CAPITOLO UNO – La mia storia di ginnasta.
di
segati
genere
dominazione
Questa è una storia di pura fantasia, nomi, fatti, vicende, tutte fantasie che mi è piaciuto buttare giù. Un racconto lungo quasi 9 pagine, che spero di allungare in base ai vostri commenti. Ricordo ancora una volta che è solo fantasia, e l’amore, in qualsiasi sua natura, è fondato sul reciproco rispetto. Spero di leggere vostri commenti. Buona lettura.
CAPITOLO UNO – La mia storia di ginnasta.
Qualche anno fa, quando ancora nella mia carriera di ginnasta, entrai in un vortice di sensazione che non pensavo avrei mai avuto.
Ero, all’epoca, poco più che maggiorenne, una di quelle che vengono definite farfalle, non inteso come il famoso tatuaggio sulla patatina di Belen, ma per lo sport che praticavo, ero una ginnasta ritmica.
Tutto avvenne senza preavviso.
La mia insegnante, una donna Russa dai modi spicci e imperiosi, mai sorridente e talvolta severa, ci teneva sempre sotto controllo. Controllava le nostre vite anche al di fuori delle gare o degli allenamenti; Riusciva, con i suoi modi, a metterci una tale soggezione che andava bel oltre le numerose ore di allenamento in palestra.
Era nota, Tatiana, questo il suo nome, per la sua mania del controllo totale su tutto, sul nostro modo di essere, di vestire, di mangiare e, anche se questa cosa non era chiara, sulla cura del nostro corpo.
Di tanto in tanto ci prendeva da parte, e, avendoci di fronte, dopo averci imposto di rimanere ferme, indirizzava la mano all’altezza del nostro inguine e, infilando le sue forti dita fra la nostra morbida pelle e l’elastico del pantaloncino che s’indossava durante gli allenamenti, scostava l’indumento scoprendo cosi parte della nostra patatina. La pretendeva sempre glabra, senza nemmeno un peletto. Questo controllo, sebbene invasivo era comunque innocente, o, per lo meno, cosi a noi sembrava.
Lo diceva sempre che quando s’indossava il body da gara, il nostro inguine doveva essere immacolato e liscio, mai si sarebbe dovuto vedere un pelo spuntare dal sottile tessuto che copriva il nostro corpo in gara. Avremo subito delle penalità oltre a renderci imbarazzanti davanti ai giudici ed al pubblico.
Vi ho poc’anzi detto della sua severità, ma per me non era mai stato un grosso problema, ero sempre stata abbastanza diligente e rispettavo sempre le regole cosi da non espormi a rischio di eventuali sue ritorsioni.
Sapevo dai racconti di alcune mie compagne di come Tatiana poteva essere severa se addirittura non violenta se contrariata da qualcosa dei nostri atteggiamenti.
E’ vero, lei approfittava della sua posizione dominante e autoritaria, nessuno aveva il coraggio di fronteggiarla o ribellarsi a lei. Sapeva usare la voce con tanta autorità da metterti in riga e non aver necessità di ripetere mai 2 volte la stessa cosa; Io e le altre ragazze si sapeva che era bene fare quello che diceva lei senza replicare, e, specialmente senza mai raccontare a casa quello che avveniva in determinate situazioni. Ci vergognavamo di quello che Tatiana a volte ci faceva, ma, per molte, come per me, come ho scoperto col tempo, era diventata quasi una piacevole droga perché le sue attenzioni, anche se a volte pesanti e raramente dolorose, erano il nostro premio alle nostre fatiche.
Per chi non lo sapesse, la nostra disciplina sportiva prevede l’uso di vari attrezzi, fra cui le clavette e la corda. Ed erano questi due che Tatiana amava utilizzare su i nostri corpi ancora acerbi. E spesso non gli bastavano solo questi, ma, altri oggetti che il suo passato nell’armata Russa, erano stati utilizzati su di lei; Di fatto da vittima era diventata la carnefice.
Sempre ero riuscita ad evitare le attenzioni di Tatiana, se non qualche raro rimprovero, ma, purtroppo anche a me capitò di finire in trappola.
CAPITOLO UNO – La mia storia di ginnasta.
Qualche anno fa, quando ancora nella mia carriera di ginnasta, entrai in un vortice di sensazione che non pensavo avrei mai avuto.
Ero, all’epoca, poco più che maggiorenne, una di quelle che vengono definite farfalle, non inteso come il famoso tatuaggio sulla patatina di Belen, ma per lo sport che praticavo, ero una ginnasta ritmica.
Tutto avvenne senza preavviso.
La mia insegnante, una donna Russa dai modi spicci e imperiosi, mai sorridente e talvolta severa, ci teneva sempre sotto controllo. Controllava le nostre vite anche al di fuori delle gare o degli allenamenti; Riusciva, con i suoi modi, a metterci una tale soggezione che andava bel oltre le numerose ore di allenamento in palestra.
Era nota, Tatiana, questo il suo nome, per la sua mania del controllo totale su tutto, sul nostro modo di essere, di vestire, di mangiare e, anche se questa cosa non era chiara, sulla cura del nostro corpo.
Di tanto in tanto ci prendeva da parte, e, avendoci di fronte, dopo averci imposto di rimanere ferme, indirizzava la mano all’altezza del nostro inguine e, infilando le sue forti dita fra la nostra morbida pelle e l’elastico del pantaloncino che s’indossava durante gli allenamenti, scostava l’indumento scoprendo cosi parte della nostra patatina. La pretendeva sempre glabra, senza nemmeno un peletto. Questo controllo, sebbene invasivo era comunque innocente, o, per lo meno, cosi a noi sembrava.
Lo diceva sempre che quando s’indossava il body da gara, il nostro inguine doveva essere immacolato e liscio, mai si sarebbe dovuto vedere un pelo spuntare dal sottile tessuto che copriva il nostro corpo in gara. Avremo subito delle penalità oltre a renderci imbarazzanti davanti ai giudici ed al pubblico.
Vi ho poc’anzi detto della sua severità, ma per me non era mai stato un grosso problema, ero sempre stata abbastanza diligente e rispettavo sempre le regole cosi da non espormi a rischio di eventuali sue ritorsioni.
Sapevo dai racconti di alcune mie compagne di come Tatiana poteva essere severa se addirittura non violenta se contrariata da qualcosa dei nostri atteggiamenti.
E’ vero, lei approfittava della sua posizione dominante e autoritaria, nessuno aveva il coraggio di fronteggiarla o ribellarsi a lei. Sapeva usare la voce con tanta autorità da metterti in riga e non aver necessità di ripetere mai 2 volte la stessa cosa; Io e le altre ragazze si sapeva che era bene fare quello che diceva lei senza replicare, e, specialmente senza mai raccontare a casa quello che avveniva in determinate situazioni. Ci vergognavamo di quello che Tatiana a volte ci faceva, ma, per molte, come per me, come ho scoperto col tempo, era diventata quasi una piacevole droga perché le sue attenzioni, anche se a volte pesanti e raramente dolorose, erano il nostro premio alle nostre fatiche.
Per chi non lo sapesse, la nostra disciplina sportiva prevede l’uso di vari attrezzi, fra cui le clavette e la corda. Ed erano questi due che Tatiana amava utilizzare su i nostri corpi ancora acerbi. E spesso non gli bastavano solo questi, ma, altri oggetti che il suo passato nell’armata Russa, erano stati utilizzati su di lei; Di fatto da vittima era diventata la carnefice.
Sempre ero riuscita ad evitare le attenzioni di Tatiana, se non qualche raro rimprovero, ma, purtroppo anche a me capitò di finire in trappola.
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