Lydia parte 3
di
Duca
genere
dominazione
Parte terza
Visto da lei
La Bambola ora gemeva, i suoi rantoli erano frenati dal membro che così diligentemente stava succhiando e leccando, ma vista la posizione e le mani bloccate non poteva dominare quel sesso con le sue abilità ma subiva, subiva una vera e propria scopata orale, con il cazzo che stantuffava in profondità nella sua bocca e che provocava conati senza tuttavia scorrere al punto di soffocare, ogni tanto veniva tirato fuori e passato sul viso dove lasciava una scia di saliva che le bagnava le guance insieme alle sue lacrime, tempo che serviva a lei per respirare e riprendersi per poi ricominciare, eppure, eppure essa sentiva che quello che stava subendo in verità non era una costrizione, era più una liberazione, di fantasie, di voglie, di esigenze che aveva sempre sommessamente desiderato e delle quali però era rimasta esclusa. Un misto di desiderio e timore, voglia e negazione, un qualcosa che in parte la faceva sentire sporca imbarazzandola e in parte la rendeva libera finalmente di sentire, sentire davvero, come un orecchio teso ad ascoltare una melodia sublime. Ora il suo corpo finalmente sentiva, sentiva scosse di piacere, sensazioni di abbandono, sentiva che si stava donando e stava contestualmente subendo l’assalto dell’uomo che già conosceva e che così abilmente sapeva stuzzicare la sua mente, liberare le sue fantasie, scopare il suo intelletto prima ancora della meccanica sessuale, quell’uomo la sovrastava, ne disponeva a piene mani, eppure non stava semplicemente montandola e cercando il proprio piacere, sapeva che tutto quello fatto da quando aveva suonato quel citofono era come scritto, come diretto da un bravo direttore d’orchestra. Provava un misto di emozioni, un misto di piaceri assoluti, sentiva quel membro cercare piacere nella sua bocca , lei diligentemente come una brava studentessa, stava girando la sua lingua sul glande paonazzo e gonfio, suggendo come se non avesse mai voluto altro dalla vita, facendo questo stava cercando di spiegare quanto sarebbe stata disposta a fare pur di averne sempre e di più, sentiva il sapore dello sperma che prima si era scaricato in lei, sentiva l’odore del maschio eccitato, sentiva il dildo ormai lordo dei suoi succhi penetrarla senza rispetto e in profondità. Questa sensazione le era nuova, mentalmente era come se venisse montata da due uomini, una fantasia di cui aveva sicuramente parlato con lui e che adesso seppure con un sostituto in lattice lui la rendeva partecipe, sentiva quanto lui la desiderasse, quanto quella scopata non fosse affatto solo una scopata ma qualcosa di più, le stava donando piacere, parola che forse neppure più ricordava, con il suo compagno ormai era come un qualcosa di dovuto, qualcosa che neppure la faceva bagnare più, meccanico e per niente passionale, si svolgeva pressappoco sempre così: lui tornava da lavoro e quelle rare volte che non andava direttamente a far la doccia e poi a dormire le saliva sopra, sempre la solita posizione del missionario, due colpi e un grugnito segnalavano il suo orgasmo, via il preservativo e lui crollato come una balena spiaggiata al suo fianco, mentre lei era costretta a placare le sue voglie con le sue dita e la sua fantasia, invece ora un maschio la desiderava, la faceva sentire bellissima, adorabile e la stava violando selvaggiamente senza nessun rispetto….
Eppure vi erano in quei gesti in quelle fantasie in quelle voglie molta più attenzione a lei di quanta ne riceveva da anni, era veramente una bambola un giocattolo per lui?
La stava prendendo come tale eppure era esattamente il contrario, giocava, si divertiva e sfogava su lei , ma mantenendo una tensione emotiva e stando attento all’altrui piacere, tenendola sempre sul filo dell’orgasmo, si accorse di quanto rallentasse fin quasi a fermarsi quando in lei i suoi gemiti diventavano più forti giocando col suo piacere, lasciandola raffreddare per ricominciare, ora agognava quell’orgasmo quel piacere che sentiva arrivare ma che lui allontanava al momento giusto da non farla godere e urlare al mondo quanto le stesse piacendo…
Quel arrivare quasi al piacere e poi fermarsi la stava facendo ammattire, la prima volta pensò al caso ma ora era evidente controllava il suo piacere.
Decise allora lei di aumentare il suo lavoro di bocca voleva almeno dissetarsi del suo nettare dimostrargli quanto fosse brava, voleva bere, voleva ingoiarne ogni goccia, voleva fargli vedere quanto sarebbe stata brava e quanto piacere potesse dargli, voleva che fosse solo il primo di una serie infinita di incontri, voleva di più, non poteva e non voleva rinunciare a questo, in fondo se lo meritava, era attraente, calda, disinibita e sessualmente molto ricettiva, non voleva più accontentarsi di una vita senza il piccante di un sesso così piacevole e appagante.
Quando lui si accorse di quanto lei stesse intensificando i suoi sforzi inizio ad affondare meno, a non tenere che in bocca a lei soltanto il glande e poi tolse anche quello.
G- “ la troietta ha sete?”
G- “ il mio piacere è il tuo premio, come anche il tuo piacere il mio, credi di aver diritto a farmi venire senza prima chiedere il permesso di bere?”
Lei arrossì quasi come se fosse stata scoperta con le dita nel barattolo della marmellata
L-“ padrone… io vorrei bere… per favore mi faccia bere…”
G-“ bere? Vuoi dell’acqua sei assetata?”
L-“ no padrone non dell’acqua ma il suo latte…”
G-“ latte? Sono forse una vacca?” nel dirlo intensificò le stantuffate del dildo nella sua fichetta, stava facendo montare un nuovo orgasmo che probabilmente lei immaginava sarebbe stato nuovamente interrotto
L-“ no padrone il suo latte, la sua sborra il suo sperma”
G-“ vuoi bere la mia sborra?”
G-“ vuoi bere la mia sborra o vuoi godere? Quale delle due troia?”
L-“ tutto padrone voglio tutto, ancora e ancora, mi faccia godere la scongiuro mi faccia venire, mi faccia bere ogni goccia del suo piacere, voglio essere sua tutte le volte che vuole…”
Ora lui non si fermò ancora anzi, con un dito bagnato nel miele che colava dalla sua fica contemporaneamente al gioco col dildo inizio a giocare con il forellino anale, come lei sentì questo, presa da un intenso insieme di emozioni, da quello stato mentale in cui si era ceduta tutta completamente a lui, iniziò un lungo orgasmo rumorosissimo…
Godette, i suoi muscoli si strinsero intorno al dildo che stringendosi con le contrazioni lo stavano quasi cacciando fuori, lui iniziò quindi a spingere più forte, più a fondo e più velocemente, il giocattolo in lei per evitare di farlo uscire, mentre il dito con il quale stava dapprima giocando con il forellino affondò nel secondo canale e iniziò a girare e ravanare…
il suo urlo di piacere riempì l’ambiente e le orecchie del suo padrone che ne godette , quello era il suo premio, darle piacere, vederla fremere, implorare e poi esplodere, sentirla abbandonata nelle sue mani, sentirla in suo completo potere mentre ogni suo muscolo era teso e la sua testa si svuotava lasciando spazio solo al piacere che lui le stava donando….
Lydia era in una trance orgasmica dalla quale non riusciva a venir fuori con lui che continuava a montarla senza soluzione di continuità, la testa era completamente piena del piacere che veniva dal suo ventre e si propagava come un incendio in ogni dove, i suoi seni li sentiva esplodere i capezzoli duri, per un momento pensò a che spettacolo eccitante fosse stata per il suo padrone, si il SUO PADRONE.
Poi lui lentamente rallentò fino a estrarre dopo qualche secondo il dildo e contestualmente il dito dal suo culo, lei come un palloncino sgonfio si accasciò abbandonandosi sul tavolo ormai lordo del suo sudore, dai suoi muscoli sentiva delle sensazioni d’indolenzimento, in fondo aveva goduto costretta in una posizione innaturale ed era stata frenata, aveva soltanto potuto urlare, quel piacere per tanto desiderato e per nulla scontato….
Lui la sovrastava godendo del piacere che le aveva donato, di quanto aveva visto, una donna bellissima che arrivata al culmine del piacere le aveva donato il suo corpo e probabilmente la sua mente.
La giornata era ancora lunga e le sue fantasie solo all’inizio.
Lentamente sciolse le legature che la immobilizzavano alle gambe del tavolo, lei era in uno stato di semi incoscienza e lui la prese in braccio con cula la adagiò sulle coperte in camera da letto e prese dell’acqua fresca, si sdraiò di fianco a lei e aspettò che riprendesse possesso di se stessa, quando dopo una mezz’ora lei lentamente aprì gli occhi si trovò davanti il suo sorriso.
G-“ BENTORNATA”
La baciò e le appoggiò alle labbra un bicchiere di acqua fresca
G-“ Bevi ne hai bisogno”
Lei quasi come un automa eseguì per poi tornare a guardarlo
Visto da lui
Dopo il suo orgasmo lei era letteralmente crollata l’avevo slegata e adagiata sul letto, aveva molto sudato e perso liquidi, sapevo bene che l’acqua era fondamentale ora…
Gliela porsi appena vidi i suoi begli occhi verde mare aprirsi, non prima però di aver assaggiato di nuovo quelle labbra…
dovevo farla respirare e aspettai un bel po' prima di farla alzare dal letto, parlammo e molto, lei stava benissimo e mi disse chiaro e tondo che a questo non voleva rinunciare, che avrebbe voluto ancora di più, mi guardo e seria disse…
L-“ non so se sarò all’altezza, non ho mai preso in considerazione di essere una schiava, anzi sono certa di non esserla, ma sono sicuramente una sottomessa, in camera da letto voglio mi faccia tutto quello che ti passa per la testa senza remore, se dopo averti provocato non sono in grado di prenderlo, o di eseguire un ordine, forzami, me lo merito, voglio essere perfetta, voglio che goda di me, ho la parola per fare smettere tutto questo ma ti imploro non fermarti se non la senti, stanne sicuro non la griderò mai.”
Il mio cuore stava esplodendo avevo un giocattolo perfetto, la presi per mano anche se le sue gambe erano incerte e la trascinai nella doccia, facemmo la doccia insieme non smisi un attimo di baciarla, insaponarla, toccarla…. Usciti dalla doccia l’asciugai delicatamente, la feci sedere e le asciugai finanche i capelli, quando la guardai ristorata la presi per mano e tornai in salotto, sedendomi sul tavolo scoprii l’accappatoio mostrandogli di nuovo il sesso eretto…
G-“ voglio che ora tu possa dissetarti come tanto desideri….”
G-“prendi quella sedia e siediti davanti a me” indicai una sedia in plastica bianca con gambe in legno di faggio e metallo sulla quale era stato fissato un dildo con ventosa….
G-“ quando dico siediti sai già dove dovrai mettere quel giocattolo…”
lei tolse l’accappatoio prese la sedia avvicinandola al bordo del tavolo dove ero seduto e guardandomi fisso negli occhi e con un sorriso sornione prese la punta del dildo e lo guidò alla sua fessura mentre lentamente e roteando i fianchi lo faceva entrare….
un piccolo pezzo rimaneva fuori la guardai e le intimai…
G-“ tutto fallo entrare..”
la vidi alzarsi e abbassarsi più volte finchè il suo culo non poggiò perfettamente sulla sedia…
G-“ brava ora usa questo” nel dirlo le porsi un rossetto scuro
Lei mi fissò
L-“ padrone non ho uno specchio….e poi si rovinerà”
Le presi il viso tra le mani.
G-“ non hai bisogno dello specchio e poi che si rovini è parte del gioco, non sai prenderlo fino alle palle e devi imparare, questo rossetto lascerà macchie sul cazzo così da vedere fin dove arrivi, devi imparare a farlo entrare fino alla base e voglio sentire la tua lingua leccarmi le palle mentre lo fai, non riuscirai subito avrai dei conati ma col tempo imparerai….”
Prese il rossetto e senza specchio e stando attenta non fece neppure un cattivo lavoro, appoggiò il rossetto sul tavolo, io presi la sua nuca tra le mani e la spinsi fin dove riusciva….
Fine terza parte.
per commenti, impressioni, delucidazioni e riflessioni
rubastelle78@virgilio.it
Visto da lei
La Bambola ora gemeva, i suoi rantoli erano frenati dal membro che così diligentemente stava succhiando e leccando, ma vista la posizione e le mani bloccate non poteva dominare quel sesso con le sue abilità ma subiva, subiva una vera e propria scopata orale, con il cazzo che stantuffava in profondità nella sua bocca e che provocava conati senza tuttavia scorrere al punto di soffocare, ogni tanto veniva tirato fuori e passato sul viso dove lasciava una scia di saliva che le bagnava le guance insieme alle sue lacrime, tempo che serviva a lei per respirare e riprendersi per poi ricominciare, eppure, eppure essa sentiva che quello che stava subendo in verità non era una costrizione, era più una liberazione, di fantasie, di voglie, di esigenze che aveva sempre sommessamente desiderato e delle quali però era rimasta esclusa. Un misto di desiderio e timore, voglia e negazione, un qualcosa che in parte la faceva sentire sporca imbarazzandola e in parte la rendeva libera finalmente di sentire, sentire davvero, come un orecchio teso ad ascoltare una melodia sublime. Ora il suo corpo finalmente sentiva, sentiva scosse di piacere, sensazioni di abbandono, sentiva che si stava donando e stava contestualmente subendo l’assalto dell’uomo che già conosceva e che così abilmente sapeva stuzzicare la sua mente, liberare le sue fantasie, scopare il suo intelletto prima ancora della meccanica sessuale, quell’uomo la sovrastava, ne disponeva a piene mani, eppure non stava semplicemente montandola e cercando il proprio piacere, sapeva che tutto quello fatto da quando aveva suonato quel citofono era come scritto, come diretto da un bravo direttore d’orchestra. Provava un misto di emozioni, un misto di piaceri assoluti, sentiva quel membro cercare piacere nella sua bocca , lei diligentemente come una brava studentessa, stava girando la sua lingua sul glande paonazzo e gonfio, suggendo come se non avesse mai voluto altro dalla vita, facendo questo stava cercando di spiegare quanto sarebbe stata disposta a fare pur di averne sempre e di più, sentiva il sapore dello sperma che prima si era scaricato in lei, sentiva l’odore del maschio eccitato, sentiva il dildo ormai lordo dei suoi succhi penetrarla senza rispetto e in profondità. Questa sensazione le era nuova, mentalmente era come se venisse montata da due uomini, una fantasia di cui aveva sicuramente parlato con lui e che adesso seppure con un sostituto in lattice lui la rendeva partecipe, sentiva quanto lui la desiderasse, quanto quella scopata non fosse affatto solo una scopata ma qualcosa di più, le stava donando piacere, parola che forse neppure più ricordava, con il suo compagno ormai era come un qualcosa di dovuto, qualcosa che neppure la faceva bagnare più, meccanico e per niente passionale, si svolgeva pressappoco sempre così: lui tornava da lavoro e quelle rare volte che non andava direttamente a far la doccia e poi a dormire le saliva sopra, sempre la solita posizione del missionario, due colpi e un grugnito segnalavano il suo orgasmo, via il preservativo e lui crollato come una balena spiaggiata al suo fianco, mentre lei era costretta a placare le sue voglie con le sue dita e la sua fantasia, invece ora un maschio la desiderava, la faceva sentire bellissima, adorabile e la stava violando selvaggiamente senza nessun rispetto….
Eppure vi erano in quei gesti in quelle fantasie in quelle voglie molta più attenzione a lei di quanta ne riceveva da anni, era veramente una bambola un giocattolo per lui?
La stava prendendo come tale eppure era esattamente il contrario, giocava, si divertiva e sfogava su lei , ma mantenendo una tensione emotiva e stando attento all’altrui piacere, tenendola sempre sul filo dell’orgasmo, si accorse di quanto rallentasse fin quasi a fermarsi quando in lei i suoi gemiti diventavano più forti giocando col suo piacere, lasciandola raffreddare per ricominciare, ora agognava quell’orgasmo quel piacere che sentiva arrivare ma che lui allontanava al momento giusto da non farla godere e urlare al mondo quanto le stesse piacendo…
Quel arrivare quasi al piacere e poi fermarsi la stava facendo ammattire, la prima volta pensò al caso ma ora era evidente controllava il suo piacere.
Decise allora lei di aumentare il suo lavoro di bocca voleva almeno dissetarsi del suo nettare dimostrargli quanto fosse brava, voleva bere, voleva ingoiarne ogni goccia, voleva fargli vedere quanto sarebbe stata brava e quanto piacere potesse dargli, voleva che fosse solo il primo di una serie infinita di incontri, voleva di più, non poteva e non voleva rinunciare a questo, in fondo se lo meritava, era attraente, calda, disinibita e sessualmente molto ricettiva, non voleva più accontentarsi di una vita senza il piccante di un sesso così piacevole e appagante.
Quando lui si accorse di quanto lei stesse intensificando i suoi sforzi inizio ad affondare meno, a non tenere che in bocca a lei soltanto il glande e poi tolse anche quello.
G- “ la troietta ha sete?”
G- “ il mio piacere è il tuo premio, come anche il tuo piacere il mio, credi di aver diritto a farmi venire senza prima chiedere il permesso di bere?”
Lei arrossì quasi come se fosse stata scoperta con le dita nel barattolo della marmellata
L-“ padrone… io vorrei bere… per favore mi faccia bere…”
G-“ bere? Vuoi dell’acqua sei assetata?”
L-“ no padrone non dell’acqua ma il suo latte…”
G-“ latte? Sono forse una vacca?” nel dirlo intensificò le stantuffate del dildo nella sua fichetta, stava facendo montare un nuovo orgasmo che probabilmente lei immaginava sarebbe stato nuovamente interrotto
L-“ no padrone il suo latte, la sua sborra il suo sperma”
G-“ vuoi bere la mia sborra?”
G-“ vuoi bere la mia sborra o vuoi godere? Quale delle due troia?”
L-“ tutto padrone voglio tutto, ancora e ancora, mi faccia godere la scongiuro mi faccia venire, mi faccia bere ogni goccia del suo piacere, voglio essere sua tutte le volte che vuole…”
Ora lui non si fermò ancora anzi, con un dito bagnato nel miele che colava dalla sua fica contemporaneamente al gioco col dildo inizio a giocare con il forellino anale, come lei sentì questo, presa da un intenso insieme di emozioni, da quello stato mentale in cui si era ceduta tutta completamente a lui, iniziò un lungo orgasmo rumorosissimo…
Godette, i suoi muscoli si strinsero intorno al dildo che stringendosi con le contrazioni lo stavano quasi cacciando fuori, lui iniziò quindi a spingere più forte, più a fondo e più velocemente, il giocattolo in lei per evitare di farlo uscire, mentre il dito con il quale stava dapprima giocando con il forellino affondò nel secondo canale e iniziò a girare e ravanare…
il suo urlo di piacere riempì l’ambiente e le orecchie del suo padrone che ne godette , quello era il suo premio, darle piacere, vederla fremere, implorare e poi esplodere, sentirla abbandonata nelle sue mani, sentirla in suo completo potere mentre ogni suo muscolo era teso e la sua testa si svuotava lasciando spazio solo al piacere che lui le stava donando….
Lydia era in una trance orgasmica dalla quale non riusciva a venir fuori con lui che continuava a montarla senza soluzione di continuità, la testa era completamente piena del piacere che veniva dal suo ventre e si propagava come un incendio in ogni dove, i suoi seni li sentiva esplodere i capezzoli duri, per un momento pensò a che spettacolo eccitante fosse stata per il suo padrone, si il SUO PADRONE.
Poi lui lentamente rallentò fino a estrarre dopo qualche secondo il dildo e contestualmente il dito dal suo culo, lei come un palloncino sgonfio si accasciò abbandonandosi sul tavolo ormai lordo del suo sudore, dai suoi muscoli sentiva delle sensazioni d’indolenzimento, in fondo aveva goduto costretta in una posizione innaturale ed era stata frenata, aveva soltanto potuto urlare, quel piacere per tanto desiderato e per nulla scontato….
Lui la sovrastava godendo del piacere che le aveva donato, di quanto aveva visto, una donna bellissima che arrivata al culmine del piacere le aveva donato il suo corpo e probabilmente la sua mente.
La giornata era ancora lunga e le sue fantasie solo all’inizio.
Lentamente sciolse le legature che la immobilizzavano alle gambe del tavolo, lei era in uno stato di semi incoscienza e lui la prese in braccio con cula la adagiò sulle coperte in camera da letto e prese dell’acqua fresca, si sdraiò di fianco a lei e aspettò che riprendesse possesso di se stessa, quando dopo una mezz’ora lei lentamente aprì gli occhi si trovò davanti il suo sorriso.
G-“ BENTORNATA”
La baciò e le appoggiò alle labbra un bicchiere di acqua fresca
G-“ Bevi ne hai bisogno”
Lei quasi come un automa eseguì per poi tornare a guardarlo
Visto da lui
Dopo il suo orgasmo lei era letteralmente crollata l’avevo slegata e adagiata sul letto, aveva molto sudato e perso liquidi, sapevo bene che l’acqua era fondamentale ora…
Gliela porsi appena vidi i suoi begli occhi verde mare aprirsi, non prima però di aver assaggiato di nuovo quelle labbra…
dovevo farla respirare e aspettai un bel po' prima di farla alzare dal letto, parlammo e molto, lei stava benissimo e mi disse chiaro e tondo che a questo non voleva rinunciare, che avrebbe voluto ancora di più, mi guardo e seria disse…
L-“ non so se sarò all’altezza, non ho mai preso in considerazione di essere una schiava, anzi sono certa di non esserla, ma sono sicuramente una sottomessa, in camera da letto voglio mi faccia tutto quello che ti passa per la testa senza remore, se dopo averti provocato non sono in grado di prenderlo, o di eseguire un ordine, forzami, me lo merito, voglio essere perfetta, voglio che goda di me, ho la parola per fare smettere tutto questo ma ti imploro non fermarti se non la senti, stanne sicuro non la griderò mai.”
Il mio cuore stava esplodendo avevo un giocattolo perfetto, la presi per mano anche se le sue gambe erano incerte e la trascinai nella doccia, facemmo la doccia insieme non smisi un attimo di baciarla, insaponarla, toccarla…. Usciti dalla doccia l’asciugai delicatamente, la feci sedere e le asciugai finanche i capelli, quando la guardai ristorata la presi per mano e tornai in salotto, sedendomi sul tavolo scoprii l’accappatoio mostrandogli di nuovo il sesso eretto…
G-“ voglio che ora tu possa dissetarti come tanto desideri….”
G-“prendi quella sedia e siediti davanti a me” indicai una sedia in plastica bianca con gambe in legno di faggio e metallo sulla quale era stato fissato un dildo con ventosa….
G-“ quando dico siediti sai già dove dovrai mettere quel giocattolo…”
lei tolse l’accappatoio prese la sedia avvicinandola al bordo del tavolo dove ero seduto e guardandomi fisso negli occhi e con un sorriso sornione prese la punta del dildo e lo guidò alla sua fessura mentre lentamente e roteando i fianchi lo faceva entrare….
un piccolo pezzo rimaneva fuori la guardai e le intimai…
G-“ tutto fallo entrare..”
la vidi alzarsi e abbassarsi più volte finchè il suo culo non poggiò perfettamente sulla sedia…
G-“ brava ora usa questo” nel dirlo le porsi un rossetto scuro
Lei mi fissò
L-“ padrone non ho uno specchio….e poi si rovinerà”
Le presi il viso tra le mani.
G-“ non hai bisogno dello specchio e poi che si rovini è parte del gioco, non sai prenderlo fino alle palle e devi imparare, questo rossetto lascerà macchie sul cazzo così da vedere fin dove arrivi, devi imparare a farlo entrare fino alla base e voglio sentire la tua lingua leccarmi le palle mentre lo fai, non riuscirai subito avrai dei conati ma col tempo imparerai….”
Prese il rossetto e senza specchio e stando attenta non fece neppure un cattivo lavoro, appoggiò il rossetto sul tavolo, io presi la sua nuca tra le mani e la spinsi fin dove riusciva….
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