Capitolo cinque: Più attenzione nell’allenamento
di
segati
genere
dominazione
Questa è una storia di pura fantasia, nomi, fatti, vicende, tutte fantasie che mi è piaciuto buttare giù. Un racconto lungo quasi 9 pagine, che spero di allungare in base ai vostri commenti. Ricordo ancora una volta che è solo fantasia, e l’amore, in qualsiasi sua natura, è fondato sul reciproco rispetto. Spero di leggere vostri commenti. Buona lettura.
Dopo questa svolta il rapporto fra me e la mia istruttrice cambiò radicalmente. Nell’apparenza, in mezzo a tutta la gente, era tutto uguale, ma, appena l’assenza di altri lo permetteva il suo tono cambiava diventando più duro e personale. Non ci furono più appuntamenti dopo l’allenamento, ma, se poteva, non mi dispensava da qualche piccola angheria al mio minimo errore, come quando, ne mancare una presa dell’attrezzo questo mi scappo di mano finendo lontano da me. Tatiana disse alle mie compagne “vado in bagno” e mi fece un cenno impercettibile di seguirla. Sapevo che mi avrebbe certamente punita. Lo meritavo, del resto. Ci trovammo negli spogliatoi. Mi prese per i capelli e mi trascino nel bagno chiudendosi la porta dietro. “ma che caxxo hai oggi? Non ne fai una a modo! Sei una deficiente! Ma ti devo buttare fuori? cosa devo fare con te ? “ era incazzatissima con me, il suo tono basso e tagliente metteva a disagio. Mi ordino di piegarmi ed appoggiare le mani sul wc. Mi abbasso pantaloncini e slip fino a meta gambe, e, cingendomi la vita con un braccio con l’altro inizio a sculacciarmi con violenza. Un colpo dopo l’altro mi fece il culo rosso. Stringevo i denti per non urlare ma lei non ci faceva caso e ciaf ciaf ciaf mi sculacciava senza pieta. Quando si calmo lascio la presa Mi massaggio il culetto con del balsamo facendomi rivestire. “ti è chiaro cosa succede se sbagli?! Ti voglio precisa!” Queste sue attenzioni valorizzavano il nostro rapporto, io non gareggiavo solo per me, ma anche per lei. Sapevo che ad ogni sbaglio vi era un pegno da pagare. A volte ero tentata di fare un piccolo errore per vedere la sua reazione, per ottenere la sua attenzione. In un altra occasione nel fare un corpo libero finsi di farmi una storta e rimasi impalata e frignante sulla pedana di gara. Lei mi ordino di alzarmi dicendomi a voce alta “dai, andiamo a mettere del ghiaccio” cosi mi fece alzare e mi accompagno nella medicheria dove tutto era iniziato. Varcata la porta mi fece sedere sul lettino ed andò a prendere il ghiaccio istantaneo. Si tratta di una bustina di plastica che deve essere schiacciata per farla entrare in funzione. La strinse forte fra le mani facendo partire la reazione e d immediatamente divenne fredda. Ma, invece di metterla sulla caviglia la infilo a forza dentro i miei pantaloncini, direttamente sulla patata. Immediatamente si ghiaccio tutta fichetta. “guai a te se la levi...t’insegno io a prendermi in giro!!” e mi costrinse a tenere le gambe ben chiuse con il sacchetto che faceva pressione sul mio monte di Venere. Lei guardava l’orologio impietosa aspettando la fine di questa semplice ma dolorosa punizione. Passati 10 minuti mi autorizzo, ma non a levarla, ma solo a cambiarla di posizione, infatti mi scosto il top e le mise fra il tessuto ed il mio seno. La busta schiacciava e congelava il mio capezzolo…avevo tutti i brividi. Aspetto altri cinque minuti per poi spostarlo sull’altro seno. Voleva che tutte le mie parti intime subissero lo stesso trattamento. “meglio ora la gamba, eh ragazzina ??”…”scusami Tatiana, starò più attenta” “brava. Ora torniamo di là”. Quel pomeriggio l’allenamento si concluse così, non vedevo l’ora di tornare nell’intimità di casa mia per sfogarmi pensando alle mani di Tatiana, alle sue attenzioni.
Dopo questa svolta il rapporto fra me e la mia istruttrice cambiò radicalmente. Nell’apparenza, in mezzo a tutta la gente, era tutto uguale, ma, appena l’assenza di altri lo permetteva il suo tono cambiava diventando più duro e personale. Non ci furono più appuntamenti dopo l’allenamento, ma, se poteva, non mi dispensava da qualche piccola angheria al mio minimo errore, come quando, ne mancare una presa dell’attrezzo questo mi scappo di mano finendo lontano da me. Tatiana disse alle mie compagne “vado in bagno” e mi fece un cenno impercettibile di seguirla. Sapevo che mi avrebbe certamente punita. Lo meritavo, del resto. Ci trovammo negli spogliatoi. Mi prese per i capelli e mi trascino nel bagno chiudendosi la porta dietro. “ma che caxxo hai oggi? Non ne fai una a modo! Sei una deficiente! Ma ti devo buttare fuori? cosa devo fare con te ? “ era incazzatissima con me, il suo tono basso e tagliente metteva a disagio. Mi ordino di piegarmi ed appoggiare le mani sul wc. Mi abbasso pantaloncini e slip fino a meta gambe, e, cingendomi la vita con un braccio con l’altro inizio a sculacciarmi con violenza. Un colpo dopo l’altro mi fece il culo rosso. Stringevo i denti per non urlare ma lei non ci faceva caso e ciaf ciaf ciaf mi sculacciava senza pieta. Quando si calmo lascio la presa Mi massaggio il culetto con del balsamo facendomi rivestire. “ti è chiaro cosa succede se sbagli?! Ti voglio precisa!” Queste sue attenzioni valorizzavano il nostro rapporto, io non gareggiavo solo per me, ma anche per lei. Sapevo che ad ogni sbaglio vi era un pegno da pagare. A volte ero tentata di fare un piccolo errore per vedere la sua reazione, per ottenere la sua attenzione. In un altra occasione nel fare un corpo libero finsi di farmi una storta e rimasi impalata e frignante sulla pedana di gara. Lei mi ordino di alzarmi dicendomi a voce alta “dai, andiamo a mettere del ghiaccio” cosi mi fece alzare e mi accompagno nella medicheria dove tutto era iniziato. Varcata la porta mi fece sedere sul lettino ed andò a prendere il ghiaccio istantaneo. Si tratta di una bustina di plastica che deve essere schiacciata per farla entrare in funzione. La strinse forte fra le mani facendo partire la reazione e d immediatamente divenne fredda. Ma, invece di metterla sulla caviglia la infilo a forza dentro i miei pantaloncini, direttamente sulla patata. Immediatamente si ghiaccio tutta fichetta. “guai a te se la levi...t’insegno io a prendermi in giro!!” e mi costrinse a tenere le gambe ben chiuse con il sacchetto che faceva pressione sul mio monte di Venere. Lei guardava l’orologio impietosa aspettando la fine di questa semplice ma dolorosa punizione. Passati 10 minuti mi autorizzo, ma non a levarla, ma solo a cambiarla di posizione, infatti mi scosto il top e le mise fra il tessuto ed il mio seno. La busta schiacciava e congelava il mio capezzolo…avevo tutti i brividi. Aspetto altri cinque minuti per poi spostarlo sull’altro seno. Voleva che tutte le mie parti intime subissero lo stesso trattamento. “meglio ora la gamba, eh ragazzina ??”…”scusami Tatiana, starò più attenta” “brava. Ora torniamo di là”. Quel pomeriggio l’allenamento si concluse così, non vedevo l’ora di tornare nell’intimità di casa mia per sfogarmi pensando alle mani di Tatiana, alle sue attenzioni.
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