo dici ma lo fai capire e la puttanella che è dentro di te viene fuori, non riesce a nascondersi!”.
E si avviò con decisione verso il divano, staccandosi da me, dove si sedette a gambe aperte dopo essersi sfilato gli indumenti gettati sul pavimento. Lo seguivo con gli occhi senza più parole, aveva iniziato un gioco decisamente coinvolgente.
Seduto sul divano ostentava il suo lungo, grosso, duro, sfacciato, impertinente cazzo gocciolante con un’aria da maiale voglioso ed arrapato.
“Vieni qua dai, vieni a succhiarti questo bell’affare! Fammi un bel pompino che hai proprio la faccia di una troia che non vede l’ora di succhiare cazzi!”
Per quanto fossi irrimediabilmente attratto, non volevo comunque fare la parte della troia succhia cazzi, totalmente disposta alle sue voglie, anche se mi sentivo così, e trovai di rispondergli mentre con la mano mi agitava il cazzo come un richiamo irresistibile: “Te lecco … te lo lecco solo, te lo lecco tutto morbidamente fino a farmi sborrare sulla punta della lingua! Non voglio un cazzo in bocca adesso! D’accordo?”
“Ma sì d’accordo, vieni qua, fammi sentire la lingua, me lo lecchi o me lo succhi non fa differenza. Muoviti che ho le palle piene, dai puttanella vieni a farmi godere!”
Muovendomi come uno zombi, mi sfilai anch’io jeans e slip, accatastandoli sui suoi, e mi andai a mettere in ginocchio fra le sue gambe, con il viso quasi a ridosso del cazzo di cui ora percepivo l’odore, un odore forte che mi riempiva le narici e che aspiravo profondamente. Era un odore misto di tutti i suoi umori, gradevole, intrigante ed eccitante. Un odore che mi fece salire il sangue al cervello e accelerare il battito cardiaco. Un odore irresistibile di sesso, di lussuria, di voglia porca.
Con una mano gli accarezzai il petto, poi la mano scivolò sulla pancia e sul ventre peloso fino a stringere alla radice il mio gioco di lingua. L’altra mano si posò sul ginocchio, scivolando nell’interno coscia fino a stringergli le palle rigonfie di sperma.
Accennò un afferrare con le mani la testa per spingermela in basso ma scuotendo la testa gli feci capire che doveva stare fermo: il gioco di lingua lo volevo condurre io.
Intanto il pompino del video era giunto al culmine e nella cucina rimbombava la voce stravolta dell’uomo che si svuotava nella bocca avida del ragazzo: ”Sì Sborro sìì uhh dai puttana succhia ancora ancora ancora sìohh zoccola tutto succhia tutto e ingoia porca sì!” Poi silenzio, ci guardiamo negli occhi, il suo cazzo e le sue palle sono nelle mie mani. Sbotta: ”Tocca a te adesso fare la zoccola, dai succhia!!”
Ma io volevo silenzio, anche se mi eccitava farmi riempire di volgarità al femminile: ”Stai zitto! Godi e stai zitto! Si deve sentire solo la mia lingua che scorre sul tuo cazzo, solo un sottofondo di gemiti e quando sborrerai potrai dire tutte le tue porcherie!”.
Poggiai la lingua alla base del cazzo e lentamente facendola aderire come una ventosa risalii in una lunga interminabile leccata. Gioco ripetuto diverse volte e che faceva gemere di piacere Fabio.
Poi appoggio delicatamente la lingua sul glande rosso fuoco e lo lecco su tutta la sua superficie. Il cazzo vibra, si agita e accompagnato sempre dalla mia lingua, si erige in tutta la sua lunghezza. La pelle si ritira, diventa lucida e tesa, il cazzo diventa durissimo.
La lingua percorre per tutta la sua lunghezza l’asta carnosa per ritornare a tormentare il glande, s’insinua nel canale quasi a penetrarlo, lo faccio gemere di piacere, si contorce, indugio con la punta della lingua nel canale, lo allargo e lo penetro.
Poi con le labbra morbide avvolgo la cappella baciandola e risucchiandola, riprendo a far scorrere la lingua con leccate lente e avvolgenti, qualche sbaciucchio, qualche leggero succhiotto,
Riporto la bocca alla capocchia che avvolgo nella lingua umida che riprende a scorrere in lungo e largo, leccando ogni lembo di pelle sempre più liscia e vellutata.
Gioco ancora con la lingua e con il cazzo che faccio sobbalzare colpendolo, mi accarezzo le labbra, il naso, le guance e il mento strusciandomi il cazzo delicatamente.
Il suo respiro è affannoso riesce però a dire
“Voglio fotografarti!” “ Sei pazzo –gli rispondo così la mia faccia la vedranno tutti!”.
Riprendo a leccare, poi un’idea mi accende la fantasia. “Va bene, fai tutte le foto che vuoi, ma aspettami, torno subito!”.
Vado nella camera da letto e da un cassetto tiro fuori delle autoreggenti nere velate e molto sexy di mia moglie. Ne prendo una e me la infilo in testa, poi la taglio in modo da liberare la bocca, per rendere tutto ancora più eccitante stendo sulle labbra un rossetto marrone. Ritorno nella cucina da Fabio, che mi guarda compiaciuto e riprendo a leccare mentre inizia a scattare foto che si attivano sullo schermo del pc: un pompino in diretta televisiva.
Tutto diventa sempre più eccitante e lecco il cazzo con più ardore, bramosia e desiderio. Ora voglio farlo esplodere, mi avvicino e appoggio il glande alla lingua tutta protesa fuori dalla bocca che è a pochi millimetri dal cazzo tutta sguaiata e in attesa.
Fabio rompe la consegna del silenzio: “Dai, fatti fotografare con il cazzo in bocca, succhiamelo un po’!”. Apro la bocca per zittirlo:
”Taci!” e per dirlo le labbra si allargano, con un gesto fulmineo mi schiaccia la testa in basso, il suo cazzo mi invade la bocca, la sua mano continua a spingere, ho il cazzo che preme nel fondo della bocca, sento gli scatti della fotocamera, accenno un timida resistenza. Avere il cazzo in bocca non mi dispiace anzi, e poter avere una foto in cui succhio a fondo quel bell’oggetto del desiderio, mi eccita, mi fa sentire troia. Il gioco però voglio condurlo io e allora cerco con più decisione di ritirare la testa e liberarmi del cazzo, ma lui insiste deciso. Con dispiacere profondo lo serro, allora, fra i denti, in una morsa delicata ma sensibile sempre più decisa e dolorosa, a Fabio scappa un ooohh! di sorpresa e di dolore e allenta la presa. Quando riemerge dalla mia bocca, il cazzo è segnato dalla corolla dei denti che ho affondato nella pelle marchiandola di violaceo, il cazzo reagisce perdendo consistenza.
Provvedo subito con la lingua a tenerlo in tiro, s’indurisce nuovamente mentre del liquido presperma fa capolino dal buchetto, lo lascio fuoriuscire e poi lo lecco spargendolo sulla rossa pelle del glande. Ansimi, gemi, ti torci. Sono scatenato! L’eccitazione accende la fantasia, afferro la vaschetta del gelato e dal fondo tiro fuori con le dita il gelato ormai diventato liquido e solo leggermente freddo. Ricopro il glande di gelato a più gusto. Il cazzo reagisce all’improvvisa scossa fredda e inizia a ripiegarsi, con la mano lo rimetto in sesto mentre lecco il cazzo al gusto di cioccolato, nocciola, tiramisù. Con le dita inzuppate di crema continuo rivestire il cazzo, la lingua provvede a ripulire tutto accuratamente. Fabio divertito e super eccitato geme e fotografa.
Mi concentro sul lavoretto che sto portando a termine. La lingua lavora morbida e il cazzo oscilla, vibra, lui rantola e geme. La mano che stringe il cazzo alla sua base avverte il subbuglio dello sperma che scorre, il cazzo pulsa tra spasmi e convulsioni. E’ un attimo e il primo schizzo di sborra si abbatte sulla lingua spandendosi sulle labbra. Un attimo ancora e cedo alla voglia di succhiarglielo mentre sborra, avvolgo l’intera capocchia fra le labbra mentre una raffica di sborra viscida, calda e filamentosa si abbatte sulla lingua nella bocca. L’esplosione del cazzo libera Fabio che mi scarica una raffica di volgarità piacevoli mentre si svuota le palle:
”Sììì Così… succhia tutto zoccola. Puttana troia pompinara uhhhh Ohhhh!”
Dopo l’ultimo schizzo gli mostro la bocca sguaiatamente aperta per la foto ricordo dell’impasto succoso che mi riempie, un ultimo risucchio al cazzo per aspirare le ultime gocce residue di sperma e spremo il cazzo con la mano. Ho la bocca piena ed era quello che volevo. Con l’indice mi pulisco gli sbavi di sperma sulle labbra che ripongo sulla lingua fino all’ultima goccia.
Mostro all’obiettivo ancora la bocca impastata, di sborra e poi, giù per l’ingoio finale. Il cazzo di Fabio inizia a perdere consistenza è in gesto di gratitudine glielo riprendo tutto in bocca succhiando gli ultimi residui di crema.
Ho goduto da matti e anche la faccia di Fabio brilla di goduria, gli chiedo soddisfatto e intrigante:”Vuoi farmi altre foto così mascherato?”.
“Cazzo che troia che sei!! Altre foto? Certo, voglio fotografare il cazzo che ti apre il buco del culo e poi te lo squarcia infilandosi dentro facendoti urlare come una scrofa!!”
“Mmmhhh!!”
“Voglio riprenderti mentre t’inculo a fondo, riempiendoti tutta e ti fotto!!”
“Ohh sìì. E che aspetti mmmhhh!”
“Voglio…..!!”
Lavorammo al book fotografico fino a notte inoltrata realizzando foto di incredibile erotismo.
Di quella giornata continuo a rivedere compulsamente il fotogramma in cui la lingua riceve il primo schizzo di sborra che poi si spande sulle labbra.
Ed ogni volta la reazione è sempre la stessa: gioiose spruzzate di sperma, brindisi in onore del cazzo di Fabio.
Per commenti canosa.primo@hotmail.com
“Te lo lecco… te lo lecco e basta, te lo lecco tutto morbidamente fino a farmi scorrere sulla punta della lingua lo sperma caldo! Non voglio un cazzo in bocca in questo momento! D’accordo?”
Così risposi, dopo incertezze e tentennamenti, a Fabio, un mio collega con cui stavo lavorando e che, impertinente, mi aveva chiesto, spiazzandomi di brutto: ”Perché non mi succhi a fondo e per bene il cazzo?”.
Eravamo a casa, nella prima settimana d’agosto a terminare un lavoro urgentissimo. Faceva caldo ed eravamo soli, la famiglia era al mare. Eravamo due colleghi che si frequentavano solo per lavoro, senza confidenze e senza complicità. Lavorando a stretto contatto di gomito c’eravamo aperti, trovandoci reciprocamente simpatici e nel lavoro di quel giorno, molto complesso, avevamo scoperto comunanza d’interessi, identici punti di vista e stabilito fra noi un clima cameratesco in un gioco divertente di battute spiritose, senza remore sempre più spinte e complici.
In una pausa, mentre trovavamo sollievo al caldo restando a torso nudo e divorandoci una vaschetta di gelato, l’avevo visto ridacchiare davanti al suo portatile e incuriosito gli avevo chiesto: ”Che ci hai da ridere?” “Niente, una cosa così per scaricare la tensione del lavoro!”
“Beh allora fai ridere anche me!”.
Mi ero alzato e avvicinato al suo fianco poggiandogli una mano sulla spalla nuda, per complicità. Ma quello che scorreva sullo schermo non mi fece ridere: erano limpidissime ed inequivocabili scene porno, per la precisione un pompino profondo e succulento: un giovane uomo succhiava, sbavando avidamente, un cazzo di belle proporzioni. La mia reazione d’imbarazzo si accompagnò all’inequivocabile erezione del cazzo che gonfiò immediatamente i jeans.
Da acuto osservatore, prontamente Fabio commentò la mia repentina e vistosa eccitazione: “Ehilà, il pompino ti drizza l’uccello!”
Tra sorrisetti imbarazzati e farfugliamenti vari glissai la sua constatazione ma lui insistette:
”E dai, ammettilo che quella bocca succhiacazzo ti eccita! E’ normale, anch’io non sono rimasto impassibile!!”. E spostandosi leggermente indietro con la sedia fece notarmi che anche il suo pantalone si era rigonfiato abbondantemente.
Fui costretto, allora, ad ammettere la mia reazione eccitata: ”E che ci vuoi fare, sono un tipo sensibile, i pompini mi fanno morire!” e volevo dire che farmi fare i pompini mi procurava un grande piacere, forse fui equivoco nell’espressione!
Sempre ridacchiando Fabio portò al massimo il volume del pc e la mia cucina si riempì dei suoni del video. Fra le pareti echeggiava il risucchio umidiccio delle labbra che avvolgevano il cazzo rilasciando filamenti di saliva e la voce ansimante del padrone della robusta mazza di carne che guidava il ragazzo nel farsi pompare il cazzo: ”Sìì così… brava, dai ancora più giù… sì porca succhiamelo tutto, tutto, puttanella, ficcatelo tutto in bocca. succhiami l’anima… da brava, riempiti la bocca troietta succhia cazzi!”. L
’audio sparato a tutto volume fece crescere la nostra eccitazione. Istintivamente portai una mano a stringermi la patta gonfia mentre Fabio, sbuffando: ”Cazzo! Mi stringe da morire il pantalone!” si slacciò la cintura e si calò fino alle ginocchia pantaloni e slip mettendo in mostra il suo cazzo che non temeva certo il confronto con quello del video, con la sola differenza che il suo arnese marrone, completamente scappellato e rigonfio di vene pulsanti, era lì a mezzo metro da me, in bella vista: nudo e a portata di mano.
Nel video le labbra che succhiavano, intanto, avanzavano lentamente nel godimento urlato dal porco a cui stavano facendo un servizietto meraviglioso: “Tutto troia, tutto in bocca te lo devi prendere, dai zoccola!”. E millimetro dopo millimetro le labbra guadagnavano la fine del palo di carne fino a quando il labbro superiore si schiacciò contro i peli scuri del ventre e il labbro inferiore non sfiorò i coglioni: scena impressionante, frizzante ad altissima carica erotica.
“Roba da non crederci! Da sborrata convulsa!!” Si lasciò andare Fabio mentre premeva il fermo immagine lasciando fissa quella bocca rigonfia e quelle labbra che avevano fatto letteralmente sparire dalla vista quel grosso cazzo, e il viso del ragazzo rosso e trasformato dallo sforzo di ingurgitare quell’animalesco pezzo di carne, mentre gli occhi lacrimavano.
E mentre commentava l’immagine mi sentii stringere delicatamente l’interno della coscia sinistra, circostanza cui non diedi eccessivo peso attratto com’ero dalla scena sullo schermo e dal luccichio sul suo glande prodotto da gocce di liquido trasparente fuoriuscite per l’eccitazione. D’altra parte anch’io mi sentivo l’umido degli slip intrisi di eccitazione prespermatica.
“Che sensazione ti produce quest’immagine? Ti senti più bocca o più cazzo?” fece ed io, alquanto frastornato: ”Non capisco, che vuoi dire?” “Voglio dire…” ricominciò il discorso
“che di fronte a questa scena…” s’interruppe e con molta naturalezza mi prese la mano e me la portò ad avvolgergli il cazzo, facendomelo stringere in un principio di smanettamento delicato e riprese: ”voglio dire che se adesso ti senti sicuramente più mano che stringe, che cazzo che viene stretto, se ti immedesimi nella scena fai la bocca che si riempie di cazzo o fai il cazzo che riempie la bocca?”.
L’atmosfera cominciava a farsi pesante, avvertivo il rossore che mi colorava il volto e un disagio ansioso mi percorreva il corpo. Pensando una risposta efficace, lasciai comunque che la mia mano continuasse a stringergli la nerchia e sentirla nella mano calda e dura non era sensazione da poco, anzi mi piaceva proprio, e mi piaceva un casino. Fabio aveva colto subito che la mia reazione non era stata d’indifferenza o di rifiuto e spinse a palparmi il culo insinuando le dita nel solco con una pressione crescente.
“E’ chiaro che anche in questo caso so che ti senti più culo palpato che mano che palpa ed allora non rispondi? Bocca o cazzo?” E rilasciò partire il filmato e le labbra della puttanella scivolarono indietro facendo riapparire il cazzo durissimo sbavato di saliva filamentosa e poi, di nuovo, lo riavvolsero facendolo sparire in una serie eccitantissima di dentro e fuori che mi scuotevano il cazzo e mi sconvolgevano le palle. Abbozzai una risposta, molto confuso e imbarazzato: ”Ma… non vorrei che tu avessi pensato che io sia…” E mentre farfugliavo con la bocca impastata dall’emozione, la sua mano mi accarezzò la schiena e il contatto caldo e deciso mi fece drizzare la pelle, poi la mano si fece spazio nei jeans e negli slip e mi strinse le chiappe mentre le dita frugavano il buchetto.
“No stai tranquillo – fece lui - non ho pensato che tu sei gay!” e si sollevò dalla sedia con la mia mano saldamente incollata al suo cazzo
“ho pensato che tu sei un maschio a cui ogni tanto piace fare la troietta vogliosa di cazzo! Non lo dici ma lo fai capire e la puttanella che è dentro di te viene fuori, non riesce a nascondersi!”.
E si avviò con decisione verso il divano, staccandosi da me, dove si sedette a gambe aperte dopo essersi sfilato gli indumenti gettati sul pavimento. Lo seguivo con gli occhi senza più parole, aveva iniziato un gioco decisamente coinvolgente.
Seduto sul divano ostentava il suo lungo, grosso, duro, sfacciato, impertinente cazzo gocciolante con un’aria da maiale voglioso ed arrapato.
“Vieni qua dai, vieni a succhiarti questo bell’affare! Fammi un bel pompino che hai proprio la faccia di una troia che non vede l’ora di succhiare cazzi!”
Per quanto fossi irrimediabilmente attratto, non volevo comunque fare la parte della troia succhia cazzi, totalmente disposta alle sue voglie, anche se mi sentivo così, e trovai di rispondergli mentre con la mano mi agitava il cazzo come un richiamo irresistibile: “Te lecco … te lo lecco solo, te lo lecco tutto morbidamente fino a farmi sborrare sulla punta della lingua! Non voglio un cazzo in bocca adesso! D’accordo?”
“Ma sì d’accordo, vieni qua, fammi sentire la lingua, me lo lecchi o me lo succhi non fa differenza. Muoviti che ho le palle piene, dai puttanella vieni a farmi godere!”
Muovendomi come uno zombi, mi sfilai anch’io jeans e slip, accatastandoli sui suoi, e mi andai a mettere in ginocchio fra le sue gambe, con il viso quasi a ridosso del cazzo di cui ora percepivo l’odore, un odore forte che mi riempiva le narici e che aspiravo profondamente. Era un odore misto di tutti i suoi umori, gradevole, intrigante ed eccitante. Un odore che mi fece salire il sangue al cervello e accelerare il battito cardiaco. Un odore irresistibile di sesso, di lussuria, di voglia porca.
Con una mano gli accarezzai il petto, poi la mano scivolò sulla pancia e sul ventre peloso fino a stringere alla radice il mio gioco di lingua. L’altra mano si posò sul ginocchio, scivolando nell’interno coscia fino a stringergli le palle rigonfie di sperma.
Accennò un afferrare con le mani la testa per spingermela in basso ma scuotendo la testa gli feci capire che doveva stare fermo: il gioco di lingua lo volevo condurre io.
Intanto il pompino del video era giunto al culmine e nella cucina rimbombava la voce stravolta dell’uomo che si svuotava nella bocca avida del ragazzo: ”Sì Sborro sìì uhh dai puttana succhia ancora ancora ancora sìohh zoccola tutto succhia tutto e ingoia porca sì!” Poi silenzio, ci guardiamo negli occhi, il suo cazzo e le sue palle sono nelle mie mani. Sbotta: ”Tocca a te adesso fare la zoccola, dai succhia!!”
Ma io volevo silenzio, anche se mi eccitava farmi riempire di volgarità al femminile: ”Stai zitto! Godi e stai zitto! Si deve sentire solo la mia lingua che scorre sul tuo cazzo, solo un sottofondo di gemiti e quando sborrerai potrai dire tutte le tue porcherie!”.
Poggiai la lingua alla base del cazzo e lentamente facendola aderire come una ventosa risalii in una lunga interminabile leccata. Gioco ripetuto diverse volte e che faceva gemere di piacere Fabio.
Poi appoggio delicatamente la lingua sul glande rosso fuoco e lo lecco su tutta la sua superficie. Il cazzo vibra, si agita e accompagnato sempre dalla mia lingua, si erige in tutta la sua lunghezza. La pelle si ritira, diventa lucida e tesa, il cazzo diventa durissimo.
La lingua percorre per tutta la sua lunghezza l’asta carnosa per ritornare a tormentare il glande, s’insinua nel canale quasi a penetrarlo, lo faccio gemere di piacere, si contorce, indugio con la punta della lingua nel canale, lo allargo e lo penetro.
Poi con le labbra morbide avvolgo la cappella baciandola e risucchiandola, riprendo a far scorrere la lingua con leccate lente e avvolgenti, qualche sbaciucchio, qualche leggero succhiotto,
Riporto la bocca alla capocchia che avvolgo nella lingua umida che riprende a scorrere in lungo e largo, leccando ogni lembo di pelle sempre più liscia e vellutata.
Gioco ancora con la lingua e con il cazzo che faccio sobbalzare colpendolo, mi accarezzo le labbra, il naso, le guance e il mento strusciandomi il cazzo delicatamente.
Il suo respiro è affannoso riesce però a dire
“Voglio fotografarti!” “ Sei pazzo –gli rispondo così la mia faccia la vedranno tutti!”.
Riprendo a leccare, poi un’idea mi accende la fantasia. “Va bene, fai tutte le foto che vuoi, ma aspettami, torno subito!”.
Vado nella camera da letto e da un cassetto tiro fuori delle autoreggenti nere velate e molto sexy di mia moglie. Ne prendo una e me la infilo in testa, poi la taglio in modo da liberare la bocca, per rendere tutto ancora più eccitante stendo sulle labbra un rossetto marrone. Ritorno nella cucina da Fabio, che mi guarda compiaciuto e riprendo a leccare mentre inizia a scattare foto che si attivano sullo schermo del pc: un pompino in diretta televisiva.
Tutto diventa sempre più eccitante e lecco il cazzo con più ardore, bramosia e desiderio. Ora voglio farlo esplodere, mi avvicino e appoggio il glande alla lingua tutta protesa fuori dalla bocca che è a pochi millimetri dal cazzo tutta sguaiata e in attesa.
Fabio rompe la consegna del silenzio: “Dai, fatti fotografare con il cazzo in bocca, succhiamelo un po’!”. Apro la bocca per zittirlo:
”Taci!” e per dirlo le labbra si allargano, con un gesto fulmineo mi schiaccia la testa in basso, il suo cazzo mi invade la bocca, la sua mano continua a spingere, ho il cazzo che preme nel fondo della bocca, sento gli scatti della fotocamera, accenno un timida resistenza. Avere il cazzo in bocca non mi dispiace anzi, e poter avere una foto in cui succhio a fondo quel bell’oggetto del desiderio, mi eccita, mi fa sentire troia. Il gioco però voglio condurlo io e allora cerco con più decisione di ritirare la testa e liberarmi del cazzo, ma lui insiste deciso. Con dispiacere profondo lo serro, allora, fra i denti, in una morsa delicata ma sensibile sempre più decisa e dolorosa, a Fabio scappa un ooohh! di sorpresa e di dolore e allenta la presa. Quando riemerge dalla mia bocca, il cazzo è segnato dalla corolla dei denti che ho affondato nella pelle marchiandola di violaceo, il cazzo reagisce perdendo consistenza.
Provvedo subito con la lingua a tenerlo in tiro, s’indurisce nuovamente mentre del liquido presperma fa capolino dal buchetto, lo lascio fuoriuscire e poi lo lecco spargendolo sulla rossa pelle del glande. Ansimi, gemi, ti torci. Sono scatenato! L’eccitazione accende la fantasia, afferro la vaschetta del gelato e dal fondo tiro fuori con le dita il gelato ormai diventato liquido e solo leggermente freddo. Ricopro il glande di gelato a più gusto. Il cazzo reagisce all’improvvisa scossa fredda e inizia a ripiegarsi, con la mano lo rimetto in sesto mentre lecco il cazzo al gusto di cioccolato, nocciola, tiramisù. Con le dita inzuppate di crema continuo rivestire il cazzo, la lingua provvede a ripulire tutto accuratamente. Fabio divertito e super eccitato geme e fotografa.
Mi concentro sul lavoretto che sto portando a termine. La lingua lavora morbida e il cazzo oscilla, vibra, lui rantola e geme. La mano che stringe il cazzo alla sua base avverte il subbuglio dello sperma che scorre, il cazzo pulsa tra spasmi e convulsioni. E’ un attimo e il primo schizzo di sborra si abbatte sulla lingua spandendosi sulle labbra. Un attimo ancora e cedo alla voglia di succhiarglielo mentre sborra, avvolgo l’intera capocchia fra le labbra mentre una raffica di sborra viscida, calda e filamentosa si abbatte sulla lingua nella bocca. L’esplosione del cazzo libera Fabio che mi scarica una raffica di volgarità piacevoli mentre si svuota le palle:
”Sììì Così… succhia tutto zoccola. Puttana troia pompinara uhhhh Ohhhh!”
Dopo l’ultimo schizzo gli mostro la bocca sguaiatamente aperta per la foto ricordo dell’impasto succoso che mi riempie, un ultimo risucchio al cazzo per aspirare le ultime gocce residue di sperma e spremo il cazzo con la mano. Ho la bocca piena ed era quello che volevo. Con l’indice mi pulisco gli sbavi di sperma sulle labbra che ripongo sulla lingua fino all’ultima goccia.
Mostro all’obiettivo ancora la bocca impastata, di sborra e poi, giù per l’ingoio finale. Il cazzo di Fabio inizia a perdere consistenza è in gesto di gratitudine glielo riprendo tutto in bocca succhiando gli ultimi residui di crema.
Ho goduto da matti e anche la faccia di Fabio brilla di goduria, gli chiedo soddisfatto e intrigante:”Vuoi farmi altre foto così mascherato?”.
“Cazzo che troia che sei!! Altre foto? Certo, voglio fotografare il cazzo che ti apre il buco del culo e poi te lo squarcia infilandosi dentro facendoti urlare come una scrofa!!”
“Mmmhhh!!”
“Voglio riprenderti mentre t’inculo a fondo, riempiendoti tutta e ti fotto!!”
“Ohh sìì. E che aspetti mmmhhh!”
“Voglio…..!!”
Lavorammo al book fotografico fino a notte inoltrata realizzando foto di incredibile erotismo.
Di quella giornata continuo a rivedere compulsamente il fotogramma in cui la lingua riceve il primo schizzo di sborra che poi si spande sulle labbra.
Ed ogni volta la reazione è sempre la stessa: gioiose spruzzate di sperma, brindisi in onore del cazzo di Fabio.
Per commenti canosa.primo@hotmail.com
2
voti
voti
valutazione
9.5
9.5
Continua a leggere racconti dello stesso autore
racconto precedente
Il cinema che ti fa fareracconto sucessivo
Il ritorno di Ciro
Commenti dei lettori al racconto erotico